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Lucio Marzo, 17 anni. Massacra la fidanzata a botte e coltellate, poi la seppellisce ancora viva sotto un mucchio di pietre. Condannato a 18 anni e 8 mesi con rito abbreviato, rinuncia alla Cassazione ma chiede di lavorare fuori dal carcere. Dopo pochi mesi viene fermato per guida in stato di ebrezza (agosto 2023). I genitori vengono condannati per diffamazione nei confronti della ragazza uccisa

Specchia (Foggia), 3 Settembre 2017


Titoli & Articoli

Il gip: “Lucio è borderline” (l’Adige – 18 settembre 2017)
Un ragazzo con «un’organizzazione borderline della personalità con capacità intellettive al limite» e che non mostra segni di «un reale senso di colpa». Dalle carte giudiziarie è questo il profilo psicologico che emerge di Lucio, il diciassettenne che ha confessato di avere ucciso la sua fidanzata Noemi Durini, nascondendone il corpo sotto una catasta di sassi nelle campagne di Castrignano del Capo (Lecce). Così, lo descrive il gip del Tribunale per i Minorenni di Lecce Ada Colluto, nell’ordinanza di convalida del fermo del ragazzo, che fa riferimento ad una perizia neuropsichiatrica compiuta lo scorso 14 settembre.
Lucio, che oggi è stato temporaneamente trasferito dalla Casa protetta di Monteroni (Lecce) all’Istituto penale minorile di Bari, in attesa di andare in una struttura in Sardegna dove sarà anche curato, è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà e dai futili motivi. Per il gip, il ragazzo deve seguire «un percorso trattamentale altamente specialistico», anche se al momento, non ci sono elementi per ritenere che al momento dell’omicidio «non fosse pienamente in grado di intendere e di volere».
Quando ha confessato, il 13 settembre scorso, Lucio ha detto di avere agito da solo, ma non ha convinto gli investigatori che indagano alla ricerca di un eventuale complice. I carabinieri stanno esaminando i filmati delle telecamere che si trovano lungo la statale che porta al luogo in cui è stato trovato il cadavere di Noemi. Si studia il passaggio di tutte le auto che hanno percorso la strada a poca distanza dalla Fiat 500 guidata dal fidanzato della ragazzina per capire se qualcuno lo abbia aiutato. Finora, per concorso in occultamento di cadavere e sequestro di persona, è indagato il papà 61enne del ragazzo, sul quale sono in corso accertamenti che tendono a verificare anche gli spostamenti dell’uomo subito dopo la scomparsa della vittima.
C’è attesa per l’autopsia che sarà compiuta domani sul corpo della sedicenne di Specchia. L’esame dovrà accertare le cause della morte. Il ragazzo ha sostenuto di aver ucciso Noemi con coltellate al collo lo stesso giorno della scomparsa della ragazza, all’alba del 3 settembre. Della presunta arma del delitto non è stata trovata traccia, mentre sul luogo del ritrovamento del cadavere è stata sequestrata una pietra insanguinata: ciò ha fatto pensare subito agli inquirenti che la giovane fosse stata uccisa con un colpo di pietra al capo.
Tuttavia, dalla Tac non sarebbero emersi segni di fratture scheletriche sul cadavere, nè tanto meno alla testa. Qualche dubbio lo si ha anche sulle lesioni al collo della minorenne che potrebbero essere state prodotte con un’arma da taglio, ma potrebbero anche essere le conseguenze della permanenza del corpo per dieci giorni in aperta campagna.
Il trasferimento di oggi a Bari, che prelude a quello in Sardegna, è anche un modo per allontanare il ragazzo dalla Puglia e dal Salento, dove è in corso una ‘guerrà tra la sua famiglia e quella della vittima, culminata con minacce via social ai difensori del giovane e con il lancio di tre molotov non innescate contro l’abitazione dei genitori del ragazzo, ad Alessano.

 

Lucio dopo l’omicidio rubò due penne (iLMattino – 23 settembre 2017)
Nuovi particolari nel giallo dell’uccisione di Noemi Durini, per cui è stato arrestato il fidanzato reo confesso.
Il giovane, infatti, subito dopo l’omicidio, avvenuto il 3 settembre scorso, avrebbe compiuto un furto in un emporio gestito da cittadini di origini cinesi: avrebbe rubato due penne del valore complessivo di 3 euro. Una telecamera ha ripreso il ragazzo durante il furto. Alcune delle immagini sono state mostrate durante la trasmissione televisiva Quarto Grado ieri sera.
LUCIO HA DISEGNATO L’ARMA DEL DELITTO: UN COLTELLO A SERRAMANICO Sempre durante la trasmissione, è stato riferito che, durante l’interrogatorio alla caserma di Specchia durante il quale il giovane ha confessato il delitto, avrebbe anche disegnato su un foglio il coltello utilizzato, del tipo a serramanico, un oggetto che portava sempre con sè. L’arma non è stata ancora trovata, e il ragazzo afferma di non ricordare dove l’ha nascosta.
IL PADRE DI LUCIO IN TV: “AVEVO CHIESTO AIUTO SERVIZI SOCIALI” «Sono andato ai servizi sociali, mi sono inginocchiato e ho detto:’Mi aiuti a trovare una struttura dove mio figlio possa essere curato. Non mi hanno mai contattato. Lei era gelosa e morbosa». «Ho cercato di salvarli tutti e due: sarebbe bastato che mi avessero ascoltato». Sono alcuni dei passaggi dell’intervista, mandata in onda ieri su Retequattro, a ‘Quarto Gradò, a Biagio, il padre di Lucio, il ragazzo che ha confessato di essere responsabile dell’omicidio di Noemi Durini, la ragazza di 16 anni, di Specchia (Lecce), ammazzata il 3 settembre scorso. Il ragazzo è accusato di omicidio volontario. Anche il padre è indagato per sequestro di persona e concorso in occultamento di cadavere. «Sono stato ai servizi sociali per chiedere come mai questa ragazza fosse sempre fuori di casa e non fosse seguita dalla famiglia. Mi sono inginocchiato e ho detto: ‘Mi aiuti a trovare una struttura dove chiudere mio figlio, in modo che venga curatò. Se ne sono usciti con un ‘sarai contattato da un consultoriò. Consultorio che non si è fatto mai vivo», ha raccontato l’uomo. «Che questa ragazza fosse pericolosa per mio figlio me ne sono accorto quasi subito, perché era gelosa e morbosa. Me ne sono accorto – continua l’uomo – sin dai primi giorni, quando veniva accompagnata da un ragazzo di Casarano molto più grande di lei». «È pericolosa questa gente qua? a venire a casa a buttare molotov. I carabinieri lo avevano già detto: »Occhio! A causa di questa ragazza Lucio frequenta persone molto adulte… erano amici loro, amici delle loro famiglie. Non è vero che questa ragazza chiedesse il permesso per uscire di casa: usciva quando voleva. Tempo fa, poi, vengo a sapere che raccoglieva soldi per comprare una pistola e ammazzarci«, ha detto il padre di Lucio. »Adesso – ha concluso – siamo passati che la mia è una cattiva famiglia, che non seguivo mio figlio, e che Noemi invece era una brava ragazza. Ho pietà per lei. Per me era vittima della sua famiglia. Questa è la pura e sacrosanta verità. E quando ci sarà l’opportunità tirerò fuori vita morte e miracoli di questa famiglia. A Lucio non posso dire niente perché non ce l’ho più. Ho cercato di salvarli tutti e due: sarebbe bastato che mi avessero ascoltato«.


Il padre di Lucio in tv: “Avevo chiesto aiuto ai servizi sociali” Corriere del Mezzogiorno – 23 settembre 2017)
L’intervista rilasciata a Quarto Grado Biagio, il padre di Lucio, il ragazzo che ha confessato di essere responsabile dell’omicidio della 16enne Noemi Durini
«Sono andato ai servizi sociali, mi sono inginocchiato e ho detto:’Mi aiuti a trovare una struttura dove mio figlio possa essere curato. Non mi hanno mai contattato. Lei era gelosa e morbosa». «Ho cercato di salvarli tutti e due: sarebbe bastato che mi avessero ascoltato». Sono alcuni dei passaggi dell’intervista, mandata in onda ieri su Retequattro, a Quarto Grado, a Biagio, il padre di Lucio, il ragazzo che ha confessato di essere responsabile dell’omicidio di Noemi Durini, la ragazza di 16 anni, di Specchia (Lecce), ammazzata il 3 settembre scorso.
Il ragazzo è accusato di omicidio volontario. Anche il padre è indagato per sequestro di persona e concorso in occultamento di cadavere. «Sono stato ai servizi sociali per chiedere come mai questa ragazza fosse sempre fuori di casa e non fosse seguita dalla famiglia. Mi sono inginocchiato e ho detto: `Mi aiuti a trovare una struttura dove chiudere mio figlio, in modo che venga curato´. Se ne sono usciti con un `sarai contattato da un consultorio´. Consultorio che non si è fatto mai vivo», ha raccontato l’uomo.
«Che questa ragazza fosse pericolosa per mio figlio me ne sono accorto quasi subito, perché era gelosa e morbosa. Me ne sono accorto – continua l’uomo – sin dai primi giorni, quando veniva accompagnata da un ragazzo di Casarano molto più grande di lei». «È pericolosa questa gente qua? a venire a casa a buttare molotov. I carabinieri lo avevano già detto: «Occhio! A causa di questa ragazza Lucio frequenta persone molto adulte… erano amici loro, amici delle loro famiglie. Non è vero che questa ragazza chiedesse il permesso per uscire di casa: usciva quando voleva. Tempo fa, poi, vengo a sapere che raccoglieva soldi per comprare una pistola e ammazzarci», ha detto il padre di Lucio. «Adesso – ha concluso – siamo passati che la mia è una cattiva famiglia, che non seguivo mio figlio, e che Noemi invece era una brava ragazza. Ho pietà per lei. Per me era vittima della sua famiglia. Questa è la pura e sacrosanta verità. E quando ci sarà l’opportunità tirerò fuori vita morte e miracoli di questa famiglia. A Lucio non posso dire niente perché non ce l’ho più. Ho cercato di salvarli tutti e due: sarebbe bastato che mi avessero ascoltato».


Compie in carcere i 18 anni l’assassino di Noemi Durini (La Gazzetta del Mezzogiorno – 2 dicembre 2017)
Ha compiuto 18 anni in carcere, oggi, Lucio, il fidanzato assassino di Noemi Durini. Il giovane di Montesardo, frazione di Alessano, arrestato lo scorso 13 settembre , reo confesso , è detenuto nell’istituto per minorenni di Quartuccio in Sardegna, con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà e dai utili motivi. Secondo quanto riferito dai suoi legali, il giovane è controllato a vista per via dei reiterati propositi suicidi che lo hanno portato, per i sensi di colpa, a infliggersi gesti di autolesionismo. La direzione penitenziaria del carcere avrebbe inviato una segnalazione alla Procura per i minorenni di Lecce per valutare l’ipotesi di un trasferimento in una struttura psichiatrica. Possibilità che però potrà essere presa in esame dopo che sarà ultimata la perizia in corso disposta dal gip del Tribunale per i Minorenni di Lecce Ada Colluto. Nonostante il raggiungimento della maggiore età il fascicolo dell’inchiesta resterà di competenza della Procura per i minorenni di Lecce.

Omicidio Noemi, il gip nega l’archiviazione: si indaga ancora sui genitori di Lucio (Lecce Sette – 19 dicembre 2018)
La Procura vuole chiarire se Lucio ha agito da solo o qualcun’altro ha patecipato alle fasi dell’omicidio.   Il padre e la madre di Lucio Marzo, l’assassino della 16enne di Specchia Noemi Durini, rimangono sotto inchiesta. Il gip Vincenzo Brancato ha rigettato la richiesta di archiviazione presentata dal pm della Procura di Lecce Donatina Buffelli e ha disposto il prosieguo delle indagini per omicidio e occultamento di cadavere a carico di Biagio Marzo e Rocchetta Rizzelli. La Procura vuole fare luce su tutte le fasi del brutale omicidio della ragazza avvenuto a Castrignano del Capo il 3 settembre del 2017: per questo motivo saranno acquisite le immagini delle telecamere che hanno ripreso il passaggio della Fiat 500 in quelle ore e saranno analizzati gli indumenti che la ragazza indossava il giorno dell’omicidio e i sassi usati per seppellirla. L’obiettivo è chiarire se Lucio ha agito da solo o se è stato aiutato da qualcuno. Il gip ha invece accolto la richiesta di archiviazione per Fausto Nicolì, il meccanico amico della coppia accusato da Lucio di essere l’autore dell’omicidio.

 

Omicidio di Noemi, diventa definitiva la condanna dell’ex fidanzato (Lecce Prima – 26 ottobre 2019)
Il 19enne di Montesardo ha rinunciato al ricorso in Cassazione, lasciando che i 18 anni e 8 mesi che gli erano stati inflitti anche in appello diventassero definitivi
E’ diventata definitiva la condanna a 18 anni e 8 mesi di reclusione per l’ex fidanzato di Noemi Durini,la 16enne di Specchia aggredita e lasciata morire sotto un cumulo di pietre nelle campagne di Castrignano del Capo, il 3 settembre del 2017. Questo in considerazione del fatto che l’assassino reo confesso ha rinunciato al ricorso in Cassazione, così come aveva comunicato in poche righe nella lettera inviata al suo legale, l’avvocato Luigi Rella, scritta dal carcere di Quartucciu (a Cagliari), dove è recluso. Nel primo processo discusso con il rito abbreviato nel tribunale per i minorenni, ressero tutte le accuse nei riguardi del 19enne di Montesardo (17enne all’epoca dei fatti): omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, soppressione di cadavere, porto d’arma e reati minori (lesioni, ricettazione e danneggiamento).
Secondo il giudice Aristodemo Ingusci, l’imputato “uccise Noemi per impedirle in futuro di poter donare ad altri il suo amore e per punirla della sua diversità da sé, in particolare per la forza ed il coraggio con la quale viveva la propria esistenza, quella forza, quel coraggio e quella libertà che, invece, a lui erano sempre mancate nelle fasi cruciali della vita”.
Dello stesso avviso, lo scorso giugno, anche i giudici d’appello (il presidente Maurizio Petrelli e le colleghe Alessandra Ferraro e Adele Ferraro) che non cambiarono di una virgola il primo verdetto. Al 19enne non restava quindi che un’ultima possibilità, rivolgersi (entro 45 giorni dal deposito delle motivazioni dell’ultima sentenza) alla Corte di Cassazione, prima che la condanna diventasse definitiva. Ma la scelta, di cui non si conoscono le ragioni, è stata quella di rinunciarvi e il secondo verdetto è diventato così il finale di questa brutta storia.

Assassinò la fidanzata 16enne: Lucio Marzo chiede di lavorare fuori dal carcere (FanPage – 2 dicembre 2020)
Dopo soli tre anni di detenzione, Lucio Marzo, il giovane assassino della fidanzata Noemi Durini, chiede di lavorare fuori dal carcere. Per la Legge ne ha diritto, in quanto condannato per il delitto, che ha confessato, quando era minore di 18 anni. La polemica: “Non ha mai compreso la gravità di quanto ha fatto, si rischia la devittimizzazione della povera Noemi”.
Lucio Marzo, l’assassino reo confesso dalla fidanzata minorenne, Noemi Durini, sepolta viva a Castrignano 3 anni fa, chiede di lavorare fuori dal carcere. Già da tempo, il 20enne Marzo, entrato in carcere quando era ancora minorenne, lavora nel penitenziario Quartucciu (in Sardegna) dove è ristretto da oltre tre anni. Ora, però, vuole potere lavorare anche fuori. E ne ha facoltà.
Il sistema giuridico nei confronti dei minori è molto più morbido e consente di avere accesso a sconti di pena e permessi molto più rapidamente. Saranno comunque i magistrati competenti a valutare la richiesta del suo avvocato, Luigi Rella, a partire dalle relazioni dei responsabili del carcere minorile sul comportamento degli ultimi anni. Marzo, arrestato pochi giorni dopo i fatti, è stato condannato in via definitiva a 18 anni e 8 mesi con una sentenza definitiva.
Il parere della criminologa. “Il nostro sistema prevede misure riabilitative e visto che abbiamo una Costituzione, fino a prova contraria, dobbiamo rispettarla. – spiega a Fanpage la criminologa leccese Isabel Martina – Questo modello di apertura del carcere ha uno scopo ben preciso e indispensabile. Non solo quello di consentire di mantenere i rapporti con la famiglia, di consentire di pensare a un’occupazione per quando si esce, ma serve anche per eliminare l’isolamento e preparare il detenuto a fare i conti con la realtà che gli spetta una volta uscito. Ci sono detenuti che, non usufruendo per diversi motivi di nessun beneficio, quando terminano di scontare la pena ed escono, non sanno nemmeno più come si prende un autobus perché per anni sono rimasti fuori da tutto. Però ci sono casi e casi”.
“Si rischia la devittimizzazione” “Lucio Marzo non ha mai ben compreso la gravità di quanto ha fatto – continua la criminologa – ricevendo la solidarietà dalla famiglia, una sorta di giustificazione morale, ma anche etica studiata ad hoc nel tentativo di devittimizzazione della Durini, la fidanzatina che ha ucciso non solo con un fendente, ma lasciandola letteralmente soffocare in una sorta di tomba improvvisata e costruita con i sassi di un muretto a secco della campagna nella quale si è consumato il delitto. A volte bisogna solo ricordare come è morta una persona per capire che questo tipo di permessi anche se previsti in alcune fattispecie, non sono contemplabili, quantomeno per un senso di giustizia e di doverosa memoria nei confronti di determinate vittime”.
Il delitto di Specchia. I fatti per cui Lucio Marzo è stato condannato risalgono al settembre del 2017, quando la fidanzata 17enne Noemi Durini, fu vista per l’ultima volta in sua compagnia nella Fiat 500 di famiglia. Da quel momento di Noemi si persero le tracce, dando così il via a una massiccia ricerca e a una mobilitazione social fatta di appelli e richieste di aiuto. Dopo alcuni giorni, messo sotto pressione dai magistrati, Lucio Marzo confessò di aver assassinato la fidanzata e ne fece ritrovare il corpo a Castrignano del Capo (Lecce). Movente del delitto la conflittualità con la ragazza, alimentata soprattutto in seno alla sua famiglia Marzo, dove Noemi era ritenuta una presenza negativa con una cattiva influenza su Lucio. Dopo la confessione di Marzo, che si giustificò dicendo di aver ucciso la ragazza perché avrebbe voluto fare del male ai suoi genitori, i coniugi Marzo urlarono alla stampa: “Siamo orgogliosi di lui”.

Omicidio Noemi Durini, cadono le accuse verso i genitori di Lucio Marzo. Il gip dispone l’archiviazione (Lecce News – 1 giugno 2021)
Arriva l’archiviazione per i genitori di Lucio Marzo, inizialmente indagati nell’inchiesta sull’omicidio di Noemi Durini, la 16enne di Specchia, uccisa e sepolta viva sotto un cumulo di pietre dal fidanzato 17enne (all’epoca dei fatti). Il provvedimento porta la firma del gip Alessandra Sermarini che ha accolto l’istanza del pm Donatina Buffelli. Il giudice sostiene che non ci sia nessun elemento che accerti la loro presenza sul luogo dell’omicidio. Non solo, poiché anche ulteriori accertamenti investigativi non apporterebbero nuovi elementi utili alle indagini. Un eventuale test del Dna sui massi usati per seppellire l’ex fidanzata, inoltre, sarebbe inutile visto il lasso di tempo trascorso dal giorno dell’omicidio di Noemi. Inoltre, la presenza di eventuali di tracce sangue all’interno dell’auto dei coniugi Marzo non proverebbe nulla, poiché la macchina era nella loro quotidiana disponibilità.
Ricordiamo che, nei giorni scorsi, si è tenuta la discussione dell’opposizione alla richiesta di archiviazione della Procura, avanzata dalla madre di Noemi, Imma Rizzo, con la quale veniva chiesto di disporre nuove indagini sull’omicidio. L’avvocato Claudia Sorrenti del Foro di Roma che difende la madre di Noemi nel corso dell’udienza camerale tenutasi davanti al gip Alessandra Sermarini ha chiesto nuovi approfondimenti investigativi, in particolare, nuovi accertamenti tecnici sulle celle telefoniche e sulle pietre utilizzate da Lucio per uccidere Noemi. Biagio Marzo e la moglie Rocchetta erano stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di occultamento di cadavere. Tali “accuse” sono cadute dopo il provvedimento del gip. Sono assistiti dagli avvocati Stefano De Francesco e Luigi Piccinni. Ricordiamo che, in precedenza, il gip Vincenzo Brancato, dopo l’opposizione all’archiviazione dei genitori di Noemi, aveva “disposto il sequestro degli ulteriori massi utilizzati per il seppellimento del corpo di Noemi Durini e consulenze sui medesimi volti a rilevare possibili tracce di cellule epiteleali appartenenti agli indagati”. E poi, “ulteriori accertamenti bio molecolari sugli indumenti indossati dalla vittima e sottoposti a sequestro, finalizzato al rinvenimento di tracce biologiche appartenenti agli indagati”. Gli accertamenti sono stati eseguiti dai Ris di Roma. Il pm Donatina Buffelli, all’esito delle nuove indagini aveva chiesto nuovamente l’archiviazione.
La condanna per diffamazione. Nei giorni scorsi, è arrivata la condanna per i genitori di Lucio Marzo, accusati di avere infangato, in televisione, la memoria della studentessa di Specchia, Noemi Durini. Il giudice monocratico Roberto Tanisi ha inflitto la pena di 1 anno per Biagio Marzo, 64 anni e di 6 mesi con le attenuanti generiche per Rocchetta Rizzelli, 55enne, (residenti ad Alessano), disponendo la sospensione della pena.
L’omicidio e la condanna di Lucio. Lucio Marzo dovrà scontare 18 anni e 8 mesi in carcere. È questa la condanna maturata anche in Appello, con rito abbreviato, per aver ucciso Noemi Durini, picchiandola a mani nude, ferendola con un coltello con una violenza tale che la punta si è spezzata nella nuca e coprendola con delle pietre di un muretto a secco quando era ancora viva, così come stabilito dall’autopsia. L’omicidio si è consumato nelle campagne di Castrignano del Capo, quel maledetto 3 settembre 2017.

Alla guida in stato di ebbrezza: denunciato a Cagliari l’omicida di Noemi Durini (Lecce Prima – 11 agosto 2023)
Lucio Marzo, di Montesardo, sta scontando in Sardegna la pena a 18 anni e 8 mesi. Aveva ottenuto il permesso per lavorare all’esterno del carcere minorile, ma non poteva usare mezzi a motore. Positivo al test con l’etilometro
Lucio Marzo, 24enne di Montesardo (Alessano), detenuto per l’efferato omicidio di Noemi Durini, avvenuto il 3 settembre del 2017 nelle campagne di Castrignano del Capo, è stato denunciato per guida in stato di ebbrezza dalla polizia stradale, dopo essere stato fermato a Cagliari. Il giovane, secondo quanto riferisce l’agenzia Ansa, era in permesso premio per svolgere un’attività lavorativa nel vicino comune di Sarroch. Gli agenti, impegnati in una ordinaria attività di controllo, gli hanno intimato l’alt mentre era alla guida di un’auto che aveva richiamato la loro attenzione per il rumore proveniente dal veicolo. Davanti all’intimazione dell’alt, Marzo ha provato a dileguarsi, prima in auto e poi a piedi, ma alla fine è stato bloccato.
Il 24enne è detenuto nel carcere minorile di Quartucciu (all’epoca del delitto aveva 17 anni) e stava godendo di un permesso concesso dall’autorità giudiziaria perché potesse essere impiegato in un esercizio commerciale nel comune in cui aveva provvisoriamente dimora. Il provvedimento autorizzativo, tuttavia, indicava tra le varie prescrizioni anche il divieto di usare mezzi a motore e questo spiega il tentativo di fuga. Non solo: Marzo è risultato positivo al test con l’etilometro e per questo è scattata la denuncia a piede libero. Per l’omicidio di Noemi, che aveva 16 anni, il giovane è stato condannato a 18 anni e 8 mesi con sentenza divenuta definitiva nell’ottobre del 2019.

 

 


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