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Luca Delfino, 34 anni. Assolto al processo per la morte della prima fidanzata. Condannato a 16 anni e otto mesi con rito abbreviato, più 5 mesi di condanna per molestie e altri 5 anni di ricovero psichiatrico per l’uccisione della seconda fidanzata (da cui è stato assolto). Dal 29 luglio 2023 è uscito dal carcere e ricoverato in una struttura a pochi chilometri dalla sorella della prima vittima, su cui lui ha già un piano per ucciderla “facendolo sembrare un incidente”, mentre la mamma della seconda fidanzata teme la promessa vendetta

Genova/Imperia , 10 Agosto 2007

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Titoli & Articoli

Indagato per omicidio, arrestato per furto (il Giornale -8 ottobre 2006)
Luca Delfino, 29 anni, unico indiziato per l’omicidio della ex fidanzata Luciana Biggi, 32 anni, avvenuto nel maggio scorso in via San Bernardo, nel centro storico di Genova, è stato arrestato dai carabinieri di Diano Marina per furto. Delfino è stato sorpreso mentre cercava di asportare i tergicristalli da un’auto in sosta. L’uomo, che dopo i primi giorni di interrogatori si era allontanato da Genova, aveva già diversi precedenti per furti e spaccio. È attualmente indagato per l’omicidio volontario avvenuto nei vicoli. La vittima era stata aggredita verso l’una di notte e uccisa con ogni probabilità con un coccio di bottiglia. Su quel delitto sono ancora in corso indagini che non hanno portato all’identificazione certa del responsabile del delitto.
Intanto l’emergenza criminalità nel centro storico genovese non sembra diminuire. Un uomo di 31 anni, ferito al ventre, è stato infatti soccorso la scorsa notte, intorno alle 4, da una volante della polizia, a Genova, in via Lomellini. Agli agenti, accorsi su segnalazione di alcuni passanti, l’uomo ha dichiarato di essere stato aggredito e accoltellato da ignoti. Dopo le prime cure al pronto soccorso, è stato ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Galliera.

DELITTO MULTARI, SENTENZA INASPETTATA: ECCO PERCHE’ DELFINO HA PRESO 16 ANNI E 8 MESI (Riviera24 – 9 gennaio 2009)
Si chiude dopo circa un anno e cinque mesi, con un “colpo di scena” giudiziario, il primo grado di giudizio al processo per omicidio volontario premeditato che ha visto il gup Eduardo Bracco di Sanremo condannare, oggi, a 16 anni e 8 mesi di reclusione – piu’ altri 5 anni di detenzione in istituto di custodia e di cura – il killer genovese, Luca Delfino, 32 anni, reo di aver accoltellato e ucciso l’ex fidanzata Antonella Multari.
Era l’8 agosto del 2007, quando Delfino, armato di coltello attese che Antonella uscisse dal centro estetico ‘Napa Center’, di via Volta (lei era assieme a un’amica), per sfogare tutta la sua furia omicida. Il medico legale, dopo l’autopsia, ha contato una quarantina di fendenti – compresi quelli che si e’ procurata la vittima, nell’estremo tentativo di difendersi – alcuni dei quali mortali. Antonella, che il giorno dopo avrebbe compiuto 33 anni, e’ morta sul colpo.
Luca Delfino, che ha agito in pieno giorno – alle 14 circa – e’ stato fermato, durante la fuga, da un camionista sanremese che lo ha consegnato alla Polizia. Gia’ processato per le minacce e per le molestie all’ex fidanzata – nel primo caso il tribunale lo ha condannato a una multa di 80 euro, nel secondo a 5 mesi di reclusione – oggi, e’ terminato il primo grado di giudizio al processo per omicidio. Il pubblico ministero Vittore Ferraro era partito dalla pena base dell’ergastolo, maggiorata dall’isolamento diurno.
Come nasce la condanna a 16 anni e 8 mesi, partendo dal fatto che il gup ha formulato la condanna applicando la legge, lontano, pero’, dai clamori mediatici della vicenda
. Tre erano le aggravanti contestate dal pubblico ministero: la premeditazione, la minorata difesa (l’impossibilita’ della vittima di difendersi) e la recidiva (precedenti penali). Il gup ha subito scartati la minorata difesa, in quanto il delitto e’ stato compiuto in pieno giorno e davanti a testimoni; considerando marginalmente la recidiva, riguardando reati minori. Ha, invece, tenuto in considerazione la premeditazione, che ha compensato con la seminfermita’ mentale. Il gup, infatti, ha tenuto conto del vizio parziale di mente, visto il giudizio psichiatrico, praticamente unanime, espresso dai consulenti di parte.
Bilanciando le aggravanti con le attenuanti, il magistrato e’ cosi’ partito dall’omicidio volontario, che prevede una pena tra i 21 e i 24 anni di reclusione. Partendo da una pena massima di 24 anni, Bracco ha poi applicato lo sconto di un terzo della pena previsto dal rito abbreviato ed e’ sceso a 16 anni, ai quali si aggiungono gli 8 mesi per il furto del motorino e del casco (reato che ha considerato in continuazione e per il quale il pm aveva chiesto 5 anni e 6 mesi) che l’imputato utilizzo’ per raggiungere e uccidere l’ex fidanzata. Bracco, poi, ha applicato una pena accessoria a 5 anni di reclusione che Delfino dovra’ scontare in una casa di cura e custodia, considerando la sua pericolosita’ sociale, aggiungendo che una sua futura ed eventuale scarcerazione sara’ subordinata ad una ulteriore valutazione psichiatrica.
‘Me l’hanno ammazzata una seconda volta – ha commentato all’uscita dell’aula la mamma di Antonella, Rosa Tripodi -. La vita di mia figlia vale 16 anni’. Subito dopo, la donna e’ svenuta ed e’ stata soccorsa dai medici del 118 e dai volontari del pubblico soccorso che, dopo averla rianimata, l’hanno portata all’ospedale di Bordighera, a bordo di un’ambulanza che la Croce Azzurra di Vallecrosia aveva dedicato proprio alla figlia scomparsa.
Durissimo anche il commento del papa’ di Antonella, Rocco Multari: ‘Questa legge italiana e’ una vergogna. Siamo stati completamente delusi. Se prima si poteva sperare in un minimo di giustizia, adesso siamo sicuri al cento per cento che la giustizia in questo schifoso paese che si chiama Italia non esiste piu’ per nessuno e dico pubblicamente: fatevi giustizia con le vostre mani, come faro’ io, se questo qui uscirà fuori un domani’.
Pacato, al contrario, il commento dell’avvocato Riccardo Lamonaca, difensore di Delfino, che ha detto: ‘E’ una sentenza che mi trova d’accordo, perche’ riconosce il vizio parziale di mente
come tutti i consulenti avevano finora riconosciuto. Gli sono, poi, stati inflitti cinque anni di detenzione presso una casa di cura e custodia, da scontare dopo la pena, che discendono dalla valutazione di pericolosita’ che e’ indubbia, anzi il mio consulente e’ stato il primo che ha riconosciuto la pericolsoita’ del Delfino. Dico che e’ una buona sentenza, perche’ in linea con le risultanze del processo ovvero con una perizia che conclude in un certo modo e un giudice che prende atto delle valutazioni del perito’.
L’avvocato di parte civile, Marco Bosio, ha dichiarato di voler leggere le motivazioni della sentenza, per poi ricorrere in Appello: ‘La condanna c’e’ stata. Il giudice ha fatto una valutazione in termini di equivalenza dell’aggravante della premeditazione che e’ stata riconosciuta e della recidiva, con il vizio parziale di mente. Poi, c’e’ stata la riduzione per il rito abbreviato. Quindi, e’ partito da 24 anni, piu’ la continuazione. In merito al risarcimento e’ stata riconosciuta una provvisionale di 200.000 euro a ciascun genitore, anche se, devo dire, il problema e’ un altro ovvero che Delfino e’ un simulatore e noi continuiamo su questa linea’.


Delfino di nuovo in tribunale per il furto dei tergicristalli e l’Appello alla sentenza per minacce (Riviera24 – 30 gennaio 2009)
Lunedì sarà a Imperia per il furto dei tergicristalli. Mercoledi’ prossimo, dovra’ comparire in tribunale, a Ventimiglia, al processo di Appello per la condanna a una multa di 85 euro, inflittagli dal Giudice di Pace per le minacce alla mamma di Anto.
Doppio appuntamento giudiziario, la settimana prossima, per Luca Delfino, il killer genovese di 33 anni, recentemente condannato a 16 anni e 8 mesi di reclusione per l’assassinio dell’ex fidanzata, Maria Antonietta (Antonella) Multari. Lunedi’ 2 febbraio, dovra’ comparire davanti al giudice monocratico di Imperia, Domenico Varalli, al processo bis per il furto di alcuni tergicristalli, per il quale patteggio’ una pena a pochi mesi di reclusione, nell’ottobre del 2006, ma la cui sentenza, su ricorso del Procuratore Generale venne in un secondo tempo annullata dalla Corte di Cassazione che dispose di rifare il processo. Tergicristalli che Delfino disse di aver rubato per Antonella, che era stata vittima dello stesso furto.
Mercoledi’ prossimo, inoltre, Delfino, dovra’ comparire in tribunale, a Ventimiglia, al processo di Appello per la condanna a una multa di 85 euro, inflittagli, il 5 dicembre del 2007, dal Giudice di Pace, Verina Cecconi, per le minacce a Rosa Tripodi, mamma dell’ex fidanzata Antonella. La vicenda, in particolare, riguarda un episodio, quando Delfino, dopo essere stato lasciato dalla fidanzata, si presento’ con dei doni a casa dei genitori della ragazza, ma la madre non volle aprirgli. Il giovane accuso’ allora i genitori, in particolare la madre, di essersi frapposti tra lui e Antonella e li minaccio’, dicendo ‘Ve la farò pagare’. Il giudice, nell’accogliere la richiesta del pm Barbara Bresci di Sanremo, condanno’ l’imputato anche al pagamento di 1.215 euro come spese di parte civile.

Processo a Luca Delfino, il giudice Paolo Luppi conferma la multa di 85 euro per minacce (Riviera24 – 13 novembre 2009)
La vicenda riguardava, in particolare la frase ‘Ve la faro’ pagare’, che Delfino aveva rivolto alla madre di Antonella che la vigilia di Natale del 2006, si era rifiutata di farlo salire in casa Frase che Delfino disse al citofono. Delfino era presente.
Il giudice monocratico, Paolo Luppi, del tribunale di Ventimiglia (sede distaccata di Sanremo), ha confermato, stamani, in Appello, la sentenza di primo grado del giudice di Pace, che il 5 dicembre del 2007 aveva condannato il killer genovese Luca Delfino, di 35 anni, al pagamento di 85 euro, per le minacce rivolte a Rosa Tripodi, madre di Antonella, l’ex fidanzata che aveva accoltellato e ucciso, l’8 agosto 2007, in via Volta, a Sanremo.
La conferma della condanna in Appello e’ giunta, dopo una breve discussione delle parti – il pubblico ministero Barbara Bresci; l’avvocato di parte civile, Marzia Ballestra, per Rosa Tripodi e l’avvocato della difesa Riccardo Lamonaca – e una altrettanto breve Camera di Consiglio del giudice. La vicenda riguardava, in particolare la frase ‘Ve la faro’ pagare’, che Delfino aveva rivolto alla madre di Antonella che la vigilia di Natale del 2006, si era rifiutata di farlo salire in casa Frase che Delfino disse al citofono.
Il pm Barbara Bresci chiede la condanna di Delfino: “La dichiarante e’ stata precisa nel ribadire la presenza di Delfino sul luogo dei fatti – afferma -. Quindi riteniamo che la prova sia stata raggiunta in primo grado per i fatti delittuosi in oggetto e non ci sono elementi per ritenere che abbia dichiarato il falso”.
Parla la parte civile, con l’avvocato Marzia Ballestra: “Per la parte civile, in rappresentanza della signora Tripodi – afferma – chiedo la conferma della sentenza del giudice di pace. Si tratta di una situazione particolare in cui la testa e parte lesa, signora Tripodi, e’ stata precisa. Si trattava di una situazione in crescendo, quella avvenuta il 24 dicembre. C’erano Tripodi Rosa con il marito e la povera Antonella, quando suona Luca Delfino. Apre Antonella che immediatamente manifesta disagi e chiede “cosa sei venuto a fare qua”. La Tripodi riferisce che quando ha sentito urlare la figlia. Ha detto al marito di chiamare carabinieri e Delfino ha chiesto di non chiamarli, perche’ “senno’ mi rovini”. Poi se ne va e torna suona al citofono e dice alla madre: “questa ve la faro’ pagare, tutto cio’ che succede e’ colpa vostra”. Poi racconta della situazione di persecuzione avuta prima e dopo. I carabinieri fermano, in seguito, Delfino per strada, quindi, viene chiamata Antonella che conferma che non vuole avere nulla a che fare con l’ex fidanzato e l’episodio finisce”. Si parla, dunque, dell’episodio del 30 dicembre, che spinge la signora Tripodi e la stessa Multari, a sporgere querela per l’episodio di molestie culminato con la condanna”. Conclude la Marzia Ballestra: “Si ribadisce la piena attendibilità della teste. Alcuni dettagli sono stati dimenticati, ma si tratta di dettagli irrilevanti, trovandoci tra l’altro di fronte a una persona terrorizzata. Concludo con la richiesta di conferma della sentenza di primo grado”.
Il giudice Paolo Luppi, chiede al pm perche’ nel capo di imputazione non si fa rifierimento alla gravita’ delle minacce. Il pm risponde dicendo che si tratta di una contestazione generica del fatto.
Parla l’avvocato della difesa di Delfino, Riccardo Lamonaca: “Concordo sul fatto che sia irrilevante la circostanza che la signora Tripodi abbia visto o meno i regali, ma e’ rilevante pensare che non deve essere un processo diverso, solo perche’ l’imputato e’ Luca Delfino. Questa e’ una circostanza significativa. Non posso negare l’evidenza: gli stessi carabinieri dicono che Delfino era giunto con intenzioni pacifiche. I carabinieri, il papa’ e magari anchwe la madre hanno visto i regali. La signora ha visto i pacchetti, e’ pacifico che gli abbia visti, ma per ragioni che sfuggono ha negato la circostanza. Cio’ e’ significativo, per le implicazioni processuali. Questo teste, dunque la mamma, non e’ un teste attendibile. La frase (ve la faro’ pagare, ndr), e’ stata sentita solo dalla madre, una frase percepita come una piccola aggiunta. E’, dunque possibile che si tratti di un ricordo sbagliato”. Il giudice si ritira in Camera di Consiglio.

Delitto Biggi, assolto Delfino (Il Secolo XIX – 15 febbraio 2011)
Assolto per insufficienza di prove: dopo circa cinque ore di camera di consiglio, il tribunale di Genova ha giudicato ieri Luca Delfino «non colpevole» dell’omicidio di Luciana Biggi, sua ex fidanzata, trovata con la gola tagliata in un vicolo del centro storico del capoluogo ligure. Ed è polemica con i parenti della vittima e con quelli di Antonella Multari, altra fidanzata di Delfino, per la cui uccisione l’uomo sta scontando una condanna a 16 anni e 8 mesi di carcere a Sanremo: «Mia sorella è morta due volte», è il grido di dolore di Bruna, gemella di Luciana; è «uno schifo», rincara la dose la mamma di Antonella, Rosa Tripodi, secondo cui l’assoluzione del carnefice di sua figlia, uccisa con quaranta coltellate in mezzo alla strada, «è la conferma che in Italia bisogna farsi giustizia con le proprie mani». Intanto, un senatore della Lega Nord, Piergiorgio Stiffoni, auspica «un’immediata ispezione ministeriale alla Corte d’Assise di Genova».
Impassibile, invece, Luca Delfino: capelli e barba lunga completamente rasati, prima di essere riaccompagnato in carcere l’uomo si è limitato a stringere la mano al suo avvocato, Riccardo Lamonaca, e a ringraziarlo. Nessun commento neppure da parte del pubblico ministero, Enrico Zucca, che aveva chiesto una condanna a 25 anni di reclusione.
Zucca, nella sua lunga requisitoria, aveva detto, fra l’altro, che non c’era prova che collegasse l’imputato alla scena del crimine, ma che era la persona con il movente più forte e questo si apprendeva dalle testimonianze, ma anche dalla sua personalità, «paranoide e narcisista», secondo gli psichiatri, perché non accettava l’abbandono. Il Pm aveva sottolineato che vi era stato un «inquinamento» della scena del crimine, che non aveva consentito una ricostruzione sicura di ciò che avvenne. Ma aveva parlato del vissuto di Delfino, riferendosi anche all’omicidio di Sanremo, oltre che a un terzo episodio nei confronti di una minorenne, avvenuto più di dieci anni fa.
Riccardo Lamonaca, avvocato di Delfino. Il corpo di Luciana Biggi, ormai agonizzante, fu notato nella notte del 28 aprile 2006 in vico San Bernardo da un giovane che lavorava in un locale notturno e che stava portando via alcuni sacchetti della spazzatura. Inutili i soccorsi: la giovane morì per una profonda ferita alla gola, provocata probabilmente da un coccio di bottiglia. Delfino e la Biggi erano stati notati insieme poco prima, verso le 2, e alcuni testimoni avevano dichiarato di averli visti litigare.
La sentenza assolutoria di Delfino, proprio nel giorno di San Valentino, è stata accolta con soddisfazione dal difensore che ha detto, tra l’altro :«È un grosso risultato, quello cui abbiamo assistito. Credo sia una sentenza importante. Penso che la corte abbia dovuto utilizzare molto coraggio per una sentenza del genere». Delfino, che deve scontare ancora 13 anni e 3 mesi per la morte della Muntari, uccisa nell’agosto del 2007, spera di essere trasferito definitivamente nel carcere di Genova, per essere più vicino ai genitori.

 

«Carcere disumano», sconto di pena per il killer Luca Delfino (Il Secolo XIX – 28 maggio 2018)
Da una parte lo sconto di pena e un risarcimento economico simbolico per essere stato detenuto in «condizioni disumane e degradanti» all’interno del carcere di Sollicciano a Firenze, dall’altra l’aggressione da parte di un altro detenuto che lunedì scorso ha cercato di strangolarlo perché si è opposto al pagamento del “pizzo” sulla spesa.
Luca Delfino, oggi 40 anni, sta scontando la sua condanna nel carcere di Pontedecimo, per aver ucciso nel 2007 con 42 coltellate l’ex fidanzata Antonietta Multari. E però ai 16 anni e 8 mesi dovranno essere sottratti dieci giorni di detenzione. Il magistrato di sorveglianza del tribunale di Genova nei giorni scorsi ha riconosciuto a Delfino di essere stato detenuto in una cella «troppo piccola e sovraffollata». Spieghiamo meglio. Secondo un recente articolo della Cedu – la convenzione europea per i diritti dell’uomo – ogni detenuto ha diritto a vivere in una cella con almeno 3 metri di spazio in linea d’aria.
Secondo Delfino , nelle ultime carceri in cui ha soggiornato questo requisito non è stato osservato. E così Delfino ha presentato tramite il suo avvocato Riccardo Lamonaca richiesta per avere un risarcimento cospicuo. Indicando nell’elenco dei carceri “irregolari” anche «Sanremo, Prato, San Gimignano e Solliciano». I magistrati hanno respinto la richiesta per i primi tre e accolto, invece, quello per la casa circondariale fiorentina. Dunque hanno riconosciuto a Delfino dieci giorni di liberazione anticipata e un risarcimento economico simbolico: intorno ai cento euro. La sentenza definitiva prevede, comunque, che se ritenuto pericoloso dopo l’espiazione della pena (il 2023, considerate alcune sentenze a margine per furti e reati minori) il killer sia trattenuto in una struttura psichiatrica.

 

Luca Delfino, accusato di violenza sessuale in cella: l’avvocato chiede nuova perizia psichiatrica (teleNord.it -16 settembre 2019)
Una nuova perizia psichiatrica per il killer Luca Delfino. L’ha richiesta il suo legale, avvocato Riccardo Lamonaca, nell’udienza davanti al gup di stamane per il processo in cui Delfino è accusato di violenza sessuale e stalking su un compagno di cella ecuadoriano. Proprio in vista della nomina del perito da parte del giudice, l’udienza è stata rinviata al 4 novembre. Luca Delfino, in passato sospettato di avere ucciso un’altra ex compagna, Luciana Biggi, nel centro storico di Genova, sta scontando una pena di 16 anni e 8 mesi per avere ucciso nel 2007 a Sanremo un’altra sua ex, Antonella Multari. Il detenuto stamane è comparso davanti al gip per una vicenda avvenuta nel carcere di Pontedecimo. Nel transitare davanti ai fotografi e cameraman, scortato dagli agenti della polizia penitenziaria, Delfino ha mantenuto sguardo fisso nel vuoto senza accennare ad emozioni né tantomeno rispondere alle domande dei cronisti. Presente in aula anche il detenuto che accusa Delfino, un giovane ecuadoriano difeso dall’avvocato Marco Quadrelli: il recluso aveva detto che una notte si era svegliato perché Delfino lo stava palpeggiando. Dopo la denuncia e un’aggressione subita in cella da parte di due altri detenuti, Delfino era stato trasferito da Pontedecimo alla casa circondariale di Ivrea. Nei mesi scorsi Delfino è stato indagato dalla procura di Firenze per un altro presunto omicidio. La vicenda era stata denunciata dal detenuto vittima del palpeggiamento: il recluso aveva detto che Delfino gli aveva confessato di avere ucciso un compagno di cella a Solicciano (Firenze) e di essere riuscito a fare passare la cosa come un suicidio. I pm genovesi avevano trasmesso gli atti ai colleghi toscani che hanno aperto una indagine. Delfino però, pur ricordando quella tragedia, nega ogni suo coinvolgimento nella morte del compagno di cella. La perizia psichiatrica richiesta oggi dall’avvocato Lamonaca è la seconda che sarà svolta nei confronti di Delfino: nella prima, svolta dopo l’omicidio di Antonella Multari, era stato dichiarato con un vizio parziale di mente con forti disturbi della personalità, a tratti border line, affetto da sindrome narcisistica, incapace di accettare le frustrazioni e soprattutto l’ abbandono, con atteggiamenti psicotici, ma non psicotico e di un’ elevata pericolosità sociale”. Per questo, alla fine della pena che scontando, Luca Delfino dovrà essere sottoposto ad un’altra perizia psichiatrica in grado di valutare il suo grado di pericolosità sociale. Originario di Serra Riccò, comune alle porte di Genova, Luca Delfino in questi anni non è mai stato abbandonato dai genitori che si recano periodicamente a fargli visita in cella. Più freddi, invece, risultano, i rapporti con il fratello minore.

 

La sorella di Luciana Biggi: «Luca Delfino potrebbe uccidere ancora. Una beffa vederlo uscire dal carcere» (Corriere della Sera – 16 luglio 2023)
Genova, parla Bruna Biggi, sorella gemella di Luciana uccisa nell’aprile del 2006. «A suo carico c’erano tanti indizi, ma riuscì a farla franca». Delfino uscirà dal carcere il 28 luglio e trascorrerà altri 6 anni e mezzo in una Rems
«Sì, ho saputo. Purtroppo oltre al danno c’è la beffa di vedere questa persona non pagare come dovrebbe per tutto quel che ha fatto. Un predatore sessuale che, prima o poi, potrebbe tornare a uccidere». Lei però dice di non avere paura: «Mi ha già fatto tanto male e non posso farmi ancora condizionare da lui». Per l’imminente scarcerazione di Luca Delfino, «il killer delle fidanzate», prova piuttosto «tanta rabbia».
Bruna Biggi, è la gemella di Luciana, la 36enne trovata con la gola tagliata in un vicolo di Genova il 28 aprile del 2006. Per quel delitto fu indagato il fidanzato dell’epoca, Luca Delfino. Nonostante i tanti indizi a suo carico venne però scagionato e la morte di Luciana resta ancora un caso irrisolto. Ma lei, Bruna, non ha mai avuto dubbi che ad ucciderla sia stato proprio quel ragazzo di sette anni più giovane che era entrato in casa loro appena tre mesi prima. Un anno fa un ex compagno di cella, diventato collaboratore di giustizia, ha raccontato di un piano di Luca Delfino per uccidere proprio Bruna Biggi «facendolo passare per un incidente».
Eppure lei non ha paura…
«Ho già sofferto abbastanza per causa sua e non intendo stravolgere la mia quotidianità. Vado avanti e continuo a vivere la mia vita e quella di mia sorella. Da gemella e come se certe abitudini e modi di fare di Luciana nel tempo siano diventati anche miei».
Dal 28 luglio Delfino andrà in una Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza). Teme anche lei che possa scappare?
«Secondo me è troppo furbo per fare un errore del genere, rischiando di tornare in carcere. Penso che rimarrà nella Rems fino a quando gli tocca e farà il bravo come ha fatto in carcere, godendo di tutti gli sconti di pena».
Lei lo ritiene ancora pericoloso?
«Assolutamente. Quello non è un soggetto che cambia e il carcere non lo ha certo migliorato. Ma non è tanto scemo da evadere. È molto furbo. Resta comunque un predatore sessuale che annusa soprattutto dove ci sono donne sole o deboli e, quando troverà il momento buono, potrebbe tornare a colpire».
Ma in fondo per lui è stata applicata la legge. Cos’altro si poteva fare?
«L’ho sempre detto che la condanna doveva essere ben più severa. Ma quel che mi fa più rabbia e pensare che dopo l’omicidio di mia sorella poteva essere fermato e non è stato fatto. Anche se fu scagionato per la morte di Luciana doveva essere seguito, controllato, intercettato. E invece appena un anno dopo ha ucciso un’altra donna (Antonella Multari, 33 anni, l’unico delitto per cui è stato condannato, ndr). Una brava ragazza, buona, semplice come mia sorella. L’ha massacrata mentre si preparava a farsi bella per il suo compleanno».
Ritiene che il caso di sua sorella andrebbe riaperto?
«Magari… anche se ormai è stato tutto chiuso in sede civile e penale. Eppure qualcuno l’ha uccisa mia sorella. All’epoca dissero che non c’era la pistola fumante per poter condannare Delfino».
Come ricorda quei tre mesi di Delfino con sua sorella?
«Dopo un incontro casuale un sera in discoteca si è praticamente piantato in casa nostra. All’inizio era bravo e gentile, ma col tempo è venuto fuori che è un violento. Quindici giorni prima che venisse uccisa Luciana non ne poteva più e voleva mollarlo. Ma non è facile liberarsi da lui. Non è tipo che accetta l’abbandono»
Cosa le rimane di Luciana?
«Ogni sera rivolgo un pensiero per lei. Ogni luogo è un ricordo dei momenti vissuti insieme. Mi è stato tagliato il cuore con la motosega, eppure lei è ancora parte di me e lo rimarrà per sempre»

 

Luca Delfino sabato nella Rems di Pra’, la sorella di Luciana Biggi: “Lo mandano a 20 km da me, ma venderò cara la pelle” (Genova24 – 24 luglio 2023)
“Purtroppo ormai i giochi sono fatti. Ma io non ho paura. La vita me l’ha sconvolta già una volta, eppure vado avanti. Devo solo cautelare mia figlia”. Lo ha detto Bruna Biggi, sorella di Luciana, la donna per cui Luca Delfino era stato indagato e poi assolto.
Delfino uscirà dal carcere sabato, il giorno successivo al termine della sua pena, dopo aver scontato la condanna a 16 anni e otto mesi per l’omicidio di un’altra sua ex, Antonella Multari. Dopo la scarcerazione verrà trasferito nella Rems Villa Caterina di Pra’.
Bruna è sotto vigilanza attiva (una pattuglia passa sotto la sua abitazione) dopo che un ex compagno di cella dell’ex barman aveva rivelato che Delfino gli aveva confessato di volere organizzare un piano per uccidere la sorella della ex attraverso l’intervento di terzi, facendolo sembrare “un incidente”.
Adesso che il “killer delle fidanzate” andrà nella Rems, in prefettura si è parlato della vicenda e si è organizzato un piano nel caso di fuga dalla struttura: in caso di una sua fuga le forze dell’ordine andrebbero a casa della donna per organizzare una sorveglianza fissa.
“Una persona che ha ucciso una ragazza – continua Bruna – e che, secondo tutti tranne che per il tribunale, ha commesso anche un altro omicidio, non lo mandi a 20 chilometri da me. Potevi mandarlo da un’altra parte. Non ho parole anche se so che è troppo furbo per evadere. Ma è un predatore narcisista, borderline. E’ ancora giovane e può farlo ancora. Ma la mia pelle la vendo cara“.
Intanto per giovedì i residenti della zona hanno organizzato una manifestazione di protesta di fronte alla struttura.

 

Luca Delfino ha lasciato il carcere di Spezia. La mamma della vittima: “Ho paura che mi venga a cercare” (La Nazione – 29 luglio 2023)
L’uomo ha ucciso Antonella Multari. Ha scontato 16 anni e 8 mesi. Ora è in una Rems. C’è il timore della fuga
Luca Delfino ha scontato i 16 anni e 8 mesi ai quali era stato condannato per l’omicidio di Antonella Multari, pena diminuita per la scelta di aderire al rito abbreviato e per il riconoscimento di un vizio parziale di mente. Questa mattina ha lasciato il carcere di Spezia e da oggi è uno degli ospiti della Rems, residenza per le misure di sorveglianza, di Villa Caterina sulle alture di Genova Prà. Delfino, che dovrà rimanere per sei anni e mezzo in misura di sicurezza nella struttura genovese, è arrivato a bordo di un furgone della Polizia Penitenziaria direttamente dal carcere della Spezia dove era rinchiuso.
Nella struttura alloggia in una stanza singola e per ora ha solo una piccola radio ma potrà avere la televisione e la Playstation, non internet o apparecchi che gli permettano di comunicare con l’esterno. Definito ‘il killer delle fidanzate’ è stato condannato per l’omicidio di Antonella Multari e assolto per l’omicidio di un’altra ex, Luciana Biggi, trucidata nei vicoli di Genova nel 2006. E dal carcere avrebbe provato a organizzare anche l’omicidio della sorella gemella di Luciana, Bruna.
Il suo arrivo alla Rems di Genova Prà aveva scatenato polemiche e proteste da parte di una cinquantina di abitanti che in settimana avevano manifestato contro la sua presenza e contro la stessa struttura il cui scopo iniziale era in realtà quella di essere al servizio dei disabili prima della trasformazione attuale. La paura maggiore di residenti e familiari della vittima di Delfino è il pericolo di fuga: la struttura non è blindata come un carcere. Recentemente un ospite è riuscito a fuggire salvo poi fare ritorno spontaneamente. In passato fece notizia la fuga di un famoso ultrà del Genoa, Piero Bottino detto lo Squalo, che poche ore dopo la fuga morì in un incidente in moto sulla A26.
Delfino dovrà rimanere nella struttura genovese ancora 6 anni e mezzo in quanto viene considerato dai giudici ancora socialmente pericoloso. Il direttore sanitario della struttura Paolo Rossi, ha comunque sottolineato come «il livello di attenzione sia massimo». Mentre nei giorni scorsi il suo avvocato Riccardo Lamonaca aveva spiegato che «Delfino non vuole evadere e non è l’uomo ragno. È ansioso però di uscire dal carcere e intraprendere questo nuovo percorso che per lui sarà anche un percorso di cura». Di parere opposto Rosa Tripodi, madre di Antonella Multari, uccisa da Delfino con 46 coltellate all’uscita di un centro estetico di via Volta, a Sanremo: «Non fatelo uscire, perché farà ancora del male. La mia paura è che possa scappare da uno di questi istituiti per venirmi a cercare. Ha promesso che me l’avrebbe fatta pagare», ha detto la donna.

 


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