Kevin Montolli, 19 anni, panettiere, cliente abituale della prostituzione. Uccide una prostituta con 37 coltellate. Condannato a 14 anni, pena ridotta a 12 in Appello
Bolzano, 9 Settembre 2012
Titoli & Articoli
Prostituta massacrata dal cliente abituale con 27 coltellate (trento Today – 10 settembre 2012)
Svetla Fileva, donna di 30 anni, bulgara, nota come prostituta che viveva a Trento e’ stata uccisa a Bolzano nel quartiere Piani. Colpevole risulterebbe un 19 enne di Merano, Kevin Montolli
Svetla Fileva, donna di 30 anni, bulgara, nota come prostituta che viveva a Trento, e’ stata trovata uccisa a Bolzano nel quartiere Piani. Il suo corpo e’ stato rinvenuto senza vita intorno alle 6 per strada, in via Macello. Colpevole risulterebbe un ragazzo di 19 anni altoatesino, di Merano, Kevin Montolli. La rabbia del ragazzo è scaturita a causa del rapporto sessuale che non è riuscito a portare a termine.
Infatti l’uomo avrebbe preteso la restituzione del denaro per l’amplesso incompiuto. A questa richiesta la donna si sarebbe messa a ridere, da qui la scintilla che avrebbe scatenato la furia omicidia del panettiere, recentemente lasciato dalla ragazza.” Mi sono sentito umiliato ed ero ancora molto arrabbiato visto che la mia fidanzata mi aveva lasciato da poche settimane” ha dichiarato il giovane, che girava sempre con il coltello e faceva parte della compagnia Schützen di Merano. In un primo luogo il ragazzo, presentatosi spontaneamente in questura con le mani sporche di sangue avrebbe sostenuto di aver assistito come testimone all’ omicidio della donna. Interrogato, è crollato poco dopo, confessando il terribile delitto.
Delitto dei Piani, Kevin andava sempre da lei: «Mi ha deriso e l’ho colpita» (Trentino – 10 settembre 2012)
L’omicidio è stato ripreso dalle telecamere del Centro profughi dell’ex caserma «Gorio». Montolli girava sempre con il coltello. Faceva parte della compagnia degli Schützen di Merano
Dieci passi. Svetla Fileva è riuscita a fare solo dieci passi prima di crollare a terra. Ha lottato come una tigre. Ha lottato per la sua vita. Ha graffiato il volto al suo carnefice. Gli ha morso la mano. Ma non è servito a nulla: Kevin Montolli l’ha colpita per una quindicina di volte. Con una ferocia inaudita. Poi le ha preso la borsa ed è scappato. Questo è quello che si vede nel video in mano agli agenti della Squadra Mobile di Bolzano, che hanno acquisito le immagini dal centro profughi dell’ex caserma Gorio. Una delle telecamere di sicurezza del centro, infatti, ha ripreso l’intera scena.
L’apprendista panettiere originario di Merano, qualche anno fa aveva deciso di trasferirsi a Bolzano. Ha alle spalle una situazione familiare difficile. Un fratello più grande e troppe tensioni con i genitori. Inizia a lavorare. Si iscrive alla scuola professionale “Hellensteiner” di Bressanone. Vuole fare il panettiere. Sul suo profilo Facebook posta qualche foto. Una settimana fa, i suoi commenti sono colmi di rabbia. Comunica ai suoi amici di essere stato preso in giro. Dice di essere stanco. Agli inquirenti spiegherà che la sua fidanzata lo aveva lasciato. Che era arrabbiato. Che per questo motivo aveva deciso di andare a fare un giro in via Macello. Svetla la conosceva. Secondo gli agenti della Squadra Mobile, Kevin era un cliente della prostituta bulgara.
Ma perché si era recato ai Piani con un coltello da cucina nella tasca? «Ha detto di essere abituato ad avere con sé sempre un coltello. Ma stiamo ancora valutando tutte le dichiarazioni del ragazzo», precisa il capo della Mobile, Giuseppe Tricarico.
Kevin Montolli, appartenente degli Schützen di Merano, durante l’interrogatorio ha raccontato cosa aveva fatto sabato sera: è uscito con gli amici, ha mangiato e bevuto qualcosina. Poi è andato a ballare e a farsi un giro in città. Infine, all’alba si è recato in via Macello a piedi per appartarsi con Svetla. Ma il ragazzo non riesce a concludere il rapporto sessuale e alle sei riaccompagna la lucciola in via Macello: «Ero stressato per via della mia ex – ha raccontato agli agenti -. Poi lei mi ha deriso. Mi sono sentito umiliato e ho perso la testa». Già…, “ha perso la testa”. La donna semplicemente si è rifiutata di restituirgli i soldi, ricordandogli che aveva perso del tempo. E il tempo, per chi vive sulla strada, è denaro.
«Abbiamo fatto l’alcoltest – prosegue Tricarico -. Aveva 0,5 per cento di alcol per litro di sangue, quindi non era ubriaco. E non aveva fatto uso di sostanze stupefacenti. Ha ribadito di avere agito perché molto arrabbiato. Una volta confessato tutto, si è reso conto della gravità dei fatti». Oggi avrà luogo l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice delle indagini preliminari. Per il momento Kevin Montolli rimane in carcere a Bolzano. La polizia è in contatto con i colleghi bulgari, per rintracciare i familiari di Svetla Fileva. (di Susanna Petrone)
Montolli: non ricordo omicidio prostituta (Trento Today – 13 settembre 2012)
Il giovane Schützen meranese avrebbe in sostanza ammesso le sue responsabilita’, dicendo pero’ di non ricordarsi l’esatta dinamica dei fatti
Il tribunale del riesame di Bolzano ha convalidato l’arresto di Kevin Montolli, accusato dell’omicidio di Svetla Fileva, prostituta Bulgare residente a Trento. Durante l’interrogatorio di garanzia, che e’ durato un’ora e mezza, il giovane Schützen meranese avrebbe in sostanza ammesso le sue responsabilita’, dicendo pero’ di non ricordarsi l’esatta dinamica dei fatti. L’ interrogatorio è stato scandito e interrotto dai pianti e dalla disperazione di Kevin Montolli. Il suo legale Flavio Moccia ha annunciato che chiedera’ una consulenza psichiatrica per Montolli che sarebbe molto provato.
Kevin, otto minuti per uccidere Svetla (Alto Adige – 13 settembre 2012)
Montolli dal giudice: «Ricordo solo il sangue, non so perché l’ho ammazzata». Dopo l’omicidio ha cancellato la memoria del suo telefonino
Il viatico che ha stroncato la vita della giovane prostituta bulgara è durato otto minuti. Non si può ancora essere certi se siano stati otto minuti di pura follia ma le indagini sul delitto di via Macello hanno già messo in chiaro un fatto apparentemente anomalo; sino a pochi minuti prima della tragedia vittima e carnefice stavano tranquillamente parlando e, probabilmente, avrebbero voluto rivedersi. Ad indicarlo sono alcuni dati tecnici forniti dal telefonino di Svetla Fileva che alle 5.45 di domenica mattina ha memorizzato il numero di telefono di Kevin Montolli. L’omicida le ha fatto uno squillo in maniera che il numero stesso venisse visualizzato sull’apparecchio della vittima. Un sistema spiccio abitualmente utilizzato per passarsi i numeri telefonici tra amici e conoscenti. Alle 5.53 (otto minuti dopo) dal Centro Profughi di via Macello è partita la richiesta di aiuto al 118 dopo che erano state avvertite le urla e le invocazioni di aiuto della vittima, ormai a terra morente. Cosa è accaduto in quegli otto minuti? Kevin, che ieri ha sostenuto due ore e mezza di interrogatorio davanti al giudice Carlo Busato, dice di non ricordarsi nulla. Anzi, ricorda il sangue ma non le fasi del delitto. E non ricorda (o per lo meno dice di non ricordare) quale sarebbe stata la scintilla che ha provocato una simile esplosione di violenza. La donna infatti è stata massacrata in pochi secondi con ben 28 coltellate.
Un raptus. Che si sia trattato di un raptus è un fatto pressochè accertato, confermato dalle stesse modalità con cui la “lucciola” bulgara è stata assassinata. Ma Kevin, più volte sollecitato dal giudice e dal pubblico ministero, anche ieri non ha voluto o non ha potuto (per effetto di un buco nero mentale) spiegare perchè ha ucciso con tanta rabbia. Rimane sempre il sospetto che il ragazzo sia stato deriso e si sia sentito profondamente umiliato. Forse proprio per valutazioni di carattere sessuale. Ieri nel corso dell’interrogatorio (durato due ore e mezza) l’indagato non ha saputo neppure dire se quella notte, prima di uccidere, abbia fatto sesso o meno con la sua vittima. Saranno le analisi di laboratorio, affidate al reparto scientifico della polizia a svelarlo anche grazie ai profili di Dna riscontrabili. Dovrà essere anche analizzato un preservativo srotolato (ma forse non utilizzato) che l’omicida ha cercato – quella notte – di far sparire dal luogo del crimine.
I tabulati. Gli inquirenti ed anche gli avvocati di difesa pensano poi di ottenere altre preziose informazioni dal controllo dei tabulati telefonici dei cellulari in uso all’omicida e alla vittima. E’ soprattutto il telefono di Kevin Montolli a poter fornire importanti particolari. Il giovane (che prima di presentarsi in Questura cancellò tutte le memorie sulle telefonate fatte e ricevute) nega di essere stato un abituale cliente di prostitute ma non sa spiegare perchè la notte della tragedia, dopo aver trascorso alcune ore in discoteca ed aver fatto ritorno nella sua stanza alla «Kolpinghaus» (a pochi passi da piazza Domenicani) abbia deciso verso le 5 del mattino di domenica di inforcare la bicicletta per farsi un giro tra le «belle di notte» di via Macello, con un coltello in tasca. Più o meno come aveva fatto tre anni fa , quando – ad appena 16 anni – rapinò una prostituta sempre con un coltello. Di quell’episodio (che rappresenta un pericoloso precedente) Kevin Montolli (che prima dell’interrogatorio ha avuto due incontri con i propri avvocati) non ha voluto assolutamente parlare. Anche se ha spiegato al giudice per quale motivo anche in questa occasione girava in città di notte con un coltello pronto all’uso.
L’arma. «Ultimamente quel coltello lo avevo sempre con me per motivi di difesa» ha spiegato il giovane. Kevin ha raccontato dei pessimi rapporti con un suo compagno di stanza alla «Kolping» e di essere stato in più occasioni malmenato e minacciato. Aveva sporto denuncia ed aveva paura. «Temevo di poter essere ancora aggredito – ha detto al giudice – per questo avevo deciso di armarmi con un coltello». Un amico «fedele», dunque, da avere sempre a portata di mano. Kevin, probabilmente, non pensava che fosse così facile uccidere. Ha colpito con una furia impressionante ma solo ora, dopo i primi giorni di carcere, sembra aver finalmente capito la gravità di quanto accaduto. In cella è disperato. Anche ieri l’udienza di convalida del fermo è stata più volte interrotta a seguito del pianto dell’imputato a cui la Procura potrebbe anche contestare le aggravanti della crudeltà e dei futili motivi. «Kevin è ancora sotto shock» hanno ribadito ieri a conclusione dell’interrogatorio gli avvocati difensori Flavio Moccia e Julia Mathà che hanno già nominato un primo consulente, lo psichiatra Claudio Fabrici già coinvolto con successo nel caso della suocera uccisa a martellate dal genero a Sarentino. Anche per questo caso si passerà attraverso una rigorosa valutazione psichiatrica dell’imputato.
Uccise una prostituta, Kevin Montolli condannato a 14 anni (Salto – 10 maggio 2014)
L’omicidio risale al 9 settembre 2012, in via Macello, ai Piani. Il pm aveva chiesto 16 anni per il ventenne meranese ma il giudice ha riconosciuto solo due delle tre aggravanti contestate. Disposto anche un risarcimento alla famiglia: i due figli della vittima dovranno ricevere 100.000 euro ciascuno.
La sentenza. A distanza di due anni dall’omicidio della prostituta bulgara Svetla Fileva, ieri, 9 maggio, è arrivata la sentenza per Kevin Montolli: 2 mesi per porto abusivo di armi (il coltello che aveva con sé al momento del delitto) e 14 anni per omicidio volontario. Una sentenza “mite”, “equilibrata” secondo l’avvocato difensore Flavio Moccia: il pm Axel Bisignano, titolare dell’inchiesta, aveva chiesto per l’assassino, tuttora in carcere a Bolzano, una condanna a 16 anni reclusione, ma il giudice Silvia Monaco ha fatto cadere l’aggravante dei futili motivi, considerando equivalenti le aggravanti della minorata difesa e della crudeltà. L’avvocato Moccia ha annunciato appello, per ottenere un’ulteriore riduzione della pena per presunta semi infermità mentale che, tuttavia, non è stata riconosciuta nella sentenza di ieri mattina. L’assassino non era presente in aula al momento della lettura della sentenza- arrivata alla fine di un procedimento con rito abbreviato-. “Una sentenza di grande equilibrio-è stato il commento dell’avvocato Flavio Moccia- L’aggravante della crudeltà ci ha lasciati perplessi perché questa ha un presupposto che è la dimostrata malvagità da parte dell’imputato: dato che qui ci si basa solo sul numero dei colpi di coltello, su questo punto, sul piano strettamente giuridico, avremmo l’esclusione dell’aggravante. Comunque dovremo leggere le motivazioni”.
L’omicidio. Era il 9 settembre 2012 quando il panettiere meranese, allora poco più che 18enne, Kevin Montolli, colpì con 36 coltellate la prostituta bulgara Svetla Fileva dopo un rapporto mancato. Un “sorriso” sul volto della vittima – come lo stesso Montolli raccontò agli inquirenti qualche tempo dopo- pare il motivo che fece scattare in Montolli il raptus che lo portò ad estrarre il coltello che aveva con sé e a colpire la donna, uccidendola. Il giorno dopo, fu lo stesso omicida a recarsi dalle forze dell’Ordine dichiarando di essere un testimone del delitto: ma la sua versione presentava troppe contraddizioni e fu presto intuibile che l’assassino, in realtà, era proprio lui. Secondo le diverse perizie realizzate sull’omicida in questi due anni, Montolli sarebbe un soggetto socialmente pericoloso: anche per questo motivo, ieri mattina, l’avvocato Moccia aveva chiesto per lui il ricovero in una struttura di cura diversa dall’ambiente del carcere.
La parte civile. Il giudice Silvia Monaco ha disposto un risarcimento per la famiglia della vittima: complessivamente, Montolli dovrà dare loro 250.000 euro, di cui 100.000 euro ciascuno ai due figli della donna, minorenni, 10.000 euro ai due fratelli della vittima e 20.000 euro ai genitori. Una cifra, tuttavia, difficile da reperire per il giovane dato che per lui, la Chiesa ha raccolto tra i fedeli 7.000 euro per il pagamento delle spese di difesa per le consulenze psichiatriche.
«Assassino per un grave disagio» (Alto Adige – 26 luglio 2014)
Depositate le motivazioni della condanna a Montolli. L’avvocato non impugnerà
L’inchiesta ed il processo non hanno permesso di comprendere appieno il motivo scatenante dell’aggressione di Kevin Montolli alla prostituta bulgara Svetla Fileva, assassinata a coltellate in via Macello all’alba del 9 settembre di due anni fa. Lo scrive in sentenza la giudice Silvia Monaco che decise, applicando la diminuzione di pena prevista dal rito abbreviato, di condannare il giovane assassino a 14 anni di reclusione per omicidio volontario e a 2 mesi e 20 giorni di arresto per la contravvenzione relativa al porto abusivo di coltello.
Il movente del delitto, dunque, non è stato chiarito ma la giudice in sentenza scrive: «Certo è che Kevin Montolli nell’atto violento ha liberato tensioni frustrazioni e dolore di altra origine». Il delitto di via Macello, dunque, trova origine nel passato di questo giovane panettiere apparentemente timido e tranquillo ma dall’infanzia molto triste e difficile.
Quella notte Kevin Montolli, dopo la serata trascorsa in alcuni locali notturni, aveva deciso di recarsi in via Macello in bicicletta per cercare una prostituta che conosceva. Aveva portato con sè un coltello «per difesa». In sentenza si ricorda che l’esplosione di violenza con reiterate coltellate è avvenuta a conclusione di un rapporto sessuale concordato. La giudice Silvia Monaco rileva in sentenza che l’imputato agì con crudeltà, colpendo la vittima improvvisamente mentre si stava rivestendo. Le coltellate furono 36. Quelle al torace (16) e alla schiena (8) furono mortali. Le altre furono inferte unicamente «per aumentare l’agonia della vittima». «Si configura crudeltà – si legge in sentenza- perchè le modalità esecutive rivelano un’indole insensibile alle sofferenze particolarmente dolorose per il soggetto passivo».
In sentenza è caduta l’aggravante dei futili motivi perchè la giudice ritiene provato che il delitto non fu provocato da una frase o da una battuta della vittima «ma trova le sue radici in una complessa, radicata , situazione di disagio dell’imputato» a cui però vengono riconosciute le attenuanti generiche in considerazione delle sue condizioni personali e sociali. «Un ragazzo di 21 anni – scrive la giudice – lasciato a sè stesso, che ha avuto durante l’infanzia esclusivamente modelli genitoriali negativi» e che ha cercato «di costruirsi un’esistenza diversa da quella dei genitori». L’avvocato difensore Flavio Moccia non impugnerà in appello,
Prostituta uccisa a Bolzano,pena ridotta (Ansa . 5 marzo 2015)
Omicidio con 36 coltellate nel 2012 ai Piani di Bolzano
La Corte d’appello di Bolzano ha ridotto di due anni a 12 anni e due mesi di reclusione per Kevin Montolli, un giovane che nel settembre 2012 uccise ai Piani di Bolzano una prostituta, Svetla Fileva, colpendola con 36 coltellate. Montolli dovrà inoltre risarcire la parte civile, nello specifico la famiglia della bulgara: ai genitori e ai due figli 245.000 euro ciascuno e 50.000 alla sorella.
Massacrò una prostituta Viene curato in prigione (alto Adige – 3 agosto 2015)
E’ definitiva la condanna a 12 anni di reclusione per l’omicidio dei Piani L’avvocato Moccia ha chiesto e ottenuto per lui una terapia psicologica
La condanna ad appena 12 anni di reclusione dell’assassino della prostituta bulgara ai Piani di Bolzano, è diventata definitiva. L’avvocato difensore Flavio Moccia ha rinunciato a ricorrere in Cassazione posto che in appello la difesa aveva già ottenuto tutto il possibile, forse addirittura oltre le attese. Su Kevin Montolli, il giovane panettiere autore del delitto, i giudici di merito sono stati di mano decisamente leggera se si pensa che si è arrivati ad una condanna definitiva a 12 anni di reclusione senza neppure il riconoscimento della semi infermità mentale al momento del fatto. Di conseguenza a carico del giovane omicida non è stato rilevata neppure alcuna condizione di pericolosità sociale che avrebbe imposto cautele e cure durante il periodo di detenzione e nella futura fase di scarcerazione in prossimità del fine pena. In realtà la vicenda processuale di Kevin Montolli si è conclusa senza che fosse neppure chiarito il movente del delitto.
Agli atti del processo ci sono perizie che rilevano in Kevin Montolli un disturbo di personalità preoccupante, soprattutto nel relazionarsi con l’altro sesso. Per i giudici, però, si tratterrebbe di un disturbo non in grado di incidere concretamente sulla capacità di intendere e di volere. Di queste conclusioni non sembra convinto l’avvocato difensore Flavio Moccia che, proprio nell’interesse del ragazzo, sfruttando il periodo di detenzione, ha chiesto e ottenuto di sottoporre il giovane omicida ad una terapia psicologica di recupero che potrebbe risultare decisiva per ricondurre Kevin ad una vita normale. Montolli è giovanissimo. Tornerà in completa libertà prima di compiere 30 anni (dei 12 anni della condanna non ne dovrà scontare più di otto grazie agli abbuoni previsti dal nostro ordinamento) e avrà dunque la possibilità di ricostruirsi una vita. Per questo l’avvocato Moccia ha ottenuto che nel carcere di Montorio (Verona) ove sta scontando la condanna, Kevin venga curato. A preoccupare, come già accennato, sono soprattutto alcune considerazioni riportate nella perizia d’ufficio sulla personalità del giovane omicida, considerato perfettamente in grado di intendere e di volere ma affetto da un grave «disturbo antisociale di personalità».
Era la notte del 9 settembre di 3 anni fa quando Kevin Montolli si appartò in via Macello con la prostituta bulgara Svetla Fileva, massacrandola con 36 coltellate. In appello la difesa riuscì ad ottenere un verdetto finale insperato puntando tutto sulla cancellazione dell’aggravante della crudeltà , forte di un recente pronunciamento della Cassazione secondo cui il numero delle coltellate (nel nostro caso furono 36) non può determinare la sussistenza o meno, sotto il profilo giuridico, dell’aggravante in questione. Non va inoltre dimenticato che nella sentenza di primo grado la giudice Silvia Monaco sottolineò il fatto che le indagini non avessero portato ad individuare un movente definito. «Certo è che Kevin nell’atto violento ha liberato tensioni frustrazioni e dolore di altra origine» scrisse il giudice. Il delitto di via Macello, dunque, avrebbe trovato origine nel passato di questo giovane panettiere apparentemente timido e tranquillo ma dall’infanzia molto triste e difficile. Anche per questo l’avvocato si è preoccupato di ottenere per lui una specifica terapia psicologica.
Kevin Montolli affidamento in prova (Alto Adige – 13 febbraio 2021)