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Isaia Schena, 37 anni, autotrasportatore. Già condannato per l’aggressione a una prostituta, è libero e ne uccide un’altra a bottigliate. Condannato a 20 anni

Cene (Bergamo), 9 Marzo 2014


Titoli & Articoli

Donna uccisa sul monte Bue a Cene, l’assassino già condannato per violenza sessuale (Corriere della Sera – 11 aprile 2014)
A luglio dell’anno scorso 40 giorni di prognosi a una donna che era riuscita a fuggire dal casolare, luogo dell’omicidio di lunedì
Il cadavere di una donna è stato trovato nella serata di lunedì in un casolare sul monte Bue, a Cene (Bergamo), in via Zeno Capitanio. L’autore dell’omicidio è un autotrasportatore di 37 anni, Isaia Schena, del paese, che a novembre aveva già subìto una condanna in primo grado a tre anni, per violenza sessuale: a luglio dell’anno scorso, nella stessa baracca, aveva aggredito una prostituta, anche lei rumena, procurandole lesioni per 40 giorni.
Si prostituiva anche la vittima di ieri, una donna rumena: secondo le prime informazioni, non ancora confermate, il suo corpo sarebbe stato trovato proprio all’interno del casolare utilizzato da Schena. Dopo la scoperta del cadavere i carabinieri di Clusone sono arrivati sul posto, insieme al pubblico ministero Fabrizio Gaverini, entrando nell’abitazione: il trentasettenne è stato trovato sul letto, sotto una coperta, con una serie di ferite da arma da taglio al busto. Fendenti autolesionistici, probabilmente, dopo l’omicidio della donna, che sarebbe stata uccisa anche lei con un coltello, ma forse anche malmenata, a calci e pugni.
Per Isaia Schena è stato chiesto l’intervento del 118: sarebbe fuori pericolo di vita. A luglio, quando venne arrestato per le lesioni dell’altra prostituta, che era fuggita tra i boschi, il trentasettenne era stato trovato positivo alla cocaina. Lui stesso, che era rimasto ferito nell’inseguimento della donna, era andato in ospedale a farsi curare.
Non è escluso che l’omicidio scoperto lunedì sera possa risalire alla notte tra domenica e lunedì. Un vicino del casolare utilizzato da Schena aveva infatti notato l’auto del 37enne ferma quasi in mezzo alla strada già la mattina di lunedì. Ed è stato proprio il vicino ad allarmarsi quando lunedì sera, rientrando a casa, ha trovato l’auto ancora in quella posizione. Il trentasettenne, nella notte, è stato ricoverato all’ospedale Papa Giovanni XXIII. (di Maddalena Berbenni)

Omicidio di Cene: «Ti aspetto qui» Violenta lite, Madalina colpita in testa (L’Eco di Bergamo – 12 marzo 2014)
Alle 22 di domenica sera una donna che vive a pochi metri dalla baracca di Isaia Schena aveva visto il camionista trentasettenne camminare verso l’imbocco della stradina a fondo chiuso sul monte Bue. Era al telefono e diceva: «Ti sto aspettando qui, raggiungimi».
Alle 22 di domenica sera una donna che vive a pochi metri dalla baracca di Isaia Schena aveva visto il camionista trentasettenne camminare verso l’imbocco della stradina a fondo chiuso sul monte Bue. Era al telefono e diceva: «Ti sto aspettando qui, raggiungimi». Quasi certamente stava parlando con Madalina Palade, detta «Dolce Maddy», la romena di 27 anni che avrebbe poi ammazzato, al culmine di una violentissima lite, proprio nel prefabbricato che aveva in uso e dove spesso si recava per accudire alcuni animali da cortile, soprattutto polli e cani.
E dove, soltanto quasi ventiquattr’ore più tardi, alle 20 di lunedì, il corpo senza vita di Maddy sarebbe poi stato ritrovato, per caso, dopo che un altro residente della zona aveva chiamato la sorella di Isaia, che vive nell’Isola, perché l’auto del camionista, un’Audi A3 station wagon nera, era posteggiata, ormai appunto dalla sera precedente, proprio davanti al cancello dell’area verde che ospita la baracca, ostruendo il passaggio all’auto del vicino. Al prefabbricato – due metri e mezzo per quattro, del tutto simile a quelli usati come uffici nei cantieri edili – era poi arrivato un fratello dell’ex fidanzata di Schena, che vive nelle vicinanze. Lui e il vicino di casa, armati di torcia elettrica, hanno spalancato la porta della baracca. «Abbiamo visto subito la ragazza sul letto, era tutta insanguinata e non si capiva nemmeno dove fosse la testa», spiegava ieri pomeriggio il vicino, ancora scosso.
«Stavolta l’ha combinata grossa», ha aggiunto il fratello dell’ex fidanzata. Già nel luglio scorso, sempre nello stesso casolare, Schena aveva infatti aggredito una prostituta romena che era però riuscita a scappare. Lunedì sera Madalina era invece supina sul letto, morta già da diverse ore e circondata da coperte e trapunte in disordine. Immediato, a quel punto, l’allarme ai carabinieri.
La prima a giungere sul posto è stata una pattuglia di militari della stazione di Fiorano, assieme all’automedica del 118. L’area viene sequestrata. La ventisettenne, che ha in tasca il passaporto, presenta ecchimosi in varie parti del corpo, le più serie – e probabilmente mortali, anche se la conferma arriverà solo dall’autopsia che oggi il pubblico ministero Fabrizio Gaverini dovrebbe disporre – alla testa.
Soltanto dopo le 22,30, all’arrivo della Scientifica dei carabinieri e dello stesso sostituto procuratore, si nota che spunta un piede da quelle trapunte ammassate. È quello di Schena: «È ancora vivo!», si sente gridare dall’interno della baracca. A quel punto ritorna in via Zeno Capitanio il 118: il trentasettenne, seminudo, è in stato di semi incoscienza e presenta alcune ferite d’arma da taglio all’addome.
Trasferito al Papa Giovanni di Bergamo, viene operato nella notte: i medici gli riducono l’emorragia interna. Viene poi piantonato (la prognosi resta riservata, ma non c’è il pericolo di morte) dai carabinieri per tutta la giornata di ieri, quando il sostituto procuratore dispone il fermo nei suoi confronti con la pesante accusa di omicidio volontario. Omicidio che risalirebbe dunque alla notte tra domenica e lunedì, quasi 24 ore prima del ritrovamento della giovane uccisa e, accanto, del suo assassino (essendo trascorsa la flagranza non si è infatti proceduto all’arresto immediato). Ma cos’è successo nel casolare sul monte Bue? È quello che stanno cercando di capire i carabinieri di Clusone e di Bergamo. A un centinaio di metri dallo svincolo lungo via Capitanio verso la stradina a fondo chiuso che termina proprio alla baracca di Schena è stata ritrovata, posteggiata sul lato destro della strada, l’auto di Madalina: un’Opel Corsa nera con i vetri oscurati, un vistoso adesivo a scacchi rosa sul cofano e la targa romena, che si vedeva spesso nei pressi di alcuni locali notturni della valle che la giovane frequentava.
La presenza della vettura era stata segnalata ai carabinieri, lunedì pomeriggio, da un residente della zona che si era insospettito. Secondo gli inquirenti – anche se tutta la ricostruzione è ancora ipotetica – Isaia e Madalina avevano un appuntamento, ma il camionista – che vive con la madre settantacinquenne Anna in via Toti e che lavora all’«Autogas Orobica» – aveva l’Audi danneggiata, probabilmente a seguito di un incidente stradale. La fiancata destra dell’auto presenta una lunga strisciata – come per un impatto con un guardrail – mentre entrambe le gomme di destra sono danneggiate: i due cerchioni sono stati ritrovati attorno all’auto, a fianco della quale c’era pure un cric.
Probabilmente Schena, dopo l’incidente, ha tentato di cambiare le gomme con altre che aveva proprio al casolare, ma ha poi deciso di farsi venire a prendere da Madalina, cambiando all’ultimo i programmi. La ragazza, inesperta di una zona così impervia, deve aver sbagliato strada e, lasciata l’auto, avrebbe raggiunto a piedi la baracca seguendo le indicazioni telefoniche di Isaia. Ma poi cos’è accaduto? Perché hanno litigato? Con cosa Schena ha colpito Maddy?
Nella baracca sono stati sequestrati due coltelli, uno impugnato da Isaia e l’altro trovato a terra. Ma la romena non è stata accoltellata. Nel disordine generale c’erano anche cocci di bottiglia e altri vetri, tra cui quelli di una finestra rotta probabilmente con una testata. I carabinieri ritengono che la ragazza sia stata colpita al capo con un oggetto contundente: forse proprio una bottiglia? Lo dirà l’autopsia. I carabinieri hanno sequestrato diversi oggetti trovati nel casolare. Uccisa la giovane, Isaia dev’essere uscito dalla baracca appoggiandosi alla parete accanto alla porta – dove sono state trovate tre sue tracce di sangue – ma poi deve aver deciso di rientrarvi, tentando a quel punto il suicidio. Forse il trentasettenne era sotto l’effetto di droga, visto che faceva uso di cocaina: droga di cui, però, non è stata trovata traccia nella baracca. Anche Maddy aveva assunto droga? E perché i due hanno litigato? Non si erano concordati sul pagamento di un’eventuale prestazione sessuale? Oppure Schena ha avuto un raptus, come già accaduto lo scorso luglio, nello stesso posto, a un’altra romena che però se l’era cavata?
(di Fabio Conti)

 

La tragica fine di Madalina e la doppia vita del suo killer (Corriere della Sera – 20 marzo 2014)
Isaia Schena: di giorno al bar degli anziani, di notte al night con prostitute e cocaina
Bisogna scavare, calarsi sempre più giù, sempre più al buio per arrivare alla seconda vita di Isaia Schena. Bisogna lasciarsi alle spalle la casa in pietra vicino al cimitero di Cene, dove fino a domenica scorsa ha abitato con la mamma anziana, e cercare, tra i boschi vip del Monte Bue, una baracca in lamiera, di quelle da cantieri, con al fianco una roulotte e alla fine del prato quattro recinti per gli animali. Qualche pecora, un paio di asinelli, i cani. Bisogna non fermarsi al bancone del centro diurno per anziani, dove passava il suo tempo libero, una partita a Scala e una a stecche, e tirare dritto verso Vertova, direzione Piccolo Fiore, night storico della Val Seriana. Adesso si chiama Notturna, ma la storia mica cambia. Bisogna partire dalla cugina che risponde al citofono e assicura: «Non riesco a collegare questa tragedia a Isaia, perché lui è un bravo ragazzo, molto altruista». E poi chiedere in giro, in paese, basta lo stesso bar con il viavai di pensionati. Tutti si guardano bene dal puntare il dito, perché la maggior parte Isaia lo ha visto crescere, ma al tavolo del bigliardo un coetaneo lo ammette chiaramente: «Da un paio d’anni non era più lo stesso, era la cocaina, avrebbero dovuto curarlo».
Il bravo ragazzo e l’assassino, la fidanzata e le prostitute, il lavoro e la droga. C’era un mondo sotterraneo nella vita di Isaia
Schena, 37 anni, autotrasportatore per una ditta di Gorlago. Un mondo che neanche la recente condanna in primo grado a 3 anni per tentata violenza sessuale e lesioni aggravate era riuscita a portare a galla. Il pomeriggio del 16 luglio 2013 si era chiuso con una prostituta romena nella baracca del Monte Bue, l’aveva picchiata, lei era riuscita a fuggire. «Ero qui fuori con la mia nipotina di 9 anni — racconta un vicino — e a un certo punto abbiamo sentito urlare una ragazza. L’abbiamo vista correre fuori dalla baracca. Isaia, nudo, l’ha presa per i capelli e l’ha trascinata dentro». Domenica scorsa, lo ha rifatto con Madalina Palade, 27 anni, anche lei romena. È finita in un bagno di sangue. Lei uccisa sul letto, con la testa fracassata. Lui trasportato in ospedale con un profondo taglio all’addome. Se la caverà. Il gip Alberto Viti, giovedì, ha convalidato il fermo per il pericolo di fuga e ordinato il carcere perché ritiene che il ragazzo possa scappare, una volta guarito dalle ferite, e uccidere ancora. Pensa sia verosimile che Schena abbia perso il controllo per via della droga. È scritto nell’ordinanza, sulla base di alcune testimonianze: «Indipendentemente dal motivo occasionale che può avere scatenato la violenza furiosa dello Schena, risulta chiaro che faceva uso smodato di cocaina».
Il buio. Strisciava dietro alla facciata. Al centro anziani sono due le bariste ed entrambe si chiamano Teresa. Di Isaia potrebbero essere le mamme. La prima è quella che, della madre vera, Anna, 75 anni, ha ricevuto la telefonata lunedì pomeriggio. Suo figlio non era rientrato la notte precedente, non riusciva a rintracciarlo sul cellulare, che era spento. Così lo ha cercato dove lui era di casa. «Non l’ho visto, l’Isa, le ho detto», racconta la Teresa numero uno. L’altra si fa venire le lacrime agli occhi: «Era così un bravo ragazzo con noi, gli volevano bene tutti. Spesso offriva da bene, venerdì sera ha comprato le caramelle per i bambini di un suo amico». In via Zeno Capitanio, prima della baracca, si trova l’abitazione di due famiglie milanesi. Il 47enne che, vedendo l’auto di Schena ferma davanti al suo cancello per tutto il lunedì, ha fatto scattare l’allarme, lo ricorda in questo modo: «A parte l’episodio dell’estate scorsa, non ci siamo mai accorti di nulla. Lui sembrava un tipo tranquillo, veniva spesso per dare da mangiare agli animali, a volte è capitato che mi regalasse le uova. È una persona squisita anche la sua fidanzata».
Con il fratello risiedono, pure loro, sul Monte Bue. Gestivano fino a cinque anni fa il Winny Bar a Vertova, cento metri dal Piccolo Fiore. Nemmeno a farlo apposta. È lì che Isaia ha conosciuto Madalina. Buio pesto, lunedì, quando proprio la fidanzata e il fratello hanno parcheggiato fuori dalla baracca, perché bisognava capire dove fosse finito Isaia. Lei non ha avuto il coraggio ed è rimasta in macchina, lui ha aperto la porta e ha guardato oltre. La torcia ha illuminato la scena del delitto. Ancora, però, non è bastato a squarciare il buio. Rannicchiati sotto a una trapunta, Isaia e la sua secondavita sono rimasti invisibili per un altro paio d’ore. Fino all’arrivo della Scientifica. (di Maddalena Berbenni)

Massacrò una ragazza rumena «Nessun disturbo della personalità» (Corriere della Sera – 14 luglio 2014)
La perizia chiesta dal giudice su Isaia Schena: «È totalmente capace di intendere e di volere». Confermato anche l’abuso di alcol e cocaina: «Ma solo nel weekend»
Isaia Schena era «totalmente capace di intendere e di volere» quando ha ucciso la 27enne rumena Madalina Palade nella sua baracca sul Monte Bue, a Cene. Lo ha stabilito lunedì mattina, durante l’incidente probatorio, il perito nominato dal gip Alberto Viti.
«Si esclude qualsivoglia disturbo della personalità – si legge nel documento del consulente – che possa ledere la capacità di intendere e di volere». Nella relazione è anche confermato l’uso di sostanze stupefacenti da parte del 37enne, autotrasportatore in una ditta della Bassa Bergamasca: «Si rileva un uso frequente, anche se non quotidiano (soprattutto nel fine settimana), di sostanze alcoliche e stupefacenti, in particolare cocaina».
Il consulente della difesa, Massimo Biza, sostiene invece che si potrebbe rilevare un «vizio di mente». Schena è difeso dall’avvocato Roberto Bruni. L’omicidio è avvenuto la notte tra il 9 e il 10 marzo scorso. A scoprire il cadavere era stato il fratello della fidanzata di Schena, allertato dalla sorella di lui perché mancava da casa dal giorno precedente, una domenica. Quando i carabinieri avevano raggiunto la baracca, avevano trovato la ragazza uccisa sul letto. L’uomo l’aveva colpita alla testa con una bottiglia, usata anche per tagliarle la gola. Lui era rannicchiato accatto al letto, sotto una trapunta, in stato confusionale e con un taglio in pancia. Era stato operato all’ospedale Papa Giovanni XXIII subito dopo.

 

Massacrò una ballerina: Isaia Schena condannato a 20 anni (Bergamo News – 27 marzo 2015)
Il camionista di Cene è stato condannato nel processo in rito abbreviato per il delitto di lunedì 10 marzo 2014, quando Madalina Palade, una ballerina romena di 27 anni venne massacrata in un casolare tra le campagne del Monte Bue
Vent’anni di reclusione per omicidio volontario e 500mila euro di risarcimento alla famiglia della vittima. E’ la sentenza emessa venerdì 27 marzo dal gup Raffaella Mascarino nei confronti di Isaia Schena, il camionista di Cene condannato nel processo in rito abbreviato per il delitto di lunedì 10 marzo 2014, quando Madalina Palade, una ballerina romena di 27 anni venne massacrata in un casolare tra le campagne del Monte Bue. Il gup ha riconosciuto le aggravanti della minorata difesa della vittima e dell’azione sotto effetto di sostanze stupefacenti per Schena avanzate dal pm Fabrizio Gaverini, che aveva chiesto trent’anni di reclusione. Escluse invece quella dei futili motivi e, come nel processo a Salvatore Parolisi, della crudeltà per Schena, difeso dall’avvocato Roberto Bruni.
Il giudice ha rinviato in sede civile la quantificazione del risarcimento danni alla famiglia della vittima, ma ha riconosciuto una provvisionale immediatamente esecutiva di 200mila euro alla madre e al padre della ragazza, e di 100mila alla sorella. Schena è stata condannato anche a otto mesi e 800 euro di sanzione per detenzione di sostanza stupefacenti, oltre a 6 mesi di arresto e 1300 euro di ammenda per guida sotto l’effetto di cocaina.
Il camionista ha sempre ammesso le proprie responsabilità sull’uccisione della donna. Aveva ammesso gli addebiti e ricostruito i fatti di quella sera, come aveva fatto davanti, spiegando di aver perso il controllo, senza alcuna provocazione da parte della ragazza, di averla aggredita e uccisa per un raptus inspiegabile e che in un barlume di lucidità aveva anche cercato di togliersi la vita dopo essersi reso conto di ciò che aveva combinato. Nei mesi precedenti quel delitto, Schena aveva già picchiato una prostituta romena nella baracca sul monte Bue: per quell’episodio è stato condannato a tre anni.

 

 


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