Guerrando Magnolfi, 84 anni, pensionato, padre. Uccide a fucilate la moglie e la figlia (strage di Brozzi)
Firenze , 4 Marzo 2017
Titoli & Articoli
Uccide a colpi di fucile moglie e figlia disabile: “Per lei non c’è futuro” (il Giornale – 5 marzo 2017)
Per il pensionato, 84 anni, troppa la paura di lasciare la ragazza senza assistenza
Era diventata insostenibile, la paura di lasciare la figlia disabile senza assistenza. Il timore che non ci fossero più mani amorevoli a prendersene cura l’aveva gettato nella disperazione. E così ieri mattina un pensionato fiorentino ha imbracciato il fucile da caccia, regolarmente detenuto, e ha sterminato la sua famiglia prima di rivolgere l’arma contro se stesso e fare fuoco.
La tragedia familiare si è verificata all’alba a Brozzi, alle porte del capoluogo toscano: Guerrando Magnolfi, 84 anni, ha sparato alla moglie Gina Paoli di 82 anni ed alla figlia 42enne Sabrina, tetraplegica. I vicini di casa hanno sentito i colpi di fucile e poco più tardi hanno provato a bussare all’appartamento dove viveva la famiglia. Quando non hanno avuto risposta dopo aver suonato più volte il campanello, hanno capito che qualcosa di grave doveva essere successo: hanno chiamato i carabinieri, che insieme ai vigili del fuoco hanno scoperto i tre cadaveri.
Secondo la ricostruzione degli investigatori del reparto operativo e della compagnia dei carabinieri è stato Guerrando Magnolfi, 84 anni a impugnare il suo fucile da caccia e a sparare a moglie e figlia: queste ultime erano distese sul letto, mentre lui è stato trovato riverso sopra i loro corpi. Sin da subito è apparso chiaro che non si era trattato di un raptus di follia o di una rapina finita male, bensì di un progetto preparato con cura, pensato per giorni, forse pianificato per settimane e mesi. Ogni dubbio è svanito quando i carabinieri hanno trovato sul mobile di casa una lettera firmata da Guerrando Magnolfi: poche righe in cui il pensionato spiegava il gesto, e si preoccupava di lasciare i risparmi della famiglia a un’associazione di pittori che erano soliti frequentare.
Chi conosceva il pensionato conferma che negli ultimi tempi era di umore sempre più cupo, anche quando frequentava con la famiglia la vicina casa del popolo. All’origine del gesto c’è il profondo disagio di non poter dare garanzie alla figlia quando il peso degli anni sarebbe diventato insostenibile: per tutta la vita i due hanno accudito la donna, ma col passare del tempo e l’incedere dell’età il pensiero che la loro Sabrina bisognosa di assistenza continua, viste le condizioni di salute sarebbe rimasta da sola è diventato un incubo ricorrente. Un tarlo che ha roso la mente dell’84enne fino a portarlo al punto di non ritorno. Restano da capire alcuni dettagli: se si sia trattato di un’iniziativa di Guerrando Magnolfi magari dopo una notte in bianco, piena di dubbi e preoccupazioni oppure se la decisione sia stata presa in accordo con la moglie Gina. Sta di fatto che quando fuori stava appena albeggiando, nell’appartamento in via di Brozzi la tragedia della disperazione si è consumata. Tre colpi a breve distanza, che hanno risvegliato gli abitanti delle case nei dintorni. Nell’appartamento è stato sequestrato un fucile, ritenuto l’arma usata per commettere l’omicidio suicidio.
La tragedia di Brozzi. Il testamento choc di papà Guerrando (La Nazione – 6 marzo 2017)
“Sabrina non può restare da sola”. Omicidio-suicidio, le ultime volontà in un biglietto lasciato in camera
IL PRIMO punto di sutura per chiudere una ferita impossibile da rimarginare sarà messo fra pochi giorni nella chiesa di San Martino. È qui, a una manciata di metri dalla casa di piazza Primo Maggio, nel cuore di Brozzi, dove all’alba di sabato Guerrando Magnolfi ha cancellato per sempre a colpi di doppietta la sua vita e quella della moglie Gina Paoli e della figlia Sabrina, che sarà celebrato il funerale della famiglia. Il rito si terrà non prima di mercoledì, quando le salme del pensionato 84enne, della moglie di 82 e della figlia di 44 anni saranno rimesse dalla magistratura a disposizione dei parenti. A loro è arrivato l’abbraccio di Palazzo Vecchio che, tramite l’assessore al Sociale Sara Funaro, si è offerto di contribuire al rito e garantire la presenza delle istituzioni. Un gesto di vicinanza soprattutto a Sabrina, la figlia disabile, dipendente del Comune e cardine di una tragedia della disperazione che ha visto suo padre anziano e prigioniero della paura di non poterla assistere nel futuro, affogare nel sangue tre esistenze.
LA STESSA motivazione scarabocchiata con una calligrafia tremolante in un biglietto lasciato in camera da letto: «Sabrina non può restare sola». Da tempo infatti quell’incubo aveva iniziato a martellare nel profondo. Una goccia che, giorno dopo giorno, ha scavato l’anima di Guerrando, torturandola. Restano da capire alcuni dettagli: se si sia trattato di un’iniziativa presa in solitudine dall’uomo oppure se il piano sia stato concordato con la moglie Gina.
Di sicuro era all’oscuro di tutto Sabrina, impegnata a programmare un viaggio agli scavi archeologici di Pompei verso i quali sarebbe partita a breve. La donna, tetraplegica dalla nascita era riuscita, grazie all’aiuto dei genitori a tenere in sella la sua vita a cavallo fra pittura e serenità. Poi l’amore per i viaggi come le numerose visite al santuario di Lourdes. «SABRINA – raccontano dalla comunità di S. Egidio, frequentata dalla 43enne – era un’artista felice e una donna che aveva cura di sé e degli altri. La sua vita era immersa in una rete di relazioni, con amicizie fedeli che abbracciavano anche i suoi familiari». Incluso il Comune dove la donna era stata assunta in fascia protetta anni fa. I servizi sociali da poco avevano incontrato la famiglia Magnolfi, per pianificare un ‘programma’ per il futuro di Sabrina nel momento in cui i genitori non sarebbero più stati in grado di accudirla. A restare oggi è solo il dolore di quel rione, Brozzi, che Guerrando e Gina avevano visto fiorire mattone dopo mattone davanti ai loro occhi in oltre 40 anni di matrimonio. E che adesso, sta rivoltando la propria coscienza per capire se poteva essere fatto qualcosa per evitare quel gesto horror.
LA VOGLIA DI VIVERE NONOSTANTE TUTTO: per Sabrina, Gina e Guerrando (Leo Magazine – 13 marzo 2017)
Oggi, 13 Marzo 2017 si è celebrato nella Chiesa di San Martino a Brozzi (nella periferia di Firenze) il funerale di Sabrina, Guerrando e Gina Magnolfi.
Quella mattina si poteva capire lo strazio anche da lontano. Una scena quasi da film, con polizia, carabinieri e vigili che bloccavano la strada e circondavano l’abitazione. Una cosa inusuale se si pensa che Brozzi è molto piccola ed è costituita da un unica strada, per l’appunto via di Brozzi. Tutto il paese era con il nodo alla gola per una delle storie più drammatiche per quanto riguarda la cronaca fiorentina. Uscire e trovare davanti una schiera di persone ha frastornato chi abitualmente andava all’alimentari oppure in tabaccheria, e mai nessuno avrebbe pensato ad un omicidio suicidio. Quando le cose le vivi personalmente o almeno quando succedono in un mondo molto vicino al tuo, allora ti toccano ancora di più e ti senti quasi in colpa per non essere riuscito a capire la sofferenza e la disperazione di un genitore affranto e stanco di questa situazione. Brozzi, come ha anche detto il sindaco di Firenze durante la cerimonia funebre è una delle poche realtà dove veramente si pensa alle persone con delle difficoltà, dove veramente tutti si conoscono e cercano di aiutarsi o quanto meno il dialogo è parte fondamentale della comunità brozzese.
Erano persone per bene, ben integrate nel quartiere di Brozzi. Sabrina, che era la figlia, era tetraplegica. Una malattia che però non le faceva mancare nulla, neanche il sorriso. Aveva un lavoro, frequentava la comunità di Sant’Egidio, i pomeriggi la trovavi sempre in piazza a parlare con le altre concittadine sempre con il sorriso sulle labbra e la voglia di sentirsi raccontare le cose che succedono nel mondo. Si è spenta all’età di 44 anni per un colpo d’arma da fuoco, un fucile, sparatogli dal padre durante la notte tra Venerdì e Sabato scorso. Il padre, 84 anni, si dice che non ce la facesse a sopportare l’idea di vedere la figlia sola dopo la loro seppur non prossima morte. Secondo le indagini della polizia, l’uomo avrebbe prima puntato il fucile e fatto fuoco contro la moglie e la figlia entrambe distese nel letto, per poi dare l’allarme al nipote, che quindi sentendo la chiamata ha avvisato l’ambulanza, senza però riuscire a cambiare le cose; Guerrando una volta riattaccato il telefono si è puntato il fucile contro e ha deciso di porre fine anche alla propria vita. Sul luogo è stato ritrovata una piccola lettera, in cui diceva che i pochi soldi rimasti dovevano essere destinati ad un associazione di pittura che lui stesso frequentava insieme alla moglie.
Come dice il nipote, Marcello Mini, ai microfoni di Rai 3: “E’ stato un fulmine a ciel sereno, nessuno si aspettava una fine così crudele. Sabrina era una donna con difficoltà motorie, ma parlava, aveva un lavoro, dipingeva”. Lo sconforto in un quartiere che l’ha cullata, che l’ha fatta sentire parte integrante e che non l’ha mai lasciata sola. Come racconta il presidente del Quartiere 5 di Firenze, Cristiano Balli: “aveva un handicap motorio, ma aveva tante altre capacità. Ogni mattina nel suo ufficio faceva la rassegna stampa selezionando le notizie più importanti che riguardavano il quartiere e le stampava. Poi saliva con l’ascensore e me le portava.”
Oggi salutiamo una persona speciale, una donna che trasmetteva tutta la sua voglia di vivere e che nonostante tutto andava avanti, supportata in tutto e per tutto dai familiari, dai conoscenti. La disperazione del padre è comprensibile in un paese sempre più lontano da queste realtà che esistono e che non vanno tralasciate. La solitudine è cattiva compagnia, perché porta alla disperazione e la disperazione porta a commettere azioni folli anche contro chi hai amato con tutto te stesso. Adesso all’ingresso del portone ci sono i fiori e ogni passante che sia a piedi o in macchina si sofferma a guardare il portone, provando a ricordarsi di Sabrina che ogni mattina usciva da quel portone con il sorriso e con la voglia di assaporare da vicino il suo mondo, il nostro mondo.
Ciao Sabrina, ciao Guerrando e Gina. Ci mancherete!