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Giuseppe Di Mauro, 32 anni. Già denunciato per aver molestie, perseguita per anni una ragazza, tenta di stuprarla e poi la uccide a coltellate. Assolto perchè incapace di intendere e di volere, viene ricoverato per dieci anni in una casa di cura psichiatrica e sottoposto successivamente a libertà vigiliata. Appena libero, ricomincia a inviare lettere ossessive alla sorella della ragazza uccisa e va a processo per stalking, ma viene nuovamente prosciolto e inviato in una comunità di recupero per autori di reato

Palo del Colle (Bari), 16 Marzo 1991


Titoli & Articoli

“O me o Dio”: la storia di Santa Scorese, uccisa da uno stalker con 14 coltellate (FanPage – 26 luglio 2011)
Santa Scorese, studentessa e attivista cattolica, è stata assassinata con 14 coltellate il 16 marzo 1991 a Palo Del Colle (Bari). Aveva solo 23 anni. A sferrare i fendenti mortali fu Giuseppe, giovane con disturbi psichici cacciato dal seminario e ossessionato da due cose: la religione e Santa. La morte della ragazza è stata considerata ‘martirio’ dalla Chiesa cattolica, che ha avviato il processo di beatificazione.
Lei si chiamava Santa Scorese, aveva 23 anni e non sapeva che un giorno sarebbe diventata santa per davvero. Nata a Bari nel ’68, cresciuta nel quartiere Libertà, diplomata al Classico, aveva provato a rinchiudere il suo slancio mistico nella preghiera e nell’attivismo cattolico, ma la sua fede era troppo appassionata per restare rinchiusa in un oratorio di provincia e Santa aveva deciso che sarebbe diventata una missionaria. C’era solo una cosa tra lei e Dio, anzi, una persona. Lui si chiamava Giuseppe e scriveva lettere brucianti per lei, ma non era il suo fidanzato, era solo l’uomo che l’avrebbe assassinata a coltellate una notte di marzo a Palo Del Colle.
Maniaci, all’epoca li chiamavano maniaci. Quelli che seguivano le donne per strada, che le molestavano sugli autobus, quelli che le spaventavano con lettere minacciose e deliranti. Non c’era limite giuridico  o psichiatrico per loro, non c’era la legge sullo stalking, non c’era nemmeno la parola. La persecuzione era qualcosa di privato da gestire coi propri mezzi e così infatti faceva la famiglia Scorese, il papà poliziotto la scortava dovunque, le sorelle la vegliavano, la madre si preoccupava continuamente della sua sicurezza. Andava avanti da tre anni, e in un’occasione si era anche sfiorato lo stupro. Il 6 febbraio 1989, nel giorno del suo compleanno, Santa era stata sorpresa da quell’uomo per strada. In un attimo si era ritrovata distesa a terra con il suo peso addosso. Lottò per alcuni minuti poi riuscì a liberarsi e fuggì. In questura se ne dolsero, ma nessuno prese provvedimenti restrittivi concreti nei confronti di Giuseppe. Ormai tutta la famiglia lo temeva come un fantasma maligno, anche se il cuor loro i parenti di Santa non pensavano fosse cattivo, ma solo malato.
L’incontro con l’assassino
Tutto era iniziato a Bari, quando, all’uscita dalla cattedrale dove era andata a trovare il parroco, lui l’aveva vista. Era magro, curato ben vestito, non sembrava pericoloso. Aveva subito iniziato a seguirla per poi prendere a perseguitarla con lettere, messaggi blasfemi, telefonate, oscenità. Si scoprirà che si tratta di un giovane disturbato, già cacciato dal seminario per i suoi deliri e ossessionato dalle donne e dalla religione. Non era la prima volta che molestava una ragazza, ma con Santa sembrava implacabile. Minacciava di ‘farla secca’ se non cambiava vita, se non lasciava Dio per stare con lui. La famiglia Scorese si rivolse all’USL, l’allora Unità sanitaria locale, per chiedere provvedimenti.
Nessuno intervenne anche perché la famiglia di Giuseppe, dal canto suo, giurava di provvedere a curarlo privatamente, salvo poi ammettere di averlo fatto solo dandogli qualche goccia di valium. Dopo tre anni passati praticamente agli arresti domiciliari a Palo del Colle, una sera di marzo del 1991 decide di tornare a casa da sola da una riunione dell’Azione cattolica.  Arriva davanti al portone sana e salva. Che sollievo, pensa, mentre schiaccia il pulsante del citofono e il portoncino fa lo scatto di apertura. Suo padre che si affaccia dalla finestra per vederla rientrare, viene assalita alle spalle. Si accascia nel suo sangue sotto 14 colpi di coltello, mentre il suo aggressore scappa. L’immediato soccorso e l’intervento chirurgico a cui viene sottoposta al Policlinico di Bari, non le salvano la vita.
Morta nel nome di Dio
“Se mi accade qualcosa, sappi che io ho scelto Dio”, aveva detto qualche tempo prima al suo confessore.  La morte di Santa scuote profondamente la comunità di Palo, tanto che al suo funerale ci sono migliaia di persone tra cui tanti corpi, ordini e associazioni tra cui le Missionarie dell’Immacolata-Padre Kolbe, i ragazzi di Comunione e Liberazione e tra i gli integralisti c’è chi parla di disegno divino e di martirio. Nessuno chiederà scusa per la tragedia annunciata. Non lo faranno i funzionari della USL che, diventata ASL, declinerà ogni responsabilità della precedente gestione, non lo faranno le forze dell’ordine. Giuseppe finirà rinchiuso in nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa (Caserta) dove resterà per 10 anni.
Il processo di beatificazione
Come fu per Maria Goretti,  anche per Santa, dopo la morte è arrivato il riconoscimento della Chiesa. Per le istituzioni cattoliche Santa è ‘Serva di Dio’ in attesa che si concluda il processo di beatificazione. Nomen omen, così si dice. Oggi la sua incredibile storia rivive in un docufilm dal titolo ‘Santa Subito‘. Dal 2009 lo stalking è un reato normato dall’articolo 612 bis del Codice penale. Forse da allora abbiamo meno sante e più donne.
(di Angela Marino)


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In memoria di

Santa Scorese, dopo 32 anni l’uomo che la uccise perseguita la sorella: arrestato per stalking (Baru Today – 28 marzo 2023)
Dopo il delitto l’uomo fu riconosciuto incapace di intendere e ricoverato in un ospedale psichiatrico giudiziario per dieci anni. Di recente avrebbe cominciato a molestare la sorella della vittima. Dopo la denuncia della donna, è finito ai domiciliari
Ricomparso 32 anni dopo l’omicidio, per perseguitare la sorella della giovane donna, Santa Scorese, che aveva ucciso nel 1991. Così Giuseppe Di Mauro, oggi 64enne, dopo la denuncia presentata dalla donna, Rosa Maria Scorese, è stato sottoposto agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, con l’accusa di stalking. La notizia, pubblicata oggi dalla Gazzetta del Mezzogiorno, è stata confermata all’Ansa, che ripercorre la vicenda.
Santa Scorese, studentessa e attivista cattolica, aveva 23 anni quando fu uccisa a coltellate, dopo essere stata ossessionata e perseguitata per anni. Una delle prime vittime di femminicidio: la sua storia è stata anche raccontata in un film diretto da Alessandro Piva. Per il delitto, Di Mauro fu riconosciuto incapace di intendere e ricoverato per dieci anni in un ospedale psichiatrico. Successivamente, il 64enne era stato in libertà vigilata e sottoposto a cure psichiatriche.
Di recente, da una Rsa – dove si trova ora ai domiciliari – vicino Palo del Colle, Comune in cui viveva la sua vittima e in cui vive ancora la sorella, Rosa Maria, Di Mauro avrebbe cominciato a manifestare nuovamente la sua ossessione per Santa, scrivendo una lettera destinata a Rosa Maria in cui – riporta sempre l’Ansa – l’uomo avrebbe fornito dettagli sul numero di coltellate utilizzato per uccidere Santa, spiegando che “se Santa mi avesse pregato di non ucciderla, io non l’avrei uccisa”.
Nella missiva chiederebbe inoltre alla donna di far rinascere sua sorella attraverso una sorta di clonazione, fornendo indicazioni su un medico genetista negli Stati Uniti. La lettera sarebbe stata seguita anche da messaggi su Messenger. Di qui la denuncia di Rosa Maria, che ha fatto scattare l’arresto.

Uccise Santa Scorese, Giuseppe Di Mauro prosciolto anche per lo stalking alla sorella Rosa Maria: incapace di intendere e di volere (la Repubblica – 5 marzo 2024)
Incapace di intendere e di volere, dunque prosciolto dall’accusa di avere perseguitato Rosa Maria Scorese, sorella di Santa, la donna di Palo del Colle che aveva ucciso nel 1991. Il 64enne Giuseppe Di Mauro è stato giudicato con rito abbreviato, condizionato a una perizia psichiatrica, come richiesto dall’avvocato Michele Losurdo. All’esito della perizia, svolta dalla dottoressa Anna Margari, il giudice Angelo Salerno ne ha disposto il proscioglimento. La sentenza sui presunti episodi di stalking è arrivata 33 anni dopo l’omicidio di Santa Scorese, all’epoca 23enne, per la quale oggi è in corso un processo di beatificazione. Anche per l’omicidio, Di Mauro fu giudicato incapace di intendere e di volere, il giudice dispose il suo ricovero per dieci anni in un ospedale psichiatrico e dopo fu sottoposto a libertà vigilata e a cure psichiatriche.
Finito il periodo di libertà vigilata avrebbe cominciato a perseguitare la famiglia di Santa, in particolare la sorella. In una lettera, in particolare, diceva: «Se Santa mi avesse pregato di non ucciderla, io non l’avrei uccisa». Dopo le missive e i messaggi social Rosa Maria lo ha denunciato, con l’assistenza dell’avvocata Maria Pia Vigilante. Imputato per stalking alla fine è riuscito ad uscire indenne anche da questo processo. Per Di Mauro è stato disposto il collocamento in una Crap per autori di reato, con una serie di limitazioni.