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Giuseppe Lima, 50 anni, giardiniere, padre separato. Uccide la compagna che lo sorprende con l’amante e cerca di dare la colpa alla donna. Condannato a 13 anni, 4 mesi e 10 giorni ai domiciliari per motivi di salute, muore durante la pena

Ravello (Salerno), 26 Marzo 2015


Titoli & Articoli

Strangolata a Ravello,compagno arrestato (Gazzetta del Mezzogiorno – 25 gennaio 2017)
Dell’omicidio si era accusata un anno fa una rivale in amore
Svolta nelle indagini dell’omicidio di Patrizia Attruia, uccisa a Ravello (Salerno) tra il 26 e 27 marzo 2015. I militari del Nor-Aliquota Operativa della compagnia Carabinieri di Amalfi hanno arrestato il suo compagno, il 50enne Giuseppe Lima, per aver partecipato, in concorso con un’amica della coppia, Vincenza Dipino, già rea confessa, all’omicidio e all’occultamento del cadavere della compagna Patrizia. Si sono rivelate decisive le ulteriori indagini dei carabinieri di Amalfi che hanno permesso di confutare l’alibi difensivo dell’uomo. Per la completa definizione del caso, fondamentali anche la precisazione dell’orario del decesso della vittima, le immagini registrate da una telecamera di videosorveglianza successivamente acquisite, gli accertamenti autoptici, le disposte consulenze medico-legali, e, in aggiunta, la chiamata in correità nei confronti del cinquantenne effettuata dalla complice Vincenza Dipino che in un primo momento aveva dichiarato di avere agito da sola scagionando l’uomo.

Omicidio di Ravello, condanna in via definitiva a 14 anni per Enza Dipino (Salerno Today – 30 novembre 2020)
Le tesi difensive, puntate su una partecipazione al delitto non decisiva, con un ruolo marginale rispetto all’azione compiuta dal complice Giuseppe Lima, sono state respinte dai giudici della Suprema Corte
La Cassazione ha confermato la sentenza di appello per Enza Dipino, condannata a 14 anni per l’omicidio di Patrizia Attruia, rigettando il ricorso presentato dai suoi legali. Le tesi difensive, puntate su una partecipazione al delitto non decisiva, con un ruolo marginale rispetto all’azione compiuta dal complice Giuseppe Lima, sono state respinte dai giudici della Suprema Corte, che hanno riconosciuto la correttezza dell’iter seguito dalla Corte D’Appello, che aveva già emesso una prima sentenza, precedentemente annulla dalla Cassazione.
Il nodo era legato alla presunta marginalità e il ruolo effettivo dell’imputata nel delitto: per la difesa era evidente «il ruolo soverchiante di Lima, dotato, non solo di forza fisica assai maggiore rispetto all’imputata, ma anche della capacità di sopraffarla dal punto di vista psicologico» così che il giudizio di appello aveva sbagliato a non riconoscere la marginalità della partecipazione della Di Pino all’omicidio «posto che la colluttazione che costei aveva ingaggiato con la vittima era stata di modesta entità e che la morte di quest’ultima era sopraggiunta per il preponderante colpo alla fronte che il Lima le aveva assestato, dopo averla cinta al collo con un braccio».
La valutazione della Cassazione tiene conto in pieno delle precedenti evidenze emerse, a partire dalle perizie che individuavano tracce biologiche della vittima sotto le unghie della Dipino, con ammissioni della stessa imputata rispetto alla dinamica e alla sua stessa partecipazione, riportando le mani alla gola nell’ambito dell’azione delittuosa.
L’omicidio di Patrizia Attruia si consumò a Ravello tra il 26 e 27 marzo 2015, con Enza Dipino condannata a 14 anni e 2 mesi di reclusione dopo un secondo giudizio in appello. Nella sentenza poi annullata, i giudici l’avevano riconosciuta colpevole con 9 anni e mezzo, riconoscendole la «minima partecipazione» ai fatti. Il coimputato e complice Giuseppe Lima, invece, con il rito abbreviato, fu condannato a 18 anni, poi ridotti in secondo grado a 13 anni e 6 mesi e la concessione delle attenuanti generiche dopo ammissione degli addebiti, senza il riconoscimento della premeditazione. Il cadavere di Patrizia Attruia fu rinvenuto nel pomeriggio del 27 marzo 2015 in una cassapanca: lei era la compagna di Lima, i due vivevano in casa della Dipino che, a dopo la morte della madre adottiva, li aveva ospitati.


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In memoria di

Delitto a Ravello, muore Giuseppe Lima. Uccise Patrizia Attruia (Cronache di Salerno – 7 ottobre 2023)
Stava scontando in casa una pena di quasi 14 anni per l’uccisione della scafatese Patrizia Attruia avvenuta a Ravello otto anni fa. Malato, non poteva sopportare il carcere e così il giudice decise per una misura cautelare ai domiciliari. Ieri mattina quella stessa malattia ha portato alla morte Giuseppe Lima, originario di Pagani.  lI ritorno a Ravello dell’uomo (nel 2022), fu dovuto proprio alla necessità di curarsi, per via delle sue condizioni di salute abbastanza precarie. Il giudice avrebbe concesso la detenzione domiciliare al Lima presso la casa di uno dei due fratelli, da cui poteva uscire soltanto per sottoporsi alle visite ed alle terapie necessarie. Lima fu responsabile dell’omicidio della sua donna insieme alla sua amante, Enza Dipino.Il delitto, stando alle ricostruzioni degli inquirenti, ebbe una matrice amorosa: Patrizia Attruia, infatti, avrebbe sorpreso Giuseppe Lima, con cui conviveva, intrattenersi con la sua nuova amante, Enza Dipino, anch’ella complice nell’omicidio. La Dipino, in base alle prime ricostruzioni, era stata indiziata di aver avuto un ruolo primario nell’uccisione della Attruia: Lima, infatti, cercò di scaricare quasi interamente sulla donna le sue responsabilità. Giuseppe Lima fu condannato in via definitiva agli inizi di Maggio del 2021, dai giudici della Settima sezione penale della Cassazione a 13 anni, 4 mesi e 10 giorni di reclusione per l’omicidio della donna.