Gianluca Lupi, 41 anni, padre. Uccide la moglie a coltellate davanti ai figli. Condannato a 24 anni
Milzano (Brescia), 8 Maggio 2020
Titoli & Articoli
Il femminicidio di Milzano: «Mi ha insultato e ho perso la testa» (GdB – 10 maggio 2020)
Così Gianluca Lupi ha ricostruito il brutale omicidio: ha accoltellato la moglie Susy al termine di un forte litigio in casa
Sedici anni di vita matrimoniale insieme, dodici passati in quella casa ora sotto sequestro. E poi tre figli, di 3, 7 e 15 anni, testimoni di una tragedia enorme. Piombata su una famiglia che stava affrontando da qualche tempo un periodo carico di tensione.
«Ci stiamo separando e stavamo litigando, mi ha insultato e ho perso la testa» ha raccontato ai carabinieri Gianluca Lupi, il rappresentante di una ditta di surgelati, 41 anni, che venerdì sera a Milzano ha ammazzato la moglie Zsuzsanna Mailat, 39enne di origini rumene. Uccisa con una coltellata alla gola e altri fendenti… (di Andrea Cittadini)
Uccisa davanti ai figli, «avevano appuntamento per separarsi» (GdB – 11 maggio 2020)
Interrogatorio di convalida del fermo per Gianluca Lupi, che a Milzano ha ucciso la moglie. Il suo legale: «Non si spiega quel gesto»
«Ha confermato quanto già riferito in interrogatorio venerdì notte dopo il delitto. Ha raccontato di mesi di tensione con la moglie, con la quale il giorno dopo sarebbe dovuto andare da un avvocato per la separazione. Non sa spiegarsi quel gesto». Lo ha detto l’avvocato Gianbattista Scalvi al termine dell’interrogatorio di convalida del fermo di Gianluca Lupi, il 41enne che venerdì sera a Milzano ha ucciso a coltellate la moglie di 39 anni alla presenza dei tre figli minori, a casa.
L’interrogatorio si è svolto agli Spedali Civili di Brescia, dove l’uomo è stato trasferito per via delle sue condizioni psicofisiche, come stabilito dei medici del carcere di Brescia. In giornata dovrebbe arrivare la decisione del gip sulla convalida del fermo.
«Ho ucciso mia moglie in preda ad un raptus incontrollabile» (Brescia Oggi – 12 maggio 2020)
Aveva già confessato nelle ore successive all’arresto, avvenuto la sera stessa del delitto. Gianluca Lupi ieri mattina, nell’interrogatorio di convalida, ha ribadito quanto già dichiarato nella notte tra venerdì e sabato scorsi, davanti al pm Carlo Pappalardo e al maggiore dei carabinieri Tedros Comitti Berè.
GIANLUCA LUPI, venerdì sera, a Milzano al culmine di una lite ha ucciso a coltellate la convivente Susy Mailat. Il fendente che non ha lasciato scampo alla vittima è stato vibrato alla gola, ma non è stato l’unico. Sarà l’autopsia a fare chiarezza sul numero delle coltellate. Ieri, invece è stato il giorno dell’interrogatorio che si è tenuto all’Ospedale Civile. Lì è stato ricoverato Gianluca Lupi dopo essere stato portato in carcere, al Nerio Fischione. Ma i medici dell’istituto di pena hanno disposto il trasferimento in ospedale. Decisione che sarebbe da ricondurre alle condizioni psichiche e emotive in cui si trovava Gianluca Lupi. E al Civile, ieri mattina, in video conferenza Lupi è stato interrogato dal gip Luca Tringali. Il magistrato ha convalidato l’arresto e disposto che Lupi rimanga in carcere poiché potrebbe uccidere ancora sulla base dell’impulso irrefrenabile che l’ha colto venerdì scorso.
Secondo il magistrato quindi si è trattato di un delitto d’impeto. Ad assistere l’arrestato c’era l’avvocato Gianbattista Scalvi. «Stamattina – ha spiegato ieri dopo l’interrogatorio – il mio assistito si è riportato all’interrogatorio già reso e poi chiederà d’essere sentito nuovamente dal pubblico ministero. Ha ricostruito gli accadimenti. Erano mesi che c’era una situazione un po’ pesante, poi è precipitata quella sera, nel senso che c’è stata una discussione tra i due e una perdita di controllo da parte del mio assistito. Poi è successo questo fatto estremamente grave».
Il litigio degenerato nell’omicidio è avvenuto la sera prima dell’incontro con l’avvocato per definire la separazione tra Gianluca Lupi e la convivente. «Chiederemo al pm di fare accertamenti specifici, che fa parte dell’attività d’indagine». In quanto al proprio assistito, l’avvocato ha ribadito che «È molto provato. C’è una situazione di shock per quanto ho potuto vedere io, trattandosi di una persona assolutamente normale, il “vicino della porta accanto”». Un fatto quindi «imprevedibile ed è nelle cose che ci sia questo tipo di reazione quando uno si rende conto di cosa ha commesso, della gravità del gesto che ha commesso. La sua preoccupazione principale in questo momento è quella dei figli».
Omicidio di Milzano, Gianluca rimane in carcere: “il marito potrebbe uccidere ancora” (MeteoWeek – 14 maggio 2020)
Il gip convalida l’arresto del 41enne Gianluca Lupi: «Impulso irrefrenabile che potrebbe spingerlo ad uccidere ancora nonostante l’accaduto»
Convalidato il fermo per Gianluca Lupi:il protagonista dell’efferato delitto di Milzano non uscirà dal carcere perché, secondo il Gip, potrebbe colpire ancora. A causa di «un impulso irrefrenabile», ha scritto nell’ordinanza, configurando quindi l’omicidio come un «delitto d’impeto».L’uomo si è consegnato raccontando ciò che è accaduto con grande lucidità: il delitto sia maturato dopo «mesi di tensioni, in una situazione pesante, precipitata l’altra sera all’apice di una lite». Quando «ho perso il controllo, ma non mi so spiegare come ho potuto fare un gesto simile». Poi ha chiesto dei figli, affidati alla sorella: «Sono la sua più grande preoccupazione».
La maggiore, Caroline, 15 anni, ha visto tutto. E per prima ha chiamato i soccorsi: «Aiuto, papà ha ucciso mamma». Una storia che ha l’odore del terrore e le sembianze di una follia omicida inspiegabile. L’uomo al culmine di una lite avrebbe afferrato un coltello e aggredito la moglie Zsuzsanna «Susy» Mailat, 39 anni. Il movente è chiaro: «voleva lasciarmi e andarsene di casa».
La vittima gli avrebbe detto:«Domani mattina andiamo dall’avvocato, io da qui me ne vado». La separazione era arrivata dopo 16 anni di convivenza e tre figli: Caroline era a pochi metri, mentre la sorellina e il fratellino stavano facendo il bagnetto di sopra. A innescare la follia sarebbe stata proprio la risposta brusca di Susy, di fronte alle richieste di ripensamento del compagno: «Ma perché ti sei messa con quello? Davvero vuoi rovinare la nostra famiglia così?» Il primo a intervenire il sindaco della città che mentre passeggiava in zona aveva udito delle urla provenire dalla casa.
Un femminicidio annunciato secondo i familiari della donna che alla stampa hanno dichiarato come lui l’avesse già minacciata di morte in diverse occasioni, seppure non l’avesse mai picchiata. Susy non si era mai rivolta alle forze dell’ordine, come confermano i Carabinieri di Verolanuova che indagano sull’omicidio. I militari non sono mai intervenuti nella bella villetta di via Usignolo e mai nessuna denuncia è stata sporta. La famiglia sostiene che la donna aveva paura di denunciarlo per violenza alla Polizia, non voleva che i conflitti degenerassero ulteriormente, cercava di proteggere i suoi bimbi.
Esistono, eppure, ancora molti punti non chiari all’interno della vicenda che le forze dell’ordine dovranno indagare. Nell’ultima telefonata alla famiglia sembra che la donna avesse confessato che “Lui aveva firmato i documenti per la separazione e che si era detto disponibile a pagare l’affitto, se avesse deciso di andarsene con i bambini. Ma in realtà erano tutte bugie.” Secondo la famiglia lui voleva rassicurarla, farle credere che presto sarebbe stata lontana e felice insieme ai suoi figli e invece aveva già intenzione di ucciderla. Oggi rimane solo sgomento per una storia ancora tutta da raccontare. (di Alessia Cornali)
Uccisa davanti ai figli: «Susy colpita dal marito 14 volte» (GdB – 13 aprile 2021)
Il processo per il delitto di Milzano è iniziato davanti alla Corte d’Assise presieduta da Roberto Spanó
«La vittima è morta a causa di uno choc emorragico da lesioni da punta e taglio in più parti del corpo con un coltello da cucina con una lama da 18 centimetri. Complessivamente la vittima è stata colpita 14 volte, compresi i tagli alle mani che la donna ha riportato nel tentativo di difendersi». Lo ha detto il medico legale Nicoletta Cerri, testimone nel processo a carico di Gianluca Lupi, il quarantunenne che a maggio dello scorso anno a Milzano aveva ucciso a coltellate la moglie di 39 anni Zsuzsanna Mailat, Susy per tutti. Il delitto era avvenuto alla presenza in casa dei tre figli minorenni della coppia di cui, il più piccolo, disabile.
Il processo è iniziato davanti alla Corte d’Assise presieduta da Roberto Spanó e composta da tutti giudici popolari donna. Per il medico legale «Potenzialmente tutti i colpi erano mortali perché ledono organi vitali. Le lesioni addominali – ha aggiunto la dottoressa Cerri – sono state inferte in un secondo tempo rispetto al collo e alla carotide. Un colpo è stato inferto addirittura quando l’attività cardiocircolatoria era praticamente ferma».
Susy, uccisa a coltellate dal marito davanti alla figlia. L’uomo scrive ai giudici: «Sono travolto dall’angoscia» (Leggo – 14 aprile 2021)
«Non passa giorno senza essere travolto dall’angoscia per ciò che ho fatto». Inizia così la lettera ai giudici d’Assise scritta da Gianluca Lupi, il 41enne di Milzano (Brescia) che l’8 maggio dello scorso anno aveva ucciso a coltellate la moglie, Zsuzsanna Mailat detta Susy, davanti alla loro primogenita. L’uomo, attualmente in carcere e imputato nel processo per omicidio pluriaggravato, dal 2004 era sposato con Susy, di due anni più giovane di lui.
La coppia aveva avuto tre figli: Caroline, 15 anni, Emily, otto anni, ed Ettore, tre. «Voglio rendervi partecipi della situazione familiare di crisi, senza intenti denigratori nei confronti della donna che ho amato tanto. Ancora oggi stento a crederci, sono sempre stato una persona rispettosa della legge, con pregi e difetti ma mai violento» – si legge nella lettera scritta da Gianluca Lupi – «Quando nacque Ettorino, affetto da una malattia rara, qualcosa tra me e mia moglie si incrinò. Io ero finito in depressione, lei era tornata molto cambiata da una vacanza nel 2019. Una sera la vidi in auto sotto casa con un uomo, un animatore. Mia figlia Emily mi disse che per uscire con lui in vacanza, la lasciava con i fratelli». Sarebbe stata proprio quella sospetta relazione extraconiugale a scatenare una crisi irriversibile nella coppia. Nella lettera, Gianluca Lupi aggiunge: «Avevamo deciso di separarci e lei aveva trovato casa a Gottolengo, io le avrei pagato l’affitto ma volevo l’affidamento dei figli perché lei era dedita a una seconda gioventù, tra amici e discoteche. Spendeva anche la pensione d’invalidità di Ettorino, non solo i miei soldi. Lei non voleva lasciarmi i figli, reagì con calci e pugni, ho sempre subìto la sua indole violenta».
L’uomo ripercorre anche quanto accaduto la sera dell’8 maggio 2020. «Il giorno dopo avremmo incontrato l’avvocato e lei mi disse che mi avrebbe portato via i figli per sempre. In testa mi scattò come un interruttore» – scrive ancora Gianluca Lupi – «A un certo punto ho chiamato mia figlia perché chiedesse aiuto. Caroline non era lì con noi. Lo fosse stata, sarebbe stata la salvezza».
Le dichiarazioni dell’imputata sono però in contraddizione con la testimonianza della figlia più grande, l’unica ad assistere all’omicidio della mamma: «Quando sono scesa dal bagno ho visto mio papà di spalle. A terra la mamma, e sangue. Lui la colpiva con un coltello arancione. Anche in precedenza l’aveva minacciata e picchiata. Era certo che lo tradisse con un amico, in realtà omosessuale».
Rese note le motivazioni della sentenza che ha condannato a 24 anni di carcere Gianluca Lupi
Sono passati quasi due anni dal brutale omicidio: quattro coltellate inferte con violenza inaudita, tre all’addome e la quarta al collo, che si è rivelata fatale. Così Gianluca Lupi uccise la moglie Zsuzsanna Mailat, 39 anni, la sera dell’8 maggio del 2020 nella loro casa di Milzano: la giovane donna (e madre di tre figli piccoli, di cui uno disabile) era conosciuta da tutti come Susy, e la sua unica colpa sarebbe stata quella di voler interrompere la relazione con Lupi, avviando le pratiche per la separazione.
Il marito è stato condannato a 24 anni di carcere e non all’ergastolo. Questo perché, come riferito dal presidente della Corte d’assise di Brescia Roberto Spanò, il brutale omicidio non fu premeditato, e vanno considerate alcune attenuanti tra cui – si legge nelle motivazioni della sentenza rese note in questi giorni – le vicissitudini pregresse ma che non portarono mai ad altri atti di violenza, la difficoltà (condivisa) nell’accudire un figlio disabile, la convivenza forzata dovuta al primo lockdown, perfino il ruolo definito “corrosivo” dell’amico di Susy, di cui Lupi era assai geloso, convinto che i due avessero una relazione.
Nella sentenza vengono perlomeno escluse tutte le ipotesi di parziale infermità o incapacità di intendere e di volere, come invece aveva suggerito la difesa dell’uomo. Ma niente ergastolo, così è deciso: si è trattato di un raptus estemporaneo, scrive la Corte, a cui è subito seguito il pentimento: “Vi è stata un’evidente e incolmabile asimmetria tra l’azione omicida e il motivo che l’ha occasionata – si legge nelle motivazioni di Spanò –, tuttavia non può affermarsi, attesi lo stato di prostrazione in cui viveva l’imputato in preda a una ridondante ruminazione ideativa, l’estemporaneità del raptus e la disperazione provata immediatamente dopo, che la sproporzione del gesto abbia costituito il mero pretesto per lo sfogo di un impulso criminale […]. Si è dunque in presenza, dal punto di vista dell’imputato, di una motivazione certamente illogica e criticabile, ma non per questo vacua e banale”.
“Non vi è nel vigente sistema – scrive ancora il giudice – un insuperabile argine normativo che imponga alla Corte di appiattirsi sull’equazione uxoricidio-ergastolo, né potrebbe esservi, alla luce dei principi di proporzionalità e offensività su cui trova fondamento il potere discrezionale del giudice della determinazione della pena”.