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Giancarlo Lazzara, 39 anni, operaio, padre. Uccide la moglie a martellate mentre in casa ci sono le tre figlie piccole. Condannato a 15 anni di reclusione con rito abbreviato

Settimo Torinese (Torino), 18 Dicembre 2005


Titoli & Articoli

Uccide la moglie a martellate per gelosia (La Stampa, 19 dicembre 2005)
L’ha colpita nel sonno mentre le figlie, di 13, 7 e 4 anni, stavano dormendo nella stanza accanto
Giancarlo Lazzara mentre viene portato dai carabinieri in caserma a Chivasso. Sconvolto dalla gelosia ha ucciso la moglie a martellate, nella stanza adiacente alla quale dormivano i loro tre bambini. E’ accaduto ieri mattina alle 8, a Settimo Torinese, in strada San Mauro 122, quasi a Pescarito, al confine con Torino. Subito dopo l’uomo è uscito di casa ed ha avvertito un vicino: «Per cortesia chiama i carabinieri. Ho appena ammazzato Elena». Lei, Elena Bucci, 34 anni, era in realtà ancora viva. I medici del 118 l’hanno così subito trasportata al Pronto Soccorso del Giovanni Bosco, a Torino, dove la donna ha cessato di vivere intorno alle 11, senza mai riprendere conoscenza. I sanitari hanno potuto accertare lesioni gravissime al cervello, provocate con almeno 3 o 4 colpi di martello. Tutto il resto dovrà dirlo il medico legale, al momento dell’autopsia.
I carabinieri della compagnia di Chivasso, subito intervenuti, hanno preso in consegna il marito, Giancarlo Lazzara, 39 anni, originario di Rapallo, operaio. L’uomo ha seguito i militari in caserma e lucidamente ha confessato: «Sono addolorato e sconvolto, ma non ne potevo più. Mia moglie aveva altre relazioni, altri amici. Non lo ritenevo giusto, anche perché abbiamo tre bambine. Anche sabato sera è uscita ed è rientrata tardi. Ho meditato tutta la notte su cosa fare, poi l’ho presa a martellate, poco prima che si svegliasse». La confessione, inizialmente resa ai militari del capitano Michele Tamponi, è poi stata replicata in Procura, a Torino, nelle prime ore di ieri pomeriggio, quando l’uomo è stato nuovamente interrogato dal sostituto procuratore Quaglino. Ora tutte queste circostanze andranno verificate, anche se resta la crudeltà di un delitto maturata dopo una lunga notte di riflessioni, quindi più che premeditato. L’accusa è di omicidio volontario.
La coppia abitava a Settimo, in via San Mauro 122, in un appartamento mansardato posto sopra la ditta Intex 2000, specializzata nella produzione di stampaggi, nella zona industriale di Settimo. Una casa nascosta fra le fabbriche. Accanto a loro vivevano i custodi della ditta. Tutto intorno solo prati e capannoni. La coppia non aveva, almeno qui intorno, amici particolarmente stretti: «Li vedevamo passare, loro con i figli, ma non c’era mai stata occasione di stringere una particolare amicizia. Persone corrette e riservate. Non avevamo mai avuto sentore e nemmeno il sospetto di un clima eccessivamente teso fra i due, anche se la signora era piuttosto indipendente, ma d’altronde sapevamo che lavorava lontano di qui».
Elena Bucci risultava essere dipendente di un biscottificio di Leinì. Le poche testimonianze raccolte nella giornata festiva dai carabinieri l’hanno descritta come una donna piena di vita, comunque molto legata alle sue tre figlie, di 13, 7 e 4 anni. Nonostante il ruolo di donna di casa, pare non rinunciasse ad una certa indipendenza: frequentava un ampio giro di amicizie, non disdegnava di partecipare a feste, amava ballare. Tutto questo può avere ingelosito il marito?
L’inchiesta, a questo riguardo, toccherà aspetti molto delicati. Cosa ha spinto quest’uomo, un operaio di radici liguri (risulta essere nato a Rapallo), a compiere un reato di efferata violenza? Sui verbali dei carabinieri e nei faldoni della procura finiranno aspetti intimi della vita di coppia. Prevedibile, in fondo, è l’iter di una indagine che è già praticamente conclusa. Prevedibile anche l’iter giudiziario della faccenda. Restano, in tutta questa storia, altre tre vittime: tre ragazze di 13, 7 e 4 anni che una domenica hanno perso la mamma e forse anche il papà. I parenti, ma anche i magistrati, dovranno adesso pensare soprattutto a loro.

 

Uccisa a martellate accanto alle figlie (la Repubblica – 19 dicembre 2005)
TORINO – Hanno dormito insieme nel letto matrimoniale. Era un tentativo di rappacificazione dopo giorni di guerra coniugale, minacce e scenate di gelosia. Ma alle otto e dieci di ieri mattina c’ è una telefonata alla centrale operativa dei carabinieri che racconta la fine di tutte le speranze: «Mi chiamo Giancarlo Lazzara, abito a Settimo Torinese, Strada San Mauro 122, ho ucciso mia moglie a martellate. Chiamate un’ autoambulanza, le mie tre figlie resteranno sole».
Hanno soccorso Elena Bucci, 34 anni, che respirava ancora: stesa sul letto con il viso sfigurato, un martello da falegname all’ altezza del cuscino. Forse non si è accorta di niente. è morta tre ore più tardi all’ ospedale San Giovanni Bosco. Mentre Giancarlo Lazzara, 39 anni, magazziniere della ditta Intek 2000, senza scomporsi più di tanto, stava raccontando ai carabinieri della compagnia di Chivasso le sue ragioni: «Mia moglie mi tradiva, aveva altri uomini, sono sicuro. Uomini che vedevano le mie figlie e cercavano di insegnarle questo e quello». Ha detto proprio così: questo e quello. Poi ha avanzato altri dubbi: «Ho visto la mia figlia più grande molto cambiata ultimamente, ho dei sospetti».
E si capisce perché, alla fine di una giornata tesa e disperata, dopo tre ore di interrogatorio, l’ avvocato Frida Scicolone, dice: «Il movente del delitto non è ancora chiaro. O meglio: ci sono delle zona d’ ombra che devono essere verificate. E intendiamo comunque disporre tutti gli accertamenti necessari per capire se il signor Lazzara è in grado di intendere e di volere». L’ uomo ha farfugliato i suoi dubbi anche davanti al pm Nicoletta Quaglino: «Cosa hanno fatto alle mie bambine? Cosa hanno insegnato?».
Ma se il movente forse è dubbio, lo sfondo del delitto non lo è. «Giancarlo è sempre stato molto possessivo – dice adesso un amico – ma si teneva tutto dentro, non si confidava». Forse per questo motivo, chi lo ha sentito parlare, dice che la sua confessione è stata una specie di liberazione: «Non so dire quando è successo. So che mi sono alzato e ho preso il martello. è stato un raptus. Elena voleva lasciarmi, voleva portarmi via tutta la mia vita…».
Elena Bucci era una donna molto sola. Si dedicava alle figlie di 13, 11 e 6 anni. Certi giorni andava a trovare la madre ricoverata in un istituto, il padre era morto cinque anni fa, non vedeva quasi mai le due sorelle. «Aveva chiesto il divorzio, adorava le sue bambine e cercava soltanto una vita più serena», ha detto un’ amica agli investigatori. Invece viveva ancora con il marito, in un alloggio ricavato nello stabilimento dove Giancarlo Lazzara faceva il magazziniere. Lui era molto contento di avere sempre la famiglia sotto controllo, anche durante l’ orario di lavoro.

Uccise moglie a martellate, torinese condannato a 15 anni (Un anno in Piemonte – 10 gennaio 2007)
Il Tribunale di Torino ha oggi condannato a 15 anni di reclusione, con il rito abbreviato, Giancarlo Lazzara, 40 anni, il magazziniere di Settimo Torinese che nel dicembre del 2005 ha ucciso la moglie a martellate. Il pm Nicoletta Quaglino aveva chiesto una condanna a 20 anni di carcere. Lazzara aveva aggredito la donna, Elena Bucci, 34 anni (che aveva chiesto il divorzio) mentre stava ancora dormendo. Nella stanza accanto a quella dove si consumava l’omicidio dormivano le tre figlie di 13, 11 e 6 anni che furono svegliate dalle urla della madre. Era poi stato lo stesso Lazzara a chiamare i Carabinieri e a confessare di avere ucciso la moglie.


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