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Giampiero Gualandi, 62 anni, comandante di Polizia Locale, sposato e padre. Uccide l’amante con un colpo di pistola

Anzola dell'Emilia (Bologna), 16 Maggio 2024


Titoli & Articoli

Sofia Stefani uccisa dal collega, la ricostruzione: «Lei voleva portare avanti la relazione, lui no». Il legale di Gualandi ribadisce: «Colpo accidentale» (il Mattino – 17 maggio 2024)
Gli aggiornamenti in diretta sul caso della vigilessa uccisa da un colpo di pistola in provincia di Bologna
Giampiero Gualandi è sospettato di aver provocato la morte di Sofia Stefani, 33enne, sparando un colpo di arma da fuoco dalla pistola d’ordinanza in direzione della donna, ex vigilessa, che era andata a trovarlo e con cui aveva avuto una relazione. Nella notte a seguito dei gravi indizi di colpevolezza raccolti a carico dell’indagato, è stato disposto il fermo di indiziato di delitto. Il 62enne è stato portato dai Carabinieri in carcere a Bologna, a disposizione dell’autorità giudiziaria, in attesa della convalida

Omicidio Anzola, i dubbi degli inquirenti: «Gualandi non ha sparato per sbaglio» (Lettera43 – 17 maggio 2024)
L’ex comandante dei vigili, che davanti al pm si è avvalso della facoltà di non rispondere, avrebbe voluto porre fine alla relazione con Sofia Stefani, la 33enne trovata morta nella serata del 16 maggio con un colpo di pistola alla testa. Per questo ha preso piede l’ipotesi dell’omicidio volontario. Le ultime sul caso.
Si era giustificato parlando di un colpo partito «mentre stavo pulendo la pistola», ma gli inquirenti non hanno creduto alla versione di Giampiero Gualandi, sospettato dell’omicidio volontario di Sofia Stefani, 33enne ex vigilessa trovata morta nella serata del 16 maggio con un colpo di pistola alla testa presso il comando di Anzola Emilia, in provincia di Bologna. L’uomo, 63 anni, davanti al pm si sarebbe avvalso della facoltà di rispondere dopo essere stato sottoposto al fermo. Niente colpo accidentale quindi, anche perchè l’uomo svolgerebbe mansioni amministrative e non avrebbe avuto bisogno di usare o tantomeno pulire l’arma. Il movente sarebbe da ricercare nella volontà di Gualandi, sposato e con figli, di interrompere la relazione con Stefani.
L’incontro negli uffici della polizia locale senza nessun testimone. Stefani nel pomeriggio del 16 maggio avrebbe chiamato Gualandi per un incontro presso l’ufficio dell’ex comandante, avvenuto poi intorno alle 16. All’interno del comando c’era qualche collega, ma nella stanza i due si trovavano da soli al momento dello sparo. Quando i carabinieri sono giunti sul posto Gualandi non ha opposto resistenza, venendo prelevato ancora dentro al comando della polizia locale. Sull’uomo intanto sono emersi particolari del passato, in cui era stato indagato per diffamazione perché, secondo l’accusa, aveva creato dei profili social falsi coi quali insultava il sindaco del paese Giampiero Veronesi. Processo che si chiuse con un’assoluzione, per l’impossibilità di dimostrare da quale computer venivano postati quei messaggi.

“Sono esausto, basta ho troppa pressione”: i messaggi di Giampiero Gualandi a Sofia Stefani prima del femminicidio (la Repubblica – 21 maggio 2024)
Il giorno in cui la vigile di 33 anni è stata uccisa dall’ex comandante di Anzola con cui aveva una relazione lei lo aveva chiamato una decina di volte. Dai cellulari, dall’autopsia e dall’esame balistico si cerca la verità

Sofia Stefani, la vigilessa uccisa, Giampiero Gualandi interrogato: «Mi disse che era incinta ma non era vero. Mia moglie sapeva tutto» (il Gazzettino – 29 maggio 2024)
Il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere per il 62enne accusato dell’omicidio pluriaggravato
«Mi perseguitava» ha detto l’ex comandante dei vigili urbani Giampiero Gualandi nell’interrogatorio davanti al gip, al quale ha anche raccontato che Sofia Stefani, l’ex vigile 33enne uccisa il 16 maggio nel comando della Municipale di Anzola dell’Emilia, «mi aveva detto di essere incinta, ma poi mi aveva confessato che non era vero».
Una circostanza che però non avrebbe portato alla decisione di ucciderla perché, ha sempre sostenuto Gualandi, «ne avevo parlato anche con mia moglie e lei aveva detto che l’avremmo affrontato insieme». Ma sembra che la 33enne avesse poi già confidato all’uomo di aver inventato tutto per riavvicinarsi a lui. Non aveva intenzione di lasciare la famiglia il 62enne, nonostante la relazione extraconiugale con la vittima, che invece negli ultimi tempi non si rassegnava alla fine di quella storia. Lo scrive il Corriere della Sera.
Il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere per il 62enne accusato dell’omicidio pluriaggravato di Sofia Stefani. L’avvocato Claudio Benenati, che difende il commissario capo ha chiesto al Tribunale della Libertà la scarcerazione, o in subordine la concessione dei domiciliari, in quanto per la difesa non sarebbe provata la volontarietà dell’omicidio. Gualandi infatti sostiene che il colpo dalla sua pistola d’ordinanza, sarebbe partito accidentalmente durante una colluttazione tra i due. Ma per la Procura e per il giudice che ha disposto la custodia cautelare in carcere, il 62enne avrebbe «simulato una tragica fatalità». Il tribunale del Riesame ha adesso due settimane di tempo per fissare un’udienza, a porte chiuse, nel quale l’indagato potrà chiedere di essere sentito.

“Uccise perché sotto stress”: concessi i domiciliari per l’omicida di Sofia Stefani (Today – 7 dicembre 2024)
Sono le motivazioni con cui il gip ha concesso nuovamente i domiciliari a Giampiero Gualandi, l’ex capo dei vigili imputato per aver ucciso la collega Sofia Stefani con un colpo di pistola. Ed esplode l’ira della famiglia della vittima
L’omicidio di Sofia Stefani, vigilessa di 33 anni, assassinata da un colpo partito dalla pistola d’ordinanza dell’ex collega e amante Giampiero Gualandi, 63 anni, sarebbe maturato in un quadro particolare, caratterizzato da esasperazione e tensione legate al rapporto, che stava troncandosi. Condizioni che per l’indagato non potrebbero ripetersi ora, tra le mura di casa, dove non sarebbe a rischio di commettere di nuovo atti violenti contro altre persone.
È il ragionamento con cui il Gip Domenico Truppa revoca di fatto il carcere e concede gli arresti domiciliari, con braccialetto elettronico, all’ex comandante della polizia locale, in custodia cautelare dal 16 maggio, per aver ucciso con un colpo di pistola, la sua collega, dopo essere entrata nel suo ufficio ad Anzola Emilia (Bologna). Una decisione che ha già scatenato non poche polemiche.
Il 16 maggio 2024 scorso, Sofia Stefani era stata uccisa con un colpo di pistola partito dalla pistola di ordinanza di Gualandi negli uffici del comando della Polizia locale di Anzola Emilia. L’indagato ha sempre sostenuto che si sia trattato di un incidente, con il colpo esploso durante una colluttazione. Sulla dichiarazione di Gualandi stanno ancora lavorando gli inquirenti, che stanno raccogliendo le prove per stabilire se il colpo di pistola partito dalla sua pistola fosse più o meno volontario.  Tuttavia, l’accusa di omicidio aggravato dai futili motivi e dal rapporto affettivo con la vittima resta in piedi. Il procuratore aggiunto Lucia Russo e il pm Stefano Dambruoso hanno richiesto il giudizio immediato per Gualandi, mentre la Procura ha impugnato la decisione di concedere gli arresti domiciliari.
Secondo il Gip i fatti, cioè il femminicidio, sarebbero accaduti in un contesto molto particolare, in una relazione extraconiugale definita ormai “satura ed esasperata”. Condizioni che, secondo il giudice, non possono ripetersi in ambito domestico, né con la moglie né con altre persone che, in ogni caso, non potrebbero entrare in contatto con lui. La perdita di autocontrollo, in altri termini, per il giudice è sostenibile “in una situazione di pressione emotiva e di stress che l’ambiente domestico non esibisce né genera, né si può pronosticare che possa insorgere”. La decisione riguarderebbe l’adeguatezza della misura e non andrebbe a incidere in alcun modo sulla valutazione della responsabilità dell’uomo, che è ancora da appurare pienamente. In poche parole: la decisione non scagiona, né minimizza in alcun modo le responsabilità del presunto omicida. A Gualandi erano già stati concessi i domiciliari a ottobre 2024, una decisione poi annullata dal tribunale del Riesame per un vizio formale. Ma il provvedimento ha generato già l’ira della famiglia della vittima.
“Il provvedimento adottato dal Gip non convince i familiari e leggere una motivazione che ipotizza la non ripetibilità di situazioni di pericolo in casa, poiché in ambiente domestico ‘pressione e stress’ per Gualandi non sarebbero configurabili, mi lascia perplesso come loro difensore”. Lo dice l’avvocato Andrea Speranzoni, difensore dei familiari di Sofia Stefani, la vigilessa uccisa dall’ex collega Giampiero Gualandi a cui il Gip ha concesso i domiciliari. “Come ho portato all’attenzione del Gip argomenti e fatti che depongono per la sussistenza del pericolo di reiterazione del reato e per le altre esigenze cautelari, così farò mediante una memoria al Riesame”, aggiunge.
Nella memoria, spiega l’avvocato Speranzoni, saranno ribadite e approfondite “quelle che son state le condotte del Gualandi prima e dopo l’omicidio di Sofia Stefani e la natura sintomatica di importanti snodi dell’indagine preliminare relativi al contesto lavorativo in cui è avvenuto l’omicidio e in cui i fatti son maturati prima del 16 maggio 2024″.


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