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Filippo Marconi, 66 anni, vigile del fuoco in pensione, padre. Massacra a calci e pugni l’ex moglie. Condannato a 10 anni e 8 mesi con rito abbreviato

Nova Milanese (Milano), 11 Marzo 2006

 


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MILANO: VIGILE IN PENSIONE AMMAZZA A CALCI E PUGNI LA MOGLIE (AdnKronos – 11 marzo 2006)
Ha ucciso la moglie a calci e pugni perche’ lei non voleva piu’ riconciliarsi. E’ successo questa mattina intorno alle 13 in via Fabio Filzi 19 a Nova Milanese. Filippo Marconi, 66 anni, vigile del fuoco in pensione, incensurato, ha aggredito Antonia Frappietri, 68 anni, da cui era separato da cinque anni, che gli chiedeva i soldi degli alimenti. L’anziano, dopo aver ucciso la donna da cui non era separato ufficialmente, ha chiamato i figli, entrambi maggiorenni e sposati, e poi ha telefonato al 112. ‘’Ho ucciso mia moglie, sono a casa’’, questa la fase dell’assassino all’operatore del 112. Quando i Carabinieri sono arrivati sul posto l’uomo si è lasciato arrestare. E’ accusato di omicidio volontario.

Uccide l’ex moglie: «Chiedeva sempre soldi» (il Giornale – 12 marzo 2006)
Uccide la moglie troppo «spendacciona». Un lampo di rabbia, un delitto d’impeto, si è consumato ieri poco dopo le 13 a Nova Milanese.
Erano separati da cinque anni. Lei Antonia Frappietri, 68 anni, era diventata un’ossessione per il marito. Ieri si presenta dall’uomo che aveva sposato una quarantina d’anni fa, in Via Fabio Filzi 19, quartiere Grugnotorto. Suona il campanello. L’ex compagno apre. I due entrano in casa, un modesto appartamento ritagliato al primo piano di una palazzina. Sono soli. La donna, pretende soldi, forse solo l’assegno di mantenimento stabilito dal giudice: difficile capirlo. Tra coloro che adesso stazionano davanti alla casa della morte, c’è chi qualche volta li aveva sentiti litigare.
L’uomo, Filippo Marconi, 66 anni, vigile del fuoco da 10 anni in pensione, perde le staffe. Aggredisce la donna con rabbia. Senza armi, sferra pugni e calci come un ossesso. Lei cerca di difendersi, poi crolla: l’ex pompiere è una furia, accecato da un odio incontrollato, non si ferma fino a quando vede la povera donna tirare l’ultimo respiro.
Lei abitava a Cusano Milanino e ieri pensava di trovare l’ex coniuge, con il quale aveva tirato grandi due figli, disponibile a chiarire una volta per sempre la questione dei soldi. Filippo Marconi, invece si è sentito schiacciato dal peso del ricatto. Lui, che forse pensava di ricucire il matrimonio andato a rotoli. Magari per quel carattere irascibile, prepotente, come spiega chi lo incontrava tutte le mattine al parco di Via Verta. Così il pensionato non poteva più andare avanti e magari lo aveva capito da un pezzo. Non trovava via d’uscita e quando ha perso lucidità ha deciso di uccidere.
Dopo il brutale omicidio, l’assassino si siede e finisce di pranzare. Il corpo martoriato della moglie è lì a due passi. In mezzo alle chiazze di sangue. La morte di Antonia Frappietri è stata atroce: l’ex marito le ha stroncato l’esistenza con una violenza inaudita. Quindi ha telefonato ai figli: «Ho ucciso la mamma non ne potevo più». Quindi, sconvolto con il volto stralunato l’omicida esce: cammina con lo sguardo perso nel vuoto. Uno dei figli avverte i carabinieri della compagnia di Desio. I militari del capitano Vincenzo Barbato intuiscono al volo e portano l’uomo in caserma.
Iniziano i rilievi. Sul tavolo in cucina c’è un biglietto. Lo ha scritto Filippo Marconi, prima d’uscire: «Chiedeva sempre soldi, una situazione che non ero più in grado di sopportare». Davanti agli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore di Monza Alessando Pepè, ha cominciato a parlare poco e senza chiarire tutto. «L’ho colpita perché mi esasperava», avrebbe detto senza mostrare segni di pentimento. I figli, disperati, hanno atteso che gli inquirenti concludessero i rilievi. Nelle prossime ore, l’uomo sarà interrogato dal magistrato che l’ha arrestato con un’accusa terribile: omicidio volontario aggravato dai futili motivi.

 

Uccide la moglie a calci e pugni (il Cittadino MB – 20 aprile 2009)
Dieci anni e otto mesi di reclusione per aver picchiato a morte la moglie. È stato condannato nel primo pomeriggio di ieri Filippo Marconi, 67 anni, l’ex vigile del fuoco di Nova Milanese che, in preda a un raptus di follia, aveva massacrato Antonia Frappietri, pensionata 68enne con casa a Cusano. L’accusa era omicidio volontario, aggravato dalle modalità particolarmente efferate con cui il delitto era stato commesso. Il magistrato (l’udienza si è celebrata col rito abbreviato di fronte al giudice dell’udienza preliminare Alessandro Rossato) non ha riconosciuto tuttavia l’aggravante della crudeltà. Nella pronuncia, anzi, hanno avuto la prevalenza le attenuanti generiche. Alla fine, i calcoli effettuati in base al rito e alle attenuanti, hanno portato a una sentenza tutto sommato modesta, non condivisa dagli ambienti della procura di Monza.
Per il magistrato, l’uomo, difeso dall’avvocato Stefania Fiorentini, avrebbe agito d’impeto, in preda a un improvviso quanto brutale raptus che non ha lasciato scampo ad Antonia Frappietri. Il gup ha quindi ridimensionato la richiesta formulata dalla pubblica accusa, sostenuta dal pubblico ministero Alessandro Pepè, che aveva chiesto una pena a 16 anni di reclusione.
I fatti risalgono all’11 marzo di un anno fa. La poveretta venne uccisa dopo essere stata ripetutamente picchiata con calci e pugni. A provocare il decesso sarebbe stata una profonda ferita riscontrata dal medico legale dietro l’orecchio. Un colpo che la donna avrebbe ricevuto picchiando il capo contro lo spigolo di un mobile. Tra marito e moglie era scoppiato l’ennesimo litigio in occasione di un incontro fissato per pranzo: i due si erano separati nel 2001. Marconi, uomo dalla corporatura normale, si era trasferito a Nova Milanese, mentre la donna era rimasta a Cusano. Gli ex coniugi si erano ritrovati nell’appartamento di via Filzi per discutere di questioni irrisolte legate alla fine del loro matrimonio. Ma l’incontro era degenerato nel raptus omicida.
È stato lo stesso imputato a chiedere di essere giudicato con il rito abbreviato in udienza preliminare. Ormai sembra che viva la detenzione con rassegnazione, consapevole di quel raptus che un anno fa non ha dato scampo all’ex compagna. Contro di lei infatti, l’ex pompiere aveva sfogato tutta la rabbia che aveva in corpo. A tormentare l’uomo ci sarebbe stata proprio quella relazione, già naufragata, che i due stavano faticosamente tentando di ricostruire. Un rapporto che viveva di dolorosi quanto inutili tentativi di riconciliazione, soprattutto avvenuti dopo un infarto che aveva colpito l’uomo. La vittima era infatti più cauta nel riavvicinarsi a una nuova, eventuale relazione. Dal marito, per esempio, avrebbe voluto più tempo e più libertà, prima di riavvicinarsi in modo definitivo. Nel dirlo, durante la discussione di quel drammatico 11 marzo, avrebbe usato anche dei toni duri. Dopo l’omicidio, l’uomo aveva chiamato il figlio.


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