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Federico Zini, 25 anni, calciatore. Sequestra la ex fidanzata, la picchia e la uccide a colpi di pistola, poi si suicida

Prato, 26 Maggio 2018


Titoli & Articoli

il Sole 24 Ore – 26 maggio 2018

 

Le amiche di Elisa: “Diceva che sarebbe guarito” (AdnKronos – 27 maggio 2018)
Non riusciva ad accettare che il loro amore fosse finito fino a quando non ha compiuto il gesto estremo: l’ha uccisa e poi si è tolto la vita. E’ quanto avvenuto venerdì notte a San Miniato (Pisa), dove il calciatore 25enne Federico Zini ha sparato alla sua ex Elisa Amato e poi si è suicidato. Il tragico epilogo di una storia finita da tempo, anche se lui non si era mai rassegnato. Tanto che – riferisce il ‘Corriere della Sera’ – aveva accusato la famiglia della ragazza, che pare non fosse contenta della relazione, di averla plagiata. Non c’era giorno che non scrivesse a Elisa e spesso andava a trovarla nel negozio di abbigliamento di Firenze dove lavorava. “Lei era troppo paziente – racconta Alice, un’amica di Elisa –. Le avevo detto di tagliare ogni rapporto con l’ex, ma a lei dispiaceva, continuava a credere che Federico fosse un ragazzo buono e che alla fine quell’infatuazione sarebbe passata anche a lui. Diceva che sarebbe guarito. Elisa era una volontaria, credeva nella gente”.

Omicidio Elisa Amato, l’ipotesi degli investigatori: “Un piano di morte preparato in ogni dettaglio” (Blitz – 28 maggio 2018)
Si rafforza l’ipotesi che Federico Zini in realtà abbia premeditato l’omicidio dell’ex fidanzata Elisa Amato.
I colpi sparati dal calciatore, che ieri avrebbe compiuto 25 anni, sono stati quattro: tre contro Elisa e uno contro se stesso, alla testa. Dopo aver sparato all’ex fidanzata, Zini si è diretto verso San Miniato, fino al parcheggio del campo sportivo di Gargozzi, in via Fornace Vecchia. Qui il giovane si è tolto la vita quasi sicuramente quando la sua ex fidanzata era già morta.
L’esame balistico fornirà ulteriori dettagli sull’omicidio-suicidio, mentre gli inquirenti, più passano le ore, racconta La Nazione, più si convincono che Federico Zini sia partito da casa sua, da La Catena di San Miniato, con la premeditazione in testa.
Maurizio Zini,in lacrime parla del figlio: “Non riusciamo a darci una spiegazione, Federico era un ragazzo solare che, nonostante i 25 anni, andava a fare la spesa con la mamma”. “Alle nove di venerdì sera è uscito dicendo ‘Ciao, ci vediamo più tardi’, non sappiamo cosa sia successo tra loro, tra Federico ed Elisa – aggiunge Maurizio Zini – La pistola in casa non l’abbiamo mai vista, non sappiamo neanche che esisteva. Condanniamo questo gesto, questo estremo gesto e chiediamo scusa”.
Il vescovo di San Miniato, monsignor Andrea Migliavacca,ha pubblicato ieri un messaggio su Facebook. “Profondamente addolorato per la morte di Elisa Amato e Federico Zini, desidero esprimere, accanto alle tante domande e allo sconcerto per il gesto ingiustificabile compiuto dal giovane, la mia vicinanza e la mia solidarietà alle famiglie così terribilmente colpite da questa tragedia – le parole del vescovo –. Mi unisco in preghiera a tutti loro, certo che l’amore e la misericordia di Dio accompagnano anche questa dolorosissima vicenda. Insieme al dolore per quanto accaduto e alla preghiera per i due giovani la cui vita è così tragicamente finita, per i famigliari e gli amici, prego anche per i nostri giovani perché la speranza, la capacità di dialogo, il rispetto reciproco e di se stessi, la vicinanza degli altri, li aiutino a ritrovare sempre le strade del bene e a non giungere mai più a gesti estremi”.

Calciatore uccide la ex fidanzata, Elisa picchiata prima degli spari (la Nazione – 6 febbraio 2019)
Autopsia lumaca: il responso dopo 9 mesi. La ragazza è morta a Prato
Prima di essere uccisa a colpi di pistola Elisa è stata picchiata. E’ questo il particolare più agghiacciante che emerge dall’autopsia sul cadavere della povera Elisa Amato. Ci sono voluti nove mesi prima di sapere che cosa è successo quella maledetta notte del 26 maggio scorso. Era la notte in cui la bella Elisa, 29 anni, residente con la famiglia a Galciana, commessa in un negozio di abbigliamento nel centro di Firenze, è stata uccisa dall’ex fidanzato, Federico Zini, 25 anni, di San Miniato, che poi si è tolto la vita.
Finalmente il medico legale pisano, Marco Di Paolo, ha depositato l’autopsia disposta dalla procura pisana subito dopo l’omicidio-suicidio. Nove mesi per sapere che Elisa è stata uccisa a Prato, a Galciana, sotto casa. Secondo quanto emerso dall’esame del medico legale, l’orario della morte è collocabile intorno alle tre di notte. Stessa ora in cui alcuni residenti hanno udito distintamente il rumore di tre colpi di pistola. Sono gli spari che Federico ha inflitto alla ex. Il primo l’ha colpita sull’avambraccio destro, il secondo (quello mortale) ha perforato il polmone sinistro e cuore, il terzo il fegato. Elisa ha perso tantissimo sangue ed è morta quasi subito. Tutti i colpi sono entrati nel corpo da destra, dettaglio che conferma il fatto che Elisa fosse seduta in auto dal lato del guidatore quando Federico le ha sparato senza pietà. Ma il particolare più terribile sono i segni sul volto della ragazza.
Il viso – come emerge dalla relazione del medico legale – aveva lesioni evidenti. E due incisivi rotti. Il sospetto è che Elisa sia stata picchiata da Federico prima di essere ammazzata a colpi di pistola. Il medico legale ha sottolineato che i segni potrebbero essere compatibili con lo spostamento del corpo dal lato del passeggero dell’auto. Difficile, però, pensare che gli incisivi si possano essere rotti nello spostamento. Quando i due sono stati trovati Elisa era rannicchiata nello spazio sotto il cruscotto della macchina. E’ probabile che l’ex l’abbia messa lì per nasconderla prima di girovagare in macchina. Non è possibile sapere quanto il ragazzo abbia girato in auto con il cadavere prima di arrivare al parcheggio del campo sportivo di San Miniato dove si è sparato.
L’AUTOPSIA ha chiarito la dinamica di quella notte folle. Nessuna consolazione per i familiari che, assistiti dall’avvocato Antonio Bertei, avevano chiesto a più riprese che fine avesse fatto l’autopsia. Non per placare la sofferenza ma dare dignità al sacrificio della figlia. Adesso il fascicolo tornerà a Prato per competenza territoriale. L’unica cosa che resta da fare al pm Valentina Cosci è l’archiviazione.


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In memoria di

 

Elisa Amato, al via la petizione: “No a una fondazione col nome di Federico Zini” (GoNews -1 agosto 2018)
Sono passati poco più di due mesi dall’omicidio-suicidio di Gargozzi e i nomi di Federico Zini e di Elisa Amato tornano alla ribalta. Nel mirino c’è una fondazione anti-violenza sulle donne, intitolata proprio a Federico Zini.
Il centro è nato per volontà dei genitori e degli amici dell’ex attaccante del Tuttocuoio, ma è scoppiata subito la polemica: “Una fondazione non può portare il nome di un assassino”.
Lo scorso 26 maggio Zini seguì la sua ex compagna a Prato, la picchiò in strada e sparò un colpo. La portò esanime a San Miniato nel parcheggio di Gargozzi e le sparò, prima di togliersi la vita. La vicenda ebbe risalto nazionale e venne etichettato come un caso di femminicidio. Da allora della vicenda si è sentito parlare in maniera più sporadica, anche se sono state molte le iniziative per ricordare i due giovani, basti pensare alla fiaccolata a San Miniato in memoria di Amato e delle vittime di violenza.
La Fondazione Federico Zini fa dunque storcere il naso sia all’Associazione Frida sia a molti utenti del web. Online, sul sito buonacausa.org, è partita una petizione che ha già i primi firmatari – nomi importanti dell’associazionismo e della politica locale, tra gli altri – e che si propone di togliere il nome di Zini dal centro. L’obiettivo è di arrivare a diecimila firme in poco più di un mese, ma già in poche ore si è sorpassato il migliaio di iscritti.
Va detto che nei giorni scorsi il padre di Zini ha cercato di spiegare le ragioni della nascita dell’associazione e su Facebook ha risposto a molte persone, tra cui alcuni ex membri di amministrazioni comunali tra la Zona del Cuoio e il Pratese. “Questo è un primo passo per contrastare una situazione alquanto sgradevole e soprattutto poco educativa nei confronti di ognuno di noi, come persone, come cittadini, come madri, padri, figli, nonni”, è quanto si legge nella descrizione, “Una fondazione del genere non può portare il nome di uno dei carnefici che ha stroncato la vita ad una ragazza che l’aveva ancora tutta davanti. Portandosela via senza alcun motivo, e distruggendo una famiglia dal dolore, assieme a tutte le persone che l’amavano”. L’appello si chiude così: “Firmiamo tutti e uniamo le nostre forze per far sì che questa oscenità non vada avanti”. La petizione non sarà solamente sul web, ci saranno appositi punti dove poter firmare. A Prato Centro, Mezzana, Agliana, Montemurlo, Vaiano, Campi Bisenzio, Montopoli in Val d’Arno, Pistoia e Sesto Fiorentino sono presenti dei moduli in apposite strutture, l’elenco si trova online.

 

Omicidio Elisa Amato, la famiglia Zini respinge le critiche sulla Fondazione e passa al contrattacco: “Ecco la nostra verità” (TvPrato – 6 settembre 2018)
Con una lunga lettera inviata ai mezzi di informazione, la famiglia Zini dice la sua sulla Fondazione intitolata al figlio Federico – il giovane di San Miniato che il 26 maggio scorso si tolse la vita dopo aver ucciso l’ex fidanzata, la pratese Elisa Amato – e replica all’avvocato Antonio Bertei che assiste la famiglia Amato, il quale nei giorni scorsi ha inviato a Maurizio Zini, padre dell’omicida-suicida, una diffida legale affinché smetta di tenere condotte potenzialmente diffamatorie nei confronti della 25enne uccisa.
“Il primo riferimento è alla Fondazione intitolata Federico Zini, in corso di riconoscimento, che sin da subito, ha suscitato grandi polemiche sfociate altresì in interrogazioni regionali ed interpellanze comunali che hanno reso opportuno, da parte nostra, un iniziale momento interlocutorio con le Amministrazioni locali, sfociate nell’invio di un comunicato che ne chiarisse, una volta per tutte, l’oggetto sociale perseguito” si legge nella nota inviata da Maurizio Zini. “Definita come ‘una fondazione contro la violenza sulle donne’ è stata oggetto di numerosi linciaggi mediatici che hanno portato ad attacchi gratuiti e a pesanti accuse mosse nei confronti della nostra famiglia” aggiunge Zini, ricordando che “la stampa già pubblicava il nome esatto Fondazione Federico Zini, fin dal 26 marzo 2017 ed aggiungo che la formale costituzione, era prevista già da tempo”. Insomma, la Fondazione è stata “definita in maniera fuorviante ed errata come un ente-antiviolenza” afferma Zini.
“Non è nostra intenzione – e purtroppo ancor prima, in nostro potere – rimuovere verità o responsabilità; alla famiglia di Elisa Amato abbiamo espresso fin da subito, il nostro profondo dolore e richiesta di perdono per un gesto che, anche pubblicamente, abbiamo condannato e sempre condanneremo. E’ sicuramente nostra ferma intenzione, difendere i nobili obiettivi che che la Fondazione ha perseguito e che intende perseguire” prosegue Zini, precisando poi il motivo della costituzione della Fondazione intitolata al figlio Federico.
“La Fondazione Federico Zini è l’impegno della nostra famiglia e di tutti i familiari, insieme agli amici e a tanti uomini e donne di buona volontà, a portare avanti le attività sociali e benefiche che Federico, insieme al fratello fin dal 2016, è riuscito a realizzare attraverso il progetto “Un Pallone per un Sorriso”, che registra sul web complessivamente circa 22.700 followers, nato dall’idea di raccogliere fondi tramite la vendita, realizzata per mezzo di aste on line, delle maglie indossate e firmate da giocatori di serie A, B, C e campionati esteri, destinando il ricavato ad associazioni e fondazioni di beneficenza dedicate all’aiuto dei minori colpiti da gravi patologie cliniche. Una iniziativa che portava avanti anche obiettivi di sensibilizzazione e prevenzione di tutti quei fenomeni legati a tematiche di degrado e violenze, perpetrare nei confronti di soggetti accomunati da uno stato di debolezza – derivante dall’età, dalle condizioni di salute – e, quindi, casi di emarginazione sociale, cyberbullismo, adescamento sul web.”
Zini punta poi il dito contro la divulgazione della lettera dell’avvocato Antonio Bertei. “Anziché rimanere nella sfera di conoscenza delle parti, come si auspica che accada ogni volta in cui interviene un legale (che scrive una lettera per i propri assistiti per poi ricevere una risposta dalla “controparte”), si è scelto la strada della pubblicità e dei mass media abbandonando quel profilo di riservatezza che, seppur soltanto in minima parte, potrebbe tutelare il dolore delle famiglie colpite da questa immane tragedia”. Sempre secondo Zini “la pubblicità data alla notizia e le accuse che sono state mosse, continuano ad alimentare un linciaggio mediatico, nei confronti della nostra famiglia subito nel momento più drammatico della nostra vita, costringendoci a prendere una posizione su di un episodio doloroso di cui neppure noi, riusciremo mai a darci una risposta”.
Zini, poi, controbatte anche su un altro punto: “Non corrisponde al vero l’affermazione del legale della famiglia Amato quando scrive che la famiglia di Elisa, non ha mai puntato il dito pubblicamente nei confronti di Federico; nonostante il profondo dolore condiviso con la famiglia, siamo rimasti in silenzio nell’ascolto di varie interviste che, definendo Federico come uno stalker o una persona disturbata, hanno raccontato una storia tra i due ragazzi diversa da quella che conoscevamo noi. I ragazzi per quello di cui siamo a conoscenza, così come abbiamo riferito all’Autorità giudiziaria, si sono frequentati sino al mese di maggio 2018, non si erano lasciati da un anno. Viaggi, cene e progetti facevano parte della loro vita, come di quella di tanti altri ragazzi della loro età”.

 

Violenza di genere: Fondazione non può essere intestata a femminicida (Consiglio Regione Toscana – Commissione Regionale per le Pari Opportunità – 9 ottobre 2018)
Approvata all’unanimità la mozione del gruppo Pd illustrata da Enrico Sostegni. Sottoscrivono l’atto anche Serena Spinelli (Art.1-Mdp), Paolo Sarti (Sì-Toscana a Sinistra), Monica Pecori (Gruppo misto-Tpt)
“Non si può accettare che una Fondazione sia intitolata ad un femminicida”. Non si può, cioè, “accettare l’idea che in qualche modo la vittima abbia una responsabilità in quanto è accaduto”. Enrico Sostegni è il primo firmatario della mozione del Pd che contro la violenza di genere dice ‘no’ all’intitolazione della Fondazione a Federico Zini. L’atto è stato votato all’unanimità dall’Assemblea e sottoscritto in Aula anche da Serena Spinelli (Art.1-Mdp), Paolo Sarti (Sì-Toscana a Sinistra), Monica Pecori (Gruppo misto-Tpt).
La mozione ripercorre la vicenda del venticinquenne che lo scorso maggio, a Prato, ha ucciso la fidanzata e poi, una volta a casa, a San Miniato, si è tolto la vita. Allo Zini è intitolata una Fondazione costituita dal padre, che ha come intento quello di combattere la violenza di genere e aiutare i bambini in condizioni di disagio anche collaborando con altre realtà presenti sul territorio.
Sostegni in aula non fa nomi, ma ricorda che dietro la cronaca tragica degli eventi di maggio vi è il numero, sempre crescente, di femminicidi nel Paese. “Quello di Prato, a maggio, era il 32esimo, adesso siamo a 64”. Il punto, continua il consigliere, non è mettere in discussione “Il dramma di due famiglie”, il lutto devastante. “Il fatto molto importante è culturale”, perché “c’è un dato culturale alla base di ogni femminicidio e della gran parte dei casi di violenza”. E per questo intitolare una Fondazione a un femminicida “è inaccettabile”.
Sulla mozione è intervenuto anche il consigliere Nicola Ciolini (Pd), ricordando come la vicenda abbia “suscitato l’attenzione di molte amministrazioni comunali, tra le quali quelle dell’area pratese, che hanno approvato mozioni simili”. “Credo che sia molto importante che il Consiglio regionale, su questo tema, assuma una posizione unanime”, ha aggiunto.
L’atto impegna la Giunta a “continuare con le misure di contrasto alla violenza di genere su tutto il territorio regionale, nonché a valutare quali ulteriori azioni possano essere intraprese, per disincentivare ogni iniziativa volta ad alimentare un messaggio ambiguo rispetto alle politiche di contrasto alla violenza di genere, che punti a giustificare o riabilitare chi commette femminicidio”. 
L’unanimità invocata e ottenuta da Sostegni serve anche a far sì che gli uffici regionali competenti non consentano la costituzione della Fondazione. Un’iniziativa che, ricorda la mozione, ha comunque provocato una raccolta di firme spontanea per esprimere contrarietà, con l’adesione di rappresentanti delle istituzioni locali e regionali. L’intitolazione a un femminicida, si legge in narrativa, oltre a rappresentare una possibile mancanza di rispetto nei confronti della vittima e dei suoi familiari, potrebbe rappresentare anche un ulteriore deterrente per le donne a denunciare le violenze subite.

Fondazione Federico Zini, anche da Campi arriva un no all’unanimità (Piana Notizie – 2 gennaio 2019)
Un no all’unanimità. Con “forza”. E’ quello che il consiglio comunale di Campi ha pronunciato contro la possibilità di far nascere una Fondazione che porti il nome di Federico Zini e che è stata oggetto di un Ordine del giorno presentato da Monica Bini, consigliere comunale del Pd. Federico Zini è il giovane, calciatore dilettante, che il 25 maggio scorso ha ucciso l’ex fidanzata Elisa Amato, di Prato, e poi si è suicidato nel pisano. E la Fondazione, nelle intenzioni della famiglia, non nascerebbe per contrastare la violenza contro le donne ma per sostenere progetti a scopo benefico a favore di associazioni e fondazioni dedicate all’aiuto dei minori colpiti da gravi patologie cliniche e con obiettivi di sensibilizzazione e prevenzione di fenomeni legati a emarginazione sociale, cyberbullismo e adescamento sul web. Che ci sia tuttavia qualche “contraddizione”, non siamo certo noi a dirlo. Lo ha fatto per primo il Consiglio regionale della Toscana che, nelle scorse settimane, ha detto no a “un messaggio ambiguo e sbagliato”. Quindi è stata la volta del consiglio comunale di Campi Bisenzio che ha approvato l’Ordine del giorno presentato da Monica Bini e ribadendo questo concetto. Una vicenda, insomma, che tocca nel vivo due famiglie, altrettante comunità e tantissime persone che conoscevano la coppia. Con un occhio di riguardo, per quanto riguarda l’Ordine del giorno campigiano, anche al nostro territorio. Il documento, infatti, impegnava il sindaco e la giunta “a continuare a rafforzare le misure di contrasto alla violenza di genere su tutto il territorio comunale e di valutare ulteriori possibili azioni da intraprendere in futuro per ostacolare ogni iniziativa che contenga messaggi ambigui alle politiche di contrasto alla violenza di genere che punti a giustificare o riabilitare chi commette un femminicidio”. “Campi – ha detto Monica Bini – è sempre in prima fila quando si parla di queste tematiche e anche questa volta non mi ha deluso”.

 

Fondazione a Federico Zini, il calciatore che uccise la ex: no dalla Regione (Pisa Today – 6 febbraio 2019)
Soddisfazione da parte della capogruppo Pd Monni e dalle consigliere regionali Bugetti e Nardini
“La decisione di intitolare una fondazione che si pone come obiettivo la sensibilizzazione contro la violenza di genere a chi ha scelto di togliere la vita alla ragazza che non lo voleva più e poi uccidersi a sua volta è quanto di più lontano si possa immaginare da ogni sentimento di riguardo. Anche il dolore della famiglia di Federico va rispettato, è ovvio, ma il terribile gesto non lo si assolve con buoni propositi, rimane per com’è stato e non sono ammissibili fraintendimenti”. Così la vice capogruppo regionale Pd Monia Monni e le consigliere Ilaria Bugetti e Alessandra Nardini commentando il decreto dirigenziale della Regione Toscana che ha deciso “di non far luogo all’iscrizione della Fondazione ‘Federico Zini’ con sede in San Miniato (PI) nel registro regionale delle persone giuridiche”.
Zini, giovane calciatore sanminiatese, lo scorso maggio, uccise la sua ex Elisa Amato prima di togliersi la vita. I due corpi vennero ritrovati all’interno di un’auto nei pressi del campo sportivo di San Miniato. Il padre di Federico aveva promosso l’istituzione di una fondazione che portasse il nome del figlio, ma è arrivato il no della Regione.
“La Toscana è una regione che fa della lotta alla violenza di genere un punto di forza, fondando le proprie politiche su un approccio che è anzitutto culturale e che mette al centro la donna vittima di violenza, senza alcun tipo di distinguo o sfumatura – proseguono Monni, Bugetti e Nardini – con questa decisione, dunque, la Giunta ha dato seguito all’indirizzo tracciato dalla mozione approvata in aula e ha accolto l’appello di tantissimi cittadini che sin dal momento in cui è stata resa pubblica l’intenzione di intitolare la Fondazione a Federico Zini si sono schierati con fermezza per il no, sottoscrivendo la petizione che noi stesse abbiamo sostenuto”.