Arjoun Ezzedine, 35 anni. Uccide l’ex moglie con una coltellata al cuore e ferisce gravemente la sorella di lei. Ergastolo
Curno (Bergamo), 3 Febbraio 2019
Titoli & Articoli
Agguato nel garage di casa: uccisa con una coltellata al cuore dall’ex marito (Today – 3 febbraio 2019)
La vittima è Marisa Sartori, 25enne di Curno (Bergamo). Grave la sorella
Una nuova tragedia scuote la provincia di Bergamo, a distanza di due settimane dal terribile delitto di Stefania Crotti avvenuto tra Gorlago ed Erbusco. Un uomo ha ucciso la ex moglie, una ragazza di 25 anni. Teatro dell’omicidio è il paese di Curno, nell’hinterland bergamasco. La vittima è Marisa Sartori, che nel 2012 aveva sposato il suo assassino, Ezzedine Arjoun, 35enne tunisino. Il matrimonio era naufragato da tempo. I rapporti tra i due erano tesi, tanto che uno zio della vittima ha parlato di “tragedia annunciata”: in passato la vittima avrebbe denunciato l’ex marito, che l’avrebbe ripetutamente minacciata.
Secondo una prima ricostruzione, l’uomo ha atteso nei pressi del garage della palazzina dei genitori di Marisa Sartori l’arrivo della ex moglie, prelevata sul luogo di lavoro (un salone di parrucchiera) dalla sorella. Una volta arrivata l’auto delle donne, attorno alle 20 di ieri, il tunisino l’ha bloccata ed è iniziato un litigio. Dalle parole si è passati ai fatti: il 35enne ha sferrato un fendente al cuore di Marisa, dopodiché con un altro colpo ha ferito gravemente la sorella. Due le ambulanze giunte sul posto: una ha trasportato all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo la sorella della vittima, sottoposta ad intervento chirurgico, in prognosi riservata, l’altra ha prelevato il corpo senza vita di Marisa. Dopo l’aggressione l’assassino ha atteso sul posto l’arrivo delle forze dell’ordine. In tarda serata hanno formalizzato il fermo e le accuse di omicidio e tentato omicidio.
«Continue sopraffazioni, poi l’omicidio» Morte di Marisa, il gup: premeditazione (Eco di Bergamo – 3 giugno 2019)
Nella condanna all’ergastolo di Arjoun, colpevole della morte di Marisa Sartori, il gup motiva: «Prove d’inequivocabile premeditazione».
«L’omicidio di Marisa Sartori si colloca nell’ambito di una relazione improntata alla sopraffazione morale e fisica nei confronti della moglie». Non si spiega l’uccisione di Marisa e il tentato omicidio della sorella di lei, Deborha, se non si ricostruisce il clima di «persecuzione e molestie» creato e alimentato da Ezzedine Arjoun di cui il delitto del 2 febbraio scorso, in via IV Novembre a Curno, sarebbe l’ultimo atto di una tragedia annunciata. Che tale sia stata lo scrive il gup Massimiliano Magliacani nelle motivazioni della sentenza di condanna all’ergastolo, in abbreviato, per il marito Arjoun, ritenuto colpevole di aver premeditato il delitto, di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia nei confronti di Marisa e di porto illegale di un coltello.
«La prova delle premeditazione è insita in tutto il comportamento dell’imputato», scrive il giudice che colloca l’omicidio nel clima di «persecuzione e molestie» creato e alimentato da Arjoun. Per il giudice, invece, la versione di Arjoun che sostiene di essere andato a Curno il 2 febbraio per chiarire con la moglie aggirando il veto di Deborha, è «menzognera».
L’omicidio di Marisa Sartori a Curno, confermato l’ergastolo per il marito tunisino (Corriere della Sera – 22 maggio 2020)
Ezzedine Arjoun non era presente in aula per la sentenza. C’erano invece la mamma e la sorella della vittima
È stato confermato l’ergastolo per Ezzedine Arjoun, tunisino di 37 anni, per l’omicidio della moglie Marisa Sartori, 25 anni. L’omicidio risale al 2 febbraio 2019, quando la donna era stata uccisa a coltellate in via IV Novembre, a Curno, nella Bergamasca. La Corte d’Assise d’Appello ha confermato l’ergastolo.
Qualche giorno prima dell’omicidio, la donna lo aveva denunciato. L’aveva sempre maltrattata, arrivando anche a violentarla. Da quando voleva lasciarlo, aveva iniziato a perseguitarla. Il giorno dell’omicidio, Arjoun si era nascosto nel garage della casa dei genitori di Marisa, dove lei si era trasferita. Quando lei era arrivata con la sorella Deborha, l’uomo l’aveva accoltellata. Poi, dopo aver ferito anche la sorella, era fuggito e, in seguito, si era costituito.
L’avvocato dell’uomo, Daniela Serughetti, che aveva presentato appello, contestava le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi. Erano invece stati sostenuti dall’accusa, che aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado. In aula non c’era Ezzedine Arjoun. Sono invece arrivate la mamma e la sorella della vittima, Giuseppina Elettuari e Deborha Sartori che, quella sera, era rimasta ferita anche lei. Sono difese dall’avvocato Marcella Micheletti. L’Associazione Aiuto Donna, che è parte civile, è invece rappresentata dall’avvocato Marta Vavassori.