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Enzo Lorenzon, 79 anni, imprenditore, padre e nonno. Commissiona l’uccisione dell’ex moglie a una banda di sicari

Conegliano (Treviso), 23 Giugno 2023


Titoli & Articoli

Margherita Ceschin, 4 arresti per l’omicidio: “Perché l’ex marito l’ha fatta uccidere” (Libero – 22 luglio 2023)
Una svolta, drammatica e agghiacciante, nell’omicidio di Margherita Ceschin, la 72enne trovata senza vita nella sua casa di Conegliano, provincia di Treviso, lo scorso 24 giugno. I carabinieri hanno infatti arrestato quattro persone.
In manette anche l’ex marito della donna, 80 anni, considerato il mandante dell’omicidio. Avrebbe agito in concorso con una donna 32enne di origini dominicane e di due connazionali di quest’ultima di 38 e 41 anni. Il 41enne è stato trovato, inoltre, in possesso di tre etti di cocaina.
Dietro l’orrore, secondo gli inquirenti, potrebbero esserci i litigi continui tra i due ex. Liti che derivavano da questioni patrimoniali relative alla pratica di divorzio che i due stavano affrontando. I quattro arrestati, si apprende, al termine delle formalità di rito sono stati condotti nelle carceri di Treviso e di Venezia.

Delitto di Conegliano, l’ex marito colpito da malore in cella: «Mi voglio suicidare» (la Tribuna di Treviso – 24 luglio 2023)
Enzo Lorenzon è stato soccorso in ospedale. Ieri l’incontro con l’avvocato Martina Pinciroli che difende anche la dominicana: «È sconvolto»
Si dicono esterrefatti e si professano innocenti i quattro arrestati per l’omicidio premeditato di Margherita Ceschin.
Ieri Enzo Lorenzon, ex marito della donna, la sua compagna Dileysi Lorenzo Guzman, Juan Maria Guzman e Sergio Luciano Lorenzo hanno incontrato in carcere i loro legali, Martina Pinciroli per i primi due, e Fabio Crea per i secondi.
Enzo Lorenzon, 80 anni, considerato il mandante dell’omicidio dell’ex moglie per ragioni economiche, è apparso confuso nell’incontro con il legale nel carcere di Santa Bona. «È sconvolto per l’arresto e per quello che è successo il 23 giugno. Ha minacciato di togliersi la vita e sabato ha avuto un malore che l’ha fatto finire all’ospedale. Sono andata in infermeria per capire se le sue condizioni di salute siano compatibili con la detenzione in carcere. È molto provato». L’avvocato Pinciroli chiederà che possa essere affidato ad una struttura esterna. «Non si riconosce in questa ricostruzione dei fatti», ha riferito il legale.
Come a dire che non abbia negato ogni contatto, ma che non si sia spinto fino a chiedere di uccidere l’ex compagna. «Ora non è il momento di affrontare tutti gli elementi di indagine, anche perché a disposizione abbiamo solo il verbale di fermo, che è un atto complesso. Domani (oggi) nell’interrogatorio di convalida si avvarrà della facoltà di non rispondere. Si è detto preoccupato soprattutto per la compagna e suo figlio», conclude il legale.
Gli inquirenti attribuiscono a lui e a Dileysi Lorenzo Guzman l’idea di uccidere Margherita Ceschin per ragioni economiche.
Lorenzon, dalla separazione che sarebbe avvenuta per i suoi tradimenti, ha versato alla ex un assegno di mantenimento di 10 mila euro al mese. In queste settimane erano in corso le pratiche di divorzio, attraverso le quali Lorenzon averebbe voluto ridurre quel versamento e escludere Ceschin da introiti dell’azienda e dalla possibilità di ricevere parte del suo patrimonio milionario in caso di morte. Patrimonio che invece avrebbe potuto in parte andare alla nuova compagna in caso di matrimonio. Questo è il movente per gli inquirenti.
Dileysi Guzman è detenuta nel carcere della giudecca, e, nel colloquio con l’avvocato Pinciroli si è detta completamente innocente, e all’oscuro di eventuali piani criminali, interrompendosi più volte in un pianto disperato. «Nelle intercettazioni le mie parole sono state equivocate. Parlavo di altro», ha riferito. «È preoccupata per il figlio di 11 anni, anche il suo cellulare è stato sequestrato ed era l’unico modo per mettersi in contatto con il padre che vive negli Stati Uniti». La 32enne ha poi spiegato di aver avuto in programma un viaggio per tornare a casa, «ma l’avevo posticipato perché le condizioni di salute di Enzo erano peggiorate».
Dileysi è la cugina di Sergio Luciano Lorenzo, considerato dagli inquirenti una delle tre persone che il 23 giugno si sono recate a Conegliano per uccidere Margherita Ceschin. Lui, 38 anni, residente a San Biagio, sarebbe rimasto all’esterno della casa di via XVIII Aprile. Sergio Luciano Lorenzo sarebbe stato coinvolto nel piano organizzato da un altro dominicano, Juan Maria Guzman, anche lui in carcere a Treviso. Entrambi oggi nell’interrogatorio di convalida con il gip Marco Biagetti si avvarranno della facoltà di non rispondere, ha riferito il loro legale Fabio Crea dopo averli incontrati. «Sono rimasti sorpresi dall’arresto e dall’accusa.
Si dichiarano estranei a qualsiasi ipotesi che viene loro contestata e quindi domani (oggi ndr) ci avvarremo della facoltà di non rispondere, anche in considerazione del fatto che non abbiamo avuto la possibilità di accedere al fascicolo del pubblico ministero che è stato depositato solamente nel tardo pomeriggio di sabato al giudice indagini preliminari». Per l’avvocato Crea i rapporti con Lorenzon erano legai al fatto che «Sergio Lorenzo è cugino della sua compagna. Si tratta di un normale rapporto parentale, per il quale c’era anche una conoscenza con il signor Lorenzon. In questo senso si giustificano quelli che gli inquirenti indicano come dei contatti tra lui e la cugina e Lorenzon. Arrestati per il pericolo di fuga? Lo escludono in maniera categorica. Anche perché hanno moglie e figli qui a Treviso, sono radicati e non hanno alcun precedente. La vittima? Hanno detto di non conoscerla neppure».

Omicidio di Conegliano. «Voleva farla uccidere già nel 2017. Mi offriva soldi per trovare dei sicari» (la Tribuna di Treviso – 25 luglio 2023)
Contro Lorenzon le accuse pesantissime dell’ex amica che ora ha avvisato gli inquirenti. Ecco cos’ha detto
«Già nel 2017 voleva farla fuori. Aveva proposto anche a me un ruolo da intermediaria per trovare qualcuno disposto a uccidere sua moglie in cambio di diecimila euro». È una rivelazione shock: a parlare è un’amica di Enzo Lorenzon, l’ottantenne accusato di essere il mandante dell’omicidio della moglie Margherita Ceschin. La donna, che con l’imprenditore ora in carcere ha avuto un’assidua frequentazione tra il 2017 e il 2018, dopo aver letto sui giornali della tragica fine di Margherita – uccisa nel suo appartamento di Conegliano il 23 giugno scorso – ha chiamato spontaneamente i carabinieri: «Devo dirvi delle cose». Convocata, ha parlato muovendo accuse pesantissime.
L’accusa. Secondo la donna, Lorenzon ora ha messo in atto ciò che progettava da tempo, anni addirittura: l’omicidio su commissione della moglie, per porre fine in maniera brutale e definitiva alle continue tensioni legate a una costosa separazione (diecimila euro di assegno di mantenimento mensile).
Delitto di Conegliano, l’ex marito colpito da malore in cella: «Mi voglio suicidare»
Enzo Lorenzon è stato soccorso in ospedale. Ieri l’incontro con l’avvocato Martina Pinciroli che difende anche la dominicana: «È sconvolto».
«Enzo era esasperato, Margherita voleva più soldi e lo minacciava di rivelare presunte irregolarità legate alla sua attività di imprenditore vinicolo», ha rivelato la donna agli inquirenti nei giorni immediatamente successivi il ritrovamento del corpo senza vita di Margherita, «quando ci frequentavamo, nel 2017, lui mi ha proposto di trovare qualcuno disposto a farle prendere un bello spavento, mandarla su una sedia a rotelle o farla fuori per diecimila euro. Una proposta che poi mi ha fatto più volte. Era esasperato e pericoloso».
Il piano e l’omicidio. Troppo inquietante l’analogia tra quel piano del 2017 e quello che, secondo gli investigatori, è stato messo in atto il mese scorso: Enzo Lorenzon avrebbe assoldato – con l’intermediazione della sua assistente domestica dominicana e altri suoi conoscenti – una coppia di sicari arrivati dalla Spagna appositamente per uccidere la moglie.
Anziana uccisa su ordine del marito: lui non voleva più versare l’assegno di mantenimento. L’ex compagno doveva versarle un assegno di 10 mila euro al mese. A Ponte di Piave l’ottantenne è erede di una grande famiglia proprietaria di villa, terreni e locali
Margherita Ceschin è stata ritrovata morta nella sua abitazione al numero civico 15 di via 28 Aprile: supina sul divano, con ferite alla testa e uno schiacciamento toracico, camera da letto messa a soqquadro per inscenare una rapina, telefono cellulare rotto e bagnato nel lavello della cucina.
Nessuno parla: restano in carcere. Ieri pomeriggio il Gip Marco Biagetti ha firmato la convalida di arresto e fermo disponendo la misura della custodia cautelare nei confronti dello stesso Enzo Lorenzon oltre che di Dileysi Lorenzo Guzman, 32 anni, la domestica dell’ottantenne, di Sergio Antonio Luciano Lorenzo – 38 anni, cugino di Dileysi – e infine di Juan Maria Guzman, 41 anni: sono accusati a vario titolo di essere i mandanti, gli ideatori e gli intermediari dell’omicidio di Margherita Ceschin, messo in atto materialmente da due killer ora in fuga in Spagna. Nel corso dell’interrogatorio di convalida, ieri, si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere.
Anche in merito alle accuse della donna che ha rivelato l’esistenza di un piano omicida già nel 2017, Lorenzon per ora non parla: «Se deciderà di farlo, chiarirà anche questi aspetti che gli vengono contestati», fa sapere l’avvocato Martina Pinciroli che lo assiste. Nei giorni scorsi, l’anziano imprenditore ha manifestato anche intenzioni suicide. «Oggi mi ha detto di essere in sedia a rotelle perché in carcere è caduto e non si regge più in piedi – fa sapere il suo avvocato – vedremo nelle prossime ore se presentare una nuova istanza per misure detentive alternative o ricorrere al Riesame».
Le accuse. Sono pesantissime le accuse a carico dei quattro sottoposti ad arresto: concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione e, per Lorenzon, dal rapporto coniugale, oltre al furto aggravato per aver rubato il portafoglio alla donna nella messinscena della finta rapina. Per il Gip che ha convalidato l’arresto ieri, pur nella «necessità di esaminare compiutamente tutti gli atti», la custodia cautelare in carcere è attualmente «l’unica misura adeguata».
Secondo l’avvocato Fabio Crea, che assiste Juan Maria Guzman e Sergio Antonio Luciano Lorenzo e annuncia ricorso al Riesama, «ci sono perplessità se il giudice ha convalidato l’arresto senza aver letto tutti gli atti. Al momento il contenuto delle intercettazioni a carico dei miei assistiti è sì indiziante ma non probante, non si possono decontestualizzare».
Proprio tramite intercettazioni, verifiche delle celle telefoniche e analisi Gps sui veicoli utilizzati, gli investigatori hanno ricostruito i movimenti preparatori e i sopralluoghi nell’abitazione della vittima prima del brutale omicidio, portando alle accuse nei confronti dei quattro presunti autori del delitto e dei due ancora non rintracciati, indicati come gli autori materiali dell’omicidio della donna.

Delitto Ceschin, l’ex marito esce dal carcere e va ai domiciliari (Treviso Today – 6 febbraio 2024)
Il gip di Treviso ha accolto oggi 6 febbraio, sulla base di motivi di salute, la richiesta del difensore di Enzo Lorenzon, accusato di essere il mandante dell’omicidio della 72enne, trovata uccisa il 24 giugno scorso nella sua casa di via XXVIII Aprile a Conegliano. L’uomo si trova già in una residenza per anziani della provincia
Enzo Lorenzon, il 79enne ex marito di Margherita Ceschin, la 72 anni di Conegliano trovata assassinata il 24 giugno scorso nella sua casa di via XXVIII Aprile, è uscito dal carcere. L’uomo, accusato di essere il mandante dell’omicidio dell’anziana – all’origine del gesto vi sarebbe stata una profonda acrimonia dettata da ragioni economiche – è dal pomeriggio di oggi 6 febbraio in una residenza per anziani. Il giudice per le indagini preliminari Marco Biagetti (lo stesso che aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere) lo ha infatti messo agli arresti domiciliari senza l’uso del braccialetto elettronico. Il gip ha riconosciuto la validità delle ragioni contenute nell’istanza presentata dal legale di Lorenzon, l’avvocato Fabio Crea, che aveva presentato la richiesta per la “liberazione” del suo assistito qualche giorno fa. Il giudice ha ritenuto sussistenti le ragioni sanitarie che suggerivano la scarcerazione del 79enne, alle prese con gravi scompensi cardiaci e con una forma di insufficienza renale.
«Ho ritenuto che fosse necessario e urgente presentare la domanda di arresti domiciliari considerate le esigenze di salute del mio cliente» ha detto oggi, 6 febbraio, il difensore. «Sin da quando è stato messo in carcere – ha proseguito Crea – avevamo indicato che il suo stato di salute fosse tale da suggerire una collocazione ai domiciliari. Probabilmente è stata decisiva la decisione del Procuratore generale della Cassazione che aveva chiesto l’annullamento con rinvio al Tribunale del Riesame di Venezia del provvedimento a carico di Lorenzon dal momento che non ci sarebbero le eccezionali esigenze cautelari che sono quelle necessarie affinché si possa provvedere alla carcerazione di una persona ultra 70enne».
Lorenzon attenderà quindi a casa sua la fissazione della nuova udienza del tribunale della libertà a cui sono state rinviate le ordinanze che hanno spedito dietro le sbarre anche il 38enne dominicano Sergio Lorenzo (difeso dall’avvocato Mauro Serpico) e il 41enne Juan Maria Guzman, accusati in concorso nel delitto Ceschin. Gli Ermellini, nell’annullare gli atti, hanno probabilmente preso in considerazione i decreti che avevano consentito le quattro intercettazioni telefoniche e quelle ambientali che avevano convinto i pubblici ministeri Michele Permunian e Anna Andreatta a decidere per le manette a carico dei tre. Si tratta delle conversazioni in cui Lorenzon si sarebbe lasciato scappare frasi del tipo “vietato parlare…indagati” lasciando intendere di sapere che lui e i presunti complici centroamericani erano finiti per essere attenzionati dagli inquirenti.
Davanti alla Suprema Corte Crea aveva argomentato che l’ordinanza del gip non fosse, al contrario della richiesta dei sostituti procuratori, pienamente motivata e si sarebbe limitata a riproporre le conclusioni dei pm e a fare riferimento alla notizia di reato del 25 giugno, in cui comunque non si farebbe menzione di un atto violento. Lo stesso giudice, tra l’altro, emise al tempo due atti uno 24 ore dopo l’altro – il primo venne annullato dal Riesame – senza che dalla Procura fosse arrivata una nuova richiesta. Il risultato di tutto questo sarebbe che se la censura della Cassazione dovesse trovare conferma al Riesame (mancano comunque ancora le motivazioni del ricorso) quelle conversazioni intercettate dagli inquirenti non sarebbero utilizzabili. E Lorenzon, Lorenzo e Guzmann potrebbero tornare in libertà.

 

 

Omicidio Ceschin, uno dei killer scrive a Enzo Lorenzon: «Ti resto fedele». La lettera che inchioda l’ex marito, mandante del delitto (il Gazzettino – 11 aprile 2024)
Omicidio di Margherita Ceschin, uno dei sicari scrive una lettera all’ex marito della vittima, presunto mandante del delitto. E proprio quel biglietto, secondo la Procura di Treviso, inchioderebbe Enzo Lorenzon alle sue gravissime responsabilità. «Devi farti carico delle mie spese legali…il pubblico ministero è venuto due volte per collaborare, ma io resto fedele a te» è uno dei passaggi della missiva destinata all’ex imprenditore agricolo.

 

Corriere Veneto – 28 giugno 2024

Delitto Ceschin, Riesame contro il sequestro dei beni dell’ex marito (Treviso Today – 4 ottobre 2024)
Oggi 4 ottobre si è svolta l’udienza del procedimento con cui gli avvocati di Enzo Lorenzon e della famiglia della figlia Francesca hanno impugnato la decisione del gip di Treviso che ha deciso di “congelare” oltre un milione e mezzo facente parte del patrimonio di Enzo Lorenzon, considerato il mandante dell’omicidio della 72enne
Nessuna frode. Anzi: Enzo Lorenzon, che comunque si dice innocente e in grado di dimostrarlo a processo, ha deciso di risarcire la figlia Francesca liberandosi così di ogni possibile rischio all’orizzonte. E dal momento che nel penale non esiste un parità dei creditori, nel caso di condanna e di risarcimento imposto dalla corte, lo ha fatto cedendo con atto notarile circa un milione e mezzo alla società costituita dalla figlia e dal marito fermo restando l’ìmpegno di questi a pagare i debiti che l’imprenditore aveva. “Salvando” così l’intero patrimonio – più di 900 mila euro, sufficiente secondo i ricorrenti a pagare gli eventuali risarcimenti – dalle pretese che i numerosi creditori, tra cui anche enti pubblici, avrebbero potuto far valere attraverso atti di pignoramento.
E’ questo, in estrema sintesi, la motivazione con la quale Umberto Saracco, legale di Francesca e del marito, e Fabio Crea (il difensore di Lorenzon) hanno proposto un riesame reale contro la decisione del gip Piera De Stefani che, accogliendo le richiesta degli avvocati del fratello della vittima e dell’altra figlia Elisabetta, ha proceduto ad un sequestro conservativo sui beni dell’ex marito di Margherita Ceschin, la 72enne uccisa il 23 giugno dell’anno scorso nel suo appartamento di Conegliano. Lorenzon, secondo la Procura, sarebbe il mandante dell’omicidio commesso dai dominicani Sergio Lorenzo e Mateo Garcia (entrambi difesi dall’avvocato Mauro Serpico) e facilitato dai connezionali Juan Maria Guzman (assistito ancora da Fabio Crea) e Kendy Maria Rodriguez (avvocato Marcello Stellin). A fare da palo sarebbe invece stato Joel Lorenzo, fidanzato della Rodriguez, attualmente latitante nella Repubblica Dominicana. nei confronti dei primi tre imputati il processo, davanti alla Corte d’Assise, inizierà il prossimo 25 ottobre mentre nei confronti di Garcia (in custodia cautelare nel carcere di Belluno) e della donna, agli arresti domiciliari, deve essere ancora fissata la data dell’udienza preliminare. Sono tutti accusati, in corso, di omicidio volontario premeditato e aggravato.
Il sequestro disposto dal gip è corrispondente a quanto Lorenzon ha ceduto, con atto notarile, alla figlia Francesca e a suo marito come risarcimento del danno. Ma le carte, spiega la De Stefani, sono state firmate immediatamente prima dell’udienza preliminare ad una società appositamente costituita dalla figlia e dal genero a cui l’ex imprenditore – agli arresti domiciliari in una struttura per anziani a causa delle sue condizioni di salute – aveva dapprima dato una procura speciale, autorizzata, a occuparsi delle questioni economiche personali e poi ha dato gran parte del suo patrimonio: l’abitazione, una locanda dismessa e un altro edificio, tutti a Ponte di Piave. L’intento, secondo il giudice, sarebbe stato quello di impedire alle parti civili di rivalersi sul patrimonio e ottenere un risarcimento. L’atto notarile, dice in sostanza il gip, è avvenuto con la “malafede” delle persone interessate, il cui intendimento sarebbe stato quello di sottrarre i beni alle pretese delle altre parti offese. L’udienza del riesame si è svolta oggi 4 ottobre a Treviso da una corte in composizione collegiale. I giudici si sono riservati la decisione che è attesa entro la prossima settimana.

Femminicidio Margherita Ceschin, estradato l’uomo che avrebbe fatto il «palo» ai killer: era scappato in Repubblica Domenicana (Corriere della Sera – 26 gennaio 2025)
La donna è stata uccisa a Conegliano, in provincia di Treviso. L’omicidio sarebbe stato orchestrato dall’ex marito che avrebbe assoldato dei sicari
Svolta nel caso di Margherita Ceschin, uccisa a Conegliano, in provincia di Treviso, il 23 giugno 2023 in un femminicidio che sarebbe stato orchestrato dal marito Enzo Lorenzon. Questa mattina, 26 gennaio, è rientrato in Italia, scortato da agenti del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale, il terzo presunto killer accusato di avere avuto un ruolo chiave nel delitto. Si tratta del 25enne Joel Luciano Lorenzo, individuato nelle indagini dei carabinieri della Compagnia di Conegliano Veneto coordinate dalla Procura di Treviso, lo scorso 25 ottobre, nella Repubblica Dominicana.
L’uomo ora si trova in carcere a Roma Rebibbia. Accusato di aver partecipato attivamente all’omicidio di Ceschin facendo da «palo» ai complici.. Su di lui gravava un mandato d’arresto internazionale diffuso con `red notice´ Interpol e l’attivazione dello Scip della criminalpol diretta dal Prefetto Raffaele Grassi e dell’Esperto per la sicurezza di stanza a Santo Domingo. Joel, secondo gli investigatori, avrebbe avuto un ruolo nell’omicidio della 73enne di Conegliano, morta dopo numerosi colpi al cranio e al torace e dunque soffocata, facendo da «palo» alla banda omicida.
Un delitto orchestrato, secondo gli inquirenti, dall’ex marito della donna, Enzo Lorenzon, 79 anni, per ragioni economiche. L’imprenditore agricolo, dopo una vita insieme anche sul lavoro, aveva infatti avviato una relazione con la sua badante 32enne dominicana, Dileysi Lorenzo Guzman, e si sarebbe dunque stancato di versare alla ex l’assegno di mantenimento di 10mila euro al mese. Nella causa di divorzio i due avrebbero anche dovuto dividersi un patrimonio milionario, alcuni terreni e diversi immobili. Da lì, il presunto piano del marito di assoldare la banda omicida per uccidere l’ex.
Oltre al presunto mandante dell’omicidio erano stati arrestati Sergio Lorenzo e Juan Maria Guzman, rispettivamente uno dei presunti esecutori materiali e un intermediario. Poi erano scattate le manette anche per l’altro presunto autore materiale, Jose Mateo Garcia, anche lui domenicano, e per Kendy Maria Rodriguez, la fidanzata di Joel, che avrebbe giocato invece il ruolo di mediatrice. Questi cinque davanti alla Corte d’Assise di Treviso sono chiamati a rispondere di concorso in omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Per il 25enne estradato, invece, si annuncia una diverso dibattimento, sempre davanti alla Corte d’Assise.
(di Roberta Merlin)


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