Loading

Enrico De Nardo, 31 anni, operaio. Uccide con 44 coltellate una conoscente che lo respinge. Condannato a 10 anni con rito abbreviato, tra indulto e buona condotta è libero dopo 5 anni e 7 mesi

Catiglion Fiorentino (Arezzo), 13 Gennaio 2005


Titoli & Articoli

Arrestato un operaio edile: è accusato dell’omicidio di Eva – L’uomo, 31 anni originario di Frosinone, era già stato fermato e iscritto nel registro degli indagati. Lui nega, ma l’alibi scricchiola e gli esami del Ris sembrano inchiodarlo (l’Unità)
L’assassino di Eva Farmathy Lorenzini, la romena di 34 anni uccisa a coltellate nella sua auto la sera del 13 gennaio ha un nome: secondo i carabinieri si tratta di Enrico De Nardo, 31 anni, di Atina (Frosinone), accusato di omicidio volontario. Ma lui, sotto interrogatorio per ore, continua a negare.
I carabinieri hanno prelevato l’operaio nel cantiere edile dove lavora portandolo in caserma dove è stato accusato formalmente del delitto della donna. L’arresto del giovane è venuto dopo i risultati degli ultimi esami: «Sono stati i riscontri eseguiti dal Ris di Firenze sulle macchie di sangue che abbiamo trovato sui suoi pantaloni» ha detto il colonnello Marco Mochi, comandante del Gruppo Carabinieri di Arezzo e «adesso stiamo lavorando anche sui tabulati telefonici». Gli inquirenti continuano nella ricerca dell’arma del delitto, della borsetta e del telefono della vittima, oltre che del movente che ha scatenato l’omicidio, ma soprattutto di eventuali complici: «Dobbiamo verificare – ha proseguito Mochi – se qualcuno lo ha aiutato nel delitto o se altri nelle ore e giorni successivi, pur sapendo alcuni particolari, lo ha coperto».
Per i carabinieri non ci sono dubbi. È stato questo operaio, che risiedeva da un anno a Castiglion Fiorentino assieme ad altri tre colleghi di lavoro, a colpire con 32 coltellate al petto e alla gola – ha detto Mochi – la donna romena di 34 anni che aveva conosciuto perché lei faceva le pulizie nella sua casa.
De Nardo, che il giorno dopo il delitto fu sentito a lungo, ma si avvalse poi della facoltà di non rispendere, ieri ha invece deciso di collaborare e di rispondere alle domande che gli sono state rivolte dagli inquirenti. «È stato remissivo – riferisce il colonnello Mochi – e assistito dal suo avvocato Domenico Capalbo ha risposto a tutte le domande del magistrato, il sostituto procuratore Julia Maggiore, dicendo di aver frequentato amichevolmente la famiglia Lorenzini, ma non ha ammesso il delitto e nega di aver ucciso la donna». Nell’ambito delle indagini, i carabinieri hanno sequestrato a De Nardo il telefonino, l’auto e alcuni indumenti rinvenuti sia in casa sia nel cantiere di lavoro. Ad aggravare la posizione di De Nardo (che ha fornito un alibi per la sera dell’omicidio giudicato non sufficientemente credibile dagli investigatori) anche una ferita da taglio all’indice della mano sinistra che potrebbe essersi procurato mentre infieriva sulla donna. Ma cosa potrebbe averlo mosso a scatenare una simile furia? Gli inquirenti pensano a due ipotesi: l’essere stato respinto dalla donna o la volontà della suddetta di interrompere la relazione. Ipotesi entrambe respinte dal marito e dagli amici che descrivono Eva una donna dedita al lavoro (svolgeva varie mansioni nelle case di alcuni impresari ad Arezzo), alla famiglia e al volontariato.
(di Giorgio Sgherri)

 

Arrestato un operaio edile: è accusato dell’omicidio di Eva – L’uomo, 31 anni originario di Frosinone, era già stato fermato e iscritto nel registro degli indagati. Lui nega, ma l’alibi scricchiola e gli esami del Ris sembrano inchiodarlo (l’Unità)
È crollato dopo 8 ore di interrogatorio Enrico De Nardo, l’operaio di Frosinone che aveva intrecciato una relazione con la giovane rumena di Castiglion Fiorentino. Confessa l’omicida di Eva: «Voleva lasciarmi»
Eva Farmanthy Lorenzini, 32 anni, la rumena di Castiglion Fiorentino, è stata uccisa dall’amante, l’operaio edile Enrico De Nardo, 31 anni, nato ad Ausonia, in provincia di Frosinone, ma residente a Castiglion Fiorentino. Ha assassinato lui la giovane e bella rumena, sposata e madre di una figlia di nove anni, perché la donna lo aveva respinto dopo una relazione durata diverso tempo. Eva non voleva più saperne di quel rapporto che minacciava di far saltare la sua famiglia.
Venerdì sera i due si sono incontrati sulla strada di Mosciano per chiarire i loro rapporti che si erano deteriorati. Lei ha fatto capire a De Nardo che tutto era finito. Era l’ora che ognuno riprendesse la propria strada. Lui però ha respinto la richiesta della donna, lei ha insistito e l’uomo, in preda ad una furia omicida, l’ha colpita venticinque volte col coltello all’addome, al petto, alla gola. Poi ha preso la sua borsetta, il suo telefono, le chiavi della Punto grigia di Eva ed è scappato con la sua Opel Corsa.
Lorenzini ha trovato il corpo della moglie la sera alle 21,20, dopo essersi allarmato per l’inusuale ritardo. Dopo il ritrovamento del cadavere gli investigatori avevano indagato nell’ambiente del lavoro e delle amicizie di Eva. È saltato fuori che la donna andava a casa di Enrico De Nardo a lavorare come domestica. Inoltre l’uomo aveva una ferita ad una mano e delle macchie di sangue sui pantaloni risultate della donna attraverso l’esame del Dna. Ieri notte, dopo otto ore di interrogatorio, l’operaio è crollato ed ha confessato tutto. «Ha dichiarato di aver perso la testa», ha detto il suo avvocato, Domenico Capalbo, uscendo dalla caserma dopo che il suo assistito era stato avviato al carcere di Arezzo. Con la donna, ha raccontato agli inquirenti, aveva da qualche tempo una relazione extraconiugale che Eva aveva deciso di troncare.
Lei lo aveva conosciuto facendo le pulizie nell’appartamento che l’uomo condivideva con alcuni operai suoi colleghi, ed ora era decisa a chiudere quella esperienza, per non nuocere alla figlia e al marito, Luciano Lorenzini, un operaio 50enne. La stessa notte del delitto, 7 ore dopo il ritrovamento del cadavere di Eva, i militari sono andati a casa di De Nardo, lo hanno portato in caserma e ascoltato per ore. Avevano saputo della sua relazione con la donna, ma lui aveva negato tutto.
Sconcerto e sgomento ha suscitato nei parenti e nei vicini del giovane operaio la notizia del suo arresto. I genitori di Di Nardo vivono nelle campagne di Ausonia ed Enrico vi tornava ogni due settimane. Da un anno l’operaio lavorava con una impresa edile in provincia di Arezzo. «Non possiamo credere a quello che è successo – ha detto la madre, di 65 anni -. È stato sempre un bravo ragazzo ed un lavoratore. Non sapevamo nulla di questa relazione con una straniera».
(di Giorgio Sgherri)

 

E’ durata solo cinque anni e sette mesi la reclusione di Enrico Di Nardo, l’operaio che nel gennaio del 2005 uccise con 44 coltellate Eva Farmathy, la donna della quale si era perdutamente innamorato (Finanza Online)
Nei giorni scorsi Di Nardo, che ora ha 36 anni, è uscito dal carcere di Cassino ed è potuto tornare a casa in Abruzzo, in provincia di Chieti. Condannato alla pena soft di dieci anni di reclusione con rito abbreviato, Di Nardo ha goduto dell‘indulto (3 anni in meno) e di tutti i bonus per la buona condotta. Il delitto avvenne nelle campagne di Castiglion Fiorentino, tra Brolio e Manciano. Di Nardo, che lavorava in una ditta del posto, aveva conosciuto la Farmathy, 34 anni, sposata e madre di una figlia. Era nata una relazione, che la donna aveva però deciso di interrompere. La sera del 13 gennaio, durante un colloquio in macchina, l’operaio uccise l’amica. Per il gup l’omicidio non fu premeditato e concesse tutte le attenuanti.
PS. Fu esclusa la premeditazione e vennero accolte tutte le attenuanti: Di Nardo se la cavò con 10 anni di reclusione grazie al meccanismo del rito abbreviato, che assottiglia la pena di un terzo. Poi, nel carcere di Cassino dove era detenuto, l’operaio di Chieti ha beneficiato di altri sconti. Tolti tre anni grazie all’indulto approvato dal Parlamento nel 2006 con un’ampia maggioranza trasversale e che ha avuto effetto sui reati commessi fino al 2 maggio dello stesso anno. Di Nardo ha anche usufruito dei bonus della legge Gozzini: ulteriori sconti di pena maturati anno dopo anno grazie alla buona condotta. Così nei giorni scorsi per l’omicida di Chieti, che oggi ha 36 anni, si sono aperte le porte del carcere. Era stato arrestato il 18 gennaio 2005 dopo una rapida indagine dei carabinieri.


Link