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Domenico Magrì, 82 anni, imprenditore edile, padre e nonno. Uccide a colpi di pistola il socio, la moglie e se stesso (strage di Bottanuco)

Cerro di Bottanuco (Bergamo), 3 Aprile 2014


Titoli & Articoli

Due omicidi e un suicidio tra Milano e Bergamo: il dramma dei Magrì e degli Orifici (Milano Today – 3 aprile 2014)
I dettagli degli omicidi di giovedì 3 aprile tra Segrate (Milano) e Bottanuco (Bergamo)
Mancavano tre pallottole nel caricatore della Ruger 7,65 regolarmente detenuta da Domenico Magrì, l’imprenditore edile che giovedì mattina ha preso la decisione di uccidere il suo socio decennale, Carmelo Orifici, la propria moglie da tempo gravemente malata, Maria Artale, e come ultimo gesto di disperazione, sé stesso. Tre, come i colpi che gli sono stati necessari per eseguire il suo piano di morte, il progetto finale per lui che in vita di progetti ne aveva costruiti tanti. A cominciare dalla propria numerosa famiglia.
Nato a Catania nel ’32, Magrì aveva fatto la sua fortuna come imprenditore costruttore in Lombardia. Con la moglie, siciliana come lui e sua coetanea, aveva avuto quattro figli e una vita serena, nonostante negli ultimi anni la donna fosse stata costretta da un ictus a stare su una sedia a rotelle. Anche la collaborazione con Orifici, 68enne originario del messinese e fratello dell’ex sindaco di Segrate, Achille, durava da tempi remoti. Insieme avevano costruito tanto ma dopo anni di società e una vita di lavoro – secondo quanto raccontato dagli investigatori dei carabinieri della compagnia di San Donato, guidati dal capitano Mario Colicchio – Magrì, visti i suoi 82 anni compiuti e considerando la malattia della consorte, aveva deciso di smettere. Vendere le quote societarie, liberarsene per riposare dopo più di mezzo secolo di ‘fatiche‘. Qualcosa però, ipotizzano gli inquirenti, non era andato per come previsto. Dopo la sua decisione erano nate diverse beghe con il socio, non si trovava l’accordo economico e i rapporti non erano più sereni. Ma nessuno dei congiunti si sarebbe aspettato un epilogo tanto tragico. Parenti e amici, tutti, sono rimasti spiazzati dal dramma che si è consumato pochi minuti dopo le 10 in un parcheggio di via Monviso, a Rovagnasco, frazione di Segrate (Milano).
A quell’ora Magrì e Orifici avevano un appuntamento per parlare della questione ma qualcosa è andato storto. Non ci sono testimoni, l’unica certezza è il colpo mortale sulla nuca del 68enne, sposato e padre di quattro figli anche lui. Sarà uno di loro, Antonio, 39 anni, a trovare il corpo del padre qualche minuto dopo. Doveva partecipare all’incontro ma era arrivato in ritardo per un contrattempo nel cantiere aziendale. E’ lui ha chiamare i soccorsi e ad avvertire i carabinieri ai quali racconta tutto quello che sa di Magrì: auto, una Nissan Qashqai, e indirizzo, via Massimo Kolbe a Cerro di Bottanuco (Bergamo).
I militari della compagnia di Treviglio si precipitano a cercare l’uomo nella sua villetta, all’esterno trovano la colf in lacrime. La donna racconta che poco dopo le 11 l’uomo è arrivato nell’abitazione e con una scusa l’aveva mandata a fare una commissione e poi, al suo rientro, aveva trovato i due cadaveri. La moglie era sulla poltrona, una pallottola le aveva perforato la fronte. A terra, con accanto la sua Ruger, Magrì. L’uomo, con un proiettile sulla tempia si era punito per aver ucciso in meno di un’ora i suoi due grandi partner(di Stiben Mesa Paniagua)

 

Omicidio a Segrate: morto fratello sindaco Orifici. Il killer poi uccide la moglie e si suicida (Milano Today – 3 aprile 2014)
La sparatoria alle 10.30 di giovedì
Un uomo, Carmelo Orifici, 69enne, è morto in seguito ad un agguato a Rovagnasco, frazione di Segrate. A sparare un suo collega di lavoro, Domenico Magrì, 72enne, che poi è rincasato, a Bottanuco (Bergamo) e ha sparato alla propria moglie, Maria Artale, 82 anni, prima di suicidarsi. La donna era afflitta da una malattia degenerativa e, da anni, era costretta alla sedia a rotelle. A dare per primo la notizia è l’Azienda regionale emergenza urgenza che ha comunicato di aver ricevuto la segnalazione alle 10.28 di giovedì. Sul posto, in via Monviso (Segrate), si è precipitata un’ambulanza in codice rosso ma non ci sarebbe stato nulla da fare. All’appuntamento doveva presentarsi anche Antonio Orifici, figlio di Carmelo, che però è arrivato in ritardo e ha trovato il padre morto. Ha immediatamente allertato i carabinieri che si sono precipitati a casa di Magrì, a Bottanuco, trovando il suo cadavere e quello della moglie. Ancora non è stata diffusa la dinamica dell’accaduto. Indagano i carabinieri della compagnia di San Donato che stanno facendo i rilievi sul posto.

Strage di Bottanuco Marito esasperato per problemi economici (Bergamo News – 3 aprile 2014)
Sarebbe di tipo economico il movente che ha spinto l’imprenditore 82enne Domenico Magri’ a uccidere il suo socio Carmelo Orifici in un cantiere di Segrate. L’omicidio della moglie malata, Maria Artale, e il suo successivo suicidio nella loro casa in provincia di Bergamo, sarebbero il tragico epilogo scelto per chiudere la storia
Sarebbe di tipo economico il movente che ha spinto l’imprenditore 82enne Domenico Magri’ a uccidere il suo socio Carmelo Orifici in un cantiere di Segrate. L’anziano, infatti, dopo decenni di lavoro aveva deciso di vendere le proprie quote della società, ma la difficoltà di trovare un accordo economico con Orifici lo ha esasperato al punto da ammazzarlo con un colpo alla nuca.
L’omicidio della moglie malata, Maria Artale, e il suo successivo suicidio nella loro casa in provincia di Bergamo, sarebbero il tragico epilogo scelto per chiudere la storia. La donna, di 82 anni e da tempo costretta sulla sedia a rotelle a causa di una malattia, è stata uccisa con un colpo alla fronte. Con la stessa pistola detenuta regolarmente (una Ruger 7.65), Magri’ si è sparato alla testa. Magrì era originario di Catania, sua moglie di Enna, prima di arrivare nella Bergamasca avevano abitato a Sesto San Giovanni, nel Milanese. Avevano quattro i figli: Agata, Adalgisa, Alessandra e Aldo. Solo quest’ultimo vive a Bottanuco, centro di 5mila anime dell’Isola bergamasca, mente le tre sorelle abitano nell’area Milanese.

La tragedia di Bottanuco e Segrate «Papà, noi ti abbiamo perdonato» (L’Eco di Bergamo – 10 aprile 2014)
Lettera aperta dei figli dei coniugi Magrì. «Papà, non condividiamo né giustifichiamo il tuo gesto. Mamma, papà, ci mancate: vi amiamo immensamente». Venerdì 11 aprile alle 15 i funerali nella chiesa di Cerro di Bottanuco
Venerdì 11 aprile alle 15 a Cerro di Bottanuco si celebrano i funerali di Domenico Magrì e di sua moglie Maria Artale, protagonisti della terribile tragedia di giovedì 3 aprile. Magrì, al culmine di una lite, ha prima ucciso a Segrate il socio Carmelo Orifici, per poi tornare a casa a Cerro di Bottanuco dove prima ha ucciso la moglie (invalida da anni) per poi togliersi la vita. Una storia che ha lasciato sconvolte molte persone, sollevando tanti interrogativi, tutti drammatici.
I figli dei coniugi Magrì, tramite il loro avvocato Benedetto Maria Bonomo, hanno scritto una lettera, struggente: parlano di amore nei confronti dei loro genitori, di perdono verso quel padre vittima di un momento di follia. «Ci mancate, e questo vuoto che si è creato sarà per sempre incolmabile, ma vi amiamo immensamente». E poi il passaggio più toccante:«Papà il gesto compiuto, non lo condividiamo e non lo giustifichiamo, ma i tuoi figli e i tuoi nipoti ti hanno perdonato»
«Iniziamo ringraziando la Vostra testata nel darci l’opportunità di poter scrivere questa lettera aperta, per tutti i lettori che come noi si chiedono perché queste tragedie accadono. Non ci sono parole o commenti per giustificare azioni che non dovrebbero essere mai compiute dall’essere umano, perché la vita ci è stata donata ed è preziosa, quale Dono Divino più grande di questo?
Caro Papà, cara Mamma, ognuno di noi sceglie i propri genitori quando si viene al mondo, ora comprendiamo pienamente perché proprio voi. L’amore, la famiglia, l’unione, il rispetto, l’umiltà, l’armonia, l’essere sempre uniti nel dolore nella gioia e nella malattia, sono ingredienti che avete radicato da sempre dentro di noi. Papà, tu ci volevi sempre proteggere, anche se qualcosa ti tormentava ci dicevi sempre:”Voi non dovete preoccuparvi, ci penso io”; era difficile scalfire la tua corazza, anche perché tu prontamente sviavi il discorso dicendoci di pensare alla mamma, ai nipoti e alla famiglia.
Chi ti conosceva non si da pace. Uomo Buono, generoso, amorevole, rispettoso, conservatore, incapace di fare del male; di poche parole, ma integro di valori e principi e se davi la tua parola per te era sacro rispettarla. Hai improntato la tua e la nostra vita nell’amore per la famiglia ed anche il tuo gesto estremo di portare con te la mamma, è stato un atto d’amore perché non avrebbe potuto sopportare un altro grande dolore dopo 14 anni di sofferenza dovuta alla malattia. Ci mancate, e questo vuoto che si è creato sarà per sempre incolmabile, ma vi amiamo immensamente.
Papà il gesto compiuto, non lo condividiamo e non lo giustifichiamo, ma i tuoi figli e i tuoi nipoti ti hanno perdonato. A voi lettori possiamo dire aprite il vostro cuore, amatevi e amate, non tenete dentro rancori e malumori, ma parlatene ai vostri cari. A tutto c’è una soluzione se solo ascoltassimo il nostro cuore, generate amore, basta sofferenze e tragedie, trovate la forza in voi come noi la stiamo cercando in noi». Figli di Domenico e Maria Magrì


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