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Domenico Cascino, 42 anni, lavoratore saltuario. Già sotto processo per aggressione ad un’altra donna, massacra una collega con una scacchiera di marmo. Condannato a 16 anni con rito abbreviato

Samarate (Varese), 14 Novembre 2011

domenico cascina


Titoli & Articoli

Samarate, fracassa la testa all’ex con scacchiera di marmo: confessa (Milano Today – 15 novembre 2011)
Domenico Cascino, in preda a raptus di follia, avrebbe spaccato il cranio all’ex compagna con una scacchiera di marmo. Il delitto dopo una lite per gelosia. L’uomo avrebbe confessato
Sarebbe stato Domenico Cascino, 42enne di Rescaldina, ad uccidere Marianna Ricciardi, 36 anni, nella sua abitazione. L’uomo ha confessato e, a quanto è trapelato dalle sue parole, si tratta di un delitto passionale. Difatti i due avevano intrecciato una relazione che è stata la vittima stessa a troncare con un sms venerdì scorso.
L’uomo, che nel 2009 era stato processato per un’aggressione ai danni di un’altra donna, non si è voluto rassegnare e si è presentato a casa di lei, a Samarate in via Faggi, e l’avrebbe uccisa. Venti minuti è durato il suo raptus. Il primo colpo, al volto, è stato sferrato con una scacchiera di marmo e vetro, poi i calci e pugni e infine il colpo finale è stato per mezzo di una sedia, sfigurandola.
L’omicida è corso in bagno, si è lavato, ha gettato i vestiti insanguinati in un cassonetto e poi si è diretto all’Aloisianum a Gallarate, dove i carabinieri l’hanno arrestato e lo stesso dove aveva incontrato per la prima volta Marianna.
Il vicesindaco del comune di Samarate Albino Montani, scosso dalla vicenda richiama all’ordine i cittadini: “Non desidero aggiungere particolari a quelli già resi noti dalla stampa e che in queste ore si stanno diffondendo circa il tragico evento che ha colpito la nostra Città. Voglio invece rivolgere un invito a tutta la Comunità Samaratese affinché assuma un atteggiamento di maturità, di solidarietà, di amicizia e si stringa al marito, a tutta la famiglia ma soprattutto alla piccola bimba per dare loro la forza, il calore e l’affetto necessari a superare un momento così duro, una prova così grave”.

Cascino, l’ora delle risposte (La Prealpina – 15 novembre 2011)
Il 18 novembre l’udienza di convalida dell’arresto: davanti al gip il killer di Marianna Ricciardi
L’udienza di convalida dell’arresto per l’autore dell’omicidio di Samarate è stata fissata per la mattina di venerdì 18 novembre. Sarà in questa occasione che Domenico Cascino, 42 anni, reo confesso dell’omicidio di Marianna Ricciardi, 35 anni, si troverà davanti al giudice per le indagini preliminari.
Cascino potrà scegliere se avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande del magistrato o di assumere un atteggiamento collaborativo, riammettendo il delitto e il movente. Ovvero spiegando quei pochi minuti di furia bestiale che hanno cancellato la vita della mamma d’una bimba di sette anni, responsabile dell’Iris-Televita dell’Istituto Aloisianum di Gallarate. In questo caso è probabile che Cascino confermerà d’avere avuto con la donna, sposata con un camionista, una relazione da diverso tempo e d’averla uccisa perché lei non intendeva più proseguirla.

“Sei la mia sorellina”. E l’ha massacrata (La Prealpina – 16 novembre 2011)
Cascino da uomo servizievole a killer spietato: sconcerto e dolore all’Aloisianum
La chiamava “la mia sorellina“. Domenico Cascino, il quarantaduenne di Rescaldina che ha confessato d’aver assassinato Marianna Ricciardi, definiva così la sua vittima, quando la incrociava nei corridoi dell’Istituto Aloisianum di Gallarate. Lei qui lavorava per conto di Iris che gestisce il servizio “Televita”. Lui, disoccupato, grazie alla Caritas e ai gesuiti, qui aveva l’occasione di guadagnarsi qualche euro senza tirarsi indietro quando si trattava di dare una mano. E in particolare la sua disponibilità diventava affabilità con le impiegate del “Televita” di cui Marianna era responsabile.
All’indomani dell’efferatissimo omicidio di lunedì 14 novembre, Cascino, ora recluso in carcere a Busto Arsizio, è ricordato da chi opera nell’istituto gallaratese, ora attanagliato dallo sgomento, come un tipo tranquillo, uno che addirittura ispirava fiducia e che così s’era guadagnato vitto e alloggio all’Aloisianum.
Può darsi però che quel sentimento di amicizia e cordialità che Marianna, come tanti altri, gli ricambiavano, sia stato male interpretato dall’assassino. Sulla dinamica dell’omicidio, secondo gli inquirenti, Cascino avrebbe avvicinato la vittima proprio col pretesto dell’amicizia per cercare di piegarla a una relazione che per la donna, sposata e madre d’una bambina di sette anni, era impossibile. E soprattutto non voluta.
Sul fronte dell’inchiesta, si attende che venga fissato l’interrogatorio di convalida per Cascino nel carcere di Busto: probabilmente nella giornata di giovedì 17. Proseguono le ricerche del telefonino di Marianna che l’assassino avrebbe gettato nel Ticino.

 

“Cascino? Un despota” (La Prealpina – 22 novembre 2011)
Il gip tiene in cella l’assassino di Marianna Ricciardi. E spunta il testimone chiave
Domenico Cascino resterà in carcere. Il giudice per le indagini preliminari ha sciolto le riserve e motivato la sua decisione.
«Sussistono le esigenze cautelari e il pericolo di reiterazione, in quanto la determinazione con cui è stata commessa l’aggressione, l’accanimento sul corpo della vittima, anche quando probabilmente già esamine, la fredda luciditàdella condotta successiva con cui ha cercato di eliminare le tracce e depistare le indagini, fanno emergere una personalità dispotica, aggressiva, priva di freni inibitori e capace di manifestazioni di lucida e ostinata violenza pur di conseguire il proprio obiettivo», scrive il giudice nell’ordinanza. Con la quale il gip si addentra sia nella ricostruzione dell’omicidio di Marianna Ricciardi – massacrata lunedì 14 novembre nella villetta di via dei Faggi, a Samarate – sia sull’attività di indagine svolta dai carabinieri e dal pubblico ministero Mirko Monti.
A detta del gip, dunque, fondamentale per la soluzione del caso è stata la testimonianza di un vicino, «il quale ha da subito riferito agli inquirenti che dalla scorsa estate capitava che la vittima ricevesse in casa una persona che arrivava con una vettura Passat di cui riferiva anche la targa». È in effetti una deposizione molto dettagliata quella del dirimpettaio della famiglia Pittaro.
«Il pomeriggio generalmente sto in casa», ha riferito agli investigatori alle 19 di quella terribile giornata di sangue, «e quest’inverno ho notato un signore di circa sessant’anni con una macchina Pajero bianca che veniva a casa con Marianna. L’ho visto solo in inverno e questa primavera. Quest’estate ho notato un signore che parcheggiava la sua Passat targata… qui e che andava da Marianna. Il marito quest’estate era in ferie con la figlia in camper», prosegue il teste chiave, «e in quei giorni ho notato la Passat. Credo sia un collega di lei perché li ho visti a Gallarate nei pressi dell’Aloisianum dove Marianna lavora».
Sulla base delle accurate descrizioni fornite dal samaratese, nel giro di un paio d’ore gli inquirenti si erano diretti all’Aloisianum dove Cascino era tornato come nulla fosse dopo aver barbaramente massacrato la trentacinquenne.
Finora l’indagato si è sempre limitato a ribadire la tesi della relazione extraconiugale interrotta in quanto priva di futuro. Ma che cosa abbia innescato la violenza di Domenico Cascino non è fin qui dato sapere.
«L’indagato non è stato in grado di spiegare in maniera convincente i motivi della discussione che scatenò il raptus omicida», scrive infatti il gip. E conclude: «Qualcosa evidentemente detto dalla Ricciardi poco prima e che neanche l’indagato è in grado di chiarire in maniera plausibile, lo ha fatto scattare». L’unica ragione che l’uomo pare ricordare è legata a un rilievo che Marianna avrebbe fatto alla sua famiglia: «Non ti hanno saputo educare».

 

Condannato a 16 anni l’assassino di Marianna Ricciardi (Varese News – 13 febbraio 2013)
Pena ridotta di un terzo per aver scelto il rito abbreviato. Oltre un milione di euro di risarcimento alla famiglia. Domenico Cascino l’aveva massacrata a colpi di scacchiera nella sua casa di Samarate
E’ stato condannato a 16 anni di carcere Domenico Cascino, l’assassino di Marianna Ricciardi, uccisa nella sua abitazione a colpi di scacchiera la mattina del 14 novembre 2011 nella sua casa di Samarate in via dei Faggi. A condannare il 44enne è stato il giudice per l’udienza preliminare Nicoletta Guerrero, diminuendo la richiesta di pena dell’accusa che era di 24 anni. La scelta di ridurla di un terzo è stata dettata dalla scelta del rito abbreviato. A Cascino è stata riconosciuta l’aggravante della crudeltà ma è stata controbilanciata dalle attenuanti generiche. Il giudice ha condannato Cascino al pagamento di di un risarcimento di 1 milione e 250 mila euro, suddivisi tra i familiari. L’avvocato Davide Toscani si è riservato la decisione di ricorrere in appello per ottenere l’esclusione dell’aggravante della crudeltà.
L’omicidio di Marianna Ricciardi sconvolse due comunità, oltre all’intera opinione pubblica, da una parte i cittadini di Samarate e dall’altra la comunità dell’Aloisianum dove Marianna lavorava e dove lo stesso Cascino viveva, occupando una stanzetta in cambio di lavori di manutenzione. Cascino, arrestato poche ore dopo la scoperta del delitto, aveva subito confessato la sua colpa e ricostruito la dinamica che lo aveva portato ad uccidere la donna allora 35enne, madre e moglie, stroncata dalla follia di un uomo che non voleva rassegnarsi al fatto che nel cuore di Marianna non c’era posto per lui.


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