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Cristoforo Trommino, 33 anni, operaio, padre. Uccide la moglie a colpi di pistola. Condannato a 14 anni con rito abbreviato, 9 anni dopo esce grazie all’indulto. Si impicca a un albero 14 anni dopo il delitto

Lomaniga di Missaglia (Lecco), 22 Maggio 1997

CRISTOFORO TROMMINO


Titoli & Articoli

Corriere della Sera – 24 maggio 1997


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In memoria di

Uccise la moglie a colpi di pistola Si impicca dopo 14 anni (il Giorno – 28 maggio 2011)
E’ stato risolto il giallo del cadavere trovato nel tardo pomeriggio di ieri vicino alla Superstrada 36 al confine tra Aroiso (Como), Giussano e Briosco. E’ quello di Cristoforo Trommino, il 48enne che nel 1997 aveva ucciso la moglie Tiziana Riva a Lomaniga di Missaglia, nel Lecchese. Secondo quanto si è potuto stabilire, l’uomo si sarebbe tolto la vita. Per quel delitto era rimasto in carcere fino al 2006 quando uscì grazie all’indulto. Probabilmente il suicidio è da ricondursi a un senso di colpa acuitosi negli ultimi giorni in coincidenza con l’anniversario del suo terribile gesto di 14 ani fa …
L’allarme era stato lanciatoai carabinieri di Giussano da un cercatore di lumache dopo che il suo cane era stato attratto dal forte odore del corpo in avanzato stato di decomposizione. Inizialmente si era pensato a un omicidio: i carabinieri, infatti, non avevano trovato nelle immediate vicinanze la testa dell’uomo, rinvenuta poi appesa alla corda che l’uxoricida ha utilizzato per togliersi la vita impiccandosi a un albero. Il cadavere, recuperato dai carabinieri di Carate Brianza, è ora a disposizione del Sostituto Franca Macchia della Procura di Monza che attende l’esito dell’autopsia svolta in queste ore all’Istituto di medicina legale di Milano. Stando ai primi accertamenti il decesso dovrebbe risalire a una decina di giorni fa. Le alte temperature degli ultimi giorni hanno favorito il decomporsi del corpo.
Alla sua identificazione si è arrivati tramite i documenti trovati nelle tasche. Subito sono stati avvisati i parenti, alcuni dei quali residenti a Besana Brianza. Cristoforo Trommino aveva ucciso con tre colpi di pistola la moglie 32enne, dalla quale 14 anni prima ebbe un figlio. Nel 2006 ottenne la libertà grazie anche alla buona condotta tenuta durante la detenzione. Operaio di professione e residente a Lomagna, da quando era uscito dal carcere aveva sempre mantenuto un comportamento irreprensibile.

Arosio, il morto senza nome aveva ucciso la moglie (la Provincia di Como – 29 maggio 2011)
Identificato il cadavere: era Cristoforo Trommino, condannato per l’omicidio, avvenuto 14 anni fa, della moglie Tiziana. Forse ha scelto l’anniversario del delitto per farla finita
GIUSSANO – Non ce l’ha più fatta a convivere con quel rimorso. Scontata parte della pena e beneficiato dell’indulto, il suo mondo sembra essersi definitivamente sbriciolato negli stessi giorni che 14 anni fa lo hanno portato in prima pagina per l’omicidio della moglie Tiziana Riva, 32 anni, avvenuto nel cascinale di Lomaniga di Missaglia dove aveva costruito la sua famiglia.
Era il 22 maggio 1997. Cristoforo Trommino, allora 33enne, aveva sostenuto che i tre colpi erano partiti accidentalmente dalla pistola. «L’amavo, perché avrei dovuto farlo?» rispondeva a chi sospettava un movente passionale. Condannato a 14 anni e quattro mesi con rito abbreviato, aveva ottenuto il riconoscimento dell’infermità al momento dell’uxoricidio.
Cristoforo Trommino l’hanno trovato cadavere nel tardo pomeriggio di venerdì 27 maggio a Giussano, nella parte più impervia di una collinetta ai confini con Arosio e Briosco e nelle immediate vicinanze della strada statale 36. Dato lo stato di decomposizione del corpo, la morte è stata fatta risalire ad alcuni giorni prima. Forse il pensiero a quanto avvenuto il 22 maggio di quattordici anni prima ha preso il sopravvento. Proprio il senso di colpa conseguenza del delitto, per il quale Trommino è stato detenuto in carcere fino al 17 agosto 2006, quando grazie all’indulto ed alla buona condotta ha riottenuto la libertà, sarebbe il motivo che ha spinto l’operaio, origini siciliane e residente a Lomagna, nel lecchese, a porre fine ai suoi giorni.