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Cristoforo Aghilar, 36 anni, pregiudicato. Evade dai domiciliari e uccide a coltellate la madre della ex. In attesa di giudizio, evade di nuovo. Ergastolo

Orta Nova (Foggia), 28 Ottobre 2019


Titoli & Articoli

CATTURATO A CARAPELLE L’OMICIDA DI FILOMENA BRUNO. (La Gazzetta di San Severo – 30 ottobre 2019)
Verso le 19.00  di ieri sera, dopo quasi quarantotto ore di ininterrotte ricerche, iniziate immediatamente dopo l’aggressione avvenuta nella serata di sabato all’interno del bar “Number one” di Orta Nova e che hanno visto in campo oltre duecento militari, compresi i Cacciatori dello Squadrone Eliportato Puglia, i Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia hanno rintracciato e tratto in arresto AGHILAR Cristoforo, 36enne pregiudicato di Orta Nova, ritenuto responsabile del brutale accoltellamento che, nel pomeriggio di ieri, ha causato la morte della 53enne vicina di casa.
L’AGHILAR è stato contemporaneamente sottoposto a due autonomi provvedimenti giudiziari, il primo della Corte d’Appello de L’Aquila, consistente in un’Ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere a seguito della sua evasione dello scorso settembre, il secondo, della Procura della Repubblica di Foggia, consistente nel Fermo di indiziato di delitto per l’efferato omicidio commesso ieri ad Orta Nova.
La Procura della Repubblica di Foggia, infatti, già nell’immediatezza, in sede di sopralluogo, aveva raccolto con i Carabinieri della Compagnia cittadina e del Nucleo Investigativo sufficienti indizi nei confronti del sospettato, che nel frattempo si era reso irreperibile, emettendo con efficace celerità il provvedimento restrittivo, che evidenzia le convergenti aggravanti dell’aver commesso il fatto con premeditazione ed in un periodo in cui si era volontariamente sottratto all’esecuzione dell’ordinanza della Corte di Appello de L’Aquila sopra citata. Maggiori particolari verranno divulgati a seguito della convalida del provvedimento di Fermo.

 

Omicidio Filomena Bruno, fermato il presunto omicida: si era dato alla fuga (Letto Quotidiano – 30 ottobre 2019)
Per il brutale omicidio di Filomena Bruno era caccia all’ex genero e ora i Carabinieri lo hanno trovato mentre cercava di fuggire
Un brutale omicidio quello di Filomena Bruno, accoltellata e lasciata morire per strada. Ora i Carabinieri prendono il presunto assassino
La terribile morte di Filomena. La donna era già stata minacciata dall’uomo con una pistola, in un bar dove i testimoni hanno assistito attoniti. Voleva sapere dove fosse la figlia, ex fidanzata, ed è in quel momento che la pistola secondo indiscrezioni si sarebbe inceppata. Pochi giorni dopo qualcuno ha aspettato la donna mentre entrava a casa della madre – andava a dormire lì perché non si sentiva più al sicuro – ed è stata aggredita. In questo periodo era sotto sorveglianza speciale dei militari, infatti la donna aveva il compito di dire loro qualsiasi spostamento. Ma non quella sera, perché qualcuno l’ha uccisa con due coltellate. Visti i precedenti gli inquirenti si sono messi subito sulle tracce di Cristoforo Aghilar, che non ha lasciato alcuna traccia elettronica essendo non munito di carta di credito e cellulare.
La cattura dell’ex genero Aghiler. Cristoforo Aghilar era fuggito dagli arresti domiciliari a settembre, recatosi in Germania con la fidanzata: una ragazza di 21 anni figlia della vittima. Ma la ragazza dopo poco tempo con lui si è accorta del suo carattere violento, possessivo ed è per questo che – spinta dai genitori – lo abbandona e torna in Italia trovando rifiugio lontano da Orta Nova. Dopo ore di ricerche i Carabineri hanno trovato l’uomo non molto lontano da Orta Nova e lo hanno condotto in Questura dove verrà interrogato per il presunto reato commesso.

 

Rivolta al carcere di Foggia, evaso anche Cristoforo Aghilar: ricercato (il Megafono – 10 marzo 2020)
È evaso durante la rivolta al carcere di Foggia anche Cristoforo Aghilar, il 36enne che il 28 ottobre scorso assassinò a coltellate la mamma dell’ex fidanzata, Filomena Bruno, ad Orta Nova. Insieme a lui ci sarebbero altri 20 ricercati in tutta la provincia di Foggia.
Aghilar, in carcere a Foggia in attesa di giudizio per il femminicidio della 53enne si è dileguato dalla struttura di Via delle Casermette nel corso della protesta per l’emergenza Covid19, a cui hanno preso parte circa 300 reclusi. Durante i tafferugli sono stati presi di mira i locali del carcere tra cui la sala informatica, l’infermeria e il cancello centrale. Aghilar è tra i 21 ricercati, mentre 41 sono quelli catturati nella mattinata di lunedì 9 marzo, tra Foggia e Bari. Nel corso della fuga erano evasi altri tre pregiudicati di Orta Nova che sono stati fermati. Un altro pregiudicato di San Severo è stato fermato in Molise.

 

Parla il killer Aghilar: “Non volevo uccidere Filomena, mi sono difeso perché fu lei a prendere il pugnale” (l’Immediato – 30 gennaio 2022)
Nuova udienza ieri del processo a carico di Cristoforo Aghilar, il 38enne di Orta Nova, reo confesso dell’omicidio di Filomena Bruno, avvenuto nel pomeriggio del 28 ottobre 2019. Davanti alla Corte d’Assise di Foggia (presidente Talani, giudice a latere Gallipoli) è andato in scena l’esame dell’imputato, con Aghilar che era collegato in videoconferenza dal carcere di Livorno. Rispondendo per tutta la mattinata al serratissimo interrogatorio del pm Antonio Laronga, l’imputato ha fatto una serie di dichiarazioni davvero sorprendenti e che, se fossero vere, ribalterebbero quasi del tutto la situazione. Dopo avere spiegato di essere stato “sedotto e abbandonato” dalla figlia della vittima, M.A., Aghilar ha tentato di sostenere che non aveva alcuna intenzione di uccidere la Bruno, né nessun altro della famiglia della vittima, ma di essere tornato ad Orta Nova dalla Germania (dove si era rifugiato, violando gli arresti domiciliari) solo per un chiarimento con il figlio di Filomena e fratello della sua ex convivente, N.A.. L’uomo ha negato le minacce nei giorni precedenti l’omicidio e ha sostenuto che la pistola utilizzata per il tentato omicidio due sere prima nel bar “Number One” era non funzionante e lui lo sapeva bene. Il pm e il difensore delle parti civili hanno quindi avuto gioco facile nel contestare ad Aghilar che dalle immagini video risulta chiaramente che lui aveva premuto il grilletto puntando l’arma contro Filomena Bruno e poi, non riuscendo a sparare perché la pistola si era inceppata, tentò anche di “scarrellare”, con tipico gesto di chi vuole proprio fare fuoco.
Gli è stato anche chiesto dove era stato nei due giorni tra il 26 ed il 28 ottobre di quel 2019 e l’imputato ha confermato di essere stato sempre ad Orta Nova in diversi rifugi di fortuna e addirittura anche nell’appartamento della vittima, dove si era fatto la barba, era andato al bagno e si era persino riposato dalle sue fatiche di fuggiasco. Ma la parte più clamorosa delle dichiarazioni è arrivata quando si è discusso della scena del delitto. Queste le parole di Aghilar: “Sono entrato dalla porta e non volevo fare del male a nessuno, volevo solo sapere dov’era N. (il figlio della vittima, ndr). Le due donne, Filomena e la madre, si sono messe a gridare, io non capivo più niente, ho visto Filomena che andava a prendere il pugnale e che mi voleva colpire, così gliel’ho strappato di mano e credo di averla colpita due/tre volte, poi sono scappato quando ho visto tutto quel sangue”.
Queste affermazioni hanno scatenato le contestazioni del pm Laronga, il quale ha fatto emergere tutte le contraddizioni tra il racconto di Aghilar e le decine di prove raccolte nel processo, prima fra tutte la testimonianza della madre della vittima, che ha riferito di una ben diversa scena.
C0sì il difensore delle parti civili, l’avvocato Michele Sodrio, per un commento sulle frasi di Aghilar: “Ho davvero poco da commentare, se non che questo soggetto ha offeso e vilipeso la memoria di Filomena con affermazioni assurde e campate in aria, contrarie a tutte le prove, e sono tantissime, che abbiamo raccolto fino ad ora nel dibattimento. La tesi della legittima difesa, cioè di essersi difeso da una aggressione da parte di Filomena, è talmente meschina da non meritare nessun commento, è solo la dimostrazione dell’animo profondamente criminale di Aghilar e dell’assenza di qualsiasi serio pentimento o dispiacere per quello che ha fatto. Sono certo che la Corte saprà ben valutare anche questo atteggiamento. Certo ho i brividi ad avere avuto conferma che per tutti quei giorni, e in particolare tra il tentato omicidio e l’omicidio, Aghilar è sempre stato ad Orta Nova e addirittura si aggirava indisturbato come una belva feroce nell’appartamento e nel garage della vittima. Sono sempre più convinto che Filomena poteva e doveva essere protetta meglio”.
Prossima udienza il 25 febbraio, quando cominceranno ad essere sentiti i testimoni dell’imputato.

 

La difesa prova a salvare Aghilar dall’ergastolo. L’imputato prende la parola: “Chiedo scusa, ho sbagliato” (Today – 27 gennaio 2023)
Questa mattina, in Corte d’Assise, le dichiarazioni spontanee dell’imputato Cristoforo Aghilar e la discussione della difesa (avv. Marco Merlicco). Il processo proseguirà a febbraio, con le eventuali repliche della pubblica accusa. Atteso a breve il giudizio di primo grado
E’ormai alle battute finali il processo a carico di Cristoforo Aghilar, in corso dinanzi alla Corte d’Assise di Foggia (presidente Mario Talani) per l’omicidio della 58enne Filomena Bruno, uccisa con almeno 6 coltellate, sul pianerottolo della sua abitazione, ad Orta Nova, nel pomeriggio del 28 ottobre 2019.
Questa mattina, nell’udienza in cui era prevista la discussione della difesa, rappresentata dall’avvocato Marco Merlicco, l’imputato – collegato da remoto dal carcere di Livorno, dove è attualmente detenuto – ha chiesto la parola alla Corte per rilasciare una breve dichiarazione: “Siamo giunti ormai alla fine di questo processo”, ha esordito. “Mi dispiace di quello che ho fatto e chiedo scusa alla famiglia. Una cosa vi chiedo: vorrei sapere dov’è il telefono della vittima, perché lì dentro ci sono risposte che servirebbero tanto a voi quanto a me”, ha spiegato. Sul fronte del risarcimento per la morte della 58enne, ha aggiunto: “Nulla può ripagare una vita, ma poiché qui sto lavorando, darò quello che posso”.
La parola è quindi passata all’avvocato Merlicco che, documenti alla mano, ha disquisito per oltre tre ore procedendo ad una discussione “estremamente tecnica e basata sulle carte”, facendo riferimento al corposo fascicolo presente sul banco. Obiettivo dichiarato: fare luce sulle tante ombre “e contraddizioni che questa vicenda porta con sé, sul piano umano prima che giuridico”. Ha passato quindi in rassegna le dichiarazioni rese, in fase di indagine o del dibattimento, da alcuni testi-chiave, ritenuti “contradditori” dal legale. Tra questi, anche la figlia della vittima che, nel periodo preso in esame, era legata sentimentalmente all’imputato.
Ancora, rivendica il ruolo dell’avvocato difensore “che porta una luce che è diversa da quella della accusa. E quando la luce viene da più parti, la visione della verità è migliorata, più agevole e completa”, spiega. “Non diamo tutto per scontato”, l’invito ai giudici popolare. “Non adagiamoci sulla versione che umanamente ci lascia più sereni”. Confronta, quindi, le dichiarazioni rese in aula con le informazioni presenti in denunce e sms acquisite nel fascicolo dibattimentale, mostrando la complessità e le contraddizioni del caso in oggetto. Quindi l’affondo: “Se è vero che Aghilar è responsabile del fatto, e sarà per questo condannato, è altrettanto vero che ci sono responsabili morali per quanto accaduto”.
La dissertazione è stata articolata in cinque differenti ‘capitoli’ che hanno ripercorso la vicenda dalla genesi del rapporto tra l’imputato e la famiglia della vittima al giorno dell’omicidio, passando per la fuga romantica in Germania e tutto ciò che tale decisione ha comportato prima, durante e dopo. Al termine della narrazione, quindi, la difesa ha concluso chiedendo alla Corte l’applicazione dell’articolo 49 del Codice Penale (reato impossibile per mancata idoneità dell’arma) per il tentato omicidio avvenuto nel bar ‘Number One’ o la non-punibilità per lo stesso o, in subordine, l’assoluzione per insufficienza di prove.
Per l’omicidio di Filomena Bruno, la difesa ha chiesto il mancato riconoscimento delle aggravanti per premeditazione e stalking (come richiesto invece da pm e parti civili), e quindi la condanna per il reato di omicidio volontario, ma ridotta di un terzo della pena, perchè in fase di udienza preliminare era stata avanzata la richiesta di rito alternativo. Tale formula, infatti, non è applicabile nei casi punibili con ergastolo ma, qualora vengano escluse le aggravanti all’esito del dibattimento, la richiesta può ritenersi valida. Il processo proseguirà a febbraio, con le eventuali repliche della pubblica accusa (pm Rosa Pensa), che nella sua requisitoria aveva invocato per l’imputato una condanna all’ergastolo, con isolamento diurno; richiesta reiterata, nella sua discussione, anche dal patrono di parte civile, l’avvocato Michele Sodrio. Il verdetto di primo grado arriverà quindi nei prossimi mesi. (di Maria Grazia Frisaldi)

Aghilar condannato all’ergastolo per l’omicidio di Filomena Bruno (Foggia Today – 17 febbraio 2023)
È quanto deciso poco fa, dalla Corte d’Assise di Foggia, presieduta da Mario Talani
Condanna all’ergastolo, con 10 mesi d’isolamento diurno, per Cristoforo Aghilar, a giudizio per l’omicidio della 58enne Filomena Bruno, uccisa con almeno 6 coltellate, sul pianerottolo della sua abitazione, a Orta Nova, nel pomeriggio del 28 ottobre 2019. E’ quanto stabilito quest’oggi, dalla Corte d’Assise di Foggia (presidente Mario Talani), per il 39enne reo-confesso di Orta Nova, attualmente detenuto al carcere di Livorno, dal quale era collegato in videoconferenza. Il verdetto è stato letto alle 12.15 di oggi, dopo circa due ore e mezzo di Camera di Consiglio: Aghilar è stato condannato per omicidio volontario; contestate le aggravanti della premeditazione e stalking nei confronti della famiglia Bruno, nonché il tentato omicidio per l’agguato fallito avvenuto nel bar Number One, pochi giorni prima del fatto di sangue.
Pubblica accusa (pm Rosa Pensa) e parti civili (avvocato Michele Sodrio) avevano richiesto per l’imputato la massima pena, riconoscendo a quest’ultimo anche le aggravanti della premeditazione e di stalking a carico dell’intera famiglia Bruno. Circostanze, queste ultime, duramente respinte dalla difesa (avvocato Marco Merlicco) durante la discussione.
Le repliche, quest’oggi, sono state esposte dal procuratore capo di Foggia, Ludovico Vaccaro, in aula insieme ai vertici dell’Arma provinciale. “Ricorrono le due aggravanti che portano all’ergastolo, ovvero premeditazione e stalking, senza dimenticare che il delitto è stato commesso – come aggravante ulteriore – durante la latitanza”. “Non c’è quindi spazio alcuno per la concessione di attenuanti che possano in qualche modo  neutralizzare le aggravanti”, ha sottolineato il procuratore. “Per questo”, ha concluso, “la legge impone a me di chiedere l’ergastolo e a voi giudici di comminarlo”.
Il processo, lo ricordiamo, è iniziato a gennaio 2021 ed è andato avanti in maniera spedita dinanzi alla Corte D’Assise di Foggia. Circa una trentina i testi ascoltati nel corso delle varie udienze, tra militari coinvolti nell’inchiesta, familiari e conoscenti di imputato, vittima e persone a loro vicine. Riconosciuta anche una importante provvisionale (complessivamente oltre 470mila euro) alle parti civili. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni dalla lettura del dispositivo.  (di Maria Grazia Frisaldi)

 

Evase dai domiciliari e uccise la madre della sua ex: ergastolo a Cristoforo Aghilar per l’omicidio di Filomena Bruno (Corriere della Sera – 6 marzo 2024)
Pochi giorni prima dell’omicidio l’uomo si era recato in un pub, dove la donna lavorava, tentando di spararle, ma la pistola si era inceppata. La Corte d’Appello ha confermato la sentenza di primo grado
Attese la madre dell’ex fidanzata, che si opponeva alla sua relazione con la figlia, sull’uscio di casa e la colpì ripetutamente con un coltello,  uccidendola. Per questo omicidio Cristoforo Aghilar è stato condannato alla pena dell’ergastolo anche dalla Corte d’Appello di Bari. La vittima Filomena Bruno, 58 anni, venne uccisa a Orta Nova il 28 ottobre del 2019, davanti agli occhi della figlia. I giudici baresi hanno accolto le richieste del procuratore generale Giannicola Sinisi e del difensore delle parti civili l’avvocato Michele Sodrio. Secondo quanto emerso dalle indagini Aghilar avrebbe ucciso la donna perché quest’ultima si sarebbe opposta alla relazione che l’uomo aveva con la figlia della vittima. Pochi giorni prima dell’omicidio l’uomo si era recato in un pub dove la donna lavorava tentando di spararle ma la pistola si era inceppata.
La condanna in primo grado. Il 17 febbraio del 2023 Aghilar era stato condannato, per omicidio volontario, dai giudici della Corte d’Assise di Foggia alla pena dell’ergastolo con dieci mesi di isolamento diurno. All’uomo erano state contestate anche le aggravanti della premeditazione e dello stalking nei confronti della famiglia della vittima e il tentato omicidio per l’agguato fallito. La Corte d’Appello di Bari ha confermato lo stalking e il tentato omicidio e ha assolto Aghilar per un caso di ricettazione. Alla lettura della sentenza l’imputato era in video collegamento dal carcere di Livorno, ma non ha rilasciato alcuna dichiarazione.
Il legale: «Filomena non fu protetta» «Dopo lunghe ore di discussione – ha commentato l’avvocato Michele Sodrio, legale della famiglia Bruno – credo che la Corte abbia preso la giusta decisione. Non riesco ad essere contento di fronte ad un ergastolo, ma è stata fatta giustizia, almeno in sede penale e salvo il giudizio della Cassazione, che penso ci sarà. Continueremo a batterci anche in sede civile, davanti al Tribunale di Bari, per vedere riconosciuta in quella sede la responsabilità di chi, violando le norme sul cosiddetto “codice rosso”, non aveva messo in sicurezza la signora Bruno. Questa stessa mattina si è svolta un’udienza molto importante in contemporanea anche nella causa civile, siamo già a buon punto e sono fiducioso che si faccia giustizia anche in quella sede». (di Luca Pernice)


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