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Carmine Buono, 55 anni, idraulico disoccupato, sposato, padre e già padre separato. Denunciato per stalking e minacce, uccide la ex con una coltellata al cuore. Condannato all’ergastolo in primo e secondo grado, viene scarcerato per decorrenza dei termini prima della Cassazione, ma, viene denunciato per maltrattamenti dalla nuova compagna. Condannato all’ergastolo

San Giuliano Milanese (Milano), 13 Febbraio 2012


Titoli & Articoli

Stilettata al cuore, arrestato l’ex fidanzato (il Giornale – 4 aprile 2012)
L’uomo che nella foto tiene in braccio il piccolo Gabriele ha gli occhiali con una montatura metallica, i baffi, i capelli grigi e sorride al bambino. Si chiama Carmine Buono, è nato a Galatina (Lecce) 55 anni fa ed è il suo papà. Purtroppo da lunedì sera, secondo il pm del tribunale di Lodi Armando Spataro, sarebbe anche l’assassino della sua mamma, Antonia Bianco, la 43enne italo argentina uccisa con una stilettata al cuore a San Giuliano Milanese la sera del 13 febbraio scorso, in via Turati, sul marciapiede, proprio davanti all’abitazione dell’ex compagno.
L’uomo, ora accusato di omicidio volontario (prima era stato indagato ma per omicidio colposo) è rinchiuso nel carcere di Lodi e si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ancora non si sa come abbia ammazzato la madre dell’ultimo dei suoi 7 figli, anche se quella sera, in strada, oltre a lui e alla donna, c’erano la sua attuale compagna, due dei loro figli e il figlio maggiore di Antonia, il 23enne Maximiliano, che aveva accompagnato lì la madre.
Si sa solo che, all’improvviso, Antonia si è accasciata a terra, sul marciapiede, mentre il suo ex rientrava velocemente in casa. Tutti pensarono a un malore, anche al Policlinico di San Donato dove la donna spirò poco dopo il suo arrivo in ambulanza. In realtà l’autopsia all’istituto di medicina legale di Milano – svoltasi il 24 febbraio e principalmente grazie alle insistenti richieste della famiglia Bianco che non ha mai creduto a una morte accidentale – rivelò che la povera Antonia era stata proprio uccisa: una minuscola puntura sotto l’ascella sinistra indicava che qualcosa di simile a una stiletto o a uno spillone, le aveva perforato un ventricolo …
«Volevamo capire com’è morta la nostra Antonia, anche se indietro non ce la darà più nessuno. Volevamo giustizia. Ora i fatti parlano da soli. Aspettiamo il processo» spiegano la signora Maria Teresa e la figlia 41enne Asuncion nella loro abitazione alla Bovisa. Sono queste due donne che ora si prendono cura dei tre figli lasciati da Antonia: Maximiliano, Florencia Belen, 12 anni e il piccolo Gabriele, nato dalla relazione con Carmine e che di anni ne ha solo 5.
«Dopo la morte di Antonia, avevamo ottenuto dal tribunale dei minori che il padre non potesse più avvicinarsi al piccolo – ci spiegano -. Qualche giorno fa, prima che venisse arrestato, abbiamo scoperto che ci ha denunciate per diffamazione, perché sostiene che, parlando di questa vicenda, avevamo voluto farci pubblicità».
La signora Maria Teresa ha raccontato a Spataro tutte le angherie a cui Buono sottoponeva la figlia Antonia che, nonostante la loro relazione fosse finita e dopo due sue denunce contro l’uomo per aggressione e diffamazione (2009) e per stalking (2011), gli permetteva ancora di vedere il figlio Gabriele.
«Ho spiegato che, a mio parere, quell’uomo ha solo dato seguito a tutte le minacce fatte a mia figlia, frasi del tipo “Ti taglio la gola“ o “Se non sarai mia non sarai più di nessun altro“. Poi mi ha chiesto più volte se avevo mai visto in mano a Carmine un portachiavi con attaccato un coltellino…Ho capito che è quella l’arma del delitto che stanno cercando. E io quel portachiavi l’ho visto eccome, c’erano attaccate più cose, anche quel coltellino». Un piccolo oggetto a serramanico che, ora, è scomparso: nel portachiavi di Carmine Buono non c’è più.

 

Uccise l’ex compagna con uno stiletto, scarcerato per decorrenza dei termini (Corriere della Sera – 15 novembre 2017)
Carmine Buono è stato condannato in primo e in secondo grado all’ergastolo. Ma la Cassazione non si è ancora pronunciata, e quindi ora è a piede libero
Nel 2012 uccise la sua ex compagna e madre di suo figlio in strada, piantandole uno stiletto nel cuore. Un’arma subdola: la ferita era quasi invisibile, tanto che all’inizio si pensò a un attacco cardiaco. Per quel delitto Carmine Buono, un idraulico 58enne di San Giuliano Milanese, è stato condannato in primo e in secondo grado all’ergastolo. Ma i tempi della giustizia italiana sono lunghi: la Cassazione non si è ancora pronunciata, e quindi Buono ora è stato scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare, non essendo stata ancora pronunciata la sentenza definitiva.
Il delitto. Antonia Bianco, 43enne residente a Milano, fu uccisa il 13 febbraio del 2012. Fu soccorsa da un’ambulanza in via Turati, a San Giuliano Milanese, per un apparente malore dopo un litigio in strada con l’uomo e poco dopo morì poco dopo nel vicino ospedale di San Donato. Soltanto con un esame più accurato i medici notarono una piccola ferita sotto l’ascella sinistra, causata da un oggetto appuntito che aveva perforato il pericardio. L’arma del delitto, forse un coltellino o uno spillone, non è mai stata ritrovata e l’uomo si è sempre professato innocente. Il 5 marzo del 2014 Buono è stato condannato all’ergastolo dalla corte d’assise d’appello di Milano, ma quella sentenza è stata impugnata in Cassazione. In pendenza del giudizio della Suprema Corte sono scaduti i termini massimi di custodia cautelare e l’uomo è stato liberato, rimanendo sottoposto al solo obbligo di dimora.

 Le minacce di Carmine Buono – VIDEO (Quarto Grado Mediaset Infinity – 24 novembre 2017)

Uccise la ex con lo spillone. Cassazione conferma ergastolo (il Giorno – 6 dicembre 2017)
È definitiva la condanna all’ergastolo per Carmine Buono, accusato di aver ucciso con un‘arma appuntita mai ritrovata, probabilmente uno stiletto o uno spillone che ha perforato un ventricolo cardiaco, la ex convivente Antonia Bianco a San Giuliano Milanese nel 2012. Lo ha deciso la Cassazione.
Condannato in primo e secondo grado all’ergastolo, un primo giudizio della Cassazione, poi, annullò con rinvio la sentenza per un nuovo appello che confermò la condanna all’ergastolo per omicidio volontario e stalking. L’uomo, nel frattempo, era stato scarcerato per decorrenza dei termini nel 2015 e ora tornerà in carcere per l’esecuzione della pena.
IL LEGALE – “È una grande vittoria per la famiglia della vittima e per la giustizia”, ha commentato l’avvocato Domenico Musicco, legale dei familiari di Antonia Bianco e che ha insistito per la conferma della condanna per omicidio volontario, mentre il sostituto pg aveva chiesto l’annullamento con rinvio sostenendo la tesi dell’ omicidio preterintenzionale. “Un uomo così pericoloso non poteva restare libero – ha aggiunto il legale Musicco, anche presidente della onlus Avisl -. Questo deve diventare un caso di esempio per tutti.
Le vittime di violenza e le loro famiglie non possono vivere nell’ansia che i criminali che le hanno colpite siano liberi di poterlo rifare. Non ci fermiamo questo risultato ci dà la forza per continuare a lavorare col Governo su due fronti. Da una parte stiamo lavorando per istituire un fondo per le vittime di violenza, esattamente come accade per le vittime di incidenti stradali, e non possiamo più rimandare l’introduzione dei braccialetti elettronici”.
LA VICENDA – Il 21 giugno del 2016 la Corte d’Appello di Milano aveva confermato l’ergastolo per omicidio volontario e stalking, dopo che nel novembre 2015 la Cassazione aveva annullato con rinvio, disponendo un nuovo processo d’appello, la condanna all’ergastolo di primo e secondo grado. La Suprema Corte, in sostanza, aveva chiesto di approfondire l’elemento soggettivo del reato chiarendo che non era ben motivata la condanna per omicidio volontario. E su questa base il difensore, l’avvocato Mirko Mazzali, aveva chiesto che i giudici riqualificassero il fatto in omicidio preterintenzionale (tesi sostenuta anche dal pg nel nuovo giudizio di Cassazione), perché i due stavano litigando e Buono, per la difesa, non voleva uccidere.
Antonia Bianco, il 13 febbraio del 2012, era andata a casa dell’ex compagno per parlare del loro figlio e il confronto tra i due era degenerato in una lite che era finita in strada. La donna, ad un certo punto, si era accasciata a terra, era stata soccorsa ed era morta poco dopo all’ospedale di San Donato, dove i medici avevano notato una piccola ferita sotto l’ascella sinistra. Con l’autopsia era emerso, poi, che Bianco era deceduta proprio a causa di quella ferita  causata da un’arma appuntita mai ritrovata.

 


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