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Carlo Raimondi (Carlo Antonio Raimondi Cominesi), 40 anni, operaio e buttafuori, padre. Uccide la moglie incinta a calci e pugni, la soffoca con un sacchetto di plastica e fugge con l’altra figlia. Condannato a 20 anni, dal 2017 usufruisce di permessi per lavoro e da gennaio 2023 è libero

San Giuliano Milanese (Milano), 22 Ottobre 2006


Titoli & Articoli

Uccide la moglie e scappa in Svizzera (Varese News – 4 novembre 2006)
La donna è stata ritrovata morta con a fianco un feto. Una lite per problemi economici forse all’origine della tragedia
L’avrebbe uccisa il marito colpendola a pugni dopo una lite. Così sarebbe morta Carmela Cilento, la donna di 38 anni che è stata ritrovata mercoledì 1 novembre dai Carabinieri e dai Vigili del Fuoco morta sul pavimento del suo appartamento a San Donato Milanese. Accanto a lei, che giaceva in una pozza di sangue, il feto di una bambina.
Il decesso della donna risaliva a qualche giorno prima: a dare l’allarme il marito della donna, Carlo Raimondi, che al momento del ritrovamento si trovava in viaggio in Svizzera con la figlia di quattro anni. Nella sua telefonata ai Carabinieri, l’uomo – operaio e buttafuori in una discoteca – si era detto preoccupato perché da giorni non riusciva a mettersi contatto con la moglie.
Gli inquirenti si sono però trovati subito di fronte a una situazione con molti lati oscuri. Oltre alle cause della morte – non è ancora chiaro se la donna è morta per emorragia dopo il parto o se era già deceduta e il parto è avvenuto spontaneamente, forse post-mortem –, c’è il fatto che in un primo momento il marito e i parenti della donna hanno offerto versioni discordanti.
Per ricostruire la vicenda, bisogna tornare e circa due settimane fa, quando il 22 ottobre la famiglia doveva andare a pranzo dai parenti di lei. La zia, racconta però che non sono mai arrivati e che da quel momento i loro telefonini sono sempre rimasti staccati. Sempre la sera del 22, i genitori di Raimondi affermano che solo il figlio e la nipote sono rimasti a dormire da loro. L’uomo è poi “scomparso”, rompendo il silenzio con i familiari per chiedere dei soldi ed è tornato di sua spontanea volontà dopo il ritrovamento della moglie. A quel punto, si è presentato con il suo avvocato davanti ai pubblici ministreri Michela Versini e Giovanni Pescarzoli. Poche quindi le certezze all’inizio delle indagini, a parte i risaputi problemi economici della coppia.
Se però in un primo momento, si pensava anche all’ipotesi di un parto solitario in casa a cui è sopraggiunta la morte e la fuga del marito, nella notte fra giovedì 2 e venerdì 3 novembre, è arrivata la confessione dell’uomo di fronte ai pm. Raimondi ha raccontato di aver litigato con la moglie a causa dei problemi finanziari che li affliggevano e di averla colpita a pugni fino a farla cadere. Spaventato, le avrebbe coperto il volto con un sacchetto di plastica per poi scappare in Svizzera con l’altra figlia. Il parto potrebbe quindi essere avvenuto spontaneamente, forse post-mortem. L’uomo è stato quindi arrestato con l’accusa di omicidio volontari e si trova ora nel carcere di Lodi.

«Ho ucciso a pugni mia moglie incinta per colpa degli usurai» (il Giornale – 4 novembre 2006)
Massacrata durante una lite: «Mi rimproverava per i debiti»
«Chiedo perdono alla mia famiglia, ai genitori di mia moglie e alla mia bambina che dovrà crescere senza la sua mamma… Dio mio! Come ho fatto? Come ho potuto? Perché? Per favore, perdonatemi… Andavamo d’accordo, volevo vendere la casa e fuggire con lei e le bambine».
Carlo Raimondi è una montagna di muscoli che sfiora il metro e 95, ma in Procura, a Lodi, sembra piccolo piccolo piegato com’è su se stesso, seduto sulla poltroncina davanti al magistrato Michela Versini e ai carabinieri. Tutti lo ascoltano in silenzio, mentre lui biascica parole e lacrime, con quelle mani grandi schiacciate sugli occhi bagnati. Sono le 2.30 di giovedì notte. E farebbe quasi pena questo omone di 40 anni se, dopo oltre sette lunghissime ore d’interrogatorio, non avesse appena confessato quello che tutti temevano sin dall’inizio. E cioè che è stato lui, la mattina del 23 ottobre scorso, ad ammazzare sua moglie, una donna all’ottavo mese di gravidanza, la 38enne Carmela Cilento, riempiendola di pugni nel loro appartamento di San Giuliano milanese durante una lite nata per motivi economici. Poi l’ha abbandonata proprio nel punto dove giovedì mattina, dopo 10 giorni, è stato trovato il cadavere, accanto al letto e al feto del suo bimbo. Un neonato venuto alla luce dopo il decesso della madre o mentre lei era in stato di semincoscienza. Morto.
«Non so se fosse già morta quando sono fuggito – dice Raimondi al pm – ma ho avuto paura, ho perso la testa. Così, quando l’ho vista a terra priva di sensi, le ho appoggiato sul viso tumefatto il sacco nero per l’immondizia che teneva in mano mentre discutevamo: non volevo più vedere quello spettacolo tremendo. Prima di prendere la mia bambina e scappare via, ho lasciato un biglietto che facesse pensare che non avevo trovato in casa Carmela ed ero dovuto partire all’improvviso. «Vado via per sistemare la nostra situazione economica – ho scritto -. Non preoccuparti e ritira i soldi dell’assicurazione». Ma non sono mai andato in Svizzera, come avevo detto in un primo tempo. Quando i carabinieri mi hanno chiamato, ieri mattina, ero in provincia di Como, in un albergo, con mia figlia».
I rapporti della coppia si erano incrinati da un po’. Da quando, 4 mesi prima, Raimondi, si era messo in malattia. La donna, che faceva la parrucchiera in casa, lo aveva più volte pregato di moderarsi con il danaro, di non vivere al di sopra delle proprie reali possibilità, quelle di semplice operaio che arrotondava come buttafuori in discoteca nel fine settimana. Invece lui era tornato a casa addirittura con un fuoristrada nuovo di zecca, una spesa che Carmela non condivideva. Così, quando lui – in cucina, durante la colazione e mentre la bambina guardava i cartoni animati in salotto – le aveva confessato che era indebitato fino al collo e non sapeva come fare a restituire gli oltre 200mila euro di interessi maturati dal prestito ottenuto da un gruppo di russi, la moglie non ha esitato a buttargli in faccia tutto il suo disprezzo, dando forma concreta, con le sue parole, alle paure del marito: quella di restare in mezzo a una strada, senza un tetto sulla testa, perseguitato, lui e la sua famiglia, da gente senza scrupoli. Dinanzi ai tremendi scenari che gli si prospettavano, Raimondi è stato così colto da una rabbia cieca e improvvisa. Ha trascinato quindi Carmela in camera da letto e ha cominciato a prenderla a pugni in faccia e in testa con quelle sue mani enormi. Lei, uno scricciolo di donna e perdipiù incinta.
Per ora Carlo Raimondi è stato rinviato a giudizio dal gip di Lodi, Alessandro Conti – che ieri ha convalidato l’arresto per omicidio volontario – solo per l’assassinio della moglie. L’uomo è sorvegliato a vista in carcere per evitare possibili gesti autolesionistici. Oltre all’autopsia sul cadavere della donna per stabilire le cause della morte, è già stata disposta una visita psichiatrica per chiarire se l’uomo fosse capace di intendere e di volere al momento dell’omicidio. (di Paola Fucilieri)


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