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Carlo Piero Artusi detto Peppolo, 48 anni, disoccupato, con piccoli precedenti penali, tossicodipendente. Soffoca la compagna con un cuscino. Arrestato, si impicca in cella

Milano, 19 Marzo 2019


Titoli & Articoli

La cena, la lite e la “lotta” in casa: Roberta, uccisa dal fidanzato conosciuto 5 mesi fa (Milano Today – 20 marzo 2019)
Fermato il killer di Roberta Priore, la 53enne uccisa a Milano. Lui stesso ha confessato
L’11 marzo un vicino aveva allertato la polizia. Gli agenti erano andati lì e avevano ascoltato entrambi: lei aveva raccontato di uno schiaffo in faccia ricevuto durante una lite, lui aveva spiegato che avevano discusso, ma niente di più. E, soprattutto, nessuno dei due aveva voluto formalizzare una denuncia. Tre giorni dopo il copione si era ripetuto praticamente identico: quella volta, però, a telefonare al 112 era stato lui, spiegando che aveva discusso con la sua compagna – ancora, ancora e ancora -, che erano volate parole grosse, minacce e che era pronto ad andare via di casa.  Da quella casa, però, evidentemente non era andato via, perché è proprio lì dentro – un appartamento al quinto piano del palazzo al civico 19 di via Piranesi – che lui, il 47enne Pietro Carlo Artusi, ha ucciso Roberta Priore, la 53enne con cui stava da cinque o sei mesi.
Il killer fermato sulle scale di casa. Ad ammetterlo è stato lui stesso con una confessione piena arrivata davanti al pm Grazia Colacicco verso le tre della notte tra martedì e mercoledì, quando ormai gli uomini dell’Ufficio prevenzione generale e della Squadra Mobile, guidati da Giuseppina Suma e Lorenzo Bucossi, lo avevano già incastrato alle sue responsabilità. Così, Artusi – un solo piccolo precedente di tredici anni fa per una lite con un uomo – ha ricostruito le ultime ore di vita della sua compagna. Quella compagna che aveva avuto ultimi anni molto complicati, segnati irrimediabilmente dal dramma del 2005, quando sua figlia di quattro anni era morta cadendo dalla finestra della casa in cui la Priore abitava con l’ex marito in via Castel Morrone.
Il killer – provato, sotto shock ma comunque abbastanza lucido – ha raccontato tutto. Ha iniziato da quella cena insieme alla vittima in un ristorante all’Ortica lunedì sera: lì sembra che i due abbiano litigato perché lei aveva chiacchierato con un altro uomo al bar e pare che lui fosse andato via, tornando a casa. A casa, poco dopo, sarebbe arrivata anche la Priore: entrambi sotto effetto di cocaina, avrebbero discusso e sarebbe iniziata una sorta di lotta.
La lotta e la donna soffocata. La 53enne, stando alla confessione dell’assassino, avrebbe lanciato qualcosa contro il compagno, che a sua volta l’avrebbe aggredita – la donna aveva ecchimosi al volto -, spinta a terra e le avrebbe coperto la faccia con un cuscino. Lei sarebbe riuscita a liberarsi, si sarebbe scagliata contro di lui con un coltello – lui aveva effettivamente delle ferite – e a quel punto Artusi l’avrebbe buttata nuovamente sul pavimento e l’avrebbe soffocata con quello stesso cuscino perché – così ha detto – voleva che “non urlasse più”.  Il 47enne, stando a quanto finora ricostruito, avrebbe “nascosto” il cadavere con una coperta. Nella tarda mattinata di martedì, poi, avrebbe staccato i tubi del gas dell’appartamento e avrebbe provato ad uccidersi, dando anche fuoco a dei fogli di carta gettati sul corpo della compagna, che infatti presentava alcune lievissime bruciature sul costato.
L’allarme della figlia e il fermo. Il suo tentativo di suicidio sarebbe fallito e Artusi sarebbe uscito di casa per poi far ritorno lì verso le 16. In quel momento sulle scale del condominio e nell’abitazione della vittima c’erano già i poliziotti, che avevano ricevuto una telefonata dalla figlia 22enne della vittima, che da due giorni non riusciva a mettersi in contatto con lei.  Uno degli uomini dell’Upg – un agente che aveva partecipato a uno dei due “controlli” dell’11 e del 14 marzo – ha riconosciuto il 47enne e lo ha fermato. In Questura, dopo un iniziale momento di reticenza, si è aperto. Il killer, ora in cella con l’accusa di omicidio volontario, ha raccontato di quella storia iniziata cinque mesi prima, della sua speranza di trovare un lavoro – né lui né lei lavoravano – e di quelle continue litigate tra di loro. L’ultima lunedì in un locale dell’Ortica, poco prima della follia omicida.

 

Donna uccisa in casa, gli amici dell’assassino: “Siamo sconvolti” (La Nazione – 20 marzo 2019)
“Abbiamo preso un aperitivo insieme poche settimane fa. Un tipo un po’ ombroso ma tranquillo”
 “Abbiamo preso un aperitivo insieme soltanto un mese fa, non è possibile, non ci credo. Non può aver fatto una cosa del genere”. Una notizia che pesa come un macigno per gli amici di ‘Peppolo’, Pietro Carlo Artusi (nella foto), classe 1975, che dopo essere stato fermato dalla polizia di Milano con l’accusa di aver ucciso la sua fidanzata, Roberta Priore, ha confessato l’omicidio. Nessuno vuole credere che quel ragazzo che oggi ha 44 anni, con il quale hanno trascorso un’infanzia insieme, spensierata, possa davvero aver ucciso una donna, la sua ultima convivente.
“Era tornato a Pistoia – ospite di un parente che abita sulle colline – dopo anni di lavoro a Milano, forse mi ha parlato di una relazione interrotta ma non ci ho dato peso. Sapevo comunque che aveva una relazione con una donna che era rimasta a Milano – racconta uno degli amici – Abbiamo preso un aperitivo al circolo di Pontelungo che lui frequentava spesso e mi ha detto che era tornato giù e stava a casa di suo zio. Sapevamo che si era fidanzato da poco e tutti sui social lo prendevano in giro, non è possibile che abbia fatto una cosa del genere“. Diversi lo ricordano come un ragazzo strano, un genio dell’informatica ma mai violento, forse un po’ ombroso ma sempre tranquillo. “Sì aveva le sue stranezze ma ci si divertiva insieme – dice ancora l’amico – Hai presente quelle persone super intelligenti? Un genio davvero mancato. Un mago del computer. Siamo cresciuti insieme, da piccoli eravamo vicini di casa. Poi lui è partito per il Nord Italia, ha vissuto in diverse città e l’ho perso di vista fino a quando, appunto, un mese fa, l’ho incontrato e mi ha detto che era tornato. Non ci posso credere che Peppolo abbia combinato una cosa del genere. E’ assurdo”. “Lo ho visto qualche settimana fa in centro – aggiunge un’altra conoscente di Artusi – francamente non sono molto meravigliata, voci in passato parlavano di problemi con le donne, di una persona insomma che alzava facilmente le navi. Era un ragazzo apparentemente tranquillo però, non credevo potesse arrivare a tanto”.

Si impicca in cella 7 giorni dopo aver ucciso la compagna: aveva confessato il delitto (il Mattino – 25 marzo 2019)
Ha fumato per l’ultima volta una sigaretta, verso le 21 di ieri sera, e poi poco dopo Pietro Carlo Artusi, il 48enne che era in carcere da solo cinque giorni per aver ucciso a Milano la sua compagna Roberta Priore, 53 anni, soffocandola con un cuscino, si è impiccato alle sbarre con una corda rudimentale.


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