Branco di Fuorigrotta: Antonio Di Perna, Gennaro Bitonto e Raffaele Velluso. Tutti 19 anni. Tentano di rapinare una prostituta e uccidono l’amica che la soccorre
Fuorigrotta (Napoli), 9 Maggio 2015
Titoli & Articoli
Antonia Osaf (Corriere della Sera – la strage delle donne)
Una coltellata inferta con tale violenza da spezzarle in cuore. Antonia, prostituta nigeriana, era venuta in Italia per cercare una vita migliore. E’ finita sul marciapiede ed è morta in una strada di periferia. A impugnare il coltello che ha ucciso Antonia sarebbe stato Antonio Di Perna, 19 anni, dipendente di un azienda di rimessaggio, dopo una notte passata in discoteca a bere e a sniffare coca. Con lui anche due amici: Raffaele Velluso e Gennaro bitonto, entrambi 19enni. Il primo è padre di una bimba, il secondo va ancora a scuola. A scatenare la rabbia dei tre sarebbe stato il rifiuto di Antonia di accompagnarsi a loro perché troppo ubriachi.
Giovane prostituta difende un’amica da una rapina e viene uccisa (la Repubblica – 9 maggio 2015)
NON ha avuto paura, ha difeso un’amica. Ma il suo gesto di istinto e coraggio le è costato la vita. È stata uccisa con rabbia e violenza, perché ha osato ribellarsi.
Antonia Osaf, una giovane prostituta nigeriana di 23 anni, è stata ammazzata a Fuorigrotta, da tre ragazzi- hanno 19 e 20 anni – della zona di Cavalleggeri. Tre ragazzi incensurati che di notte diventano rapinatori di prostitute. La ragazza è stata trovata senza vita, sull’asfalto all’alba in via Terracina angolo via Cinthia, nei pressi di un distributore di benzina, colpita da una unica coltellata mortale, tra l’ascella e il petto. La scoperta intorno alle cinque del mattino, quando qualcuno ha chiamato il 118.
Per far luce sull’omicidio, gli investigatori hanno fatto rilievi sul luogo dell’omicidio e ascoltato altre prostitute che esercitano nella zona e, incrociando i loro racconti, hanno scoperto che tre ragazzi, a bordo di una Smart, avevano già rapinato una prostituta e ne stavano rapinando una seconda quando la 23enne è intervenuta, in difesa dell’amica. È stato un gesto di rabbia e di istinto, di chi vive sulla strada ed è abituato al silenzio, alla sottomissione, ma anche a difendersi da solo, a difendere le proprie “sorelle”.
In strada, di notte, si sono trovati gli uni di fronte alle altre tre uomini armati e convinti di potere tutto e tre donne abituate al silenzio. Eppure una ha reagito. I rapinatori, probabilmente, non si aspettavano una reazione, presi di sorpresa hanno agito anche loro d’istinto, un istinto violento e corrotto: hanno accoltellato la ragazza e sono fuggiti. La ventitreenne è morta in pochi minuti. Di lei si sa poco o nulla. L’età, 23 anni, il nome, Antonia Osaf, e la nazionalità.
I primi a lavorare sul caso sono stati i poliziotti del Commissariato San Paolo, ma per la morte della coraggiosa ragazza di Fuorigrotta tutte le forze dell’ordine sono scese in campo e hanno lavorato insieme: la squadra mobile diretta da Fausto Lamparelli , e l’Arma dei carabinieri. “Un indagine corale” dice Lamparelli.
Secondo un’indiscrezione c’è un’altra donna coraggiosa, in questa piccola storia di violenza urbana, che però tocca anche la violenza di genere, con tre uomini che passano la notte a rapinare le donne e quando una si ribella l’ammazzano. L’altra donna coraggiosa è la madre di uno dei tre ragazzi accompagnati in questura, che ha aiutato i poliziotti a rintracciare il figlio e lo avrebbe convinto a raccontare cosa era accaduto. Tutti e tre i ragazzi alla fine si sono consegnati. Prima due alla polizia, infine il terzo, il 19enne si è presentato al nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri. Sono tutti incensurati. Si tratta di Raffaele Velluso, Gennaro Bitonto e Antonio Di Perna, napoletani. Ritrovata e sequestrata l’auto usata per la rapina. I tre sono arrivati in questura intorno alle 19 e sono cominciati gli interrogatori. Fermati nella notte. Per loro l’accusa è: concorso in omicidio e rapina aggravata. (di Cristina Zagaria)
Donna uccisa a Fuorigrotta, i tre: «Volevamo solo andare a prostitute» (il Mattino – 12 maggio 2015)
Sarebbe stato Antonio Di Perna, 19 anni, dipendente di un azienda di rimmessaggio, ad impugnare il coltello che ha ucciso la giovanissima prostituta Antonia Osaf. Il ragazzo, che aveva passato una notte in discoteca bevendo e sniffando cocaina, non ha potuto rendere dichiarazioni agli inquirenti perché annebbiato dall’alcol e ancora ieri mattina agli avvocati Gennaro Pecoraro e Andrea Imperatore che lo assistono, ha detto di avere difficoltà a ricordare la successione degli eventi pur essendo sicuro di avere avuto con sé l’arma.
Tutti e tre i protagonisti di una notte di bravate e di violenza conclusasi nel sangue, sono stati sottoposti al test per appurare la presenza di alcool e stupefacenti, ma l’esito sembra scontato. Secondo i loro stessi racconti al momento del delitto erano intontiti, fuori controllo. E così tre ragazzi normali, Velluso ha 21 anni è padre di una bambina, Di Perna lavora presso un rimessaggio e Bitonto va ancora a scuola, si sono trasformati nei carnefici di una ragazza che aveva attraversato i confini sperando di fare fortuna e si è ritrovata a fare la prostituta per poi finire ammazzata su una strada di periferia. Come siano andate le cose al pm che segue le indagini, Clelia Mancuso, lo hanno raccontato le immagini della telecamera di sicurezza della pompa di benzina nei cui pressi si è svolto l’omicidio.
Le riprese sono attualmente sotto esame, ma sembra che le immagini mostrino due dei tre giovani che scendono e si avvicinano ad alcune prostitute, mente il terzo, probabilmente Di Perna, resta in auto. A un certo punto si scorge un parapiglia: sembra che le donne si siano rifiutate di accompagnarsi ai ragazzi che sarebbero stati troppo ubriachi. Ed è allora che Antonia, la vittima, interviene mentre Di Perna scende dall’auto, poi torna verso la macchina, la apre e prende qualcosa, probabilmente il coltello. La ragazza cade per terra mentre in due le strappano la borsa: ma le immagini sono poco chiare (si sta lavorando per renderle migliori) e questo particolare non è evidente. Raffaele Velluso e Gennaro Bitonto, infatti, raccontano una versione dei fatti in molti punti contrastanti con quella delle altre testimoni. «Avvocato, ma noi non volevamo fare una rapina, volevamo andare a prostitute. E quella ragazza non l’abbiamo accoltellata: non potevamo mai pensare che andasse a finire così», hanno spiegato ieri mattina a Michele Sanseverino, il legale che li assiste. Velluso e Bitonto hanno detto di essersi incontrati nella serata di venerdì scorso in un bar di Pozzuoli e di aver poi incontrato Di Perna che avrebbe poi chiesto un passaggio per tornare a casa. Poi lo stop in via Terracina e l’omicidio. Dopo il delitto il gruppo si è nuovamente diviso e Bitonto è tornato a casa mentre Velluso, è andato a dormire da Di Perna. «Non avevamo capito che la ragazza era morta», hanno poi raccontato i due ragazzi. Sarebbero state solo le notizie pubblicate sui siti internet a far comprendere ai tre la gravità dell’accaduto. A quel punto Velluso ha chiamato uno zio, ha avvertito la mamma, Anna, e tutti si sono incontrati in casa della nonna. «Adesso non ti resta che andare dalla polizia e raccontare tutta la verità», ha ingiunto la donna. E così è stato. Nelle stesse ore un’altra madre, quella di Antonio Di Perna, convinceva il proprio figlio a presentarsi ai carabinieri. Poi il racconto e la terribile verità che domenica ha trovato un altro riscontro: gli inquirenti hanno rintracciato il coltello utilizzato per uccidere semi-nascosto dalla vegetazione in un’aiuola su via Cintia, nei pressi di una rotonda, a poche decine di metri dal distributore di carburante dove è avvenuta la tentata rapina. I giovani se ne erano disfatti durante la fuga, lanciandolo nell’erba. Il coltello, sequestrato, è stata affidato agli agenti della Scientifica guidata da Fabiola Manconi che si occuperanno dei rilievi alla ricerca di impronte e tracce biologiche riconducibili ai tre ragazzi fermati e alla vittima per chiarire l’esatta dinamica di una notte da Arancia Meccanica.
Napoli, condannati i killer di Antonia: diciotto anni di carcere all’assassino 19enne (il Mattino – 28 novembre 2016)
Condanna esemplare per i tre giovani che in una sera di maggio di un anno fa, nel quartiere Fuorigrotta, presero di mira una giovane prostituta nigeriana e uccisero l’amica che era intervenuta in suo soccorso. Il giudice Livia De Gennaro ha condannato a 18 anni di carcere Antonio Di Perna, che di anni ne ha appena diciannove ed è accusato di aver sferrato la coltellata mortale nel petto della povera Antonia Osaf, la vittima che volevano rapinare. Per l’imputato la Procura aveva chiesto dieci anni di reclusione. Il giudice è andato oltre le richieste anche per Raffaele Velluso, accusato di concorso in rapina e omicidio (è stato condannato a 15 anni di carcere a fronte degli otto chiesti dal pm) e per Gennaro Bitonto, ritenuto responsabile di concorso anomalo (è stato condannato a dieci anni a fronte dei sei proposti dall’accusa).
Il processo, celebrato con rito abbreviato, si chiude così, con una sentenza che ha lasciato di stucco gli imputati. Troppo grave, per il giudice, il delitto al centro delle accuse. Antonia era una ventenne nigeriana, arrivata nel nostro paese con sogni che si erano subito infranti quando si rese conto di essere finita in un giro che la rendeva schiava: doveva pagare molti soldi a chi le aveva consentito di lasciare la Nigeria e per guadagnarli era costretta a vendere il suo corpo. La sera dell’omicidio era appartata con un cliente. Udì le grida della sua amica che intanto era stata avvicinata da quei tre giovani, tutti maggiorenni da poco e con un passato da cosiddetti “bravi ragazzi”.
I tre avevano chiesto sesso alla prostituta, lei aveva rifiutato impaurita dall’atteggiamento dei tre. A quel punto i giovani anziché desistere iniziarono a importunare la donna fino alla rapina, mirando alla sua borsa. Lei provò a difendersi. In suo soccorso intervenne Antonia che lasciò il cliente e si lanciò di corsa verso l’amica. Di Perna le piantò una coltellata in petto e la uccise. Le telecamere presenti nella zona ripresero alcune scene. I tre giovani furono identificati e arrestati nel giro di poco. E oggi per loro è arrivata la condanna. (di Viviana Lanza)
Prostituta uccisa a Fuorigrotta: scagionato uno dei tre ragazzi (Cronache della Campania – 27 gennaio 2018)
Prostituta uccisa a Fuorigrotta da tre giovanissimi dopo una notte di alcol: assolto nel processo di Appello uno dei tre imputati condannati in primo grado. Il clamoroso colpo di scena ha riguardato Gennaro Bitonto, condannato in primo grado a 10 anni di carcere, e che da due era agli arresti domiciliari. Confermata la condanna a 15 anni e 4 mesi per Raffaele Velluso e ridi- mensionato quella a carico di Antonio Di Perna, scesa da 18 a 16 anni di reclusione.
Una notte di eccessi e abuso di alcool, poi la voglia di fare sesso a pagamento con alcune prostitute nigeriane che vendevano il proprio corpo a Fuorigrotta, nei pressi dello stadio San Paolo di Napoli. Quella notte, nel maggio del 2015, una di loro, Antonia Osaf, fu prima picchiata, poi accoltellata e lasciata agonizzante in un lago di sangue fino alla morte. I tre sono stati incastrati non solo dalle indagini degli agenti ma anche dalla riprese delle telecamere del distributore di benzina. Dalle immagini si vede i tra che arrivano con la loro auto in Via Terracina, si fermano vicino ad alcune prostitute. Dall’auto scendono in due e si avvicinano a una delle ragazze e tentano di strapparle la borsetta poi interviene Antonia, e ciò scatenato la reazione di Di Perna che prima scende dall’auto, poi sarebbe tornato indietro per prendere qualcosa – gli inquirenti pensano che si tratti dell’arma del delitto – avvicinarsi alla vittima che cade per terra, mentre gli altri due le hanno strappato via la borsa. Uno dei tre ragazzi, Raffaele Velluso è il fratello di Agostino Velluso arrestato ad agosto perché accusato del tentato omicidio di Giuseppe Giannelli, il figlio del boss di Fuorigrotta e Bagnoli, Alessandro Giannelli arrestato a febbraio scorso mentre tentava la fuga in autostrada.
Il difensore di Gennaro Bitonto, l’avvocato Rocco Maria Spina è però riuscito a dimostrare, come riporta Il Roma, che l’allora 19enne non soltanto non aveva alcuna intenzione di prendere parte alla rapina e all’omicidio, ma che quando l’escalation di violenza era ormai diventata inarrestabile aveva anche provato a distogliere gli altri due amici dal loro intento sanguinario. Insomma, la sua presenza sulla scena del delitto sarebbe stata solamente passiva.
Prostituta uccisa a Fuorigrotta, tutto da rifare: secondo appello annullato (InterNapoli – 13 febbraio 2021)
Secondo processo d’appello annullato. Questa la decisione della Corte di Cassazione (III sezione) in riferimento al processo per l’omicidio di Antonia Osaf, giovane prostituta nigeriana uccisa nel maggio 2015 in via Terracina a Fuorigrotta per difendere un’amica che si era appartata insieme a tre ragazzi (uno dei quali assolto in primo grado). Per l’imputato Raffaele Velluso è arrivato il secondo stop al processo d’appello da parte della Suprema Corte. Dopo l’annullamento in Cassazione, e a fronte del precedente verdetto che lo aveva visto condannato a 15 anni di carcere, Velluso aveva ottenuto una condanna più lieve a soli 10 anni di reclusione grazie alla concessione delle attenuanti generiche. Il ricorso dei suoi legali (gli avvocati Leopoldo Perone e Antonio Rizzo) ha così prodotto il nuovo annullamento con la Corte di Cassazione che ha fatto leva sull’ipotesi di concorso anomalo.
Tutto da rifare per l’omicidio di Fuorigrotta Con concorso anomalo indica la peculiare fattispecie contemplata e disciplinata dall’art. 116 codice penale secondo cui qualora il reato commesso sia diverso da quello voluto da taluno dei concorrenti anche questi ne risponde se l’evento è conseguenza della sua azione od omissione. Se il reato commesso è più grave di quello voluto, la pena è diminuita riguardo a chi volle il reato meno grave. Dunque poiché l’omicidio non era voluto da Velluso che al più aveva voluto lo spossessamento della borsa, la sua pena dovrà essere ulteriormente diminuita. La sera dell’omicidio la giovane nigeriana era appartata con un cliente in via Terracina a Fuorigrotta. Udì le grida della sua amica che era stata avvicinata da tre giovani della zona. I tre avevano chiesto sesso alla prostituta, lei aveva rifiutato impaurita dall’atteggiamento dei tre. A quel punto i giovani anziché desistere iniziarono a importunare la donna fino alla rapina, mirando alla sua borsa. Le sue urla attirarono l’attenzione della 23enne poi colpita mortalmente al petto con una coltellata. (di Antonio Esposito)
Prostituta uccisa a Fuorigrotta: dieci anni al killer (Roma – 16 giugno 2023)
Prostituta uccisa a Fuorigrotta al culmine di un feroce tentativo di rapina, l’iter giudiziario che vede alla sbarra uno dei presunti assassini si arricchisce di un nuovo capitolo. La Quarta sezione della Corte d’assise d’appello di Napoli, chiamata al terzo pronunciamento dopo i due precedenti annullamenti della Cassazione, ha condannato Raffaele Velluso a dieci anni di reclusione. Il giovane imputato, difeso dall’avvocato Leopoldo Perone, dopo aver ottenuto il riconoscimento delle attenuanti generiche, ha ottenuto adesso anche quello del concorso anomalo in omicidio. Nonostante ciò, i giudici di appello ha però confermato la pena comminata già nel settembre del 2019 e proprio questa circostanza potrebbe spalancare le porte a un nuovo ricorso per Cassazione. Raffaele Velluso, dopo la condanna dei complici, è l’unico dei coinvolti nella morte di Antonia Osaf a essere ancora sotto processo. Proprio la sua posizione è quella che sta prestando il fianco al maggior numero di colpi di scena. Il 26enne di Cavalleggeri, imparentato con la famiglia di mala che fa capo ai Monti, si trova attualmente agli arresti domiciliari. In primo grado aveva rimediato 18 anni di reclusione, poi diventati 15 in appello. La situazione si è però ribaltata dopo il primo ricorso per Cassazione: la Suprema Corte aveva infatti annullato il verdetto e disposto un nuovo processo di secondo grado, al termine del quale il presunto babykiller – all’epoca dei fatti aveva appena 19 anni – è riuscito a cavarsela con 10 anni di carcere grazie al riconoscimento delle attenuanti generiche. Partita chiusa, dunque? Neanche per sogno. Il difensore Perone, ritenendo di poter spuntare anche l’attenuante del “concorso anomalo”, in seguito si è nuovamente appellato alla Cassazione ed ecco che nel febbraio del 2021 è scattato l’ennesimo annullamento con rinvio. Velluso, almeno fin qui, non ha però ottenuto un ulteriore riduzione di pena, che poteva essere “abbassata” fino a un terzo rispetto a quella incassata in precedenza. Era il maggio del 2015 quando in manette finirono tre ragazzi all’epoca appena 19enni: Antonio Di Perna, accusato di essere l’esecutore materiale dell’orrendo delitto, e i complici Raffaele Velluso e Gennaro Bitonto. Le indagini appurarono da subito la responsabilità di Di Perna, individuato fin dalle primissime battute come l’autore della coltellata mortale alla prostituta nigeriana ammazzata in via Terracina, all’angolo con via Cinthia.
Antonia Osaf era una donna coraggiosa che pagò a carissimo prezzo il fatto di voler recuperare la borsetta portata via all’amica ganese, anche lei “frequentatrice” di via Terracina, dal trio di giovanissimi reduci da una notte all’insegna dell’alcool sfrenato. La donna rincorse i due rapinatori scesi dalla Smart mentre il complice attendeva alla guida con il motore acceso. Per respingerla, nella colluttazione, il giovane omicida la colpì sotto al seno, in un punto vicinissimo al cuore.