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Bill Francis, 30 anni, padre. Sgozza la moglie. Condannato a 30 anni con rito abbreviato

Mineo (Catania), 1 Gennaio 2018

 


Titoli & Articoli

Cara Mineo, sgozzata donna all’interno della struttura L’assassino arrestato a una fermata del bus a Catania (MeridioNews – 2 gennaio 2018) 
Una donna nigeriana, Francis Miracle, è stata uccisa la notte scorsa all’interno del centro d’accoglienza per richiedenti asilo di Mineo. L’omicida, secondo le prime indiscrezioni raccolte da MeridioNews, avrebbe agito impugnando un coltello, utilizzato per colpire la sua vittima all’altezza della gola.  La donna, che avrebbe un’età compresa tra 25 e 30 anni, era madre di due bambini, arrivata in Sicilia a dicembre 2016. A trovarla, a quanto pare già senza vita, sono stati alcuni volontari della Croce rossa che lavorano all’interno del centro. L’autore del delitto, che non è un ospite del Cara, è un uomo proveniente dal Mali, arrivato nell’Isola dal Nord Italia. Dopo avere commesso il delitto, a quanto pare davanti gli occhi dei figli della vittima, l’uomo si è allontanato da Mineo cercando di fuggire, ma è stato arrestato dopo alcune ore a una fermata degli autobus a Catania. Adesso gli inquirenti, con il caso affidato dalla procura di Caltagirone alla polizia, sono a lavoro per cercare di mettere insieme i pezzi di questo rebus per capirne principalmente il movente. L’ipotesi più accreditata è quella del delitto al culmine di una lite.

 

Nigeriana uccisa in Cara, fermato marito (Ansa – 3 gennaio 2018)
Lui nega presenza, ma per i due figlioletti e testi era in casa. Una lite tra marito e moglie finita in tragedia.
E’ un femminicidio il movente privilegiato nelle indagini dell’omicidio della nigeriana Miracle Francis, di 26 anni, uccisa con una coltellata alla gola nel suo alloggio nel Cara di Mineo. A sferrarlo, usando un coltello con una lama da 13 centimetri, sarebbe stato il marito, Bill Francis, di 30 anni, originario del Mali. L’uomo è stato fermato dalla squadra mobile della Questura di Catania mentre in un Internet-point cercava, usando i documenti di un connazionale, di farsi inviare dei soldi per fuggire, secondo l’accusa, con destinazione prima il nord dell’Italia, dove viveva abitualmente, e poi per andare all’estero. A dare l’allarme era stata la loro figlia più grande, di 8 anni, che verso le 22 del 1 gennaio ha trovato la madre per terra, in una pozza di sangue. Con la ragazzina era presente un assistente del Cara. E’ intervenuto personale medico presente nella struttura, ma la donna era già deceduta.

Nigeriana uccisa al Cara di Mineo, il marito resta in carcere (Catania Today – 5 gennaio 2018)
Resta in carcere il 30enne maliano, Bill Francis, accusato di avere ucciso con una coltellata alla gola la sera dell’1 gennaio scorso, la moglie, la nigeriana Miracle Francis, di 26 anni
Resta in carcere il 30enne maliano, Bill Francis, accusato di avere ucciso con una coltellata alla gola la sera dell’1 gennaio scorso, la moglie, la nigeriana Miracle Francis, di 26 anni, nel suo alloggio nel Cara di Mineo. Lo ha deciso il Gip di Catania che ha convalidato il suo fermo ed emesso un’ordinanza per omicidio volontario aggravato. Il provvedimento dovrà essere confermato entro 20 giorni dal Giudice per le indagini preliminari di Caltagirone, competente per territorio.
L’uomo era stato fermato l’indomani da personale della squadra mobile della Questura di Catania mentre in un Internet-point cercava, usando i documenti di un connazionale, di farsi inviare dei soldi che l’accusa ritiene avrebbe usato per fuggire. Il movente privilegiato è la gelosia dell’uomo, con la moglie che non aveva intenzione di seguirlo nella regione del Nord Italia dove lui viveva, e poi all’estero.
La famiglia, marito, moglie e due figli, un bambino di sei anni e una bambina di otto anni, era stata separata in Libia dai trafficanti d’uomini. La donna e i figli erano arrivati in Sicilia nel dicembre del 2016 e accolti nel Cara di Mineo, dove hanno presentato di domanda per il permesso da rifugiati, e l’uomo era sbarcato nei mesi scorsi sempre nell’isola, ma trasferito subito in un centro del nord Italia. Da lì sarebbe partito e arrivato al Cara probabilmente per riunirsi con la sua famiglia e convincere moglie e figli a lasciare la struttura, dove si erano bene inseriti, e a seguirlo.

 

Femminicidio Cara, marito condannato a 30 anni La 26enne sgozzata al termine di una violenta lite (MeridioNews – 9 giugno 2019)
È stato condannato a 30 anni di carcere Francis Bill, 32 anni, il cittadino del Mali, ospite al Cara di Mineo, accusato di avere ucciso a gennaio 2018, al termine di una lite, la moglie di nazionalità nigerina, Miracle Bill, di 26 anni. L’uomo, difeso dall’avvocata Anna Munafò, è stato giudicato con rito abbreviato. La sentenza è stata emessa dalla giudice per l’udienza preliminare Elisa Milazzo, che entro 90 giorni dovrebbe depositare le motivazioni della condanna. Si sono costituiti parti civili i due figli minori della coppia. La giudice ha stabilito per loro, difesi dall’avvocata Adelina Maria Cappello, un risarcimento di 50mila euro ciascuno.
Francis Bill era stato arrestato dalla polizia di Stato di Catania diverse ore dopo la scoperta dell’assassinio. Il 32enne era stato accusato di omicidio volontario con le aggravanti dei motivi abbietti e della crudeltà. Il femminicidio è avvenuto all’interno della palazzina 1030 del Centro di accoglienza per richiedenti asilo, dove la vittima si trovava da dicembre 2016 assieme ai due figli, all’epoca dei fatti di nove e sette anni. Le indagini avrebbero accertato che Francis, nel periodo del delitto, viveva al Nord Italia e sarebbe tornato a Mineo per convincere la moglie e i figli a trasferirsi con lui. Al culmine di una lite, l’uomo avrebbe colpito la consorte con una coltellata alla gola e si sarebbe poi dato alla fuga. I figli non avrebbero assistito alla scena, per fortuna. Al momento dell’arresto, Bill ha dichiarato di non essersi recato al Cara, quella sera, e si è professato innocente. A contraddirlo, secondo gli inquirenti, i «testimoni che l’hanno visto nella struttura, oltre a un bigliettino trovato nelle sue tasche in cui era scritto il nome della vittima e l’indirizzo del Cara».


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