Loading

Antonio Logli, 45 anni, imprenditore, padre. Condannato a 20 anni di carcere per aver ucciso e fatto sparire il corpo della moglie.

San Giuliano Terme (Pisa), 14 Gennaio 2012


Titoli & Articoli

Roberta Ragusa, la testimone: “Ho visto Logli nascondere un sacchetto” (Today – 14 luglio 2016)
Margherita Latona, la donna delle pulizie di casa Logli: “Dopo aver pulito il pavimento, ha preso una busta di plastica che conteneva panni bagnati”. Erano sporchi del sangue di Roberta? Se lo chiede il settimanale Giallo
Giallo’ pubblica la testimonianza di Margherita Latona, la donna delle pulizie di casa Logli. La donna parlò con i carabinieri qualche giorno dopo la scomparsa di Roberta Ragusa. La Latona, che conosceva Roberta da molto tempo, ha ricostruito la mattina in cui facendo le pulizie ha parlato con il marito Antonio Logli; in quel momento la Ragusa era scomparsa da due giorni.
“Mi sono recata nella camera da letto di Antonio e Roberta – dice –  ed ho iniziato a sistemare la camera, in quanto su un divanetto c’erano vari maglioni, una mantella di lana colore nero di Roberta, oltre ad un paio di pantaloni in jeans con cintura di Antonio. Ho visto arrivare in camera da letto Antonio Logli, che ha preso un qualcosa che non saprei definire, quindi, nell’allontanarsi, mi ha ringraziato della mia presenza, asserendo che mi avrebbe pagata quanto prima, io dicevo che avrei atteso il ritorno di Roberta, ma l’uomo con un’esclamazione dava l’impressione di essere pessimista su tale possibilità”. “Passando davanti alla cucina, ho notato seduto fronte alla porta Antonio che stava parlando, con voce molto bassa, direi bisbigliando, con un uomo che mi dava le spalle e che credo di aver riconosciuto per il di lui padre Valdemaro. Mi sono recata nel bagno dove ho effettuato le pulizie. Trascorso qualche ulteriore minuto, ho sentito Antonio e l’altro uomo camminare nel corridoio e dirigersi verso l’uscita. A questo punto Logli è venuto in bagno frettolosamente per prendere il bastone che consente l’apertura della botola che porta in soffitta e, per passare a fianco a me, mi ha dato anche una spinta involontaria. Senza dire alcuna parola, ha preso l’oggetto, è andato in corridoio ed ha aperto la botola che conduce in soffitta quindi vi è salito”.
Ma sono le frasi seguenti di Latona a costituire un punto importante dell’accusa di omicidio volontario di Roberta: “Ricordo che nel bagno in un secchio c’erano degli stracci da pavimento e da spolvero bagnati. Nel frattempo, iniziavo a stendere dei panni fuori dalla finestra ed in tale occasione ho sentito un rumore di abrasione sul pavimento del cortile, quindi affacciandomi ho notato Antonio che, stando inginocchiato a terra, stava grattando con insistenza il pavimento, con qualcosa che non sono riuscita a vedere, ma sicuramente di metallo. Il gesto che lui faceva, era quello di una persona che vuole cancellare qualcosa e ciò mi è sembrato particolarmente strano. Mentre Antonio effettuava la predetta operazione, aveva al suo fianco una busta in nylon di colore giallo ocra, del tipo della spesa. Tale busta mi sembra fosse riempita fino alla metà ed ho avuto l’impressione contenesse qualcosa di simile a panni bagnati e comunque pesanti”.
Il ricordo che Margherita affida ai carabinieri è preciso e dettagliato: “Dal momento che ho udito grattare, l’operazione è durata per circa 15 secondi, poi Antonio velocemente si è alzato e tentennando con la busta in mano quasi a non sapere dove deporla, si è diretto dapprima vicino alla voliera per poi dirigersi sul retro dell’abitazione dove c’è un capannone ad uso magazzino che conduce sul retro-lato autoscuola. Riappariva dopo pochi istanti senza la busta, tant’è che con furia prendeva la pompa dell’acqua della fontana vicino il cancello e con una scopa e il getto d’acqua puliva la parte di pavimento che prima aveva graffiato con l’utensile. Il gesto mi è sembrato molto insolito perché sono per lui inusuali determinate azioni. Di quanto ho visto devo dire che ho avuto un po’ di timore, tant’è che l’ho riferito immediatamente ai carabinieri intervenuti qualche attimo dopo».
“C’era malessere tra i coniugi Logli?” chiedono gli inquirenti a Latona, che risponde: “Essendo amica di Roberta, so con certezza che c’era un certo malessere tra Roberta e Antonio, al punto che lei mi ha riferito più volte che vivevano come dei “separati in casa”. Non ne sarei sicura completamente, ma avevo l’impressione che Antonio avesse un’amante e che Roberta ne fosse a conoscenza e che, per amore dei figli, sopportava tale situazione”.

Perché il marito di Roberta Ragusa è stato prosciolto e poi condannato (AGI – 21 dicembre 2016)
Antonio Logli dovrà scontare 20 anni, ma per ora non va in carcere. Mancano il cadavere, il movente e l’arma del delitto

Non c’è il cadavere, non c’è il movente, manca l’arma del delitto. Eppure Antonio Logli, marito di Roperta Ragusa, è stato condannato a 20 anni per la scomparsa della moglie – che si presume sia morta – avvenuta quasi cinque anni fa. Non andrà in carcere, perchè il tribunale di Pisa ha respinto la richiesta di custodia in carcere e ha disposto l’obbligo di dimora durante la notte. Questa nuova sentenza ribalta completamente e boccia quella del giudice per l’udienza preliminare che aveva prosciolto Logli: la Cassazione l’ha annullata perchè “non è emersa in modo evidente l’innocenza dell’imputato”.


Ecco le fasi di una delle vicende più misteriose degli ultimi anni:
  • Nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012, Roberta Ragusa scompare dalla sua abitazione di San Giuliano Terme
  • Il 2 marzo Logli viene iscritto sul registro degli indagati
  • Il 13 marzo si scopre che Logli ha una relazione con la sua segretaria, la 28enne Sara Calzolaio
  • Il 24 settembre 2012 non c’è traccia del cadavere di Roberta Ragusa che è stato cercato nella Pineta di San Pietro a Grado
  • Il 27 febbraio 2013 si cerca invano il corpo nel parco di San Rossore.
  • Il 29 maggio i pm di Pisa interrogano per 6 ore Sara Calzolaio
  • Il 23 settembre 2014 il pubblico ministero Aldo Mantovani della Procura di Pisa comclude le indagini e contesta a Logli omicidio volontario e soppressione di cadavere
  • Il 6 marzo 2015 il gup di Pisa proscioglie Logli
  • Il 17 marzo del 2016 la Cassazione annulal la sentenza del gup e ordina un nuovo processo.

Perché la Cassazione ha ordinato un nuovo processo

Per la Suprema Corte, era “del tutto carente e illogica” la motivazione del gup “che sottrae Logli al vaglio dibattimentale in ordine ai reati contestatigli”. In sostanza il giudice che aveva assolto Logli non avrebbe proposto “ipotesi alternative alla fine violenta della donna”. Una bacchettata al gup il cui “iter deve ritenersi errato” perchè ha preteso sdi sostituirsi a un tribunale e si è pronunciato sulle prove raccolte. Anzi, secondo i magistrati di Cassazione, il gup di Pisa non analizzò le prove, ma le dichiarazioni delle persone informate sui fatti, “rilevandone contraddizioni interne senza però porle a confronto tra loro”.

Roberta Ragusa: ecco cosa scriveva Antonio Logli a Sara (Blasting News – 3 gennaio 2017)
Nessuno ha esultato dopo che il giudice Elsa Iadaresta ha letto la sentenza di condanna a 20 anni nei confronti di Antonio Logli (53 anni) per aver ucciso ed occultato il corpo di sua moglie Roberta Ragusa (45 al momento della scomparsa). Neanche i parenti e famigliari della povera donna. Le cugine di Roberta, Maria e Marika, hanno commentato la condanna di Logli in questo modo: “Questo verdetto non cambia il dolore per la perdita di Roberta. Non cercavamo vendetta, ma giustizia. Rimane l’angoscia di non sapere dove sia il suo corpo, di non poterle portare nemmeno un fiore. Ora, per i figli di Roberta è una tragedia doppia, in quanto oltre alla madre, rischiano di perdere anche il padre”. Infatti, il verdetto ha tolto a Logli la patria potestà sui figli avuti con Roberta. I ragazzi sono un maschio ed una femmina, il primo maggiorenne (19), la seconda minorenne (15). Niente carcere per l’uomo tuttavia! Il giudice si è limitato a disporre nei confronti di Antonio, l’obbligo di residenzaPisa o San Giuliano Terme, con tanto di divieto di uscire dalla sua abitazione tra le 21:00 e le 6:00.
Caso Ragusa: le lettere d’amore di Antonio a Sara

Gli inquirenti hanno scoperto centinaia di email scambiate tra Antonio Logli e l’amante Sara Calzolaio (33 anni). Sono messaggi di argomento amoroso, che denotano come Roberta rappresentasse un ostacolo per il loro amore clandestino. In una di queste lettere, Sara confida al suo Antonio di voler avere dei bambini da lui, ma teme che l’uomo non abbia il coraggio di lasciare la moglie. Lui, con un tono dolce e sicuro, la consola, dicendole: “Sarò sempre al tuo fianco”. Una storia d’amore romantica, quasi presa da un romanzo rosa, se non fosse per il fatto che il Logli era già sposato con la Ragusa e, dietro questi “dolci” scambi amorosi, ci sia un truce omicidio ai danni di un’innocente.
Roberta Ragusa: sapeva del tradimento di Antonio. La povera Roberta era a conoscenza del tradimenti di Antonio con Sara e nel cuore soffriva di tale situazione. La donna, scomparsa da San Giuliano Terme (Pisa) tra il 13 e il 14 Gennaio 2012, aveva cercato in tutti modi di recuperare l’amore del consorte, ma inutilmente. Ricordiamo inoltre, come Antonio e Sara siano andati a vivere insieme pochissimo tempo dopo la scomparsa della Ragusa. Un gesto che ha suscitato non poca meraviglia, anche da parte del padre di lui.

Roberta Ragusa, la Cassazione conferma la condanna per Antonio Logli: «Sono disperato» (Corriere della Sera – 10 luglio 2019)
La Suprema Corte ha considerato inammissibile il ricorso della difesa dell’imputato e ha reso definitivo il verdetto emesso il 14 maggio 2018 dalla Corte d’Assise d’Appello di Firenze.
È stata confermata dalla Cassazione la condanna a 20 anni di reclusione per Antonio Logli, accusato dell’omicidio e della distruzione del cadavere della moglie Roberta Ragusa, scomparsa nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 dalla sua casa di Gello, nel comune di San Giuliano Terme (Pisa) e mai più ritrovata. La Suprema Corte ha considerato inammissibile il ricorso della difesa dell’imputato e ha reso definitivo il verdetto emesso il 14 maggio 2018 dalla Corte d’Assise d’Appello di Firenze.
«Sono disperato». È quanto avrebbe detto in lacrime Antonio Logli. A riferire le sue parole, non appena venuto a conoscenza della sentenza della Suprema Corte, è il suo legale, Roberto Cavani. «Antonio è comunque una persona forte, dobbiamo stargli vicino», ha aggiunto Cavani. «Non è giusto, non è giusto». Così urlando dalla finestra della camera del b&b dove ha trascorso la giornata con Antonio Logli e sua figlia Alessia, la compagna Sara Calzolaio ha gridato la sua reazione alla sentenza di condanna.
Secondo la ricostruzione dell’accusa, la notte in cui scomparve la moglie, Logli fu scoperto al telefono proprio con Sara Calzolaio – con la quale all’epoca aveva una relazione extraconiugale – e ne nacque un litigio con Roberta, sfociato poi in un omicidio e nella distruzione del cadavere di lei. Al momento della scomparsa Roberta Ragusa aveva 44 anni. Insieme al marito gestiva una scuola-guida che si trovava adiacente all’abitazione. Ed è proprio di un loro vicino, Loris Gozi, la testimonianza che lo stesso Pg aveva ritenuto, nella sua requisitoria, il «cuore del processo». Gozi aveva riferito di aver visto una persona, dalla sagoma simile a quella di Logli, litigare con una donna prima che entrambi salissero in macchina. «Non ci interessa sapere se Gozi dice la verità perché la sua attendibilità è stata verificata e la Corte ha acquisito la catena di legittimità dalle sue dichiarazioni. Il giudice del merito ritiene vera la deposizione di Gozi ed io condivido questa cosa», aveva aggiunto il Pg, chiedendo di confermare la condanna, visto che qualsiasi ipotesi alternativa alla ricostruzione fatta dai giudici di merito «sarebbe inverosimile» In merito al reato di distruzione di cadavere, il Pg ha aggiunto che «si tratta di un movente forte e indiscutibile». Per Birritteri, che li ha analizzati uno per uno, «tutti i motivi del ricorso sono infondati».
La difesa di Logli, invece, aveva chiesto l’assoluzione perché «l’imputato non ha commesso il fatto». I legali avevano anche chiesto in subordine che – se Logli avesse dovuto essere condannato – il reato venisse riqualificato in omicidio preterintenzionale. «Questa richiesta è in subordine al dato che il nostro assistito non ha commesso il fatto. Non abbiamo cambiato la linea difensiva. La nostra richiesta rimane quella dell’assoluzione», aveva spiegato il legale, Roberto Cavani, prima delle sentenza. Ma al palazzo di Giustizia, sperando nella condanna, invece, c’erano diversi parenti di Roberta, scoppiati in lacrime dopo la sentenza: «Finalmente si smetterà di dire che mia cugina era in giro a divertirsi – hanno detto – . Mia cugina è morta, lo ha detto anche la Cassazione. Giustizia è fatta». E sulla decisone dei figli di sostenere il padre nella vicenda processuale – oltre ad Alessia anche il figlio Daniele – i parenti della donna scomparsa commentano: «giustamente credono a quello che vogliono credere e che devono credere».

 

Logli si sposa con l’ex amante (l’Arno – 24 settembre 2020)
Rinchiuso in carcere dove deve scontare una pena di 20 anni per l’uccisione della moglie, Roberta Ragusa, e l’occultamento del cadavere, Antonio Logli sogna una nuova vita. Per questo ha chiesto a Sara Calzolaio, l’ex bambinaia della famiglia poi divenuta amante e infine compagna, di sposarla. La proposta Logli l’ha fatta in carcere, a Massa, come scrive il settimanale Giallo, consegnando alla sua compagna, simbolicamente, un simbolico anellino di plastica usato per fermare i tappi delle bottiglie.
Roberta Ragusa sparì misteriosamente nella notte del 13 gennaio 2012. Nonostante tanti avvistamenti, rivelatisi infondati, della donna non si seppe più nulla. Per la giustizia l’amore, allora clandestino, tra Sara e Antonio, fu la scintilla del delitto di Roberta. Logli sarebbe arrivato a uccidere la moglie, e a far poi scomparire il corpo, non solo perché la sua relazione extraconiugale era stata scoperta, ma anche per proseguire liberamente la relazione con l’amante senza subire alcun danno economico a seguito della inevitabile separazione tra gli sposi.
Conosciutisi nel 2004, Sara e Antonio avevano avuto una relazione per otto anni all’insaputa di Roberta. Il loro segreto venne alla luce solo quando Roberta scomparve, in quella fredda notte dei gennaio.
Nell’intervista a “Giallo”, la Calzolaio continua a credere nell’innocenza di Logli. I due vorrebbero sposarsi con un rito religioso oltre che civile, avendo abbracciato la dottrina evangelica e iniziato il cammino per il battesimo. Il progetto matrimonio, come scrive “La Nazione”, è confermato dalla criminologa Anna Vagli, che fa parte del team difensivo di Logli guidato dall’avvocato Simone Ciro Giordano, del foro di Milano, e di cui fa parte anche l’investigatore privato Davide Cannella. “La promessa di matrimonio risale a prima del lockdown – spiega Vagli -. Una promessa rinnovata due settimane fa quando si sono visti in video. Logli e la Calzolaio hanno iniziato questo percorso nella dottrina evangelica che lo stesso Antonio sta proseguendo in carcere dove riceve le visite di un pastore. Per la celebrazione religiosa è presumibile che debbano attendere che Logli torni libero”. Per quanto riguarda il matrimonio civile, invece, non ci sarebbero problemi dopo che Roberta Ragusa è stata dichiarata deceduta. Logli continua a sperare nella revisione del processo: “Sto studiando gli atti – dice l’avvocato Giordano – Logli mi ha dato spunti interessanti. Vediamo se diventeranno prove nuove e rilevanti”.


Link


In memoria di

La vicenda di Roberta Ragusa e Antonio Logli è una delle dieci+una Favole da Incubo contenute nel libro scritto da Roberta Bruzzone ed Emanuela Valente, con il titolo “Barbablù e le fate turchine”
Favole da Incubo