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Antonio Gozzini, 79 anni, professore in pensione. Uccide la moglie stordendola a colpi di mattarello con 8 coltellate. Assolto per delirio di gelosia

Brescia , 4 Ottobre 2019

 


Titoli & Articoli

Brescia, assolto uomo che uccise la moglie: per i giudici è “incapace d’intendere e di volere” (Il Fatto Quotidiano – 9 dicembre 2020)
E’ una sentenza destinata a far discutere quella della corte d’Assise di Brescia, che ha assolto Antonio Gozzini: nel 2019 uccise la moglie Cristina Maioli. In fase processuale il consulente dell’accusa e quello della difesa sono stati d’accordo nel dire che l’uomo “era in preda ad un evidente delirio da gelosia che ha stroncato il suo rapporto con la realtà e ha determinato un irrefrenabile impulso omicida”
Considerato incapace d’intendere e di volere a causa di un totale vizio di mente che l’avvocato della difesa aveva definito come “un delirio di gelosia“. E quindi assolto dall’accusa di aver assassinato la moglie perché appunto non imputabile. È una sentenza che farà discutere quella emessa dalla corte d’Assise di Brescia. I giudici hanno chiuso con l’assoluzione il processo a carico di Antonio Gozzini, un uomo che il 4 ottobre 2019 uccise la moglie Cristina Maioli, insegnante di scuola superiore.
Ex assistente tecnico scolastico, in cura per depressione, l’uomo stordì la moglie nel sonno con un colpo di mattarello in testa e poi l’aveva accoltellata alla gola. Il cadavere della donna è stato poi vegliato per ore dal marito, che avrebbe anche tentato il suicidio, prima di essere salvato da un amico al quale aveva telefonato dopo il delitto.
In fase processuale il consulente dell’accusa e quello della difesa sono stati d’accordo nel dire che l’uomo “era in preda ad un evidente delirio da gelosia che ha stroncato il suo rapporto con la realtà e ha determinato un irrefrenabile impulso omicida”. E dunque la difesa dell’uomo, rappresentata dall’avvocato Jacopo Barzellotti, ha chiesto l’assoluzione, ritenendo incapace di intendere e volere Gozzini al momento dell’omicidio. La pm Claudia Passalacqua aveva invece chiesto l’ergastolo.

Professoressa uccisa a coltellate: chiesti 21 anni di carcere per il marito (Brescia Today – 25 marzo 2022)
L’uomo era stato assolto in primo grado perchè ritenuto incapace di intendere e di volere
Sono passati 2 anni e mezzo dalla terribile notte in cui fu uccisa Cristina Maioli nel suo appartamento di via Lombroso, in città.  La donna – professoressa di lettere all’Itis Castelli di Brescia – venne colpita con un mattarello e poi accoltellata alla gola e alla gambe dal marito Antonio Gozzini. Dopo il delitto, l’uomo rimase a vegliare il corpo  per più di 24 ore, prima di avvisare la domestica: “Cristina è morta. E presto morirò anch’io”. 
La sentenza di primo grado – arrivata poco più di un anno dalla tragedia – fece parecchio discutere: Gozzini venne infatti assolto all’accusa di omicidio volontario perché giudicato incapace di intendere e di volere. Per i giudici quello fu un vero e proprio raptus, scatenato da un “delirio di gelosia” che non l’avrebbe reso capace di comprendere quello che stava facendo. Ma per il procuratore generale di Brescia Guido Rispoli, l’uomo – che ora ha 81 anni – era invece capace di intendere e di volere: nel corso del processo d’appello l’accusa ha chiesto una condanna di 21 anni di carcere. 

Professoressa uccisa a coltellate: “Era una cosa che andava fatta” (Brescia Today – 26 maggio 2022)
La sentenza in appello conferma quanto deliberato in primo grado
E’stato assolto anche in appello l’ormai ultraottantenne Antonio Gozzini, accusato dell’omicidio della moglie Cristina Maioli: insegnante di lettere all’Itis Castelli di Brescia, è stata uccisa nell’ottobre di tre anni fa nella sua abitazione di Via Lombroso. Colpita da Gozzini alla testa e alla gola, mentre dormiva: lui avrebbe poi cercato di togliersi la vita tagliandosi le vene. L’uomo era già stato assolto in primo grado, a poco più di un anno dalla tragedia: per la pubblica accusa era omicidio volontario, per i giudici invece Gozzini sarebbe stato incapace di intendere e di volere, il culmine drammatico di un raptus scatenato da un “delirio di gelosia” che non l’avrebbe reso capace di comprendere quello che stava facendo.
Assolto anche in appello. La sentenza, come detto, è stata confermata anche in appello: nonostante l’accusa avesse chiesto una condanna a 21 anni di carcere. Nelle motivazioni appena rese note, e pubblicate da Bresciaoggi, si legge della “fondatezza” della sentenza di primo grado, che nel prosieguo del processo sarebbe stata addirittura “rafforzata”.
Gozzini in quel momento si sarebbe trovato in una “estrema condizione di sofferenza: essere dileggiato oltre che tradito era cosa talmente grossa che l’ha portato poi a sua volta a una cosa necessariamente grossa. Non posso più coesistere in questa situazione, devo arrivare a una condizione estrema, a una scelta estrema: e questo è quello che è stato fatto”.

“Gelosia delirante”. Le motivazioni dell’assoluzione del professore-omicida (Il Giorno – 26 maggio 2022)
La Corte d’Assise d’appello in 20 pagine spiega il perché del verdetto
Il ricorso della Procura “non appare dotato di forza persuasiva superiore a quella della sentenza di prime che cure che all’esito della rinnovazione dibattimentale risulta pure rafforzata”. In 20 pagine la Corte d’Assise d’appello spiega la conferma dell’assoluzione per Antonio Gozzini, l’ex docente di Fisica oggi 82enne che il 4 ottobre 2019 uccise a coltellate la moglie e collega Cristina Maioli, 62 anni, nel loro appartamento a Brescia, per difetto di imputabilità dovuto a un vizio totale di mente.
Colpa di una “gelosia delirante“ e “patologica“, scrissero i giudici di 1° grado suscitando polemiche, nonché l’impugnazione del pm Passalacqua la quale, sconfessando il suo consulente Sergio Monchieri, aveva chiesto l’ergastolo. “Tutte le osservazioni critiche proposte dall’appellante risultano non pertinenti o non tali da scalfire la validità degli accertamenti di Monchieri”, scrive il presidente Giulio Deantoni. Per Monchieri Gozzini “all’epoca dei fatti e ora è affetto da disturbo delirante tipo gelosia, tale da escludere totalmente la capacità di intendere e di volere”.
Il pg Guido Rispoli aveva chiesto la condanna a 21 anni: “la gelosia patologica non aveva mai dato segnali prima dell’omicidio, se n’è parlato solo a posteriori per tentare di trovare una causa di non punibilità”. La Corte ha ritenuto convincente la visione di Monchieri: “L’unico elemento patologico, radicato in Gozzini è l’idea delirante (dei presunti tradimenti, ndr). Al di fuori il suo funzionamento mentale normale”. B.R.

Brescia, assolto per “delirio di gelosia”: il caso Maioli finisce in Cassazione (Il Giorno – 3 luglio 2022)
Antonio Gozzini, 81 anni uccise la moglie Cristina. Il procuratore generale aveva chiesto 21 anni di pena
Il delirio di gelosia? Non c’entra nulla. Antonio Gozzini, ex docente di Fisica oggi 82enne che il 4 ottobre 2019 uccise a coltellate la moglie Cristina Maioli, 62 anni, nell’abitazione di via Lombroso a Brescia, è diventato un killer per una ragione alternativa non considerata. Ne è convinto il pg Guido Rispoli, che ha impugnato l’assoluzione per “vizio totale di mente” della Corte d’assise d’appello, in linea con la Corte d’assise.
Maioli, insegnante di Letteratura italiana, il giorno prima dell’omicidio si mise in ferie per due settimane per accudire il marito depresso, che da qualche tempo covava “pensieri cattivi” verso di sé e gli altri.
Gozzini si trova ad avere a che fare con una “moglie altamente sollecitante, che vuole si curi seriamente, che assuma farmaci e si faccia ricoverare – scrive Rispoli –. Ha già manifestato un’ideazione violenta nei confronti della moglie tanto che lei per un po’ gli ha nascosto il ceppo dei coltelli. La notte di quel giorno la uccide e ritenere che sia casuale o riconducibile alla gelosia è un palese travisamento delle risultanze probatorie”. La tesi del “delirio di gelosia“, sostenuta dai consulenti di accusa e difesa, era stata rigettata solo dalla psichiatra Mara Bertini, di parte civile, cui in primo grado si era allineata il pm Claudia Passalacqua chiedendo l’ergastolo (in appello il pg Rispoli aveva chiesto 21 anni).
La tesi di Bertini ha “una miriade di riscontri” e che Gozzini fosse contrario al ricovero lo dimostrerebbe il rifiuto della proposta di San Vittore tre mesi dopo il delitto. Per Rispoli i giudici d’appello “non hanno operato alcuna seria confutazione della stessa omettendo di confrontarsi con gli atti processuali”, omissione tanto “più grave considerando che la tesi del delirio di gelosia si basa solo sulle dichiarazioni rese da Gozzini gli ultimi dieci minuti del secondo interrogatorio in carcere”. L’omissione che appare ancora più‘censurabile è però la decisione di non procedere con una perizia psichiatrica, “in alcun modo motivata” nemmeno in sentenza.

Uccise moglie per ‘delirio di gelosia’, anziano di nuovo assolto (Ansa- 21 gennaio 2023)
‘Incapace di intendere e volere’, Cassazione conferma sentenza
La Cassazione ha confermato l’assoluzione nei confronti dell’uomo che a Brescia uccise la moglie e che dal primo grado è assolto per “delirio di gelosia”. Antonio Gozzini, oggi 81enne, la notte tra il 3 e il 4 ottobre del 2019 uccise in casa la moglie Cristina Maioli colpendola con un martello e poi accoltellandola. L’uomo è stato dichiarato incapace di intendere e volere perché affetto da delirio di gelosia ed è ricoverato nella Rems di Castiglione delle Stiviere (Mantova).
La patologia psichiatrica era stata riconosciuta in primo grado da due consulenze, della difesa e dell’accusa, durante il dibattimento. “Appare necessario non confondere i disturbi cognitivi con le episodiche perdite di autocontrollo sotto la spinta di impellenti stimoli emotivi; la liberazione dell’aggressività in situazioni di contingenti crepuscoli della coscienza con la violenza indotta dalla farneticazione nosologica; il “movente” con il “raptus” e “l’allucinazione”; il femminicidio con l’uxoricidio” scrisse il presidente della Corte d’Assise Roberto Spanó nelle motivazioni della sentenza di primo grado, confermata in appello e ora diventata definitiva in Cassazione.

 


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