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Antonio (Antonino) Salvatore Zappalà, 43 anni, gestore di un bar. Massacra di botte la suocera. Accusato anche dal suo stesso padre che lo accusa di essere violento, il PM chiede l’ergastolo, ma lui chiede scusa, gli vengono riconosciute le attenuanti generiche e la condanna ridotta a 21 anni e 7 mesi

Latina, 14 Gennaio 2022


Titoli & Articoli

Omicidio di Nadia Bergamini, l’assassino chiede perdono: “Non volevo ucciderla” (Latina Today – 13 gennaio 2023)
Antonino Zappalà, accusato di avere picchiato a morte la suocera invalida, ha rilasciato alcune dichiarazioni davanti alla Corte di assise
Prima udienza oggi davanti alla Corte di assise di Latina del processo a carico di Antonino Salvatore Zappalà, il 45enne accusato di avere ucciso la suocera Nadia Bergamini, 70enne invalida, all’interno di appartamento di via Casorati nella zona del centro Morbella. L’uomo, assistito dall’avvocato Alberto Messina, ha voluto fare spontanee dichiarazioni in apertura del processo e ha ammesso di avere picchiato la donna e di averla poi risistemata sulla sedia a rotelle dove viveva, poi ha chiesto perdono per il suo gesto spiegando che non aveva intenzione di ucciderla.
Poi è stata ascoltata in aula Stefania Cepollaro, ex compagna dell’imputato e figlia della vittima che con la sorella si è costituita parte civile con gli avvocati Antonio Orlacchio e Leonardo Palombi, a raccontato il ritrovamento il 15 gennaio dello scorso anno della madre. Lei era appena rientrata nella casa dove viveva con il compagno, la madre e il padre di Zappalà e la madre era nella sala da pranzo seduta sulla sedia a rotelle “completamente tumefatta, con il labbro spaccato e il volto ricoperto di sangue”.
La donna era gravemente ferita e rantolava, ha ricordato, e lei le ha messo dfel giaccio sul volto prima di chiamare il 118 mentre il compagno e il suocero erano nella zona notte dell’appartamento.  Sui rapporti con il compagno la donna ha spiegato che in passato si erano separati per un peiodo per poi tornare insieme e ha aggiunt che con la vittima non c’erano stati particolari contrasti, soltanto piccoli diverbi su questioni futili anche se la madre, ha aggiunto, parlava male con le di Zappalà. “I rapporti tra lei e mio suocero erano buoni” ha aggiunto sottolineando che la richiesta di perdono dell’uomo per lei non ha alcun significato. L’udienza è stata poi rinviata al 27 marzo prossimo quando in aula saranno ascoltati altri testi citati dal pubblico ministero Marco Giancristofaro.

 

OMICIDIO BERGAMINI, ANCHE IL PADRE DI ZAPPALÀ CONFERMA LE VIOLENZE DEL FIGLIO (LatinaTu – 17 aprile 2023)
Picchiata e uccisa a Latina dal genero: è ripreso il processo a carico del 46enne accusato dell’omicidio della 70enne di Latina Debora Bergamini
Reo confesso dell’omicidio della suocera, per Antonio Salvatore Zappalà, presente in aula all’interno della camera di sicurezza, è ripreso il processo che lo vede accusato di omicidio volontario. L’uomo, difeso dall’avvocato Antonio Messina del foro di Napoli Nord, è accusato davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina, presieduta dal Giudice Gian Luca Soana, a latere il collega Fabio Velardi e alla presenza della giuria popolare. A dicembre scorso, il Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Pierpaolo Bortone, aveva rinviato Zappalà, in carcere dal 15 gennaio 2022 quando fu arrestato dagli uomini della Squadra Mobile e Volante di Latina. Nell’appartamento di Via Casorati, a Latina, secondo la ricostruzione degli investigatori e della Procura, la suocera di Zappalà, Debora Bergamini, fu trovata agonizzante a terra dalla figlia Stefania Cepollara, all’epoca compagna del medesimo Zappalà, il quale si dimostrò confuso sull’accaduto, arrivando anche a negare di aver mai colpito la donna. Per quanto prospettato dagli inquirenti, invece, l’uomo avrebbe colpito più volte la suocera fino a farla cadere per terra. A dimostrarlo, sarebbero state anche determinate ferite sul corpo della 70enne, probabilmente presa a pugni a schiaffi dopo aver chiesto un favore domestico al genero.
Zappalà, secondo le indagini condotte dal sostituto procuratore Marco Giancristofaro, avrebbe percosso fino a far cadere per terra la suocera Debora Bergamini, disabile sulla sedia a rotelle, in preda a un accesso di ira. Il 46enne, nell’interrogatorio di garanzia, si era avvalso della facoltà di non rispondere. Il processo, iniziato lo scorso 13 gennaio, vede la presenza delle figlie di Debora Bergamini, costituitesi parti civili e difese dagli avvocati Orlacchio, Censi e Palombi. E nell’udienza di gennaio scorso, Zappalà, presente in aula e ristretto in carcere a Santa Maria Capua Vetere, aveva rilasciato dichiarazioni spontanee chiedendo, tra le lacrime, perdono e ammettendo di aver colpito con qualche schiaffo la donna, senza la volontà di ucciderla, per poi rimetterla sulla sedia a rotelle dopo l’aggressione.

 

Ammazza la suocera che gli chiede aiuto, 45enne incastrato dal padre: “L’ha picchiata altre volte” (FanPage -18 aprile 2023)
Il processo per l’omicidio di Nadia Bergamini ha subito un colpo di scena: il padre dell’imputato, Antonino Zappalà, ha testimoniato contro il figlio, accusandolo di aver ucciso la suocera
“È stato mio figlio a picchiare e uccidere Nadia Bergamini. Lo aveva già fatto, e in più di un’occasione ha preso a calci e pugni anche me”.
La testimonianza è del padre di Antonino Zappalà, il 45enne accusato di aver ucciso la suocera di settant’anni, invalida, solo perché lei gli aveva chiesto aiuto. L’uomo, che viveva nell’abitazione di via Casorati a Latina insieme al figlio e alla compagna, ha testimoniato contro di lui al processo che lo vede imputato con l’accusa di omicidio, come riportato da Today.
I fatti risalgono a gennaio 2022. Nadia Bergamini era la madre della compagna di Zappalà, che in quel momento si trovava in casa con la donna, invalida e costretta su una sedia a rotelle. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la 70enne avrebbe chiesto aiuto al genero per sbrigare una commissione, scatenando la sua ira. L’uomo l’avrebbe picchiata selvaggiamente, lasciandola a terra in una pozza di sangue. A trovare la donna è stata la figlia non appena rientrata a casa. Appena ha visto la madre stesa in terra ha chiesto al compagno cosa fosse successo: Zappalà ha dichiarato che la suocera era caduta pochi istanti prima, una versione che è stata smentita dagli inquirenti e dagli accertamenti medico legale. Le figlie della donna si sono costituite parte civile nel processo.
L’uomo gestiva un bar insieme alla compagna ed era molto conosciuto in zona. Sembra che avesse problemi di dipendenza dall’alcol e che già in passato era finito nei guai per questo motivo. Zappalà si è sempre difeso asserendo di non aver ucciso la suocera, che la donna era caduta da sola e che non era riuscito a impedirlo. Ma gli inquirenti non gli hanno creduto.

Omicidio Bergamini, chiesta la condanna all’egastolo per Antonino Zappalà (il Messaggero – 22 maggio 2023)
Condanna all’ergastolo per Antonino Zappalà, l’uomo accusato di avere ucciso la suocera Nadia Bergamini, 70enne invalida, a gennaio dello scorso anno all’interno dell’appartamento dove entrambi vivevano in via Casorati nei pressi del centro Morbella. È quanto ha chiesto il pubblico ministero Marco Giancristofaro a conclusione della sua requisitoria davanti alla Corte di assise di Latina presieduta da Gian Luca Soana. Nonostante l’imputato, che oggi era presente in aula e ha ribadito di non avere avuto intenzione di uccidere la madre della sua compagna, il titolare dell’indagine ha sottolineato la violenza dell’aggressione ai danni della vittima, colpita ripetutamente e deceduta alcune ore dopo in ospedale senza che l’imputato chiamasse i soccorsi. L’udienza è stata aggiornata al 13 giugno prossimo per l’intervento dei legali di parte civile e della difesa prima che la Corte entri in camera di consiglio per la sentenza.

 

Uccise la suocera, Zappalà condannato a 21 anni e sette mesi di carcere (Latina Today – 13 giugno 2023)
L’uomo aveva aggredito e lasciato morire Nadia Bergamini, 70enne invalida, in una appartamento a via Casorati. L’accusa aveva chiesto l’ergastolo
Pena ridimensionata rispetto alla richiesta dell’accusa che aveva sollecitato il massimo della pena, l’ergastolo. Invece Antonino Zappalà, il 46enne accusato dell’omicidio della suocera Nadia Bergamini, 70enne e invalida, uccisa a gennaio dello scorso anno all’interno dell’appartamento in zona Morbella dove entrambi abitavano, è stato condannato a 21 anni e sette mesi di reclusione.
Il verdetto è arrivato questo pomeriggio a conclusione dell’ultima udienza del processo quando la Corte di assise di Latina presieduta da Gianluca Soana dopo circa due ore e mezza di camera di consiglio è rientrata in aula e ha letto la sentenza: all’uomo, che era chiamato a rispondere di omicidio volontario, lesioni nei confronti del padre che all’apoca dei fatti viveva con loro ed era stato picchiato e ancora di resistenza a pubblico ufficiale, sono state concesse le attenuanti generiche. Prima che la Corte entrasse in camera di consiglio avevano parlato gli avvocati di parte civile Antonio Orlacchio, Marta Censi e Leonardo Palombi. Zappalà che assistono le due figli della vittima associandosi alla richiesta di ergastolo del pubblico ministero Marco Giancristofaro e poi  il legale di Zappalà, l’avvocato Antonio Messina, che aveva concluso chiedendo la derubricazione da omicidio volontario a preterintenzionale e l’assoluzione per gli altri due capi d’imputazioni. In subordine, il minimo della pena e le attenuanti generiche.
Per il 46enne di origni siciliane che si trova in carcere da gennaio 2022 è arrivata anche l’interdizione dai pubblici uffici mentre alle figlie della Bergamini – una delle quali all’epoca era la compagna dell’omicidia – è stata riconosciuta una provvisionale di 50mila euro ciascuna mentre l’ammontare del risarcimento complessivo del danno sarà quantificato in sede civile. Alla lettura della sentenza erano presenti sia l’imputato che enytrambe le figlie della vittima.


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