Alessio Alamia Burastero, 20 anni. Uccide la ex fidanzata con 49 coltellate. Ergastolo
Pietra Ligure (Savona), 7 Aprile 2017
Titoli & Articoli
Uccisa a coltellate a 20 anni, il fidanzato si costituisce (Genova Today – 8 aprile 2017)
Ennesimo femminicidio nella tarda serata di venerdì a Pietra Ligure: la vittima è Janira D’Amato, accoltellata a morte dal 20enne Alessio Alamia Burastero
Uccisa a coltellate al culmine di una lite dall’uomo che diceva di amarla, che su Facebook le dedicava citazioni e canzoni romantiche e postava foto di Joker e Hailey Quinn, la coppia maledetta del film “Suicide Squad“: è morta così Janira D’Amato, 20 anni appena, a strapparle la vita il fidanzato 20enne,Alessio Alamia Burastero, che si è poi consegnato ai carabinieri. L’ennesimo femminicidio è avvenuto a Pietra Ligure, in un appartamento di piazza Morelli, dove il corpo della giovane donna è stato trovato dai carabinieri intervenuti per capire che cosa fosse successo.
Janira, che si era diplomata lo scorso anno, da due settimane viveva ad Arenzano per studiare all’accademia Costa Crociere di Villa Figoli: proprio i recenti cambiamenti nella sua vita potrebbero avere innescato la reazione violenta di Burastero, il primo ad avvisare i militari di quanto era accaduto. Poco dopo le 22 il giovane è entrato in caserma a Loano, e ha spiegato di avere avuto un problema con la fidanzata: al loro arrivo, i militari hanno trovato Janira riversa a terra, hanno subito chiamato l’ambulanza, ma per lei ormai non c’era più nulla da fare. Una coltellata fatale alla gola sembrerebbe la causa della morte, anche se bisognerà aspettare l’esito dell’autopsia, e dei rilievi della Scientifica, per ricostruire quanto accaduto nell’appartamento al piano rialzato.
Di certo al momento c’è solo che Burastero avrebbe ammesso di avere colpito la fidanzata, probabilmente per gelosia. Detenuto in stato di fermo in caserma, è stato interrogato tutta la notte, e nelle prossime ore verrà ascoltato anche dal magistrato. Nel frattempo la cittadina della riviera ligure, sotto choc, si stringe attorno alla famiglia della giovane vittima, che soltanto un anno fa al suo assassino aveva dichiarato tutto il suo amore affidandolo ai social network: «Io non smetterò mai di amarti, qualsiasi cosa succeda sarò sempre al tuo fianco e non ti lascerò andare senza di me – scriveva Janira – amore mio, sei tutta la mia vita, ti amo».
Omicidio di Pietra, i familiari di Alessio: «Ha fatto una cosa orribile ma non è un assassino» (La Stampa – 9 aprile 2017)
Parlano la nonna e la mamma: era agitato, sconvolto
«Nonna, ho avuto un problema con Janira, pochi minuti ed arrivo a cena da te». Erano le 20 e 30 quando Alessio Alamia Burastero, ha suonato al citofono di Paola Pastrengo. La tragedia si era già consumata. «Lo aspettavo per cena – racconta la donna seduta al tavolo di casa – Gli avevo preparato i ravioli che lui ama tanto, ma non vedendolo arrivare l’ho chiamato al telefono».
La donna si interrompe un attimo. Prende fiato. È incredula. Sotto choc. È lei ad aver accompagnato, insieme ad un vicino di casa, il nipote dai carabinieri. «Era sconvolto. Non riusciva a parlare, ho dovuto calmarlo – racconta nonna Paola -. Mi ha detto che Janira lo ha spinto più volte e che prendeva a calci anche il cane. Lui ha cercato di calmarla. Poi lei lo ha minacciato con un coltello da cucina e glielo ha puntato alla gola. Mi ha ripetuto che c’era sangue dappertutto. Così gli ho detto che doveva andare dai carabinieri. Era spaventatissimo e mi ha chiesto di non abbandonarlo. È orribile quello che è successo. Alessio non è un assassino».
Una versione che non sembrava comunque trovare riscontri nel lavoro investigativo, ma di fronte a questo racconto la donna lo ha rassicurato, calmato e accompagnato a costituirsi. «Alessio è un ragazzo tranquillo ed educato, non aggressivo. Stava cercando lavoro. Da quattro anni stava con Janira – ricorda -. Li ho ospitati a cena molte volte. Mai uno screzio, mai un litigio se non qualche discussione, ma per futili motivi. Janira però era possessiva. Non voglio difendere mio nipote perché è indifendibile, ma non riesco a capire cosa sia accaduto. Alessio non può aver fatto quello che dicono». Paola Pastrengo trattiene a stento le lacrime. Vicina a lei c’è la figlia Valentina, mamma di Alessio. «Alessio e Janira si erano lasciati una settimana fa. Ma lui, martedì scorso, il 4 aprile, giorno del suo ventunesimo compleanno, le aveva regalato una rosa. Non voleva che ci fosse rancore per la fine del loro rapporto» aggiunge la donna che avendo le chiavi dell’alloggio ha aperto la porta ai carabinieri che si sono trovati di fronte ad una scena raccapricciante. Janira, riversa a terra in un lago di sangue. Massacrata a coltellate, almeno una ventina. Al volto e soprattutto al collo. «Ora siamo due famiglie distrutte» dice nonna Paola.
Processo per l’omicidio di Janira, Alessio Alamia racconta la sua verità: «Era una ragazza stupenda» (La Stampa – 23 novembre 2018)
L’assassino della giovane ha acconsentito alle riprese televisive
Nel processo in corte d’Assise per l’omicidio di Janira D’Amato è il giorno della verità del suo assassino, Alessio Alamia. La sua prima volta in aula, faccia a faccia con il pubblico ministero, i giudici, gli avvocati i parte civile, i familiari della povera ragazza che ha ucciso con 50 coltellate. Intorno alle 11 è incominciato il suo racconto, la sua deposizione. In aula fotografi e cameramen. Il giovane ha acconsentito alle riprese video.
«Era una ragazza stupenda – ha ricordato Alamia -, bravissima, solare». Poi sui suoi rapporti con la ragazza: «Non è vero che l’ho allontanata dagli amici. Ero normalmente geloso». Un giubbotto nero addosso, che ne mette ancora più in evidenza il pallore. Poco spazio, almeno all’inizio, alle emozioni. E via a una lunga deposizione che va avanti per più di due ore. «Potevo vedere e sentire, ma non controllare il mio corpo» sono le sue parole quando i ricordi vanno a quei momenti quando, impugnato il coltello, si è avventato su Janira. Quel tragico pomeriggio era iniziato, secondo il suo racconto, con una lite. «Io le ho chiesto se era andata a letto con un altro e lei mi ha tirato uno schiaffo. ’’Tiramene ancora se ti vuoi sfogare’’ le ho detto. E lei ’’Non mi abbasso ai tuoi livelli. Poi siamo scesi in salotto. Lei mi ha dato l’anello e mi ha detto ’Tanto ora lo dai a un’altra ragazza’’. E io le ho risposto che non ero quel tipo di ragazzo e poi è è successo il fatto.. Lei mi ha detto ’’Sei uguale a tua madre, un delinquente’’. Da lì non ci ho più visto»
«Lei era in piedi davanti alla tv e io ero di fronte a lei.. ho tirato fuori il coltello dalla tasca e me lo sono puntato al cuore .. le ho detto ’’Se mi lasci mi suicidio, sei la mia vita’’. Poi è successo il fatto..Potevo vedere e sentire ma non controllare il mio corpo. L’ho colpita al collo e lei è caduta all’indietro. Mi ha detto ’’no no fermo’’, ma io ho fatto il delitto… ero sopra di lei.. e l’ho colpita. Mi sono svegliato in un lago di sangue e la chiamavo. Ho sentito il ‘tac’ del coltello, quando si è spezzata la punta, e da lì mi sono svegliato… ho capito cosa succedeva». E ha proseguito: «Ho visto il bagno di sangue e ho capito che non c’era niente da fare. Ero disperato perché non ci credevo di quello che avevo fatto… mi sono lavato, cambiato e sono andato da mia nonna. Prima ho anche risposto al telefono di Janira… era la madre e le ho detto che Janira era già sul bus». Alessio Alamia durante la deposizione si è rivolto ai genitori ed ai fratelli di Janira: «Non ho mai chiesto scusa per lettera finora perché sono tutti bravi a scrivere. Vorrei fare le mie scuse personalmente ai genitori anche se so che non riporteranno in vita una persona». «Non servono, non sono accettate. Lo sai» la risposta del papà di Janira, Rossano D’Amato
Confermata condanna Alania, si scusa con genitori Janira (Ansa – 17 dicembre 2019)
Imputato legge lettera scuse a genitori ex fidanzata
E’ stata confermata dalla Corte d’Assise d’Appello di Genova la condanna all’ergastolo per Alessio Alamia, il ragazzo di 22 anni che il 7 aprile del 2017 uccise nella sua casa di Pietra Ligure (Savona) la ex fidanzata Janira D’Amato, 21 anni, con 49 coltellate. La sentenza conferma in toto quella di primo grado, emessa dalla Corte d’Assise di Savona.
L’omicida, che questa mattina in aula ha letto una lettera di scuse per i genitori della ex fidanzata, è stato condannato all’ergastolo con l’aggravante della premeditazione, mentre è stato assolto dal reato di stalking. Pene a cui si aggiungono l’interdizione dai pubblici uffici, la decadenza della responsabilità genitoriale e il pagamento delle spese processuali. Alla lettura della sentenza erano presenti i familiari della ragazza: “L’importante – hanno detto – è che sia stato confermato l’ergastolo”.
I sogni infranti di Janira (Rai – Un giorno in Pretura)
Un giorno in Pretura racconta un processo di femminicidio. La vittima è una giovane ragazza di venti anni, Janira D’Amato, barbaramente uccisa nell’aprile 2017 a Pietra Ligure dal suo ex fidanzato Alessio Alamia, reo confesso. Tramite le voci e i racconti di familiari e amici si ripercorre la storia d’amore tra i due, che appena dopo un anno rivelerà i suoi aspetti più malati. Sarà il desiderio di emancipazione di Janira che vuole costruirsi un futuro lavorando sulle navi da crociera la causa scatenante di questo delitto. Ci troviamo di fronte a un raptus o a una calcolata premeditazione? Secondo la pubblica accusa sì, dal momento che viene anche contestato il reato di stalking. Su questo la corte di Savona è chiamata a giudicare. (VIDEO)
Omicidio di Janira D’Amato, la Corte di Cassazione conferma l’ergastolo per Alessio Alamia (IVG – 28 maggio 2021)
L’avvocato dell’omicida aveva chiesto di eliminare la premeditazione e di tenere in conto il suo difficile passato familiare
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dai legali di Alessio Alamia, il 23enne condannato all’ergastolo per aver ucciso brutalmente il 7 aprile del 2017 l’ex fidanzata Janira D’Amato, sferrandole 49 coltellate nella sua casa in piazzetta Morelli a Pietra Ligure. Il legale del ragazzo, Laura Razetto, aveva presentato ricorso dopo che il 17 dicembre 2019 la Corte d’Assise d’Appello di Genova aveva confermato la condanna all’ergastolo comminata ad Alamia in primo grado. La condanna all’ergastolo per Alamia è dunque definitiva.
Il 18 gennaio 2019 Alessio Alamia era stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Savona per l’omicidio della ex fidanzata. In appello il procuratore generale aveva chiesto la conferma di quella sentenza (inclusa l’aggravante della premeditazione) e (sposando la richiesta del pm di Savona, Elisa Milocco) la condanna anche per il reato di stalking (per il quale il 21enne era stato assolto in primo grado). Condanna aggiuntiva che non è arrivata, ma la famiglia di Janira si era detta comunque soddisfatta: “L’importante era che venisse confermato l’ergastolo” il commento a caldo dei genitori Rossano e Tiziana. “L’ergastolo è una pena pesante che, però, ci stava tutta a prescindere da altre considerazioni – spiega Simone Mariani, che assiste i familiari insieme a Fabrizio Biale – Lo stalking? Non importa, lo avevamo considerato un po’ più ‘sfumato’ tanto che come parte civile non avevamo impugnato quella sentenza. Siamo soddisfatti, ora confidiamo che la famiglia D’Amato possa passare un Natale non dico più sereno, ma almeno ‘liberatorio’ e non nell’attesa di giustizia”.
L’avvocato di Alamia, Laura Razetto, aveva invece chiesto di rivalutare la perizia psichiatrica, di concedere le attenuanti generiche e di eliminare la premeditazione. Nessuna delle tre richieste è stata accolta. “Pensiamo che la pena sia eccessiva – commentò il legale annunciando il ricorso in Cassazione – in relazione alla personalità dell’imputato e al suo difficile passato familiare”. Nel corso del processo di appello Alamia ha letto in aula una breve lettera autografa, incentrata sulle scuse alla famiglia di Janira e sulla presa di coscienza della propria responsabilità. Una lettera “figlia” del fatto che, nel primo processo, Alamia aveva chiesto e non ottenuto di potersi scusare guardando negli occhi i genitori della vittima.
Sul banco delle parti civili anche un peluche di un cagnolino dalmata, che la madre di Janira, Tiziana, aveva con sé anche il giorno della lettura della sentenza di primo grado. “Era di una delle sue più care amiche – aveva spiegato in quella occasione – siccome per lei è sempre stato un portafortuna oggi me lo ha prestato. E ha funzionato”.
In Corte d’Assise l’impianto accusatorio del pm Elisa Milocco venne confermato quasi integralmente: Alamia venne condannato per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione (non fu concessa nessuna attenuante), mentre fu assolto dall’accusa di stalking “perché il fatto non sussiste”. Inoltre la Corte d’Assise lo ha dichiarato interdetto perpetuamente dai pubblici uffici, in stato di interdizione legale e decaduto dalla responsabilità genitoriale.
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In memoria di
Posto di blocco forzato a Borghetto: Valentina Burastero chiede di essere giudicata con il rito abbreviato (IVG – 6 giugno 2017)
La donna arrestata è la madre di Alessio Alamia, il ragazzo ha ucciso con cinquanta coltellate l’ex fidanzata Janira D’Amato a Pietra Ligure
Sarà giudicata con un rito abbreviato condizionato all’acquisizione di documentazione medica Valentina Burastero, la quarantenne loanese finita in manette qualche settimana fa con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale e ricettazione dopo aver forzato un posto di blocco sulla via Aurelia a Borghetto. La donna era stata processata per direttissima ed il giudice aveva rinviato il processo ad oggi proprio per consentire al difensore della donna di valutare il rito alternativo da richiedere. Il processo è stato quindi rinviato al prossimo settembre.
Valentina Burastero (che è la mamma di Alessio Alamia, il ragazzo che lo scorso 7 aprile ha ucciso con cinquanta coltellate l’ex fidanzata Janira D’Amato a Pietra Ligure) era stata arrestata dai carabinieri al termine di una rocambolesca fuga in auto lungo l’Aurelia. La donna viaggiava con un’altra persona, che era riuscita poi a scappare a piedi, su una vettura risultata rubata. I militari gli avevano imposto l’alt, ma i due non si erano fermati ed erano fuggiti fino a quando il veivolo non era finito in un vicolo cieco in via Vecchia Stazione. A quel punto la donna era stata bloccata e dalla sua borsa erano saltati fuori anche documenti e un tablet rubati su un’auto a Ceriale. Durante la prima udienza del processo il giudice aveva convalidato l’arresto per resistenza a pubblico ufficiale e non quello per ricettazione (perché aveva ritenuto non ci fosse la flagranza di reato), ma l’imputata aveva comunque dato il consenso ad essere giudicata anche per questa seconda contestazione. Al termine dell’udienza la quarantenne era tornata in libertà con l’obbligo di presentazione quotidiano nella caserma dei carabinieri di Pietra Ligure.