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Pasquale Iacovone. Dopo anni di minacce e violenze, ripetutamente denunciate, soffoca e carbonizza i due figli per far soffrire l’ex moglie. Simula un incidente, ma viene condannato all’ergastolo confermato in tre gradi di giudizio

Ono San Pietro (Brescia), 16 Luglio 2013

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Titoli & Articoli

Brescia, incendio a Ono San Pietro: morti due bambini (Brescia Today – 16 luglio 2013)
Le fiamme sono divampate in una palazzina. Sul posto Vigili del Fuoco e 118
Due bambini sono morti e un adulto è rimasto ferito in un incendio in un palazzo di pochi piani in via Sacadur a Ono San Pietro nel Bresciano. Si tratta di Pasquale Iacovone e dei suoi due figli, trovati carbonizzati sul letto. Sul luogo della tragedia sono giunte diverse squadre dei vigili del fuoco, che hanno recuperato i cadaveri dei bambini. L’uomo è gravissimo, non si esclude il gesto estremo: con ustioni profonde su tutto il corpo, è stato trasportato con l’eliambulanza all’ospedale di Esine. Il parroco ha riferito che “si è sentito uno scoppio prima che divampasse l’incendio”, mentre il sindaco parla di “rapporti tesi tra i genitori, da tempo separati”. I vigili del fuoco hanno trovato nell’appartamento una tanica di benzina.
L’avvocato della madre, invece, racconta che Pasquale Iacovone aveva minacciato di non farle mai più vedere Andrea e Davide ben prima dell’incendio in cui sono morti questa mattina: “Nessuno parli di tragedia. Le disse esplicitamente: prendo i bambini e te li ammazzo”. La procura di Brescia ha aperto un fascicolo per duplice omicidio.

Forze dell’ordine all’esterno della palazzina dove a causa di un incendio sono morti due bambini a Ono San Pietro (Brescia), 16 luglio 2013. Il padre dei due bambini è ricoverato in gravi condizioni. ANSA/ FILIPPO VENEZIA

Incendio Ono San Pietro, lui disse alla moglie: “Ti ammazzo i figli” (Brescia Today – 17 luglio 2013)
Eseguita l’autopsia sui corpi dei due fratellini. Nuovi particolari su minacce e precedenti per stalking del padre
Sono state eseguite in mattinata le autopsie di Davide e Andrea Iacovone, i due fratellini di 9 e 12 anni morti carbonizzati nell’incendio divampato nell’abitazione del padre a Ono San Pietro, in Valle Camonica. La Procura di Brescia ha aperto un fascicolo contro ignoti per duplice omicidio. Pasquale Iacovone, padre dei due bambini, è ancora ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Padova in condizioni critiche. Ha riportato ustioni sul 90% del corpo.
Il pubblico ministero Eliana Dolce ha disposto nuovi accertamenti all’ interno della casa dove si è sviluppato l’incendio. Iacovone, più volte denunciato per stalking dalla moglie, aveva già manifestato l’intenzione di uccidere i figli per vendicarsi nei confronti della donna che lo aveva lasciato quattro anni fa: “Alla moglie disse: l’unico modo per farti del male è che mi porto porto via i bambini 15 giorni e te li ammazzo”, ha raccontato l’avvocato della donna Pierluigi Milani.

Ono San Pietro, autopsia: fratellini narcotizzati prima dell’incendio (Brescia Today – 17 luglio 2013)
Nei polmoni non è stata trovata traccia di fumo
Erano già morti Davide e Andrea, i due fratellini di 12 e 9 anni, quando le fiamme hanno avvolto il letto in cui dormivano. “Messi in condizioni di non poter reagire al fumo”, dicono in procura a Brescia, dove nel tardo pomeriggio sono arrivati i risultati dall’autopsia eseguita agli Spedali Civili di Brescia. Di sicuro non li ha uccisi il fuoco e c’é fumo nei polmoni ma non sufficiente a provocare la morte. Resta l’ipotesi che prima siano stati avvelenati. ‘Narcotizzati’, precisano ancora in procura.
Non esiste più alcun dubbio, non è stata una disgrazia o un incidente domestico a provocare la morte dei due fratelli trovati carbonizzati ieri mattina nella casa del padre con cui stavano trascorrendo una decina di giorni, a Ono San Pietro in Vallecamonica.
L’uomo Pasquale Iacovone, quarantenne che aveva giurato all’ex moglie di ammazzare lei e i figli, è in gravissime condizione all’ospedale di Padova. Era in casa con i due bambini e i sospetti che sia stato lui a uccidere i figli per poi tentare il suicidio si fanno sempre più pesanti. Per il momento il fascicolo della procura di Brescia che indaga per duplice omicidio resta aperto contro ignoti. Non ci sono segni di violenza sui corpi e le analisi chimico-tossicologiche dovranno chiarire con cosa sono stati avvelenati.
“Lo sapevo, lo sapevamo tutti, anche la madre non si è illusa neppure per un istante” – mormora il legale di Erica Patti, Pierluigi Milano che da un anno segue le vicende giudiziarie della donna, sia quelle che riguardano la separazione sia le persecuzioni di Pasquale, denunciato per stalkingErica, 37 anni, aveva paura, ogni volta che doveva lasciare i figli all’ex marito, da cui era separata da 4 anni.
Avevano continuato entrambi a vivere nel paesino dalla Valcamonica, a 200 metri di distanza, e i bambini vedevano volentieri e regolarmente il padre. “Non voglio che i miei timori influenzino i rapporti tra i figli e il padre a cui vogliono un gran bene – diceva sempre chiedendo poi di essere rassicurata dal suo legale.
“Ma lei crede davvero che potrebbe fare del male ai piccoli?”, gli domandava e Milani le rispondeva: “ma no, non lo prenda troppo sul serio uno che vuole uccidere lo fa e basta non lo sta a urlare continuamente ai 4 venti”.
Lo aveva comunque denunciato una decina di volte per stalking (e l’uomo infatti era destinatario di un provvedimento per stare alla larga dalla moglie), aveva chiesto un sostegno psicologico per i figli e la potestà genitoriale dell’uomo poteva essere limitata. Domenica sera Pasquale avrebbe dovuto riportare i figli alla madre.
Lei si è preoccupata, ha telefonato all’avvocato ma per non creare ulteriori tensioni in vista delle prossime scadenze giudiziarie, non ha voluto rivolgersi ai carabinieri. Qualcuno le ha riferito che i bambini erano stati visti giocare tranquilli nel pomeriggio di lunedì. Ma in mattinata l’uomo aveva ricevuto la citazione in tribunale per lo stalking e due giorni dopo avrebbe dovuto presentarsi dallo psicologo dei servizi sociali. Così forse ha deciso di mettere in atto quello minacciava da mesi. “Avvocato – aveva detto qualche mese a Milani che l’aveva convocato sperando di farlo ragionale – lei non capisce, io non voglio né soldi, né altro, io a quella voglio fargliela pagare”.

Fratellini uccisi a Ono San Pietro, condannato il papà killer: ergastolo per Pasquale Iacovone (Quotidiano Nazionale – 19 dicembre 2014)
La mamma di Davide e Andrea: “Posso dire di avere ottenuto un pò di giustizia, ma non basta. Se mi avessero ascoltato prima, avrei ottenuto giustizia e oggi avrei ancora i miei piccoli”
Pasquale Iacovone condannato all’ergasto per aver ucciso il 16 luglio 2013 i due figli di sette e undici anni a Ono San Pietro. I piccoli morirono carbonizzati nell’incendio che l’uomo appiccò nella abitazione dove si trovava con i due bambini, che aveva avuto dalla donna dalla quale si era separato. La sentenza è stata emesso al termine del processo con rito abbreviato.  Accolta la richiesta dell’accusa. Il legale di Iacovone, l’avvocato Gerardo Milani, aveva chiesto per il suo assistito l’assoluzione, contestando la perizia psichiatrica.
In lacrime la mamma di Erica Patti, la mamma di Davide e Andrea. “Oggi posso dire di avere ottenuto un pò di giustizia, ma non basta – ha dichiarato -. Se mi avessero ascoltato prima, avrei ottenuto giustizia e oggi avrei ancora i miei piccoli. Lui è stato condannato all’ergastolo, ma io oggi tornerò ancora a piangere sulla tomba dei miei bambini. Ora – ha aggiunto Erica Patti – inizia la mia battaglia per evitare che altre donne e altri bambini possano fare la fine di Davide e Andrea»

Uccise i due figli, non andrà in clinica (Ansa – 8 ottobre 2014)
Resta in carcere Pasquale Iacovone, accusato del duplice omicidio dei due figli di 9 e 12 anni, carbonizzati nel luglio 2013 a Ono San Pietro in Vallecamonica, nel Bresciano.
Il giudice di Brescia ha rigettato la richiesta di trasferimento in una struttura di riabilitazione.
Della morte dei figli Iacovone non ricorda nulla: Davide e Andrea morirono prima che i corpicini venissero divorati dalle fiamme che, secondo la Procura, Iacovone appiccò per vendetta nei confronti della moglie.

Pasquale Iacovone in una foto tratta dal suo profilo Facebook. ANSA/ FACEBOOK ++HO – NO SALES EDITORIAL USE ONLY

 

 

Ono San Pietro, «Iacovone ha ucciso i suoi due bambini per far soffrire la ex moglie» (Corriere della Sera – 24 febbraio 2015)
In 50 pagine il giudice motiva l’ergastolo: Emerge un risentimento ossessivo
Il progetto criminoso era uno solo: «uccidere i figli in odio alla madre togliendole persino i corpi su cui piangere mediante l’incendio». Per i suoi bimbi, non avrebbe mostrato «alcuna pietà». E quel rogo, appiccato nell’appartamento di Ono San Pietro la mattina del 16 luglio 2013, «non appare assolutamente frutto di una decisione improvvisa e irrazionale, ma risulta essere il punto di arrivo di una sistematica e pianificata attività volta a provocare il massimo della sofferenza alla ex moglie» Erica Patti.
Così, in 50 pagine, il giudice Maria Chiara Minazzato, motiva l’ergastolo inflitto in primo grado il 19 dicembre scorso a Pasquale Iacovone, imbianchino di 41 anni accusato di aver ucciso i due figlioletti Andrea e Davide, 9 e 12 anni appena: li hanno trovati sul lettone, carbonizzati, nella casa del padre – che ha riportato ustioni sul 90% del corpo.
La ricostruzione. Attorno alle 10 di quella mattina furono i vicini a sentire uno scoppio e a notare le fiamme e il fumo uscire dall’appartamento di Iacovone. La porta di casa (come lui stesso ammetterà in seguito) «era chiusa dall’interno». «I miei bambini», urlava lui, estratto dalla camera da letto. Ma erano già morti. Per «asfissia meccanica». Scrive il giudice, «il contemporaneo decesso dei bambini, prima dell’incendio e in assenza di avvelenamento da gas o altre sostanze, esclude che il soffocamento e la morte possano essere frutto di causa accidentale o naturale». Iacovone li avrebbe soffocati (non si esclude possa aver usato un cuscino o una coperta) prima di appiccare il fuoco, come dimostrerebbe «il forte odore di combustibile» percepito sia dal medico legale che dai vigili del fuoco sui piccoli oltre alla presenza «in cucina di un contenitore di plastica con residui di liquido infiammabile». Il rogo si è sviluppato in un appartamento «chiuso dall’interno» e secondo i consulenti «lo spargimento della benzina nella camera da letto è avvenuto con rilevante anticipo rispetto alla propagazione dell’incendio», che sarebbe quindi stato preparato ben prima dell’esplosione.
Depistaggio.La tesi per cui qualcuno avrebbe aggredito Iacovone («mi hanno buttato benzina addosso» disse ai soccorritori «indirizzando le indagini di terzi ignoti») altro non è, per il giudice, che un «maldestro tentativo autodifensivo».
La frase incriminata. A completamento del quadro probatorio ci sarebbe quanto riferito ai carabinieri dal titolare del mini market di Ono San Pietro: «Silvi, questa è l’ultima volta che ti pago», gli disse Pasquale Iacovone la mattina del 15 luglio 2013 dopo aver saldato il suo debito. «Non ricordo di averla detta», ribatte lui.

Il luogo dell’omicidio

Il movente. Per gli inquirenti, e soprattutto per il giudice, Iacovone era «incapace di accettare la separazione dalla moglie e la sua nuova relazione, desideroso di farla soffrire sia molestandola e aggredendola fisicamente e personalmente, sia – sempre al fine di farla soffrire – molestando e minacciando i suoi affetti più cari. Anche gli stessi figli».
«L’unico modo per farti del male è far del male ai tuoi figli – le scrisse il 23 giugno 2012 – Adesso me li porto via 15 giorni al mare e non li vedrai più. Li ammazzo». «Se ti rivolgi ai carabinieri ricordati che hai due figli». In definitiva per il giudice «emerge un risentimento ossessivo di Iacovone nei confronti della ex e il desiderio di farla soffrire nel modo più atroce». Prima con le minacce (come confermano le denunce per stalking di Erica Patti e della sua famiglia finite agli atti, valse prima un divieto di avvicinamento alla ex poi un patteggiamento a 2,4 anni per l’ex marito nell’aprile scorso) e i fatti. Più volte Iacovone avrebbe impedito ai fratellini di contattare la mamma, «anche i giorni prima dell’omicidio». Nonostante lui abbia negato. Più volte avrebbe detto «ammazzo vostra madre» davanti a loro.

L’interrogatorio. «Ricordo che sono andato a dormire con i miei figli e che mi sono svegliato mentre mi stavano estraendo dalla casa. Mi ricordo che qualcuno mi ha buttato un liquido o una coperta per spegnere il fuoco e che gli ho detto “Basta buttarmi addosso benzina, piuttosto sparami”». È Iacovone a ricostruire quella mattina, davanti al gup, nel gennaio di un anno fa. A ricordare il grest, le partite a calcio e a carte con i bimbi: «Era una serata normale, verso le 11 siamo andati a letto. Io in mezzo a loro: era la cosa più bella», dice Iacovone, che precisa: «la porta principale, la sera, l’ho chiusa dall’interno con la chiave». «Mi rendo conto di non spiegare la situazione, ma continuo a non ricordare. Vorrei sapere anch’io cosa è successo…non mi do una ragione», insiste, dopo aver spiegato che «era mia moglie che tante volte mi importunava. Non volevo più avere a che fare con lei».
Lucido. Per il perito, che lo ha dichiarato capace di intendere e di volere al momento dei fatti, Iacovone non presenta alcuna patologia psichiatrica. «L’incidente» continua a definire quanto successo quel 16 luglio 2013. Solo «un accenno», segnala il perito – al sentimento per la perdita dei figli: «Mi mancano più che altro… ho lottato tanto per averli vicini e mi mancano…».
(di Mara Rodella)

«Dopo aver ucciso i figli non tentò il suicidio» (Brescia Oggi – 19 febbraio 2016)
È un nuovo, inquietante, capitolo. Una nuova ricostruzione di quanto è accaduto a Ono San Pietro la mattina del 16 luglio 2013. Quel giorno due fratelli, Andrea di nove anni e Davide di dodici furono uccisi e dati alle fiamme. Per il duplice omicidio è stato condannato all’ergastolo il padre Pasquale Iacovone. La pena è stata confermata in appello.
IL RESPONSABILE del duplice omicidio, nella ricostruzione che fino ad oggi era stata ritenuta più verosimile, dopo aver ucciso i figli si sarebbe dato fuoco rimanendo ustionato su gran parte del corpo. Pasquale Iacovone lottò in effetti a lungo tra la vita e la morte nel reparto grandi ustionati dell’ospedale di Padova. Le sue condizioni sono poi gradualmente migliorate al punto di consentirgli d’essere presente al processo d’appello e di rilasciare dichiarazioni durante l’udienza. Attualmente è rinchiuso nel carcere di Opera. La ricostruzione della tragedia consumata nell’abitazione di Ono San Pietro è stata modificata dalla Corte d’assise d’appello di Brescia, presieduta da Enrico Fischetti che ha depositato le motivazioni della sentenza letta il 13 novembre scorso. E il contenuto introduce un elemento di novità: Pasquale Iacovone non intendeva suicidarsi.
IL PUNTO DI PARTENZA secondo la corte d’assise d’appello è che «l’imputato, spinto da rancore ed odio inaudito verso la moglie, da lui tormentata e molestata per oltre un anno, aveva deliberato di imporle un’ultima e definitiva sofferenza: uccidere i figli ed assaporare il gusto tremendo di vederla soffrire in modo indescrivibile di fronte ai corpi straziati e carbonizzati degli stessi». Si tratta quindi di una vendetta, in particolare «una vendetta disumana» che «non poteva comprendere una attività suicidiaria perchè l’imputato, per assaporarla, doveva vedere la compagna in faccia per godere della sua sofferenza; e tale comportamento ha tenuto anche nel corso dell’udienza di appello, dopo un vano tentativo di sottrarsi lucidamente al giudizio, guardando la moglie ancora una volta piegata nella sua disperazione senza rimedio».
In quanto alle reali intenzioni viene spiegato nelle motivazioni che: «l’opera di mascheramento della reale dinamica dei fatti è dimostrata dalla circostanza che la maggior parte delle fiamme e dei danni hanno coinvolto la camera da letto e, particolarmente il letto dei bambini, dove l’imputato al fine di essere sicuro del risultato, ha posizionato sotto i poveri corpi dei figli quattro pezzi di stoffa imbevuti di benzina». Ci sono poi quegli accendini «trovati, vicino a due telefonini, sul lavello della cucina, ma ben allineati e lontani dalla porta della camera da letto». Viene poi considerato di particolare importanza il fatto che: «la porta della camera da letto si sia bruciata solo dalla parte della camera da letto e sia rimasta completamente indenne dalla parte dell’antibagno» e questo induce a ritenere che «l’incendio sia stato innescato con particolare attenzione nella camera da letto». Ma «ciò che non può essere condiviso, in ogni caso, è che lo Iacovone fosse tecnicamente consapevole degli effetti dei vapori della benzina in ambienti chiusi ed abbia consapevolmente aspettato la deflagrazione».
Quindi, «quello che ha sorpreso l’imputato è stata la deflagrazione, causata dal deposito dei vapori nel corso di un non lieve periodo di tempo». Un’esplosione «che è avvenuta dopo che Iacovone non solo aveva chiuso la porta della camera da letto, ma si stava avviando all’uscita della porta finestra per trarsi in salvo». Parole che non lasciano spazio a dubbi su quale sia la ricostruzione operata dalla corte secondo cui «parlare di una torcia umana che ha innescato l’incendio appare incompatibile con tutto quello che si è detto e particolarmente con l’attività posta in essere nella camera da letto. Che lo Iacovone si fosse cosparso di benzina è circostanza che non può essere esclusa secondo i giudici ma «tale attività – si legge ancora nelle motivazioni – si coniuga perfettamente con la volontà dissimulatoria». E la tesi del suicidio dopo l’omicidio, «trova il suo più grande ostacolo proprio nell’atteggiamento dell’imputato» con la «poco credibile amnesia retrograda».

Uccise i due figli: confermato ergastolo per Iacovone (il Giorno – 13 aprile 2017)
Ono San Pietro, il 16 luglio 2013 l’uomo uccise Andrea e Davide, 9 e 12 anni
Confermato anche in Cassazione l’ergastolo nei confronti di Pasquale Iacovone, l’uomo che il 16 luglio 2013 a Ono San Pietro, in Valle Camonica, uccise i suoi due figli Andrea e Davide di 9 e 12 anni. Iacovone, secondo quanto ricostruito dai giudici di primo e secondo grado, dopo avere soffocato i due bambini ha dato fuoco all’abitazione dove si trovava con i figli, che finirono carbonizzati.
“Sono innocente, c’è stato un incendio, ma non c’entro con la morte dei miei figli”, aveva detto Iacovone nel corso del processo di Appello a cui aveva preso parte con una maschera protettiva sul volto per coprire le ustioni riportate nel rogo e che ricoprono il 90% del suo corpo. I giudici non gli hanno mai creduto. Iacovone per loro aveva agito per vendicarsi nei confronti della ex moglie Erika Patti, alla quale in un sms aveva scritto: “Ti ammazzo i figli”. Queste le motivazioni del gesto, per il presidente della Corte d’Assise d’Appello di Brescia, Enrico Fischetti, che aveva confermato l’ergastolo del processo di primo grado: “Voleva uccidere i figli e assaporare il gusto tremendo di vedere soffrire in modo indescrivibile la ex moglie di fronte corpi carbonizzati”. La donna ieri era a Roma per seguire l’udienza davanti alla corte di Cassazione. “Pena confermata. Ergastolo. Marcisci in galera ora”, lo sfogo che l’ex moglie di Iacovone ha lasciato sulla sua pagina di Facebook.


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In memoria di

La vicenda di Ono San Pietro è una delle dieci+una Favole da Incubo contenute nel libro scritto da Roberta Bruzzone ed Emanuela Valente, con il titolo “Tutto fumo e niente arrosto: la sindrome di Medeo”
Favole da Incubo