Loading

Michele Luigi Naccarelli, 47 anni, custode precario, padre. Uccide la moglie con 12 colpi di pistola. Condannato a 12 anni in primo grado, ridotti a 10 in appello, dopo 8 esce, torna a casa e lo trovano morto in una pozza di sangue. Tre anni dopo, anche il figlio viene arrestato per tentato omicidio

Atripalda (Avellino), 9 Gennaio 2012


Titoli & Articoli

Uccisa in casa a colpi di pistola, il marito confessa: sono stato io (Corriere del Mezzogiorno – 10 gennaio 2012)
Ignoti i motivi che hanno scatenato la furia di Michele Naccarelli, operaio. Fabiola Speranza è morta sul colpo
In preda a un raptus di follia ha svuotato l’intero caricatore della sua 7.65 contro la moglie. Ha reso una confessione piena ai carabinieri Michele Luigi Naccarelli, l’operaio di 47 anni che ha ucciso con sette colpi di pistola la donna che aveva sposato e da cui aveva avuto tre figli, Fabiola Speranza, al termine dell’ennesimo, furibondo litigio esploso nella villetta che la famiglia abitava in Contrada Pettirossi di Atripalda, in provincia di Avellino. Ancora ignote le cause scatentanti della furia omicida.
La donna, 45 anni, è stata trovata sulla soglia di casa, una villetta a due piani che la coppia stava finendo di costruire. Da alcuni mesi i rapporti tra marito e moglie, nonostante i tre figli, due maschi e una femminuccia, erano diventati più turbolenti del solito e i litigi erano all’ordine del giorno. Dopo aver sparato, l’operaio ha telefonato ai carabinieri e al loro arrivo è rimasto a lungo in silenzio. Trasferito nella caserma dei carabinieri, alla presenza del magistrato di turno della procura di Avellino, Naccarelli ha ricostruito i fatti confessando di aver sparato al culmine del litigio. Inutili i soccorsi per Fabiola Speranza: centrata in varie parti del corpo e in organi vitali, è deceduta all’istante. In serata, Naccarelli, che non risulta avere precedenti penali, è stato trasferito ad Avellino presso la sede del Comando provinciale dei carabinieri.


Atripalda, Naccarelli confessa: “Abbiamo litigato e le ho sparato” (Irpinia Oggi – 10 gennaio 2012)
Una famiglia normale anche se di recente erano frequenti i litigi. Michele era una persona tranquilla. E’ inspiegabile quanto accaduto”. Così vicini di casa e i colleghi di lavoro di Michele Naccarelli, il 47enne che ieri pomeriggio in preda ad un raptus ha impugnato la pistola che custodiva in casa – una calibro 7,65 – e ha esploso diversi colpi contro la moglie, Fabiola Speranza (45 anni). La donna è morta sul colpo. L’uomo subito dopo ha telefonato ai carabinieri: “Ho ucciso mia moglie, venite a prendermi” – ha detto l’uomo al centralinista dell’Arma. Portato in caserma, Michele Naccarelli ha reso una confessione piena ai carabinieri. L’uxoricidio è avvenuto al termine dell’ennesimo litigio esploso nella villetta di Contrada Pettirossi di Atripalda. Inutili i soccorsi per Fabiola Speranza: centrata alle spalle in varie parti del corpo e in organi vitali mentre tentava disperatamente di scappare. La donna è deceduta all’istante. Michele Naccarelli lavorava come custode nell’azienda vinicola “Feudi di San Gregorio” ed era sopprannominato “pazienza” dai suoi colleghi. Sentimenti di sgomento e profondo dolore sono stati espressi anche dal sindaco di Atripalda, Aldo Laurenzano che ha aggiunto: “Adesso la nostra comunità deve stringersi intorno ai tre figli della coppia”.

Temeva di perdere il lavoro l’uxoricida di contrada Pettirossi che nell’interrogatorio confessa: «Ho perso la testa ma non volevo uccidere. Non l’ho inseguita, ma ho sparato nel buio all’impazzata» (Atripalda News – 11 gennaio 2012)
Temeva di perdere il lavoro e per questo dopo un violento litigio ha ucciso la moglie sparandola alle spalle. Con il trascorrere delle ore emergono nuovi ed inquietanti particolari sull’efferato omicidio di contrada Pettirossi ad Atripalda. Sarebbe stata infatti proprio la paura di perdere il posto di lavoro il motivo che da alcuni giorni avrebbe turbato la tranquillità della famiglia e reso tesi ed incandescenti i rapporti tra Michele Luigi Naccarelli, l’operaio 47enne che lunedì pomeriggio, intorno alle 16.30, ha ucciso la moglie, Fabiola Speranza, 45enne casalinga, con dodici colpi di pistola sparati alla schiena davanti alla villetta in costruzione nella contrada rurale.
L’uomo, assistito dal legale Alfonso Maria Chieffo, è stato interrogato fino a notte fonda presso il Comando provinciale dei Carabinieri, coadiuvati dai colleghi di Atripalda guidati dal comandante Costantino Cucciniello, prima di essere trasferito nel carcere di Bellizzi Irpino. E proprio durante l’interrogatorio ha confessato l’omicidio: «Ho perso la testa, non volevo uccide. Non l’ho inseguita ma volevo solo intimorirla perché esausto dei continui diverbi e della situazione divenuta insostenibile. Per questo ho sparato nel buio all’impazzata in aria senza volerla uccidere» avrebbe raccontato l’uxoricida tra le lacrime agli investigatori dell’Arma che lo hanno ascoltato per alcune ore mentre contemporaneamente venivano interrogati anche due dei tre figli della coppia, la mamma ed il fratello che si trovavano in una villetta attigua, con l’obiettivo di ricostruire l’esatta dinamica di quanto accaduto.
Un caso chiuso per laProcura della Repubblica di piazza D’Armi ad Avellino, che indaga con il pm Teresa Venezia, visto che Naccarelli è reo confesso ed è per questo in stato di fermo e recluso presso il carcere di Avellino con l’accusa di omicidio volontario aggravato da futili motivi.
Da quando inizia a trapelare l’uomo verso ora pranzo aveva manifestato in famiglia le preoccupazioni perché rischiava di perdere il posto di lavoro, un contratto stagionale presso l’azienda vinicola «Feudi di San Gregorio», dal quale era stato sospeso. Non stava lavorando e perciò era forte il timore di perdere l’unica sicurezza economica su cui contava la famiglia per andare avanti e completare la casa in costruzione nella quale poter vivere. Un futuro incerto; da qui sarebbe nata l’accesa discussione con la moglie, costretta da anni a cure costose per via di un’ischemia cerebrale che le aveva portato una sorta di depressione. In quel momento in casa c’era solo la figlia più piccola, di 13 anni, che al momento della tragedia dormiva e che sarebbe stata risvegliata poi dal rumore dei colpi d’arma da fuoco che hanno ucciso la madre. Durante il violento litigio la donna forse avrebbe pronunciato qualche parola che avrebbe offuscato la mente dell’uomo. Un tentativo di fuggire via o la minaccia di andarsene di casa: fatto sta che la donna ha imboccato la salita di campagna che dalla villetta in costruzione porta sulla strada. L’uomo in preda all’ira e assalito da un raptus di follia, ha impugnato la pistola che custodiva legalmente in casa, una Beretta automatica calibro 7,65, e le ha sparato colpendola a morte.
Poi è rientrato in casa ed ha appoggiato l’arma su di un tavolo e con una telefonata drammatica ha avvertito il centralino della stazione dei carabinieri. Solo l’autopsia, che sarà eseguita questo pomeriggio sul corpo della donna, alle ore 14.30, dal medico legale Carmen Sementa (che ieri ha ricevuto l’incarico dal Tribunale) presso l’obitorio dell’ospedale Landolfi di Solofra, potrà chiarire quanti dei 12 proiettili esplosi hanno ucciso la donna. L’area dove è stato compiuto l’omicidio è stata sottoposta a sequestro dalla Procura per consentire alla scientifica di effettuare ulteriori rilievi utili all’esatta ricostruzione della dinamica balistica.

 

 

Atripalda, uccise la moglie con 12 colpi di pistola: giudici gli riducono la pena (BiNews – 25 maggio 2014)
Il 9 gennaio del 2012 Luigi Michele Naccarelli, ex custode di una nota azienda vitivinicola, al termine di una lite uccise la moglie, Fabiola Speranza, con ben 12 colpi di pistola, davanti alla loro abitazione ad Atripalda. L’uomo, reo confesso, fu condannato in primo grado a dodici anni di reclusione, ma ieri mattina nella sentenza di Appello, la pena è stata ridotta a dieci anni. Soddisfatto l’avvocato Alfonso Maria Chieffo: “Sono stati integralmente accolti i motivi che vertevano esclusivamente sulla quantificazione della pena, trattandosi di imputato reo confesso. Valuteremo all’esito della lettura della sentenza l’eventuale ricorso in Cassazione”.

Atripalda, trovato morto in casa: era appena uscito di carcere per l’omicidio della moglie (FanPage – 20 aprile 2020)
Trovato morto in una pozza di sangue Michele Luigi Naccarelli, il 55enne condannato per l’omicidio della moglie avvenuto il 9 gennaio 2012. Era appena uscito di carcere dopo una prima condanna a 12 anni con rito abbreviato, poi ridotta a 10 in secondo grado. Forse una profonda ferita, che gli ha avrebbe causato una forte emorragia, la causa della morte. Indagano i carabinieri.
Un uomo di 55 anni è morto ad Atripalda, alle porte di Avellino: è stato ritrovato in casa in una pozza di sangue dai carabinieri che sono stati allertati dopo che alcuni familiari dell’uomo avrebbero chiamato i soccorsi sanitari del 118. Ma il personale medico non ha potuto fare altro che costatarne l’ormai già avvenuto decesso: sul posto sono giunti anche i carabinieri e la scientifica dell’Arma, per i rilievi del caso. L’uomo, stando a quanto trapelato, avrebbe una profonda ferita che avrebbe causato una forte emorragia. Non è escluso che l’uomo possa essere stato colto da un malore e che, cadendo, si sia procurato la ferita che poi gli è stata fatale. Ma il quadro, per gli inquirenti, è tutt’altro che chiaro, e solo l’autopsia sul corpo dell’uomo potrà chiarire meglio la vicenda.
Il nome dell’uomo è risultato essere molto noto in paese: si tratta infatti di Michele Luigi Naccarelli, ex custode di un’azienda vitivinicola di Atripalda che aveva da poco finito di scontare otto anni di carcere per l’omicidio della moglie, avvenuto la sera del 9 gennaio 2012 nella stessa abitazione dove l’uomo era tornato a vivere dopo aver scontato la propria pena. Naccarelli, all’epoca 47enne, aveva freddato secondo quanto ricostruito dall’accusa la propria compagna, Fabiola Speranza svuotandole contro un intero caricatore di pistola. Tutti a segno i colpi, che furono fatali per la donna. L’uomo non negò le sue colpe, ed anzi andò a consegnarsi ai carabinieri e fu reo confesso: ma negò l’intenzione di ucciderla, spiegando che volesse soltanto “intimidirla“. In primo grado, Naccarelli venne condannato a 12 anni di carcere al processo tenutosi al tribunale di Avellino, nell’aula del gup con rito abbreviato. Il pm Maria Teresa Venezia, all’epoca, ne aveva chiesti per lui 14. In secondo grado, la condanna era poi scesa a dieci anni. Dopo i primi otto anni già scontati nel carcere di Bellizzi Irpino, aveva fatto da poco rientro nella propria abitazione: ora, però, il mistero della sua morte, ancora da chiarire.

 

La tragica storia di Atripalda: udienza di convalida dell’arresto del figlio dell’uxoricida (CampaniaNera – 20 agosto 2023)
Domani si terrà l’udienza di convalida dell’arresto di Claudio Naccarelli, figlio dell’uxoricida di Atripalda, Michele Luigi Naccarelli. Il padre è stato trovato morto nella sua casa di contrada Pettirossi ad Atripalda. Secondo le informazioni, Claudio avrebbe utilizzato un coltello con una lama di sette centimetri. Il provvedimento di arresto è stato firmato dal pubblico ministero Fabio Massimo Del Mauro e l’udienza si terrà davanti al giudice per le indagini preliminari Paolo Cassano, presso il capoluogo irpino.
Va ricordato che il padre è morto nella stessa casa in cui avvenne l’omicidio della madre di Claudio. Nel 2012, Michele Luigi Naccarelli uccise sua moglie Fabiola Speranza con colpi di pistola, per poi costituirsi alle autorità. Dopo aver scontato otto anni di carcere, tornò a vivere nella stessa casa. Inizialmente, ci furono dubbi sulle cause della morte dell’uomo, trovato riverso a terra con una ferita alla testa e una grande quantità di sangue. Sul luogo del crimine intervennero anche i carabinieri del Ris, per eseguire tutte le indagini necessarie per chiarire la vicenda. Tra le diverse ipotesi, si pensò anche a un’aggressione. Era il 19 aprile 2020 e furono scattate oltre 800 fotografie, mentre un drone riprese dall’alto la villetta nella periferia di Atripalda. Il pubblico ministero Teresa Venezia, che si occupò del caso, chiese al giudice per le indagini preliminari una perizia per fugare ogni dubbio sulle cause della morte. L’avvocato della famiglia, Chieffo, sollecitò l’incidente probatorio. Successivamente, gli accertamenti specifici chiarirono la situazione. Secondo il medico legale, “nel pomeriggio del 19 aprile 2020, Michele Luigi Naccarelli, mentre era sdraiato sul letto, ebbe un violento rigurgito. Il volto e la bocca erano interessati dallo stesso materiale alimentare. Questo fu il motivo dell’improvvisa perdita di coscienza e dei disturbi dell’equilibrio ipossico con la violenta caduta a terra. La caduta causò la ferita lacero-contusa”. Quindi, si tratta di una doppia tragedia in quella casa, dopo l’omicidio della moglie nel 2012, avvenuto durante una violenta lite che si concluse con spari rivolti alla donna. Fu lo stesso Naccarelli a chiamare i carabinieri e a costituirsi. Otto anni dopo, il dramma della morte dell’uomo, all’epoca 55enne. Ieri si è svolta la vicenda che coinvolge il figlio di 31 anni.

 

 

Accoltellamento di Atripalda, Claudio Naccarelli resta in carcere (Avellino Today – 21 agosto 2023) 
L’indagato è attualmente detenuto nel carcere di Bellizzi Irpino, dove è stato condotto nella notte degli accadimenti su disposizione del pm di turno della Procura di Avellino, il sostituto Fabio Massimo Del Mauro
Nella giornata di oggi si è svolto l’interrogatorio di convalida di Claudio Naccarelli, un trentunenne di Atripalda, accusato di aver compiuto un violento attacco ai danni di Caliano Alberto. Quest’ultimo, la sera del 18 agosto 2023, è stato colpito tre volte con un pugnale, riportando lesioni gravi che hanno richiesto il suo immediato ricovero presso l’Ospedale Moscati di Avellino, con una prognosi riservata e da cui veniva dimesso nella giornata di ieri, 20 agosto 2023.
L’aggressione è avvenuta con un pugnale lungo complessivamente 13 centimetri, con una lama di 7 centimetri. Gli atti compiuti da Naccarelli sono stati idonei a causare la morte di Caliano Alberto ma, per circostanze indipendenti dalla sua volontà, questa tragica fine non si è verificata. L’aggravante in questa vicenda è rappresentata dal fatto che l’aggressione è avvenuta per motivi futili. Tutto è iniziato da un diverbio tra Naccarelli e Caliano, che si sono scontrati nel bar “MOONSIFACE” di Atripalda. La lite è scoppiata quando Caliano Alberto ha rifiutato di accompagnare Naccarelli a casa con la propria auto. Questo rifiuto ha scatenato l’ira di Naccarelli, culminando nell’attacco violento. L’indagato, attualmente detenuto nel carcere di Bellizzi Irpino, dove è stato condotto nella notte su disposizione del pm di turno della Procura di Avellino, il sostituto Fabio Massimo Del Mauro, ha sostenuto l’udienza di convalida dell’arresto davanti al Gip del Tribunale di Avellino, il Giudice Paolo Cassano, con la difesa fornita dall’avvocato penalista Alfonso Maria Chieffo. Naccarelli ha scelto di rispondere alle domande del magistrato e di chiarire la sua posizione in merito al gravissimo episodio delittuoso.Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Avellino, Paolo Cassano, ha deciso di confermare la misura cautelare della detenzione in carcere per Claudio Naccarelli.
Durante l’udienza, Naccarelli ha sostenuto di aver agito per legittima difesa quando ha ferito Alberto Caliano con un coltello. Tuttavia, il magistrato ha respinto tale argomentazione, affermando che Caliano era disarmato e che Naccarelli non aveva specificato l’arma menzionata nell’incidente. Il Giudice ha anche confermato che la rissa nel Parco delle Acacie, che ha portato all’aggressione, è stata scatenata dal rifiuto di Caliano di offrire un passaggio a Naccarelli.


Link