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Luciano Zironi, 79 anni, funzionario di banca in pensione, ex istruttore di tiro, padre. Uccide la moglie con un colpo di pistola alla nuca. Condannato a 14 anni e 8 mesi di detenzione in una struttura di cura

Bologna, 25 Novembre 2014


Titoli & Articoli

Omicidio di San Donato, la banalità della vecchiaia (Quotidiano Nazionale – 28 novembre 2014)
C’è un tratto di banalità, di apparente inspiegabilità, di oscuro nell’uxoricidio di via San Donato. Una coppia di anziani, sposati da quasi sessant’anni, rispetttati e rispettabili. Una quotidianità consolidata, lui in banca lei casalinga. Posso dire, senza offesa per nessuno, una delle tante vite normali, un po’ grigie e prevedibili, che ci rinchiudono nella loro routine? Credo che in quell’appartamento le cose siano andate a lungo così. E credo che l’inquietudine profonda, lo smarrimento che il delitto trasmette dipenda prima di tutto dalla sua banalità, dal suo inserirsi dentro un’esistenza domestica come tante, come le nostre. Hanna Arendt, la pensatrice ebrea tedesca perseguitata dal nazismo, coniò la formula – ‘la banalità del male’ – mentre seguiva il processo contro Adolf Eichmann, il criminale organizzatore delle deportazioni nei lager, nel cui comportamento la Harendt vedeva una specie di irriflessività, di mancanza di contatto e di giudizio rispetto alle azioni che stava compiendo.
Non è il caso di evocare troppo esempi così storicamente catastrofici né, Dio ce ne guardi, di fare confronti. Ma ciò che è avvenuto in via San Donato non ha nulla a che fare con la gelosia del fidanzatino che uccide la ragazza poiché non sopporta la sua decisione di lasciarlo. E non pare neanche che vi siano, dietro lo scenario cruento, i segni di un particolare disagio economico e sociale. Qui, dopo tutto, la morte naturale non era tanto lontana per entrambi, per la depressione post ictus di lui e i molti gravi malanni di lei. Il finale di partita era già scritto, e nessun intervento esterno avrebbe potuto modificarlo. Il viale del tramonto, che se si imbocca mano nella mano può anche essere un percorso glorioso, era già spalancato per Luciano e la Bruna. Perché stracciare il copione quando sei ormai alle ultime pagine?
La banalità di questo delitto nella Città dei Vecchi è la sua stessa, inutile tragicità. Come se uno dei due sopravvissuti di un esercito che ha combattuto per più di mezzo secolo stabilisse che l’altro è di troppo. Perché non vuole più condividerne la sorte? Perché, come dice l’autore del delitto, lei voleva andarsene? O perché sempre lei non sopportava più quei giorni punteggiati dalle liti? E le rivoltelle che lui teneva in casa hanno favorito l’idea che così la soluzione finale era a portata di mano? La morte di Bruna Belletti ci riguarda, assieme allo sconvolgimento di Luciano Zironi. Niente di simile con l’eutanasia praticata dall’ottantenne protagonista del film ‘Amour’ di Michael Haneke (Oscar nel 2014), che sopprime per non veder più soffrire la moglie degradata dall’Alzheimer.
C’è un duro vuoto di colloquio reciproco dietro il delitto, c’è, come capita spesso anche nelle nostre case, un dialogo che si spegne, che si irrigidisce, che si trasforma da contatto umano a ossessione, la sofferenza, le malattie, la perdita del sorriso, la sopportazione, è colpa tua no tua. Eliminare l’altro (l’altra) è allora come cancellare il segno visibile, insopportabile, insostenibile di un mal di vivere senza più uscita, ampliato dalle parole e dai litigi come il vento solleva le foglie e le trasforma in un mulinello accecante e incontrollabile. La notte interiore non scende mai prima di un buio progressivo. E di notte è assai più facile far del male agli altri e a sé. Non più facile, anzi. Più banale.

Agli arresti in comunità il 79enne che ha ucciso la moglie (Corriere di Bologna – 28 novembre 2014)
Disposta una consulenza per accertare le condizioni psicofisiche dell’uomo e la sua capacità di intendere

BOLOGNA – Accogliendo l’istanza della difesa (avvocato Valerio Girani), il Gip Gianluca Petragnani Gelosi ha disposto gli arresti domiciliari in una comunità per Luciano Zironi, l’anziano che martedì ha ucciso la moglie Bruna Belletti nell’appartamento in cui vivevano a Bologna, in via San Donato. Dopo l’interrogatorio, l’arresto è stato convalidato. È stata poi disposta dal Pm una consulenza per accertare le condizioni psicofisiche di Zironi, 79 anni, e la sua capacità di intendere al momento dei fatti.IL RACCONTO DELL’UOMO – Nell’interrogatorio davanti al giudice, il pensionato ha ribadito la confessione già resa al Pm Marco Mescolini, completando e chiarendo alcuni aspetti. Zironi aveva detto di aver sparato alla moglie dopo una discussione in cui lei aveva affermato che se ne voleva andare di casa. Al giudice l’indagato ha spiegato che la donna, pure lei 79enne, lo diceva in senso generico, aggiungendo anche di volerla fare finita.

LA COMUNITA’ FUORI CITTA’ – «È stata trovata una sistemazione temporanea adeguata allo stato di frustrazione in cui si trova», ha detto l’avvocato Girani, legale del foro di Forlì che ha indicato la struttura per ospitare il proprio assistito, ai domiciliari, una comunità fuori Bologna. «Per il resto – ha aggiunto il legale – ci siamo messi a disposizione del Pm, secondo la peculiarità della difesa, per approfondire l’aspetto delle condizioni di salute e la capacità al momento dei fatti». (fonte: Ansa)

Uccise la moglie a colpi di pistola. Pensionato condannato a 14 anni (Corriere di Bologna – 21 luglio 2015)
Luciano Zironi, 80 anni, sparò alla moglie, Luciana Belletti, nel loro appartamento in San Donato. L’uomo è ai domiciliari in una comunità
Quattordici anni e otto mesi: è la condanna inflitta dal Gup Mirko Margiocco a Luciano Zironi, 80enne che il 25 novembre uccise la moglie Bruna Belletti, sua coetanea, nell’appartamento in cui vivevano a Bologna, via San Donato. L’anziano, bancario in pensione, sparò alla donna con cui era sposato da 55 anni, un colpo di pistola alla nuca, con un’arma che deteneva regolarmente. Il Pm Rossella Poggioli aveva chiesto una condanna a 16 anni. L’uomo, difeso dall’avvocato Valerio Girani, è ai domiciliari in una struttura protetta. Il processo è stato celebrato con il rito abbreviato e il giudice ha ritenuto le attenuanti generiche equivalenti rispetto all’aggravante del «rapporto di coniugio». Zironi è stato anche condannato a quattro mesi di arresto per una contravvenzione legata alla detenzione di polvere da sparo.
L’omicidio era maturato in una situazione di disagio: la moglie, malata, aveva detto che se ne voleva andare. Dopo averla uccisa era stato lo stesso Zironi a chiamare la figlia e i soccorsi. Durante l’indagine è stata disposta una consulenza psichiatrica che non ha dichiarato Zironi incapace di intendere e di volere, seppur riconoscendogli una capacità attenuata. «Oltre che un caso giudiziario – ha detto l’avv. Girani – è una vicenda umana e familiare di grande sofferenza. È un processo sulla pena, in cui occorreva fare attenzione a tutti gli aspetti della vicenda, compresa la condizione psicologica e il contesto ambientale. Valuteremo la motivazione nello specifico per un eventuale appello, in modo da ottenere un ulteriore riconoscimento delle attenuanti». Per il difensore «la famiglia e lo stesso Zironi hanno necessità di proseguire in una situazione di cura e di sostegno». In udienza era presente anche un legale, l’avvocato Paolo Foschini, in rappresentanza della figlia della coppia, persona offesa nel processo, che non si è costituita parte civile (Ansa).

 


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