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Loris Gagliano, 24 anni, studente universitario. Uccide a coltellate la fidanzata e il nonno di lei. Condannato all’ergastolo

Licodia Eubea (Catania), 27 Dicembre 2011


Titoli & Articoli

Da Licodia Eubea, lettera per Loris Gagliano il presunto omicida di Stefania (Catania Today – 28 dicembre 2011)
E’ una lettera per Loris Gagliano, l’ex fidanzato di Stefania Noce, accusato di duplice omicidio. “Se hai amato davvero” per spiegare cosa significhi amore per un uomo, anche quando è finito
L’omicidio di Stefania Noce e del nonno della ragazza, ad opera del 24enne Loris Gagliano, ha avuto l’effetto di scuotere tutti. La piccola comunità licodiana, semplice, rispettabile e dedita al lavoro, gli affetti più vicini a Stefania che con lei hanno condiviso entusiasmanti battaglie civili e testimonianze di impegno sociale, il movimento femminista che registra l’ennesima vittima.
Voglio rivolgere queste poche righe che seguono a Loris Gagliano, con la speranza di indurlo, una volta ritrovato il lume delle ragione che si è lasciato alle spalle, a riflettere su cosa sia, veramente, essere uomini e, soprattutto, cosa significhi amare, davvero. La fine di un amore nel quale hai creduto, grazie al quale hai vissuto momenti indimenticabili è, sempre, un evento spiacevole e che ci coglie, il più delle volte, di sorpresa. Ma sei hai amato davvero, i giorni, i mesi che seguono sono difficili, il dolore e la sofferenza si fondono, insieme, e non lasciano spazio a nient’altro, figurarsi alla follia. Sei hai amato davvero, il tuo amore deve essere, anche quando è finita, discreto e silenzioso. Sei hai amato davvero, non c’è amore più grande di colui che sa rispettare la libertà dell’altro. Sei hai amato davvero, il ricordo di quel grande amore deve sfiorarti il volto e lasciare spazio ad un sorriso che ricorda i giorni passati insieme. Sei hai amato davvero, va per la tua strada e grida al mondo intero, con orgoglio, di avere amato, anche se è andata male. Sei hai amato davvero, ogni volta che la rivedrai ti batterà il cuore e ti tremeranno le gambe. Sei hai amato davvero, già…E’ un vero peccato tu non l’abbia fatto.(Ivan Lo Greco)

Licodia Eubea: Loris Gagliano aveva premeditato il duplice omicido (Catania Today – 29 dicembre 2011)
Si infittisce il giallo di Licodia Eubea. Loris Gagliano- il presunto omicida di Stefania e di suo nonno- molto probabilmente, secondo gli inquirenti, aveva premeditato la strage. Trovata una balestra in una casa disabitata
Quando Loris Gagliano – presunto omicida di Stefania Noce e del nonno Paolo Miano- è stato fermato a Marina di Acate dai Carabinieri della Compagnia di Caltagirone, nella sua Ford Ka aveva quattro coltelli, di cui uno sporco di sangue molto probabilmente utilizzato- secondo gli inquirenti- per fare la strage a Licodia Eubea. A poco a poco, però, si scopre che il ragazzo aveva premeditato tutto.
Inizialmente, infatti, il giovane aveva fatto parziali ammissioni e, al momento dell’arresto, è stato trovato in stato confusionale. Seduto al posto di guida della sua automobile dopo che, con un tubo di gomma, aveva collegato lo scarico dell’auto con l’abitacolo. Nonostante, quindi, dichiarava di non ricordare nulla, voleva farla finita. Ma il giallo di Licodia Eubea si infittisce. In una casa disabitata,  accanto a quella del delitto, è stata ritrovata una balestra. Si pensa, infatti, che il ragazzo – da qualche giorno- seguiva gli spostamenti della ragazza e della sua famiglia proprio da quella casa.
Quel martedì mattina, alle ore 9, la mamma di Stefania si era recata nella caserma dei Carabinieri per denunciare una manomissione ai freni del trattore del padre che si trovava nel garage di casa. E le chiavi del garage da dove si accede alla casa, le aveva Loris. La signora Miano, così, stava esponendo formale denuncia quando le arriva la telefonata della madre ferita, Gaetana Ballirò: ” Corri a casa, Loris ha fatto un macello, anch’io sono ferita”.

Mentre Loris si dispera, Licodia Eubea si prepara per l’addio a Stefania (Catania Today – 30 dicembre 2011)
Domani, alle ore 15.30, nella Chiesa madre del Comune, si svolgeranno i funerali di Stefania e del nonno. Proclamato dal sindaco il lutto cittadino. Sospesi i festeggiamenti natalizi e di Capodanno.
Loris Gagliano si trova nel carcere di Ragusa ed è da lì che continua a dichiarare il suo amore per Stefania. L’amavo più della mia vita“, mentre si dispera. Ieri pomeriggio, nell’aula consiliare del municipio di Licodia Eubea, è stata allestita la camera ardente. Domani, alle ore 15.30, nella Chiesa madre del Comune, si svolgeranno i funerali di Stefania e del nonno. Proclamato dal sindaco il lutto cittadino. Sospesi i festeggiamenti natalizi e di Capodanno.
Intanto, il legale di Loris Gagliano, l’avvocato Gino Ioppolo, fa sapere che il suo assistito – incontrato ieri in carcere- intende collaborare. “Si sta sforzando – ha dichiarato l’avvocato- di ricomporre i tasselli di un complesso mosaico. Ogni gesto di cui è accusato sembra essere stato dettato dalla più nera disperazione”.
Dall’autopsia sui corpi delle vittime – effettuata ieri- sono emersi alcuni particolari: Stefania è stata colpita da otto coltellate, la pià grave delle quali sferrata mentre la ragazza cercava di scappare nel balcone per chiedere aiuto. Le è stata recisa la carotide e, a causa del sangue inghiottito, è morta per soffocamento. Le altre coltellate – sempre profonde – l’hanno raggiunta al polmone e alla teca cranica. Per il nonno, invece, sette-otto pugnalate alle spalle, alla clavicola e alla testa.

L’ultimo saluto a Stefania, parlano gli amici di Licodia Eubea (Catania Today – 31 dicembre 2011)
Gagliano ha confessato il duplice omicidio: aveva manomesso i freni dell’auto dell’ex suocera e temeva una denuncia per stalking. In attesa dell’ultimo saluto a Stefania, gli amici di Licodia Eubea ricordano la ragazza impegnata nel sociale
Loris Gagliano, dopo tre ore di interrogatorio, ha confessato di essere stato l’autore del duplice omicidio di Licodia Eubea. Ha ucciso Stefania Noce, la sua ex fidanzata, e il nonno di lei, Paolo Miano, perchè temeva di essere denunciato per stalking. Quella mattina, infatti, la madre di Stefania aveva trovato i freni della propria Fiat Stilo manomessi e, così, si era recata dai carabinieri per sporgere denuncia. L’avvocato di Loris esclude che il ragazzo abbia premeditato gli omicidi e aggiunge : “Ha raccontato di avere agito dopo aver appreso che lo volevano denunciare per aver danneggiato la vettura. Lui, prendendo di mira la macchina, non aveva alcuna intenzione di determinare un grave rischio per la donna“. “Loris continua a rimpiangere di non essere riuscito a farla finita- spiega il legale- dopo essersi recato con l’auto a Marina di Acate e avere collegato,  on un tubo di gomma, lo scarico dell’auto con l’abitacolo”.
Migliorano le condizioni della nonna di Stefania, altra vittima della furia omicida di Loris. I funerali per Stefania e suo nonno, verranno celabrati oggi pomeriggio alle 15.30 nella Chiesa madre di Licodia Eubea. In attesa dell’ultimo saluto, gli amici ricordano la ragazza.
Franco Barbuto, amico dei genitori, ha visto crescere Stefania e confida che per lei è sempre stata come una figlia. “Abbiamo portato avanti molte iniziative: un paio di anni fa abbiamo costituito a Licodia Eubea il circolo di Rifondazione Comunista e da poco l’avevamo anche nominata Segretario. Avevamo dato anche vita a un giornalino locale che si chiamava “La Bussola”, si firmava S.E.N. -Stefania Erminia Noce (ndr)- e aveva molto a cuore temi quali la questione femminista, la salvaguardia della laicità dello Stato. “Era presente in tutte le battaglie per i diritti: quella del febbraio 2011 “Se non ora quando” a Catania, lotta contro la mafia e la manifestazione trentennale a Cinisi della morte di Peppino Impastato. Era scandalizzata per il ruolo della donna che, negli ultimi anni, sta andando sempre più alla deriva, e avrebbe voluto vedere un giorno Margherita Hack come Presidente della Repubblica”, conclude l’amico.
Due carissime amiche che la conoscono da una vita, la ricordano così. “I momenti che ci rimarranno sempre impressi sono le feste dei compleanni, i balletti che preparavano a casa sua in occasione degli spettacoli per la scuola e i mercatini che organizzavamo a Licodia, nei quali vendevamo oggettini da noi stessi realizzati”.
Quanto alla storia con Loris, le ragazze specificano che i due si erano conosciuti tramite un amico in comune, quando erano già all’Università, vivevano questa storia a distanza, si vedevano maggiormente a Catania. “Loris era un tipo solitario, timido, introverso. Parlava poco ,ma quando voleva, sapeva colpire con battutine, mentre ti fissava! I loro litigi erano quelli di una normalissima coppia di coetanei: lei lo amava molto e si era completamente abituata al suo carattere. Da un paio di mesi, però- continuano le amiche-lei voleva allontanarsene, perché stava iniziando a dubitare delle reazioni di questo ragazzo, anche se mai e poi mai avrebbe immaginato che sarebbe finita in questo modo”. E concludono con un appello chiaro “Tutti speriamo che la Giustizia faccia il suo corso”.

 

Stefania Noce, l’assassino fuori dal carcere «È in osservazione all’ospedale psichiatrico» (Meridio News – 3 febbraio 2012)
«Dal 4 gennaio Loris non si trova più in carcere». Loris Gagliano, il 24enne che ha ucciso il 27 gennaio scorso, a Licodia Eubea, la sua coetanea ed ex fidanzata Stefania Noce, e il nonno di lei, Paolo Miano, 71 anni, è adesso in osservazione all’ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina. Gino Ioppolo, l’avvocato difensore del ragazzo, preferisce non sbottonarsi: «Siamo nelle prime fasi delle indagini preliminari – afferma – E il giovane, dopo il primo interrogatorio (nel quale aveva ammesso di aver colpito la ragazza e il nonno, ndr), non è stato più sentito».
«Amavo Stefania più della mia stessa vita», aveva detto Gagliano al suo legale due giorni dopo l’omicidio, mentre era ancora detenuto all’interno della casa circondariale di Ragusa. A poche ore dal delitto, si era pensato a una lite finita male. Ma le scoperte delle forze dell’ordine hanno evidenziato una possibile premeditazione del gesto. E la procura di Caltagirone sta indagando per dimostrarlo.
Nella Ford Ka con la quale Loris Gagliano era fuggito dopo l’omicidio, è stato ritrovato un coltello, ancora insanguinato, con una lama lunga 11 centimetri. E poi una katana e tre coltelli a serramanico. Tutte armi bianche delle quali è autorizzata la vendita ma vietato il trasporto. Gli abiti di lui erano ancora inzuppati di sangue e sono stati acquisiti come prove.
Ma a indirizzare gli inquirenti verso la premeditazione sono anche altri elementi. Giuseppe Nicotera, luogotenente della stazione di Licodia Eubea, aveva parlato di un appostamento notturno del ragazzo all’interno di una baracca a 12 metri di distanza da casa di Stefania Noce. «Teneva sotto controllo l’abitazione della sua ex fidanzata – aveva raccontato  – Abbiamo ritrovato sul posto una balestra carica, puntata in direzione della porta d’ingresso dell’appartamento di lei». Come se questo non bastasse, i freni dell’auto della madre di Stefania erano stati manomessi, e i bulloni delle ruote erano stati allentati.
Al momento dell’arresto, Gagliano era in stato evidentemente confusionale. «Non ricordo bene, ma forse ho colpito Stefania con un coltello, e forse c’era anche qualcun altro della sua famiglia», aveva detto spontaneamente ai militari della compagnia di Vittoria. L’autopsia sulle due vittime ha rivelato che per la ragazza, studentessa alla facoltà di Lettere moderne dell’università di Catania, è stato fatale un colpo alla carotide, mentre per il nonno svariate coltellate alla schiena, tra le clavicole e la testa. La scorsa settimana, a un mese dalla morte di Stefania, a Catania le sono state dedicate un’assemblea pubblica e una fiaccolata. In quell’occasione, suo padre, Ninni Noce, aveva detto ai partecipanti: «Oggi ho rivisto Stefania in tutti voi».

 

Processo Noce, parla il perito Bruno «Loris Gagliano può uccidere di nuovo» (Meridio News – 26 giugno 2014)
«Al momento del delitto Loris Gagliano era semi-infermo mentalmente, è una persona socialmente pericolosa, può uccidere di nuovo ma è in grado di partecipare al processo». Le sintetizza così Francesco Bruno le conclusioni della perizia psichiatrica che, insieme al collega Bruno Calabrese, ha discusso ieri al tribunale di Catania, nel corso di una lunga udienza del procedimento d’Appello per l’omicidio della ventiquattrenne Stefania Noce e del nonno di lei, il settantunenne Paolo Miano, avvenuto la mattina del 27 dicembre 2011 a Licodia Eubea.
Ci sono voluti più di sei mesi perché il documento, lungo più di cento pagine, fosse pronto per essere analizzato in aula. Ma alla fine è arrivato, ed è stato oggetto di un dibattimento piuttosto animato, ben lontano dall’essere concluso. «Il ragazzo è gravemente paranoico, la sua patologia è praticamente da manuale», spiega Bruno, noto al grande pubblico per essere stato spesso ospite dei salotti televisivi. Le sue valutazioni erano attese come quelle di una sorta di super-perito e si sono basate su alcuni test che sono stati sottoposti all’assassino. Tra i quali quello delle macchie di Rorschach, sulla cui attendibilità la comunità scientifica non riesce a esprimere un parere unanime.
«Abbiamo tenuto in grande considerazione anche i referti medici che sono stati redatti in questi anni: sia quello compilato nell’intervallo tra il 4 e il 27 gennaio 2012, cioè il periodo in cui il giovane era detenuto nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, sia quello che è stato scritto dalla Asl di Siracusa dopo il trattamento sanitario obbligatorio che è stato disposto per Gagliano dopo un suo tentativo di suicidio». A seguito della somministrazione di appositi medicinali, lo stato di salute di Loris Gagliano sarebbe «sensibilmente migliorato». I medici, pur non facendo alcuna diagnosi di psicosi, parlavano di «stato paranoideo, che non è una condizione di normalità, bensì di chiara e flagrante patologia».
«Il disturbo di Gagliano è in uno stato avanzato, quasi psicotico – continua Bruno – Come tutti i paranoici, pagherebbe qualsiasi cifra e sarebbe disposto a farsi l’ergastolo purché nessuno lo definisca tale: lui vuole essere un genio, vuole che si dica che è riuscito a risolvere al meglio una situazione drammatica in cui era caduto per la cattiveria non tanto di Stefania quanto della madre di lei». «Lui non tollera nessuna frustrazione, non ammette rifiuti, e questa situazione non cambierà – si sbilancia lo psichiatra – Ha fatto quello che ha fatto e ha solo 27 anni, potrebbe agire nuovamente così in futuro, soprattutto perché non si cura né è facile curarlo».
Certo, sulla possibilità che la rinuncia all’Appello venga accolta dovrà esprimersi il giudice, ma per Francesco Bruno non ci sono dubbi: «Secondo me non sarebbe giusto: quello è malato di mente, se lo consideriamo tale dobbiamo prendere i provvedimenti che si prendono in questi casi». Altrimenti, il rischio è che con la conferma della condanna di primo grado tra «vent’anni questo soggetto uscirà e farà di nuovo quello che ha già fatto». Senza le adeguate terapie, «la vita in carcere non lo cambierà per niente, anzi, peggiorerà il suo stato».
Tra poco meno di un anno, però, tutti gli ospedali psichiatrici giudiziari saranno chiusi. E la cella di una casa circondariale «non è il posto adeguato alla detenzione di Loris Gagliano». «L’Italia con questa riforma ha cancellato la malattia mentale, e adesso, in casi come questo, ne paga le conseguenze – arringa Bruno – Anche i Paesi più arretrati hanno una distinzione tra la normalità e la malattia mentale, eliminando gli ospedali psichiatrici giudiziari di fatto la si cancella»
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Il giorno di ordinaria follia di Loris Gagliano (GQItalia – 28 dicembre 2015)
«Corri a casa, Loris ha fatto un macello, anch’io sono ferita!». La voce che strilla nel telefono è concitata e appartiene a una donna di 71 anni, Gaetana Ballirò. È appena scampata all’inferno e sta chiamando la figlia Rosetta Miano, impiegata nel municipio di Caltagirone. Siamo a Licodia Eubea, Catania, ed è il 27 dicembre 2011. Gaetana e suo marito Paolo vivono qui con Rosetta e la nipote Stefania Noce, 24 anni, da quando Rosetta si è separata. Loris Gagliano è il fidanzato di Stefania e ha appena concluso una mattinata di follia: è andato da lei e quando ha capito che lei non voleva più sapere della loro relazione, l’ha trafitta con otto coltellate, recidendole la giugulare. Le urla hanno attirato i nonni. E Loris non si è fermato. Si è avventato su di loro, menando fendenti sulla testa e sul corpo di Paolo. Gaetana è l’unica ad essere sopravvissuta.
Loris è scappato con la sua Ford Ka. L’allarme è immediato e comincia una frenetica caccia all’uomo. Una caccia che dura appena qualche ora. Lo ritrovano, infatti, nel pomeriggio, sul lungomare di Acate, in provincia di Ragusa, seduto nella sua auto, nella quale aveva collegato un tubo dallo scarico al finestrino nel tentativo di suicidarsi. Ma la macchina si è spenta e si è solo addormentato. Alle forze dell’ordine si presenta in stato confusionale e non dice nulla, ma a parlare per lui sono i suoi vestiti sporchi di sangue e il coltello usato nella mattanza trovato nell’abitacolo. A dirla tutta, ne ha lì altri tre. Quando il suo avvocato Gino Ioppolo va a trovarlo nel carcere di Ragusa, gli racconta di non ricordare bene, di avere in mente solo il sangue. Ma una frase continua a ripeterla: «La amavo più della mia vita». E il legale riferisce ai cronisti: «Loris Gagliano è provato, prostrato ed incapace di ricordare e ricostruire i fatti».
Gli investigatori, trovato l’assassino e il movente, devono dare una risposta decisiva ai fini della pena: se si sia trattato di omicidio premeditato o di delitto d’impeto. E cominciano a cercare dunque di capire se il coltello Loris se lo sia portato da casa o se lo abbia afferrato all’improvviso, nella casa della fidanzata. Ma presto si accorgono che non ce n’è affatto bisogno: perché la seconda parte della storia, raccontata dai testimoni e da alcune scoperte, è decisamente da brividi.
Loris studia psicologia all’Università La Sapienza di Roma. I genitori sono entrambi infermieri all’ospedale di Caltagirone. Stava insieme a Stefania da un paio d’anni. Lei voleva lasciarlo, ma continuavano a frequentarsi. Come molti altri, entrambi avevano un profilo Facebook. Lei scriveva: «Ciò che non si può dire in poche parole non si può dire neanche in molte». Cosa, non lo si saprà. Ma si verrà a sapere che, soprattutto di recente, Loris faceva strane ricerche su internet. Le rivelerà Pina Ferraro, del centro antiviolenza Thamaia, nominata consulente di parte civile. Una di queste era una pagina intitolata “come sgozzare la mia fidanzata”. Stefania lo aveva scoperto e le sue coinquiline nella casa in cui aveva vissuto, come studentessa fuori sede di lettere e filosofia a Catania, dicono che è da allora che la ragazza si è spaventata. Ma lui si era giustificato spiegandole che si trattava della documentazione per un corso universitario.
«Le scarpe di Gagliano erano pulite – dirà ancora la Ferraro ai cronisti-  è stato attento a non calpestare il sangue, anche se in quella casa era tutto imbrattato». Loris nega che il delitto fosse premeditato, ma salta fuori molto di più che un semplice sospetto o una possibile coincidenza. In una casa abbandonata vicino all’abitazione di Stefania c’è infatti una balestra: è la sua. Cosa voleva farne? E ancor di più, la mattina del delitto la mamma di Stefania non c’era perché stava andando a denunciarlo per averle manomesso i freni dell’automobile. Loris chiede il rito abbreviato e nell’aprile 2013 viene condannato all’ergastolo.
In appello accade un fatto più unico che raro: l’imputato chiede l’annullamento del proprio ricorso. Il presidente della Corte d’Assise d’Appello di Catania Luigi Russo, dopo aver fatto proseguire le perizie psichiatriche, una delle quali ritrova Loris affetto da «delirio paranoide dovuto a una errata interpretazione della realtà», a novembre 2014 dichiara inammissibile il ricorso di Loris e il suo ergastolo diventa così definitivo.


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