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Jurgen Mazzoni, 25 anni, operaio, padre. Strangola la giovane moglie, la arrotola in un telo e la getta in una scarpata. Per quattro giorni finge di cercarla. Condannato con rito abbreviato a 16 anni e 4 mesi, ridotti a 14 anni e 8 giorni, dopo 8 anni è libero ma dopo poco viene nuovamente arrestato per aver minacciato di morte un’altra ragazza. Dovrebbe essere in carcere e invece…

Senigallia (Ancona), 22 Agosto 2001

Nel 2001 trangola la giovane moglie, la mette nella vasca da bagno ed esce con un amico. Poi torna, l’avvolge in un lenzuolo che lega con un filo elettrico, la carica in macchina, percorre un lungo tratto di strada e la getta in una scarpata. Per quattro giorni finge di cercarla.

Condannato con rito abbreviato a 16 anni e 4 mesi, pena ridotta in appello a 14 anni e 8 giorni. Dal 2009 è affidato ai Servizi Sociali e nel 2010. tra buona condotta e indulto, è definitvamente libero. Così conosce una nuova ragazza…


Titoli & Articoli

Operaio strangola la moglie diciannovenne che voleva lasciarlo (Corriere della Sera – 23 agosto 2001)

 

Strangola la moglie che voleva lasciarlo (la Repubblica – 23 agosto 2001)
SENIGALLIA – Ha ucciso la giovanissima moglie che voleva lasciarlo, ha gettato il cadavere in una cava e per quattro giorni ha finto che fosse scomparsa. Venticinque anni lui, 19 lei: è la storia di un amore precoce e un matrimonio fra giovanissimi finito in tragedia, nonostante la coppia avesse messo al mondo una bambina che ora ha 18 mesi. Lui alla fine è crollato sotto le domande della polizia e ha confessato il delitto. É successo a Senigallia, in una famiglia come tante. Maria Federica Gambardella, origini napoletane, papà e mamma proprietari di una piccola impresa di cornici, era andata via da casa quattro giorni fa. «Con te non ci sto più», aveva detto al marito, Jurgen Mazzoni, un giovanotto grande e grosso, operaio addetto ad un distributore di metano. Un tipo un po’ spaccone lo descrivono in città ma non uno considerato capace di uccidere. E invece sabato sera Jurgen ha perso la testa: ha dato appuntamento in casa alle 21 alla moglie per convincerla a rinunciare alla separazione (la bambina dormiva dai nonni), i due hanno litigato e l’ operaio in un raptus l’ ha soffocata, nascondendone poi il cadavere e denunciandone la scomparsa.

Senigallia, libero dopo avere ucciso la moglie, arrestato per stalking (il Resto del Carlino – 15 agosto 2017)
Il 21 agosto del 2001 Jurgen Mazzoni fu fermato per l’efferato delitto di Maria
Uscito dal carcere nel 2009 per avere ucciso nell’agosto del 2001 la moglie Federica Gambardella, appena 19enne in modo brutale, occultando anche il cadavere nelle cave di San Gaudenzio, vicino Arcevia, è finito domenica ai domiciliari Jurgen Mazzoni, 41enne di Senigallia.
La misura cautelare è stata disposta con un’ordinanza del giudice per le indagini preliminari su richiesta del sostituto procuratore Ruggiero Dicuonzo, che contesta all’uxoricida ilreato di stalking nei confronti di una donna originaria del Senigalliese. A eseguire la misura cautelare sono stati gli agenti della Squadra mobile di Ancona e i poliziotti del commissariato di Senigallia, che avrebbero raccolto la denuncia della vittima e dei suoi familiari. Ieri davanti al giudice Paolo Giombetti si è svolto l’interrogatorio di garanzia: Mazzoni è arrivato autonomamente in tribunale di primissimo mattino, con indosso un paio di jeans e una camicia a quadri, e durante il faccia a faccia con il giudice è stato assistito dall’avvocato Cristina Carioli, nominata d’ufficio. I contorni della vicenda che ha portato il giudice a emettere la misura cautelare non sono ancora chiari: «Sono stata chiamata poche ore prima dell’interrogatorio – si limita a riferire l’avvocato Carioli – e le accuse mi sono apparse molto vaghe. L’indagato aveva nominato un altro avvocato di fiducia, che però non è potuto essere presente per l’interrogatorio. Se sarò confermata in qualità di suo avvocato, chiederò al più presto che il 41enne venga rimesso in libertà».
Tra le contestazioni mosse a Jurgen Mazzoni, l’aver molestato la donna attraverso messaggi pubblicati su Facebook. L’uomo ha negato che quei post si riferissero alla vittima e comunque la contestazione non appare sufficiente a giustificare gli arresti domiciliari.
Gli investigatori mantengono il più stretto riserbo sulle indagini e sulla condotta che avrebbe tenuto Jurgen Mazzoni neiconfronti della presunta vittima, tale da spingere il tribunale a emettere un’ordinanza di limitazione della libertà dell’indagato. Di certo sulla decisione ha pesato anche il passato del 41enne, che si è macchiato di un reato tanto grave e allarmante.
L’uomo, nell’inverno scorso, era stato anche denunciato dal padre della presunta vittima, che vive fuori regione, perché ritenuto responsabile dell’incendio di un’auto, ma Mazzoni ha fermamente negato anche questa circostanza. Per il momento il 41enne resta ai domiciliari, in attesa delle prossime mosse della difesa.

 

 

 

Francesca Capaldo, funzionario del servizio centrale operativo e Carlo Pinto, dirigente Squadra Mobile

Francesca Capaldo, funzionario del servizio centrale operativo e Carlo Pinto, dirigente Squadra Mobile
Jurgen Mazzoni
Jurgen Mazzoni

 

La squadra mobile di Ancona, diretta da Carlo Pinto, insieme al servizio violenza di genere e crimini di odio diretto da Francesca Romana Capaldo, lo ha arrestato ieri sera a Senigallia, di rientro da un viaggio in Germania che aveva fatto con amici biker.

Il provvedimento di quella che è stata battezzata come l’operazione “Hangover “, il film “Una notte da leoni”, perché Mazzoni in alcune intercettazioni telefoniche si definiva somigliante al protagonista della pellicola, l’attore Bradley Cooper, è scattato perché secondo gli inquirenti c’erano elementi utili che hanno fatto temere per l’incolumità della ragazza. Mazzoni era pronto ad uccidere di nuovo.

I sassi trovati in casa
I sassi trovati in casa

 

Perquisiti la casa dove vive, quella dei genitori e il luogo di lavoro. La polizia ha trovato un arsenale con 19 coltelli da combattimento, due fucili di precisione a piombini, un cappio fatto di corda, e sassi con dediche alla ragazza 24enne oltre a due bombolette di gas per cucina da campeggio ma anche utili a creare piccole bombe. Le armi erano ben nascoste. Sequestrato il pc e una stampante con i quali avrebbe scritto le lettere. Mazzoni è stato rinchiuso nel carcere di Montacuto.

 

Le armi recuperate
Le armi recuperate

Ad ammanettarlo ieri sera, su ordinanza emessa dal gip Antonella Marrone, sono state le agenti donne che lavorano al servizio violenza di genere e crimini di odio. «L’arresto è stato il risultato di un lavoro di squadra – commenta Capaldo – il suo intento era distruggere quella ragazza. E’ stata una escalation di violenza, iniziata dalle cose, con gli incendi alle auto».

Carlo Pinto, capo della mobile di Ancona, e Francesca Romana Capaldo
Carlo Pinto, capo della mobile di Ancona, e Francesca Romana Capaldo

Mazzoni e la 24enne si sono conosciuti nel 2014 ma la giovane non sapeva i suoi pregressi. Tra i due era nata una amicizia. Quando lei ha provato ad allontanarsi lui ha avrebbe iniziato a perseguitarla. Ad ottobre 2016 il primo danneggiamento, al furgone del padre della ragazza: squarciate quattro gomme. A dicembre 2016 è stata incendiata un’auto, sempre dei familiari della ragazza, poco dopo una seconda vettura. Inizialmente le indagini sono state avviate dal commissariato di polizia di Senigallia che, intuita la gravità, ha poi passato il caso alla squadra mobile di Ancona.

 

 

La squadra che ha contributo all'arresto
La squadra che ha contributo all’arresto

A Mazzoni vengono contestati anche numerosi sms, comprensivi di minacce di morte, inviati da cabine telefoniche, tra Senigallia e Fano, con cui ha tempestato la giovane. Per questo il 13 agosto era fino ai domiciliari. Nonostante la misura restrittiva ha continuato a perseguitarla. A settembre è arrivata a casa dei familiari della 24enne una lettera anonima con minacce di morte. La missiva conteneva anche 4 proiettili. Un’altra lettera di minacce è stata invece intercettata dagli agenti della squadra mobile il 2 novembre scorso, prima che arrivasse a casa dei parenti della ragazza. Hanno visto Mazzoni fermarsi con l’auto, a Senigallia, davanti ad una buca delle lettere del servizio postale, e imbucare la busta. Questa è stata poi recuperata. «Sei cattiva, ti uccido», il contenuto delle frasi, «Devi morire, gli errori si pagano». Tra i messaggi inviati anche quello in cui le avrebbe detto di tagliarle la testa per metterla poi a conservare nella formalina.

Mazzoni, l’uomo accusato di stalking: provò a rivivere l'”amore” con la moglie uccisa (Ancona Today – 8 marzo 2018)
Il giudice del tribunale penale di Ancona ha già fissato tutte le udienze del processo da qui fino ai prossimi 3 mesi, per un processo che si preannuncia dai tempi record
Chiuse le indagini del pm Ruggiero Dicuonzo, si apre un processo lampo per Jurgen Mazzoni, 42 anni di Senigallia (provincia di Ancona), accusato di aver perseguitato per mesi una ragazza 23enne della sua stessa città, costituitasi parte civile insieme ai genitori tramite gli avvocati Ruggero Tomasi e Mary Basconi, che chiedono un risarcimento di 60mila euro. Il giudice monocratico Elisa Matricardi ha già fissato tutte le udienze da qui fino ai prossimi 3 mesi.
Un processo dai tempi record per uno stalking pesantissimo interrotto nel novembre scorso dalla Squadra Mobile della Polizia di Ancona che, diretta dal capo Carlo Pinto, ha arrestato il 42enne prima che valicasse il punto di non ritorno. Prima che uccidesse di nuovo. Era il timore degli inquirenti perché questa non è la storia di un comune stalker, ma di un uomo che nel 2001 aveva strangolato e ucciso la giovane moglie dopo che questa lo aveva lasciato.
L’omicidio . Dobbiamo tornare al 2000 quando Jurgen Mazzoni divenne padre all’età di 23 anni e guardava ad un futuro felice insieme all’amore di allora, quello per Maria Federica Gambardella, rimasta incinta quando aveva appena 17 anni. Un amore tanto giovane quanto precario. Soprattutto per un’adolescente che non si sentiva affatto pronta per ricoprire il ruolo di madre e ancor più quello di moglie mentre Jurgen aveva regolato tutti i suoi orari lavorativi e di vita in funzione della moglie e della figlioletta. Lo confermò anche il vicino di casa Vito Minnuto che, ascoltato nelle investigazioni difensive dell’avvocato Marina Magistrelli nel febbraio 2002, raccontava come “la moglie fosse fuori a ballare con gli amici mentre lui stava sempre con la figlia”. Il 15 agosto del 2001 lei lo lascia. Uno choc per lui che nei giorni successivi cercò di riconquistare la moglie scrivendole anche una lettera.
Mazzoni aveva tracciato un solco pericoloso tra un inscindibile binomio padre-figlia e la madre diventata ormai antagonista. Era arrivato ad odiare ed amare allo stesso tempo mentre cresceva in lui l’incubo di essere abbandonato da moglie e figlia: “l’unico scopo della mia vita” come da lui stesso dichiarato nell’udienza del processo scaturito dai fatti del 18 agosto del 2001. Quella sera appunto, quando oramai Jurgen e Maria Federica non vivevano più insieme, lei si recò alla casa coniugale in via Raffaello Sanzio 199, per un confronto finale. Scoppiò un litigio e Jurgen si trasformò: dal marito apprensivo e gran lavoratore che tutti conoscevano, divenne assassino spietato. Si è avventato su Federica. Prima l’ha strangolata, poi ha denudato il corpo e l’ha messa nella vasca da bagno. Stando agli accertamenti peritali del medico legale, avvenne tutto tra le 21,15 e le 21,30, mentre il cellulare da cui Federica non si separava mai aveva continuato a squillare. Era il padre Ermanno. Ma a cercarla era stato anche il suo amico Max, che quella sera aveva appuntamento con lei in un locale di Senigallia alle 22,30 e la cui testimonianza sarebbe stata determinante ai fini delle indagini.
Quando Max arrivò all’appuntamento Federica non c’era, anzi, dopo poco arrivò Jurgen, che non solo si intrattenne con gli amici della ragazza, ma si unì a loro per una battuta di ricerca durata fino a tarda notte, quando Mazzoni tornò a casa per completare il lavoro. Ha portato di peso il corpo di Federica e lo ha caricato nella sua Alfa, danneggiando anche la parte posteriore per fare una retromarcia. Se ne accorgeranno i poliziotti del Commissariato di Senigallia. Poi si è diretto alla frazione San Gaudenzio e gettato il corpo in una scarpata.
Le indagini e l’intuizione del dirigente di Polizia. A dirigere le operazioni c’era l’allora dirigente di Polizia Piernicola Silvis. A lui Mazzoni confermò di aver ricevuto la moglie intorno alle 21,15  e che questa se ne fosse andata un quarto d’ora dopo. Ma in quel momento poliziotto notò qualcosa di strano. Mentre ribadiva con serenità della moglie, Mazzoni si era passato la mano sul mento. Forse un banale movimento involontario. Ma non per Silvis che conosceva i segreti del linguaggio del corpo ed era convinto di una cosa: quella movenza rappresentava la ricerca di un contatto con il proprio corpo per ritrovare una sicurezza che si perde nel momento in cui si mente guardando negli occhi una persona.
Così Silvis interruppe l’interrogatorio e si rivolse a al Mazzoni: “Aspetti, scusi ma mi ero distratto per un attimo, può ripetere quest’ultimo passaggio?”. Mazzoni non si scompose e ripeté la stessa cosa passandosi ancora la mano sul mento. Per il poliziotto non c’erano più dubbi. Mazzoni era l’ultima persona ad aver visto la donna scomparsa e stava mentendo. In un attimo divenne il sospettato e fu la svolta. Ma serviva una prova e scattò la trappola. Silvis convocò l’uomo il giorno successivo in presenza delle unità cinofile spiegandogli come quelli fossero cani addestrati a cercare cadaveri nelle cave più remote. Dopo pochi minuti Mazzoni ammise: “Sì, l’ho ammazzata io, l’ho strangolata con le mie mani”. Subito dopo fu il 25enne a condurre gli inquirenti nel punto esatto dove pochi giorni prima aveva lasciato il corpo della donna, avvolto in un telo azzurro stretto da un filo elettrico.
La sentenza di condanna e il carcere. Alla fine del processo, il 20 settembre del 2002 il Gup Sergio Cutrona condannò con rito abbreviato Jurgen Mazzoni per omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere alla pena di 16 anni e 4 mesi di reclusione. Sentenzia impugnata dall’avvocato Magistrelli che, in Corte d’Assise d’Appello, riuscì a diminuire la pena a 14 anni e 8 giorni di reclusione in carcere. Anche se fu sempre respinta la richiesta di perizia per verificare l’incapacità di intendere e di volere perché il giudice era convinto che Mazzoni avesse agito con “estrema lucidità, sangue freddo e scaltrezza con cui l’imputato si è comportato nei momenti immediatamente successivi al delitto e nella notte dello stesso (…)”.
Fatto sta che per Jurgen Mazzoni si spalancarono le porte del carcere dove ha scontato 8 anni a seguito di tutta una serie di riduzioni di pena per buona condotta, un indulto e, nel settembre del 2009, l’affidamento in prova ai Servizi Sociali disposto dal Tribunale di Sorveglianza. Tornato libero nel 2010, Mazzoni non ha mai creato problemi, almeno fino al 2015, quando ha conosciuto quella ragazza di 22 anni, studentessa fuori sede a Firenze.
Lo stalking. Lei non aveva giudicato quel 40enne dal passato ingombrante e tra loro era nata un’amicizia. Peccato che nella testa di Mazzoni quella ragazzina era diventata qualcosa di più. Era cominciata la prima fase, quella in cui l’uomo si stava legando a lei giocando la partita dell’amico del cuore.
Nel corso dei mesi al cellulare della ragazza iniziano ad arrivare dei messaggi anonimi con velate minacce e insulti personali. Poi due fatti inquietanti: un’auto dei genitori trovata con le gomme squarciate nell’ottobre 2016 e l’altra macchina incendiata nel dicembre dello stesso anno. Una coincidenza? Secondo il team investigativo della sezione “Reati contro la violenza di genere e crimini d’odio” della Squadra Mobile di Ancona, no. Era tutto collegato a Mazzoni, passato ormai ad una seconda fase in cui aveva bisogno di mettere in atto azioni plateali per creare un “caso” nella vita della donna, che in lei generasse insicurezze e che, al contrario, avrebbero dovuto far apparire lui come il salvatore.
Le indagini sono partite nella primavera del 2016 sui singoli atti di vandalismo. Sapendo di aver dato fuoco alle polveri, Mazzoni si aspetta una reazione da quella che vede sempre più come l’amore della sua vita, ma le cose non vanno così. Lei non é più la studentessa spensierata di sempre e alle grandi chiacchierate si sostituiscono i silenzi e le mezze verità.
Pur di farla parlare, Mazzoni arriva a fare cenno a quelle questioni familiari. “Ho saputo che avete avuto dei problemi, se posso essere utile…”. Si riferiva agli incendi. Ma lui non poteva conoscere quei fatti e per la Procura sarebbe questa la prova che dietro a quegli atti vandalici c’era l’opera dello stalker, forse aiutato da un complice.
Non la pensa così il suo avvocato difensore Andrea Natalini, che ha scelto di percorrere la via del processo ordinario perché convinto di potere ristabilire una verità dei fatti sul rapporto che c’era tra Mazzoni e la giovane studentessa senigalliese, mentre rigettano ogni accusa inerente i danni e gli atti vandalici. Ormai lei non si fida più, si ritrae e in Mazzoni riemerge la paura di perdere l’amore. Di nuovo. Al cellulare di lei arrivano 50, anche 100 messaggi al giorno. Questa volta non sono più anonimi. A luglio, tramite l’avvocato Ruggero Tomasi, la ragazza denuncia Mazzoni per stalking e gli investigatori chiedono una misura cautelare nei sui confronti. Ad agosto l’uomo finisce agli arresti domiciliari, anche se dopo una settimana vengono attenutati dalla possibilità di lasciare la propria casa per andare al lavoro, seppur con divieto di avvicinamento nei confronti di tutta la famiglia della vittima. Una misura che termina il 13 agosto. 

Mazzoni, confermata la condanna anche in appello: tre anni e sei mesi per lo stalking (Ancona Today – 21 dicembre 2018)
Anche in appello è stata confermata la condanna per il senigalliese di 42 anni accusato di aver perseguitato una 23enne con messaggi, minacce e lettere minatorie
La corte d’appello ha confermato la condanna a tre anni e sei mesi di carcere per Jurgen Mazzoni, il 42enne senigalliese già agli arresti per l’omicidio nel 2001 dell’ex moglie Maria Federica Gambardella. Arrivata quindi anche in secondo grado la condanna per stalking ai danni di una 23enne con la quale avrebbe voluto allacciare un nuovo rapporto sentimentale. Amore non corrisposto e malato che lo ha portato ad avviare una vera e propria persecuzione nei confronti della giovane tempestata di messaggi, telefonate con minacce neanche tanto velate («Ti do fuoco») e lettere minatorie con tanto di proiettili. 
L’uomo era stato arrestato lo scorso novembre, quando dopo la condanna in primo grado era stato raggiunto dai poliziotti mentre tornava da un motoraduno in Germania. Il senigalliese dovrà anche risarcire la vittima e la sua famiglia: 30mila euro alla ragazza, 20mila ai suoi genitori.

Ancona, stalking sull’ex fidanzata: Jurgen Mazzoni torna in carcere (Corriere Adriatico – 8 febbraio 2019)
Jurgen Mazzoni torna in carcere. Il 43enne che ha già scontato una pena di 8 anni per l’uxoricidio di Maria Federica Gambardella nel 2002, questa volta finisce dietro le sbarre per una condanna di 3 anni e sei mesi per stalking.
Nel novembre 2017 i poliziotti, a seguito di una delicata e complessa attività investigativa, provvedevano  ad applicare l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di  Jurgen Mazzoni , emessa dal Giudice per le Indagini preliminari di Ancona, in in ordine ai Atti persecutori commessi nel periodo novembre 2016-agosto 2017 ai danni di una giovane vittima anconetana che aveva intrapreso una relazione sentimentale con lui.
La difesa, però, presentava un ricorso che, il 29.11.2018 veniva accolto dalla Corte d’Appello di Ancona, sostituendo la misura coercitiva del carcere con quella meno grave degli arresti domiciliari da scontare presso il Centro di riabilitazione dell’associazione San Cristoforo con sede ad Amandola (FM). Ma anche il Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Ancona, presentava ricorso al Tribunale di Ancona, Sezione Riesami e Appelli, ottenendone l’accoglimento della richiesta, ovvero la collocazione in carcere del MAZZONI, mediante Ordinanza di ripristino della custodia cautelare in carcere. Nelle prime ore di oggi, Mazzoni veniva raggiunto nel centro di riabilitazione dagli stessi poliziotti della Squadra Mobile di Ancona che lo avevano già arrestato il 12 novembre 2017. Dopo le formalità di rito è stato condotto presso il carcere di Fermo, a disposizione della Autorità Giudiziaria.

Stalker libero e a casa di lei arriva un regalo inquietante: la perizia inchioda Mazzoni (Ancona Today – 1 marzo 2019)
I poliziotti dorici hanno continuato ad indagare intorno alla figura dell’uxoricida che, a fine ottobre, era uscito dal carcere
Aveva ricevuto a casa un regalo e lei aveva capito subito che a spedirglielo non poteva che essere stato il suo incubo peggiore: Jurgen Mazzoni, il 42enne senigalliese già in carcere per l’omicidio nel 2001 dell’ex moglie Maria Federica Gambardella e che lo scorso maggio era stato condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione per lo stalking ai danni dell’ex amica.
Era stata proprio quest’ultima a ricevere l’amara sorpresa a novembre. La 24enne senigalliese, tramite i suoi avvocati Ruggero Tomasi (foto in basso a sinistra) e Mary Basconi, ha sporto denuncia negli uffici della Squadra Mobile di Ancona. I poliziotti dorici, coordinati dal capo Carlo Pinto, hanno continuato ad indagare intorno alla figura dell’uxoricida che, a fine ottobre, era uscito dal carcere.
Così Mazzoni, libero, avrebbe cercato il contatto con la donna che per mesi nel 2017 era diventata la sua ossessione. Come un monito per lei e la sua famiglia, ad indicare come lui non avesse dimenticato. Per gli inquirenti non ci sono dubbi sul fatto che sia stato proprio il 42enne a spedire quel pacco. A confermarlo sono i risultati di una perizia calligrafica sul coupon utilizzato dal mittente. Infatti la scrittura che si legge sui dati di spedizione è compatibile con la mano dello stalker senigalliese. Inoltre i tempi combaciano perché quel regalo è arrivato a ridosso del giorno del compleanno della ragazza, spedito pochi giorni dopo il ritorno in libertà di Mazzoni.
Con il regalo si scopre che Mazzoni è tornato libero
Quel regalo, e il sospetto che fosse stato proprio lui ad inviarlo, ha mobilitato la famiglia della giovane vittima, che ha così scoperto come il suo stalker fosse stato trasferito dal carcere in una struttura riabilitativa
 del fermano. Un fatto che sarebbe dovuto essere comunicato ai legali della 24enne. Così non è stato. Dunque, di fronte al vizio di forma, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello delle Marche Sergio Sottani ha fatto ricorso.
L’albero di Natale, il retroscena inquietante e la numerologia
Ma che cosa c’è di inquietante nel ricevere come regalo un albero di Natale
della Walt Disney con attaccati i personaggi più amati del mondo animato? Nulla se fosse il pensiero di un adolescente per la sua fidanzatina. Ma per la 24enne vittima di stalking, quello era un messaggio forte e chiaro da parte di chi, da presunto amico, insisteva spesso per vedere con lei i film più romantici della Walt Disney a cui lui era molto legato e nei quali si immedesimava con un certo trasporto emotivo.
Altro fatto sospetto: il mittente coincideva con il destinatario perché, stando alla documentazione raccolta nell’indagine del pm Ruggiero Dicuonzo, risulterebbe stata lei, la ragazza, a spedirlo a se stessa. Impensabile per i legali della donna e per la Polizia.
Infine, per compilare i dati di spedizione, sono state usate mail e indirizzi in cui si ritrovano sempre agli stessi numeri: 13 e 11. Guarda caso, i numeri che richiamano il giorno del compleanno della giovane. Lo stesso giorno in cui è arrivato l’albero di Natale della Walt Disney. Lo stesso giorno del 2017, quando Mazzoni, in una lettera, aveva augurato a lei “un buon compleanno con tanti pensieri e tanta ansia”. Lo stesso giorno in cui gli agenti della Mobile avevano deciso di arrestarlo dopo l’ultima intercettazione telefonica choc in cui lo stalker, intercettato solo in una stanza, diceva: «Tornerai qui per il tuo compleanno ma gli errori si pagano e ora tocca a te». 

Condanna bis per Jurgen Mazzoni, lo stalker che incendiava le auto (Corriere Adriatico – 8 luglio 2021)
Veicoli danneggiati e dati alle fiamme: ancora una condanna per Jurgen Mazzoni. Il giudice Francesca Pizii ha stabilito per il 45enne senigalliese una pena di un anno e quattro mesi di reclusione. Doveva rispondere di tre atti vandalici perpetrati ai danni dei mezzi di proprietà dei familiari della studentessa vittima di atti persecutori e diventata l’ossessione amorosa di Mazzoni tra il 2016 e il 2017. Per quello stalking, è stato condannato in via definitiva a tre anni e mezzo di reclusione. Il 45enne, che ha già scontato la pena per l’omicidio della moglie Federica Gambardella commesso nel 2001, si trova attualmente in una comunità fuori regione.
Il risarcimento. Dovrà anche risarcire le vittime dei danneggiamenti, ovvero gli zii e i genitori della studentessa: in totale, il giudice ha stabilito una somma di 50mila euro. Le vittime erano parte civile con gli avvocati Ruggero Tomasi e Mary Basconi. Mazzoni, che ha sempre respinto l’accusa di aver perpetrato gli atti vandalici, era difeso dal legale Maila Catani.
I fatti oscillano tra l’ottobre del 2016 e l’aprile del 2017, a Senigallia. Un arco di tempo che, in parte, coincide con gli atti persecutori di cui era rimasta vittima la studentessa 26enne che, all’epoca, aveva denunciato tutto alla Squadra Mobile di Ancona, esecutrice poi dell’arresto del senigalliese. Stando alla procura, in tre occasioni Mazzoni si era recato nelle pertinenze della famiglia della ragazza per farsi promotore dei danneggiamenti. Per la procura, il 9 ottobre del 2016 aveva squarciato le quattro ruote del furgone Opel di proprietà del padre della studentessa.
Il pacco anonimo. Lo stesso furgone, l’8 dicembre, era stato dato alle fiamme e, in quell’occasione, le lingue di fuoco avevano anche attaccato una Fiat 500. Il 25 aprile dell’anno successivo un rogo aveva distrutto una Mercedes appartenuta sempre al padre della ragazza. Nei mesi scorsi, Mazzoni è stato assolto (perché il fatto non sussiste) da un’altra vicenda di stalking. L’accusa era stata formalizzata dopo l’arrivo a casa della studentessa 26enne di un pacco anonimo. Dentro c’era un carillon a forma di Babbo Natale. Per stringere il cerchio attorno al mittente, la Squadra Mobile aveva dovuto rintracciare l’ordine di spedizione e il tagliandino con cui era stato richiesto il pacco regalo. Stando all’idea della procura (che aveva chiesto un anno di carcere), Mazzoni avrebbe fatto tutto mentre si trovava recluso a Montacuto. L’accusa ipotizzava che avesse trovato il coupon da un giornale (Tv Sorrisi e Canzoni) acquistato all’interno del penitenziario, ordinato il carillon in concomitanza con il compleanno della vittima e dato disposizione affinché il pacco arrivasse a lei. 


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