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Fabrizio Bruzzone, 40 anni, maresciallo dei carabinieri presso il Palazzo di Giustizia dove indagava sulle violenze in famiglia, padre. Uccide la moglie con 11 coltellate. Condannato a 30 anni

Pegli (Genova), 7 Agosto 2010


Titoli & Articoli

Carabiniere uccide la moglie, indagava sulle violenze in famiglia (La Repubblica – 8 agosto 2010)
Fabrizio Bruzzone, un maresciallo di 40 anni, ha assassinato la moglie, Mara Basso, di 38, con cinque coltellate. Poi è scappato sulla sua moto, scalzo. Catturato dai colleghi.
Un carabiniere, Fabrizio Bruzzone 40 anni, ha ucciso la moglie, Mara Basso, di 38 anni, nella loro abitazione di Pegli, in via Vespucci, nel ponente di Genova. L’uomo è poi fuggito. Il delitto è avvenuto nel pomeriggio, intorno alle 14.30. La coppia si stava separando: erano già andati dall’avvocato per iniziare le pratiche di divorzio. Avevano due figli di 7 e 10 anni che ora sono in campagna con il nonno, allantanati da casa per i continui litigi della coppia. Mara Basso sarebbe morta sul colpo.
Il militare, un maresciallo in servizio presso il Palazzo di giustizia dove si occupava di indagini su violenze in famiglia e conflitti familiari, era a pranzo dalla madre che abita al piano di sopra. Poi, dopo aver mangiato ha detto “vado a vedere se Mara vuole venire in piscina”. Dopo 15 minuti, non vedendolo tornare, è scesa è si è trovata davanti il cadavere della donna colpita con 5 coltellate di cui 4 alle spalle e una mortale alla gola.
La donna ha visto il figlio con le mani insanguinate e ha urlato “Cosa hai fatto!”. A quel punto il militare è fuggito perdendo le ciabatte. E’ saltato sulla sua moto, una Bmw, e si è dato alla fuga, cadendo dopo pochi metri e urtando una macchina in sosta. Poi è risalito in sella scappando di nuovo. Posti di blocco sono stati istituiti nella zona. L’uomo è stato rintracciato dai colleghi dell’Arma: era nei pressi del cimitero di Pegli, ferito ad una gamba per l’incidente avuto poco prima ed in stato confusionale.
Nell’appartamento sono arrivati anche la madre, il padre e il fratello della vittima che abitano poco distante.
I due si conoscevano da adolescenti e si erano sposati
. Vicini e conoscenti parlano del carabiniere come di una persona tranquilla e tutti si chiedono coma sia potuto accadere. Ma c’è chi parla di un’altra donna.

Uccisa dal marito. La madre: «Sapevo che l’avrebbe fatto!» (il Secolo XIX – 8 agosto 2010)
Un maresciallo dei carabinieri di 40 anni ha ucciso la moglie di 38 anni a coltellate, poi è fuggito, ma qualche ora dopo è stato catturato dai suoi stessi colleghi.
Il delitto è avvenuto a Pegli in via Vespucci (in uno stabile all’altezza del capolinea del bus 93) intorno alle 15, al termine di una lite, l’ennesima, tra i due. L’uomo è poi fuggito in moto, lasciando impronte di sangue sul selciato. E’ stato catturato poco dopo le 18 vicino al cimitero di Pegli. In stato confusionale e ferito ad una gamba, si è fatto ammanettare dai suoi stessi colleghi senza opporre esistenza.
Non era armato: l’arma del delitto, un coltello da cucina, è stata trovata col manico spezzato poco distante dal cadavere della moglie; la pistola d’ordinanza era stata lasciata negli uffici di polizia giudiziaria del tribunale, dove il maresciallo Bruzzone prestava servizio.
La vittima di chiamava Mara Basso e lavorava in un supermercato di Pegli come commessa, mentre il carabiniere è il maresciallo Fabrizio Bruzzone, che presta servizio a Palazzo di Giustizia a Genova. Il cadavere presenterebbe undici coltellate, di cui una mortale alla gola. Il sottufficiale è fuggito in ciabatte da casa in sella alla sua moto, una Bmw. Pattuglie dei suoi colleghi dell’Arma si sono messe immediatamente in cerca del fuggitivo: il suo telefonino era spento e qualcuno temeva che potesse togliersi la vita.
Fuggendo, l’assassino, con le mani ancora insanguinate, ha incontrato la propria madre, che abita nello stesso caseggiato. La donna è entrata nell’appartamento ed ha trovato la nuora senza vita, in un lago di sangue. E’ stata lei a chiamare il 112. Bruzzone ha continuato la fuga ed è salito in ciabatte sulla moto. Alla prima curva l’uomo ha perso il controllo del mezzo e si è schiantato contro un’auto, ma è riuscito a ripartire. Le due figlie della coppia sono in vacanza in basso Piemonte, con la madre di Mara, proprio perché negli ultimi tempi la situazione in famiglia si era fatta molto tesa. «Lo sapevo che l’avrebbe ammazzata!» ha esclamato la madre di Mara Basso accorrendo sul luogo del delitto.
Anche le amiche della vittima confermano che negli ultimi tempi Bruzzone appariva nervoso e che la moglie aveva paura di rimanere vittima di uno scatto di nervi del marito. Una addirittura riferisce che Mara, non molto tempo fa, parlando di uno dei casi di donne uccise da ex fidanzati o mariti, avesse detto: «Prima o poi finisco anch’io sul giornale».
Eppure, in servizio da una ventina di anni, il maresciallo non aveva mai dato adito a critiche
, lavorava nella polizia giudiziaria della procura della Repubblica e si occupava tra l’altro proprio di reati contro le donne. In questo periodo era in ferie.
Da quanto raccontano i vicini, sembra che la relazione tra i due fosse deteriorata da tempo e che fossero in corso le pratiche per il divorzio. Causa scatenante del litigio che ha portato allo scontro mortale sembra sia stata l’invito rivolto dall’uomo alla donna di andare in piscina, invito rifiutato.

Un incrocio di amanti dietro al delitto del carabiniere (il Secolo XIX – 10 agosto 2010)
Questa mattina il maresciallo Bruzzone è stato interrogato per tre ore, rispondendo alle domande del Pm Piercarlo Di Gennaro, che ha secretato il contenuto dell’interrogatorio. Nulla è trapelato
Lo ha accecato il pensiero di essere stato tradito. Anche se forse era solo una semplice amicizia quella tra la moglie e un ragazzo più giovane di dieci anni, un collega residente in via Pastore, a Voltri 2, sulle alture del ponente genovese. E quella “storia” era stata scoperta, a quanto pare, proprio adesso che la famiglia aveva trovato un po’ di serenità in una vacanza di due settimane in Puglia. Ecco l’ultima goccia nella mente di Fabrizio Bruzzone, 40 anni, il carabiniere che per lavoro, in Procura, aiutava le donne difendendole dai mariti violenti e che, finito in uno di quegli incubi di cui era testimone e protagonista nelle fila dei “buoni”, si è trasformato nello spietato assassino della moglie, Mara Basso, 38 anni, responsabile del banco gastronomia della Basko di via Martiri a Pegli.
E questa “amicizia” è il movente dell’omicidio, agli occhi di chi sta indagando, i suoi colleghi del nucleo investigativo della Procura, coordinati dal sostituto Piercarlo Di Gennaro. La molla scatenante di una furia inspiegabile per tutte le persone che hanno conosciuto il maresciallo, centinaia: gli amici di Pegli, che lo ricordano come una giovanissima «testa matta» in sella a quel motorino sempre in impennata e in fuga dai vigili; gli operatori di palazzo di giustizia, gli altri carabinieri, ma anche poliziotti, finanzieri, cancellieri, Pm, giudici e avvocati, persino indagati: «Professionale e umano », dicono tutti in coro. «Carattere un po’ instabile, ma incapace di violenza», rivela chi lo frequentava anche oltre l’orario di lavoro, chiamandolo con il soprannome “schizzo”. «Un adolescente mai diventato adulto. Un ragazzino di 40 anni», lo definisce il fratello della vittima, Mirco Basso, finanziere tutto d’un pezzo che, nonostante il dolore per la morte della sorella, si occupa di tutto: la tutela dei genitori anziani, che tiene al riparo dai giornalisti, e quella delle due figlie della sorella, rimaste in un colpo solo senza mamma e senza papà.
A quanto pare, fra l’altro, Bruzzone aveva avuto una relazione extraconiugale con un’impiegata del tribunale. La donna – che ora si trova in vacanza e che al suo ritorno sarà ascoltata come testimone – venuta a galla la relazione, si sarebbe chiarita con Mara Basso, andandola a trovare in casa, in via Vespucci, a Pegli. A quel punto la storia tra il maresciallo e la segretaria si sarebbe interrotta. Ma l’unione della famiglia del carabiniere probabilmente si era incrinata definitivamente.

 

Omicidio Pegli, Mara Basso disse all’ex marito: “Lui è meglio di te” (Primo Canale – 12 agosto 2010)
“Lui è meglio di te”. Sono queste le ultime parole pronunciate da Mara Bassonell’appartamento di via Vespucci, a Pegli, prima di morire. La frase riferita al nuovo compagno frequentato dall’ex moglie ha scatenato la furia omicida di Bruzzone, come raccontato dall’uomo nell’interrogatorio sostenuto martedì mattina con il pm Di Gennaro che indaga sulla tragedia. “Mi aveva detto che lui era meglio di me” ha spiegato Bruzzone. L’ex moglie era furiosa con l’uomo per la sua relazione con una dipendente del tribunale di Genova e per l’intrusione del marito per la storia da poco intrapresa con un giovane collega. Il 40enne è indagato per omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi. L’arresto è stato convalidato dal gip De Matteis. Quando Bruzzone sarà dimesso dall’ospedale e trasferito nel carcere di Pontedecimo sarà sottoposto a perizia psichiatrica. Intanto i risultati delle analisi del sangue prelevato il giorno dell’omicidio, dopo il fermo, rivelano tracce di benzodiazepina, principio attivo di molti blandi calmanti. Lui aveva riferito di avere preso farmaci in giornata.

Omicido Pegli, Bruzzone aveva con sè coltello (Primo Canale – 13 agosto 2010)
Il coltello con cui domenica scorsa il maresciallo dei carabinieri Fabrizio Bruzzone, 40 anni, ha ucciso la moglie Mara Basso, di 38, non proviene nè dalla casa della vittima nè dalla vicina abitazione della madre del militare. I carabinieri di Genova ipotizzano che l’uomo lo avesse già con sè quando decise di andare dalla vittima. Se Bruzzone avesse comprato il coltello l’ipotesi del delitto d’impeto decadrebbe e si aprirebbe lo scenario del delitto premeditato. E’ emerso infatti che in casa della moglie i coltelli e gli oggetti contundenti erano stati nascosti proprio perchè Mara Basso temeva che il marito, con cui si stava separando ma che ancora frequentava la sua abitazione, potesse commettere un gesto inconsulto. Secondo le nuove ipotesi, Bruzzone sapendo di non trovare armi in casa ne avrebbe acquistata una, l’avrebbe nascosta da qualche parte e poi recuperata pochi istanti prima di raggiungere la moglie.

«Impazzito per il tradimento di Mara» (il Secolo XIX – 13 agosto 2010)
«Impazzito per il tradimento di Mara». Letteralmente. Aveva sillabato le parole, impazzito e letteralmente, nel rivelarlo agli amici, l’amante di Fabrizio Bruzzone, l’impiegata del tribunale di Genova, di 28 anni, che si trova in vacanza in Sicilia e che gli investigatori stanno aspettando con trepidazione per raccogliere forse il tassello più importante dell’intera storia. Sarà lei a chiarire nel profondo lo stato d’animo con il quale il maresciallo omicida ha vissuto i giorni che hanno preceduto il delitto. A fornire una chiave di lettura per l’odio che ha mosso la mano del quarantenne al punto da sferrare undici coltellate al torace e alla schiena, prima di vibrare il colpo di grazia alla gola della moglie, Mara Basso, 38 anni, commessa al supermercato Basko di via Martiri della Libertà, a Pegli.
A cinque giorni dal massacro di via Vespucci, il quadro si sta delineando nei dettagli. Anche se il sostituto procuratore Pier Carlo Di Gennaro, titolare delle indagini affidate ai carabinieri del nucleo investigativo, ancora si trova al bivio. Sarà lui a dover scegliere se contestare la premeditazione, portando la pena potenziale fino alla soglia massima dell’ergastolo, o considerare l’omicidio come un’esplosione improvvisa di follia, e ipotizzare una condanna decisamente più mite.

Ex maresciallo cc uxoricida, tenta suicidio in carcere. Salvato dalla Polizia Penitenziaria (Polizia Penitenziaria – 19 settembre 2010)
Ha tentato il suicidio nella sua cella del carcere di Pontedecimo, Fabrizio Bruzzone, 40 anni, l’ex maresciallo dei carabinieri di Genova che ha ucciso, nell’agosto scorso, con dodici coltellate la moglie Mara Basso (nella foto), 38 anni, dalla quale stava separandosi, nell’appartamento di via Vespucci, a Genova Pegli. L’uomo – secondo quanto riferito dalla polizia penitenziaria che lo ha soccorso in tempo – ieri, si sarebbe legato alla testa un sacchetto di plastica al quale avrebbe collegato la bombola di gas utilizzata per accendere lo scaldavivande. E’ stato proprio il forte odore ad allarmare i poliziotti che si sono diretti nella cella dell’uomo e gli hanno strappato il sacchetto, ormai pieno di gas. E’ stato immediatamente portato in infermeria per essere rianimato. Bruzzone avrebbe proprio oggi dovuto ricevere la visita dei parenti.Nei suoi confronti, la direzione avrebbe disposto una sorveglianza ancor più pressante

Genova: 24enne si impicca in carcere, per la Procura è istigazione al suicidio (Ristretti Orizzonti – 22 dicembre 2010)
La svolta è arrivata ieri mattina, quando il sostituto procuratore Alberto Lari ha aperto ufficialmente l’indagine per “istigazione al suicidio”. E il passaggio successivo, altrettanto importante, è stata la richie sta d’un dettagliato dossier alla direttrice del carcere, mentre nelle prossime ore sarà eseguita l’autopsia all’istituto di medicina legale del San Martino.
C’è qualcosa che non torna, nella morte di Marco Fiori, il ventiquattrenne che domenica sera si è impiccato nel penitenziario di Pontedecimo, legando una corda nel bagno. O meglio: i passati problemi della vittima, che già in due occasioni aveva provato a togliersi la vita ed era inquadrato quale “detenuto ad alto rischio”, come potevano conciliarsi con il recentissimo trasferimento nella cella di Fabrizio Bruzzone, carabiniere assassino a sua volta considerato borderline?
È questo il nocciolo degli accertamenti, che devono dar risposta a due domande delicate. Primo: si poteva in qualche modo evitare il suicido, c’è stata qualche falla (burocratica) nel meccanismo che non ha infine saputo evitare la tragedia? E soprattutto: c’è chi potrebbe aver spinto Marco a compiere un gesto estremo?
Non è un mistero che, da subito, il caso di Fiori fosse stato considerato anomalo. Il giovane era infatti agli arresti dal 7 maggio scorso, quando fu bloccato a San Fruttuoso dopo aver rapinato un supermercato per pagarsi debiti di droga. Sulle prime era stato dipinto come il bandito che aggrediva e derubava le anziane del quartiere, e per questo “punito” con una violentissima aggressione a Marassi. In altre due occasioni era stato invece picchiato perché aveva contribuito con le sue dichiarazioni a incastrare una banda di spacciatori, o per aver semplicemente incrociato un folle durante l’ora d’aria. Fatto sta che, profondamente depresso, era stato trasferito a Pontedecimo e qui aveva cercato la morte: prima inalando gas dalla bomboletta in dotazione per cucinare, quindi tagliandosi le vene.
Proprio perché instabile (da ragazzino era stato riformato dal militare per questioni comunque psicologiche) la direttrice Maria Milano aveva chiesto che fosse accompagnato in una struttura protetta, a Torino. La sua pratica era già al vaglio del tribunale di sorveglianza (che ha competenza su tutto ciò che riguarda carcerazione o buona condotta) e il nome di Marco Fiori risultava inserito in una lista d’atte sa, ma evidentemente non s’è fatto in tempo.
E però nell’opinione del pubblico ministero è probabilmente un altro, l’aspetto che va chiarito definitivamente e chiama in causa gli ultimi dieci giorni di vita della vittima. Recentemente, infatti, Fiori aveva chiesto d’essere spostato e la sua non era stata una proposta come tante, in quanto può capitare sovente che i detenuti aspirino a nuove sistemazioni. Fiori aveva espresso la volontà di condividere i pochi metri quadrati nei quali si svolge quotidianamente la vita dietro le sbarre con Fabrizio Bruzzone, il carabiniere che l’8 agosto scorso uccise a coltellate la moglie Mara Basso. Lo stesso che sabato, ventiquattro ore prima di Marco, ha tentato a sua volta di uccidersi in cella.
Secondo alcune indiscrezioni filtrate nelle ultime ore, Bruzzone avrebbe sussurrato durante un colloquio che era stato proprio il nuovo compagno a salvarlo, prima che intervenissero gli agenti penitenziari. Che cosa ha poi innescato la sua scelta di farla finita, con chi potrebbe aver parlato, di cosa? “Non dovevano lasciargli le lenzuola” insiste il legale Carlo Contu, dando voce alle parole di Giovanni Fiori, padre di Marco.
Il primo passo è rappresentato dall’autopsia, per capire almeno come è morto Marco. Poi il dossier che scandisca i tempi ed eventualmente qualche interrogatorio. La legge è chiara. Per contestare l’istigazione al suicidio, è necessario dimostrare che qualcuno abbia determinato o rafforzato il proposito di uccidersi. Difficilissimo, ma s’è deciso di vederci chiaro.

Mara Basso: trent’anni all’ex maresciallo Fabrizio Bruzzone (Genova Today – 15 marzo 2012)
Il giudice di Genova ha accolto la richiesta del pm. Negate le attenuanti generiche. L’ex maresciallo dei carabinieri, al momento dell’omicidio, era capace di intendere e di volere
Il gup di Genova Annalisa Giacalone ha accolto la richiesta del pm Piercarlo Di Gennaro: trent’anni di reclusione per l’ex maresciallo dei carabinieri Fabrizio Bruzzone, 41 anni, imputato dell’omicidio della moglie Mara Basso, 38 anni. Il giudice non ha concesso le attenuanti generiche. Il processo si è svolto con rito abbreviato. I fatti si svolsero a Genova nell’agosto 2010. Bruzzone uccise la moglie massacrandola con una ventina di coltellate al torace e alla schiena. Poi si diede alla fuga in moto e venne ritrovato dai carabinieri poco dopo sotto choc lungo una strada di campagna. Il gup Annalisa Giacalone ha giudicato il maresciallo capace di intendere e di volere al momento del fatto.

 

 


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