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Vincenza Avino, 35 anni, mamma. Inseguita in macchina e uccisa con una raffica di colpi dall’ex denunciato 20 volte

Terzigno (Napoli), 14 Settembre 2015

Enza Avino-3Lui aveva già tentato di ucciderla buttandola giù dal balcone. Lei lo aveva denunciato e lui si era fatto 10 giorni agli arresti domiciliari. Poi è uscito, l’ha inseguita e le ha scaraventato addosso una raffica di colpi.


Titoli & Articoli

Uccisa a Terzigno, Enza e quel profilo falso su Facebook per proteggersi dal suo carnefice (Il Mattino – 15 settembre 2015)
La voglia di stare sui social network, condividere foto, divertirsi con le amiche e la paura di quell’ex fidanzato che la perseguitava, non le faceva vivere una vita serena. In Enza Avino condividevano i due sentimenti contrastanti: sapeva che se avesse creato un profilo facebook a suo nome avrebbe scatenato ancora di più le attenzioni dell’uomo che le perseguitava, eppure voleva stare on line come tutti gli altri.
Così aveva trovato una soluzione: uno pseudonimo, un profilo falso dove, però, lei postava le sue vere foto. Avevo scelto il nome di una modella, attrice e cantante francese, pressoché sconosciuta in Italia: Joséphine de La Baume. Tra le informazioni si era limitata a scrivere che era nata a Napoli, poi una bugia sulla città in cui viveva, Las Vegas, e un’altra sugli studi: Oxford, dove (sempre stando al profilo facebook) aveva studiato marketing. Notizie false, che servivano a non farsi riconoscere da nessuno tranne che dagli amici fidati. E così spazio alle foto d’estate, con lei a mare, oppure vicino all’aereo che l’avrebbe portata chissà dove per il viaggio dei sogni.
E ancora: giornate in palestra, altre con la famiglia nei giorni di Natale, altre ancora in pose spiritose, sorridente seduta su un trono. E tra le varie foto postate, anche un’immagine con un esplicito riferimento all’amore: «Chi ama non tradisce», forse un messaggio messo per caso, forse carico di significato. Come immagine della copertina, invece, la scritta «Dio è grande», a conferma di una fede profonda.

Lo sfogo del padre: “E’ colpa dello Stato” (UrbanPost – 16 settembre 2015)
Un calvario che durava da mesi, anni. Il suo ex compagno non accettava che la loro storia fosse finita. Enza Avino non sopportava più le sue ossessioni, l’incontrollata gelosia, le minacce. Dopo avere posto fine ad una relazione durata due anni, lo aveva più volte denunciato per stalking ed era andata a vivere insieme ai suoi due figli piccoli, nati da un precedente patrimonio, dai genitori. Enza aveva paura per la sua incolumità e, a giudicare da come sono andate le cose, ne aveva ben donde.
La vita di Enza si è conclusa tragicamente lunedì pomeriggio, in via Fiume a Terzigno, nel Napoletano. Il suo ex compagno, dopo pedinamenti, intimidazioni e minacce nemmeno tanto velate su Facebook, le ha teso un agguato mortale. Le ha esploso contro dei colpi di pistola, colpendola alle spalle da un’auto in corsa, derubandola della borsa e del cellulare, per poi dileguarsi.
Nunzio Annunziata è stato arrestato, ma durante l’interrogatorio di garanzia ieri si è avvalso della facoltà di non rispondere. Contro di lui prove schiaccianti: oltre alla telefonata post delitto durante la quale ha minacciato di morte il fratello della vittima, anche le immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza piazzate all’esterno della farmacia dalla quale sarebbe uscita Enza poco prima di essere trucidata.
Una morte annunciata che probabilmente poteva essere evitata, quella della 36enne. Di ciò sono fermamente convinti Stefano e Adelaide Avino, padre e sorella di Enza: “L’ultima denuncia, quella per tentato omicidio, risale al primo maggio. Ma lui ha fatto solo dieci giorni di arresti domiciliari – si è sfogato l’uomo ai microfoni del TG 1 – “Mia figlia era terrorizzata, aveva deciso di andarsene in Inghilterra perché qua si sentiva in pericolo di vita. Lo Stato l’ha abbandonata, perché lo hanno liberato dopo 10 giorni?”


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