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Silvia Mantovani, 28 anni, laureanda e lavoratrice stagionale. Uccisa a coltellate dall’ex fidanzato dopo 6 anni di stalking e minacce

Parma, 12 Settembre 2006


Titoli & Articoli

Uccisa dal suo ex dopo anni di denunce (La Stampa – 14 settembre 2006)
Massacrata a coltellate nella sua auto
Non si sa se lui le abbia urlato il suo odio, abbia pronunciato il suo nome o farneticato frasi senza senso. E’ stato così feroce, così fulmineo, da sembrare di aver dato la parola soltanto al suo coltello. E non si sa se lei abbia pianto, lo abbia implorato, oppure sia rimasta impietrita, gli occhi sbarrati dal terrore, così come l’hanno trovata i carabinieri nell’abitacolo della sua auto: la cintura ancora allacciata, una mano sul volante, il viso sfigurato e il cuore spaccato da un fendente.
Era terrorizzata
Quando a vincere è il Male, purtroppo i dettagli servono a poco. Quando a tracimare è un odio acuto, coltivato per anni e concimato di follia, le spiegazioni non si riescono a trovare. Eppure questo nuovo omicidio, che scuote Parma per l’ennesima volta in pochi mesi, forse una spiegazione ce l’ha. Forse era già stato scritto in vecchie denunce, in paure nascoste nei diari, in confidenze fatte alle amiche. Perchè questa è la storia di un’ossessione, come mille altre che covano sotto la cenere di menti malate incapaci di accettare un abbandono ma in grado di trasformare la vita altrui in un inferno.
Silvia Mantovani aveva 28 anni, una figura minuta, un fidanzato tranquillo, una famiglia serena, un esame alla laurea in medicina, un lavoro part time per mantenersi. E un incubo da cui difendersi che nell’ultima settimana era tornato ad agitare la sua vita.
Per Aldo Cagna, 28 anni spesi da balordo, lei, così brava, così per bene, era stata per qualche anno l’unica occasione di riscatto di una vita inclinata verso il nulla. Poi era diventata il suo contrario da sopprimere.
Cinque anni fa avevano avuto un amore giovanile finito a un certo punto come finiscono le storie tra ragazzi: Silvia aveva imboccato una strada virtuosa, fatta di studio, di lavoretti per mantenersi gli studi e di aiuto nella latteria dei genitori, nel popoloso quartiere di via D’Azeglio. Aldo, ragazzo di buona famiglia (il padre medico pediatra, la madre insegnante) invece aveva iniziato a frequentare degli sbandati, a spacciare hashish, a diventare violento. E non aveva accettato di essere stato scaricato. Ne era nata una persecuzione: minacce al telefono, pedinamenti all’Università, un agguato fuori da una discoteca.
Lei lo aveva denunciato due volte nel 2000, ritirando l’ultima querela (per minacce e violenze) appena dieci giorni dopo averla presentata, il 22 aprile di quell’anno. Aldo in fondo le faceva pena.
E poi aveva già i suoi guai con la giustizia: fermato, diffidato, arrestato per spaccio, evaso dai domiciliari, riacciuffato. Nemmeno 30 anni e già una fedina penale lunga un chilometro. Per questo Aldo, dalla vita di Silvia, sembrava scomparso.
I genitori preoccupati
Negli ultimi cinque anni, in una città piccola come Parma, si erano incontrati poche volte e lui non era stato particolarmente molesto. «In fondo – spiega il capo della Mobile, Nicola Vitale – da noi era monitorato spesso, almeno fino al 2005». Poi Aldo, con l’aiuto della madre, si era trasferito a Berceto, dove lo zio era stato sindaco, tra gli appennini Emiliani della Cisa, a coltivare dei campi di famiglia con il sogno di aprire un agriturismo.
Invece no. Il sogno vero di Aldo era vendicarsi, era prendersela con Silvia che nel frattempo aveva un nuovo fidanzato con cui stava pensando al futuro ed «era tornata a sorridere», come hanno raccontato ieri in lacrime e increduli i suoi genitori alla polizia.
Una settimana fa, raccontano amici della famiglia di Silvia, lui si era rifatto vivo al telefono. Una serie di chiamate sempre più insistenti alle quali lei non rispondeva più, staccando spesso la cornetta. I genitori, entrambi anziani e sottoposti di recente a interventi chirurgici, si erano preoccupati. Ma lei li aveva tranquillizzati, pensando che per Aldo, rimasto buono per anni, fosse solo un crisi passeggerea. Così anche l’altra sera Silvia ha preso la sua auto per andare a lavorare a Martorano, una decina di chilometri di Parma. Uscita verso le 23 dalla fabbrica di pomodori dove era impiegata saltuariamente, ha ripreso la via di casa, percorrendo una stradina di campagna poco trafficata. Aldo l’aspettava sulla sua Panda.
Sotto l’effetto della droga
L’ha seguita per un chilometro, poi l’ha tamponata, quindi speronata, finchè Silvia si è fermata. Allora Aldo è sceso dalla sua auto, le ha aperto la portiera della macchina e ha iniziato a colpirla, due, tre, quattro volte. Al primo fendente, lei ha provato a difendersi alzando un braccio. Ma la furia di Aldo è stata incontenibile. L’ha massacrata al posto di guida. Poi, imbambolato, dopo aver gettato il coltello tra i campi, Aldo ha camminato nella notte per una quindicina di chilometri, finchè non l’ha trovato una guardia giurata, cui ha raccontato quello che aveva fatto. Agli agenti della Mobile arrivati sul posto, Aldo ha aggiunto di essersi drogato. Poi si è chiuso nel mutismo più assoluto. E’ accusato di omicidio premeditato.

l’Unità-14settembre2006


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In memoria di

In ricordo di Silvia Mantovani (la Repubblica – 29 giugno 2012)
Una due giorni in memoria della ragazza uccisa sei anni fa
Sabato e domenica al Circolo Punto Blu di Monticelli Terme il “6° Memorial Silvia Mantovani”. Il Gruppo “Amici di Silvia Mantovani”, in collaborazione con il Punto Blu e il Circolo “Giuseppe Verdi” di Monticelli Terme, organizza il 6° Vesparaduno dedicato alla memoria di Silvia, barbaramente assassinata 6 anni fa, quando aveva solamente 28 anni. L’evento vuole mantenere viva la memoria di Silvia, ricordando la sua passione per la Vespa e i tanti momenti felici passati in sella alla mitica due ruote e per tenere alta l’attenzione sulla piaga della violenza sulle donne che si tramutano in omicidi: già 55 nei primi mesi del 2012 e quasi sempre per mano di familiari stretti, mariti, fidanzati o ex.  Il gruppo “Amici di Silvia”, inoltre, ha predisposto una sottoscrizione benefica che ha un duplice obiettivo: continuare a finanziare il progetto di “adozione” di due ragazzi disabili e quello di aiutare la ricostruzione dell’asilo “Sacro Cuore” di Finale Emilia colpito dal sisma.
Sabato 30 giugno a partire dalle ore 15 l’accoglienza dei “Vespisti” al Circolo Punto Blu di Monticelli Terme; poi, a seguire, il primo giro nelle zone del comune di Montechiarugolo con tappa al caseificio San Pietro di Traversetolo per la merenda a base di Parmigiano Reggiano e Prosecco. Alle 18:15 è in programma la Santa Messa di suffragio per ricordare Silvia Mantovani nel parco giochi adiacente il Punto Blu, luogo in cui è presente il “Vespino”, l’allestimento simbolico dedicato a Silvia. Dalle 20 è prevista la cena a base di griglia, spalla cotta, prosciutto e melone, buon vino e birra e a seguire (dalle 21:30) lo spettacolo musicale, con ingresso gratuito, con l’esibizione degli “Achtung Baby”, tributo allo storico gruppo degli U2 guidato da Bono Vox. Domenica il ritrovo dei vespisti è fissato a partire dalle 08 nel piazzale del Punto Blu di Monticelli. Verso le 9 il gruppo partirà per un bellissimo tour della zona Pedemontana della nostra provincia, toccando i comuni di Montechiarugolo, Traversetolo, Lesignano, Langhirano. Non mancherà un momento di ristoro presso l’Azienda Agricola La Bandina di Casatico.

Dieci anni senza Silvia (Gazzetta di Parma – 12 settembre 2016)
Quattro genitori uniti dallo stesso insostenibile dolore. Da una parte quelli di Elisa Pavarani, dall’altra quelli di Silvia Mantovani uccisa, in circostanze del tutto simili, dieci anni fa.
Il tempo è trascorso ma per loro, Carlo e Laura, è come se si fosse fermato in quella terribile notte e ora hanno rivissuto il dramma perché la tragedia di largo Guido Carli riporta una data praticamente identica a quella dell’omicidio della loro ragazza: 12 settembre. «Non ci sono parole, né per noi né per loro. Purtroppo questo è il nostro mondo». Dice solo questo Carlo Mantovani perché non c’è nulla da aggiungere davanti alla morte di una figlia.
«Purtroppo questo è il nostro mondo», fatto di dolore e di ricordi che non svaniranno mai. Non ci sono consigli da dare per superare la tragedia, non servono le parole. «Arriviamo proprio ora dalla messa commemorativa» aggiunge papà Carlo con un filo di voce. Elisa e Silvia, entrambe uccise a coltellate, entrambe per mano dell’ex fidanzato.
A Silvia era stato teso un vero e proprio agguato all’uscita dal lavoro, a Martorano. Lei e il suo assassino Aldo Cagna, entrambi 28enni, si erano lasciati ben quattro anni prima ma il tempo trascorso non era stato sufficiente a levargli l’ossessione per la ragazza. Silvia aveva già un’altra relazione, era felice e serena, aveva dimenticato il passato burrascoso con quel giovane che aveva avuto anche problemi di droga e l’aveva più volte maltrattata. Intorno alle 23 è iniziato l’incubo. Silvia sale in auto, terminato il lavoro, per tornare a casa e Aldo è già lì ad aspettarla. La segue, la raggiunge, la tampona. Lei si ferma, per verificare quanto successo, abbassa il finestrino, e senza neppure avere il tempo di capire viene raggiunta da otto fendenti al torace e al viso e abbandonata in strada. Cagna fugge, si allontana in stato confusionale, ma viene ritrovato in fretta e arrestato. Per Silvia, però, non c’è più nulla da fare, è morta sul colpo, viene ritrovata con la cintura ancora allacciata. Intanto la giustizia ha fatto il suo corso e Aldo Cagna è stato condannato a 30 anni di reclusione anche in Cassazione. Ha ucciso sapendo cosa stava facendo, hanno sottolineato i giudici.