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Roberta Bordin, 40 anni, chiromante, mamma. Ammmazzata dal convivente (già denunciato per maltrattamenti e minacce) con 22 coltellate davanti al figlio di 9 anni

Garlenda (Savona), 24 Marzo 2004

 


Titoli & Articoli

Corriere della Sera – 27 marzo 2004


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In memoria di

“Non cerchiamo vendetta” (la Stampa – 29 dicembre 2014)
L’assassino della figlia arrestato per stalking: parla la madre di Roberta Bordin
E’una donna forte Silvana Defabiani: nonostante il dolore di dieci anni segnati dall’assenza della figlia Roberta Bordin, uccisa nel 2004 dal convivente quando vivevano tutti insieme a Garlenda, in Liguria, ha ancora la voglia di chiedere giustizia. Una giustizia che non le ha dato le risposte che aspettava. Sì, perché a quell’uomo che accoltellò Roberta davanti al figlio di soli 8 anni, era stata inflitta una pena di 12 anni per omicidio. Ma Michele Arcangelo Conte, uscito di prigione ben tre anni prima per gli effetti dell’indulto, l’altra sera è stato arrestato a Genova per stalking. Insomma sempre il medesimo copione dove un’altra donna, dopo aver lasciato l’ex, si vede perseguitata, insultata e minacciata persino nel cuore della notte.
Questa volta Conte viene arrestato dalla squadra mobile di Genova, ma la vicenda è e resta inaccettabile per i genitori di Roberta Bordin, che a dieci anni dalla tragedia che ha cambiato loro la vita, vivono a San Germano Vercellese, un piccolo paese in mezzo alle campagne dove tutti conoscono tutti. «Nostra figlia è stata accoltellata da questa persona – spiega mamma Silvana – e per noi era già da considerarsi troppo lieve una pena di soli 12 anni». Ma si sa, all’epoca spesso in una lite tra conviventi la colpa ricadeva su entrambi e non si era ancora arrivati a riconoscere in questi gesti il femminicidio, ovvero un delitto perpetrato per motivi di genere nei confronti di una donna. «Ora siamo basiti nel venire a sapere che questo individuo, che oltretutto ha usufruito di uno sconto di pena grazie all’indulto – continua Silvana – sia stato nuovamente arrestato per stalking».
Una vicenda che fa pensare: da una p
arte una famiglia distrutta, e dall’altra la legge che offre ad un uxoricida uno sconto di pena notevole. «Sia ben chiaro – continua la donna – noi non siamo alla ricerca di vendetta, ma pensiamo che la giustizia sia un diritto per ogni cittadino e oggi ce ne sentiamo privati. Servono pene più dure e soprattutto è necessario avere la certezza che queste vengano scontate fino alla fine». Un appello di una mamma il cui dolore, oggi, si trasforma in poesie in dialetto nel ricordo della figlia, «perché è dentro un sorriso di Roberta – spiega – che trovo la forza per andare avanti».

 

Uccise la fidanzata, esce dal carcere e viene arrestato per stalking (Today – 28 dicembre 2014)
La notte di Natale, la polizia di Genova ha arrestato nel quartiere di Marassi per il reato di stalking Michele Arcangelo Conte, di 49 anni, con precedenti penali e di polizia per omicidio, incendio aggravato, maltrattamenti in famiglia e minacce
GENOVA – La polizia ha arrestato per stalking nei confronti della ex fidanzata un pregiudicato di 49 anni, Michele Arcangelo Conte, che nel 2004 ad Albenga, in provincia di Savona, aveva ucciso con 22 coltellate l’allora convivente a seguito di una lite.
L’ARRESTO – L’uomo, che aveva appena finito di scontare una pena di 12 anni di reclusione per l’efferato omicidio, si era appostato nei pressi dell’abitazione della ex per spiare i movimenti. Ad allertare la polizia è stata la donna stessa, allarmata dalla strano comportamento del 49enne. L’uomo, incapace di accettare la fine della relazione, aveva iniziato a perseguitarla, controllandone gli spostamenti, nascondendosi sotto la sua abitazione e minacciandola più volte, anche nel cuore della notte.
IL PRECEDENTE – Nel 2004, a Garlenda, l’uomo aveva ucciso con 22 coltellate la convivente di allora, la chiromante Roberta Bordin al termine di una furibonda lite, venendo poi condannato a 12 anni di carcere. Uscito di carcere nel 2013, era tornato a vivere a Genova, dove aveva allacciato una relazione con una donna, che aveva però interrotto i rapporti con lui a causa dei suoi comportamenti ossessivi e violenti.
Nel 2004 Conte si era reso responsabile dell’efferato omicidio dell’allora convivente Roberta Bordin, raggiunta da 22 coltellate al petto e all’addome dopo una lite nella casa di Villafranca, località di Garlenda. Ossessionato da una vita di coppia piena di incomprensioni, colto da un raptus improvviso, colpì la donna con cinque fendenti al petto. Il figlio di soli dieci anni aveva trovato il corpo della madre in un lago di sangue e aveva lanciato l’allarme. Nel frattempo Conte si era recato da un avvocato albenganese per confessare. Nell’ottobre 2006 la sentenza d’appello ridusse la condanna da sedici a dodici anni, poi ridotta ulteriormente di tre anni con l’indulto, espiati nel carcere di Marassi.
A giugno del 2007 Conte fu nuovamente condannato per tre anni e quattro mesi di carcere per maltrattamenti in famiglia,
in relazione ad un episodio avvenuto il 22 gennaio del 2004, quando dopo una lite aveva messo le mani intorno al collo della Bardin, che era però riuscita a fuggire e a denunciarlo. All’origine della lite il fatto che Conte non le perdonava di aver interrotto una gravidanza.