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Raakida Lakhdimi, 37 anni, mamma.Soffocata dal marito con del nastro adesivo e nascosta in sacchi per l’immondizia sotto il letto

imageConsandolo (Ferrara), 22 giugno 2012

L’ha strangolata, poi le ha chiuso la bocca con lo scotch, l’ha infilata in un sacco per l’immondizia e l’ha nascosta sotto il letto

logoHassane Jendari, 42 anni, padre. Scappa in Francia e si costituisce.

 Figli: 2, di 4 e 2 anni

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Il Resto del Carlino

Il marito confessa in Francia: “L’ho uccisa io” – Orrore a Consandolo

L’HO UCCISA io. L’ho soffocata per gelosia. E ho nascosto il suo cadavere in un sacco dell’immondizia, sotto il letto”. L’omicidio scoperto giovedì sera a Consandolo — l’episodio che ha sconvolto l’intero paese, il nono delitto da settembre a oggi nella nostra provincia — ha trovato il suo primo punto fermo in Francia.

Hassane Jendari, marocchino di 42 anni, nelle prime ore di ieri si è presentato in un commissariato transalpino e ha confessato di aver assassinato la moglie Raachida Lakhdimi, sua connazionale di 37 anni.

Ora si trova in stato di fermo: per lui è stato emesso un mandato di arresto europeo, dopo il provvedimento di custodia cautelare del gip di Ferrara. L’accusa è omicidio.

Bisognerà attendere che venga ultimata la pratica per l’estradizione (potrebbero essere necessarie anche alcune settimane) e che lui rientri in Italia prima che venga effettuata l’autopsia, in contraddittorio.

Dal primo esame eseguito l’altra notte dal medico legale, però, non appaiono segni esterni lesioni. Nessuna ferita evidente.

PAROLE agghiaccianti quelle del marito. Come tutto il resto. E gli stessi investigatori non esitano a definire lo scenario che si sono trovati davanti agli occhi, in quell’appartamento di via Di Mezzo 16, «una delle cose più atroci che si siano mai viste». All’apertura di quel sacco nero, infatti, sotto gli occhi del fratello di lei, l’orrore è esploso in tutta la sua atrocità. Dentro c’era il corpo della donna, in avanzato stato di decomposizione e rivolto a faccia in giù. Aveva il nastro adesivo stretto intorno alla bocca e al naso. Fino al soffocamento.

Hassane è fuggito giovedì, dopo il crimine che dice di aver commesso e dopo aver accompagnato i loro due bambini, di 2 e 4 anni, a Castel San Pietro (nel Bolognese) dal fratello. Ha raggiunto la piccola cittadina nel centro della Francia in cui vive la sorella. Da lì, probabilmente, avrebbe voluto scappare in Marocco; ma lei lo ha convinto a costituirsi alla locale Gendarmerie. A raccontare tutto.

Raachida mancava all’appello da lunedì. Non rispondeva alle chiamate dei familiari che, preoccupati, hanno dato l’allarme. Gli stessi che ieri non l’avevano ancora identificata ufficialmente. Gli stessi che piangevano disperati sul marciapiede; e che mai avrebbero immaginato tutta questa, assurda, crudeltà.

di Benedetta Salsi