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Maria Francesca (Mariella) Cimò, 72 anni. Scomparsa. Il marito viene condannato a 25 anni per omicidio e soppressione di cadavere

Catania, 25 Agosto 2011

085010586-72656af1-350d-4074-ab14-15069bd9f332Lui utilizzava l’autolavaggio come garçonierre, e lei lo voleva vendere. Così hanno litigato e lui l’avrebbe uccisa facendo sparire il corpo.


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Chi l’ha visto? Maria Francesca Cimò detta Mariella

 

Maria Francesca Cimò, svolta nel caso della donna scomparsa. Arrestato il marito per omicidio
Avrebbe ucciso e nascosto il corpo della moglie, Maria Francesca Cimò, per gli amici Mariella, 72 anni, al culmine di una lite per motivi economici e passionali. E’ l’accusa contestata dalla Procura di Catania a Salvatore Di Grazia, di 76 anni, arrestato da Carabinieri per omicidio e soppressione di cadavere. La donna è scomparsa dall’abitazione della coppia, il 25 agosto del 2011, ma la denuncia fu presentata dal marito il 5 settembre successivo. I due erano sposati da 43 anni.Il corpo della donna non è stato trovato.
Il caso di Mariella Cimò è stato trattato anche dalla trasmissione ‘Chi l’ha visto?’. Il provvedimento restrittivo è stato emesso dal Gip Alessandro Ricciardolo su richiesta del sostituto procuratore Angelo Busacca.
La coppia era sposata da 43 anni, ma negli ultimi periodi c’erano stati dei contrasti tra marito e moglie, in particolare sulla gestione di un autolavaggio self service per autovetture di Aci Sant’Antonio, di proprietà della Cimò e nel quale lavorava il Di Grazia. La donna lo voleva vendere, mentre il marito era assolutamente contrario, anche perchè, sostengono gli investigatori, “utilizzava gli uffici per incontri legati a relazioni extraconiugali”. “A carico del Di Grazia – spiega il procuratore capo Giovanni Salvi in una nota – sono stati raccolti elementi indiziari, costituiti innanzitutto dal contrasto tra le dichiarazioni rese dal predetto, a partire dalla denuncia di scomparsa, e gli elementi obiettivi raccolti (quali le immagini tratte da telecamere, gli accertamenti sui tabulati telefonici, gli acquisti effettuati, il rinvenimento nell’esercizio commerciale delle buste che avevano contenuto il denaro che il Di Grazia asseriva esser scomparso dalla cassaforte di casa)”. Secondo la Procura, Di Grazia avrebbe anche tenuto comportamenti “atti a sviare le indagini” e avrebbe avuto “un’improvvisa disponibilità economica nei giorni immediatamente successivi al 25 agosto, nonostante avesse dichiarato che la moglie aveva portato con sè tutto il denaro custodito nella loro cassaforte”.

Catania, Maria Cimò non era scomparsa. I carabinieri arrestano il marito per omicidio
Il caso era arrivato anche alla ribalta di “Chi l’ha visto?”. Dopo un anno di indagini, la Procura di Catania ha chiuso il cerchio attorno a Salvatore Di Grazia: avrebbe ucciso la moglie di 72 anni perché aveva scoperto le sue avventure sessuali nello sgabuzzino di un autolavaggio di proprietà della donna. Ancora mistero sul luogo in cui è stato nascosto il cadavere
E’ a una svolta l’indagine sulla morte di Maria Francesca Cimò, per gli amici Mariella, la donna di 72 anni scomparsa il 25 Agosto 2011 da San Gregorio, in provincia di Catania. Ad ucciderla sarebbe stato il marito, Salvatore Di Grazia, che questa mattina è stato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Gravina. Una furibonda lite sarebbe stata alla base del folle gesto, dopo 43 anni di matrimonio. La signora Cimò aveva deciso di vendere un autolavaggio self service, di sua proprietà, ad Aci Sant’Antonio, dopo aver scoperto che il marito utilizzava lo sgabuzzino della struttura come dependance per intrattenersi con altre donne e consumare rapporti sessuali.
Con la donna era scomparsa una grossa somma di denaro. Non si trovavano più anche alcuni documenti. I carabinieri e i magistrati hanno ascoltato a lungo il marito di Maria Francesca Cimò, 76 anni, informatore scientifico in pensione, ma le sue dichiarazioni sono state ritenute sempre molto lacunose: passarono undici giorni prima che l’uomo denunciasse la scomparsa della moglie. E quel giorno, Salvatore Di Grazia era insolitamente sereno.
Nei giorni precedenti, invece, aveva accampato tantissime scuse a chi cercava la moglie. Ai nipoti aveva addirittura detto: “La zia è uscita”, o anche “Mariella è andata a fare la spesa”.  Quegli 11 giorni sarebbero stati fondamentali per le indagini, soprattutto per scoprire dov’è finito il cadavere della donna, di cui non si ha ancora traccia, nonostante un accurato sopralluogo dei carabinieri del Ris.
Nessuno, fra amici e parenti, ha mai creduto alla scomparsa di Mariella Cimò, anche perché la donna provava un amore viscerale per i suoi 19 cani, che non avrebbe mai lasciato. Strano, dunque, che il marito avesse iniziato a distruggere molte cucce, dopo la scomparsa della donna, e fosse arrivato adddirittura ad abbattere alcuni animali. Per gli inquirenti questi e altri elementi indiziali si incastrano perfettamente nel mosaico dell’accusa. L’uomo è adesso accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere.


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