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Maria Antonietta Calò, 54 anni. Uccisa con due colpi di fucile a canne mozze dal marito

Mesagne (Brindisi), 13 maggio 2010

Lei non voleva salvare la loro relazione. Se vuoi vattene, gli aveva detto. Poi si era messa i tappi nelle orecchie, forse per non sentirlo più, e stava riposando sul divano, davanti alla tv accesa. Lui ha preso un fucile a canne mozze che teneva nascosto da 25 anni e le ha sparato in pieno volto.

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L’uxoricida di Mesagne: “Non voleva salvare la nostra relazione, e l’ho uccisa”

Mille rapporti che giungono al capolinea trovano l’epilogo in uno studio legale o davanti a un giudice. Qualcuno invece si chiude con il sangue e l’orrore, come questa mattina … I vicini hanno sentito distintamente due detonazioni di arma da fuoco … Maria Antonietta Calò, e da dieci anni circa anche di Angelo D’Elia. Lei 54 anni, lui 71. Entrambi divorziati, si erano risposati. D’Elia, dopo l’ennesima lite, ha preso una vecchia doppietta a canne mozze che custodiva in casa, e ha sparato due volte al volto della donna, che era sul divano, probabilmente con gli occhi chiusi nel tentativo di riposare, o di allontanare almeno mentalmente la persona alla quale non aveva più nulla da dire.

Subito dopo, l’uxoricida ha telefonato al 113. Tanti, dopo aver ucciso la moglie, il marito o i figli, cercano di togliersi la vita. Angelo D’Elia ha scelto invece di pagare in carcere il conto che gli sarà presentato. E oggi c’è solo la sua versione dei fatti sul delitto e sulla progressione di vicende che lo ha spinto ad impugnare il fucile. La giustizia raccoglierà ovviamente altre prove, altri racconti. Ma sarà sempre il solito scenario di una relazione consunta, a venire fuori dai fascicoli.

Cosa ha detto agli investigatori del commissariato di Mesagne e a quelli della squadra mobile di Brindisi, il pensionato di via Dante 63? Cosa ha detto al pm Pierpaolo Montinaro? Che aveva capito che ormai da solo non sarebbe più riuscito a ricucire un rapporto con quella donna di 17 anni più giovane di lui. Lei non aveva avuto affatto una vita felice: tempo fa, il suo unico figlio di 19 anni si era ucciso bevendo anticrittogamico nel garage del nonno. Avrebbe voluto farsi prete, racconta chi ricorda quella storia. Queste cose un genitore non può cancellarle.

Di figli, invece, Angelo D’Elia ne ha 9, sparsi per la provincia di Brindisi.

“Ho capito che avevamo bisogno di aiuto per tentare di tornare ad avere un buon rapporto”, ha detto l’uxoricida. “Ma lei mi ha risposto che ormai tutto era inutile. E che se la situazione non mi stava più bene, avrei potuto andare via da casa, lasciarla”. E’ stata questa, secondo D’Elia, l’ultima lite della loro vita coniugale. Maria Antonietta Calò si è stesa sul divano, coprendosi con una coperta e infilandosi due tappi nelle orecchie. Forse non ha neppure sentito il marito che si avvicinava puntandole quell’arma micidiale al volto. La sua vita è finita così …

Il vicinato non può che raccontare di liti tra i due divenute frequenti negli ultimi periodi. Di lei che non stava molto bene e doveva assumere ansiolitici (lo ha detto anche il marito). Ma che quell’uomo nascondesse in casa un fucile a canne mozze non lo avrebbe immaginato mai nessuno. D’Elia ha detto di avere trovato quell’arma in campagna nel 1985 e di averla nascosta a scopo di difesa personale. La polizia sta cercando una risposta anche a questo aspetto della vicenda. E altre verità, forse, verranno dai parenti della donna uccisa sul divano, mentre cercava di isolarsi dal mondo.

di Marcello Orlandini

Mesagne News

“La chiesa e l’intera società civile mesagnese sono affranti, costernati, addolorati dinanzi a questa bara. Un delitto che ci lascia increduli, senza parole. Nessuno sa darsi una spiegazione, un perché. Solo la fede in Cristo e la preghiera può aiutarci a superare questo difficile momento”.

L’arciprete don Angelo Argentiero ieri pomeriggio ha celebrato nella chiesa del cimitero le esequie di Maria Antonietta Calò, uccisa mercoledì scorso con due colpi di fucile a bruciapelo dal marito Angelo D’Elia, pensionato di 71 anni …

… raccontano le storie di Angelo e Maria Antonietta, due vite vissute quasi in parallelo per le grandi difficoltà che hanno dovuto affrontare. La loro unione, dopo tante peripezie, sembrava aver colmato i tanti vuoti delle loro esistenze, come diceva nell’omelia don Angelo Argentiero. “Li ho incontrati più volte nella loro abitazione, curata nei particolari con dignità, in occasione della visita che annualmente faccio in tutte le famiglie della parrocchia – ha detto -. Ho notato nei loro volti, nell’attesa per il mio arrivo, la serenità di una coppia tranquilla senza problemi. Invece è accaduto quello che nessuno poteva aspettarsi”.

La giornata è grigia. Ha smesso di piovere solo da qualche ora. Nel cimitero di Mesagne si respira tutta l’angoscia della città che, purtroppo, è tornata nelle cronache nazionali per un delitto, violento, disumano. Una vicenda che deve portare tutti ad una profonda riflessione per cercare di capire sino in fondo quali sono i tanti problemi che oggi, più di ieri, che affliggono questa società.

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