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Elvira Ciampi, 49 anni, lavoratrice precaria, mamma. Uccisa dal marito con trenta coltellate

San Giorgio del Sannio (Benevento), 17 Settembre 2014

Elvira-Ciampi-la-madre-uccisa-dal-maritoLei voleva separarsi

 

pasquale-mastroianni-52anniPasquale Mastroianni, 52 anni, gran lavoratore precario, padre. Educatissimo. Aveva provato a convincere la moglie a cambiare idea, ma non ci è riuscito e quindi l’ha uccisa.

 


Titoli & Articoli

Moglie uccisa dal marito in casa. “Che choc per la figlia, nessuno le apriva al rientro da scuola”
Uno strazio intimo invaso dalla folla di vicini e cronisti,
al civico 66 di contrada Cesine. È finita nel sangue, nella tarda mattinata di ieri, la vita coniugale di Elvira Ciampi, 49 anni, di San Giorgio del Sannio, e di Pasquale Mastroianni, 52 anni, originario di Palinuro, in provincia di Salerno. Omicidio e tentato suicidio da parte di lui, questa l’ipotesi degli inquirenti. Sul luogo sono intervenuti i carabinieri del comando provinciale di Benevento e della stazione di San Giorgio del Sannio, nonché il sostituto procuratore Marilia Capitanio e l’ambulanza che ha prelevato l’uomo, in condizioni gravissime. Elvira Ciampi, casalinga dedita a lavori precari e saltuaria assistenza agli anziani, era già morta al momento del ritrovamento. Lascia tre figli: la più piccola ancora a scuola in un istituto superiore di Benevento, la più grande fuori paese e il figlio alla soglia dei trent’anni occupato nel settore alberghiero al Nord.
I coniugi avevano vissuto prima in Svizzera, dove si erano conosciuti, poi a Palinuro. «Appena arrivati qui, sei o sette anni fa, avevano qualche problema economico – dice una vicina – ma ultimamente li avevano superati. Il marito faceva di tutto, aiutava anche me nella manutenzione del giardino e nella potatura delle piante. Nei nostri confronti era educatissimo. D’estate pare curasse anche i giardini di alcune villette residenziali nel suo paese». Una calma, forse apparente, riassunta dalla vicina nell’espressione un po’ ambigua «non si facevano sentire». Mai una lite con i confinanti, nessun dissapore coniugale evidente. Fino a un paio di settimane fa, almeno, quando i vicini hanno notato qualche malessere di coppia culminato l’altro ieri sera con l’arrivo in zona di una pattuglia di carabinieri. «Pare che a chiamare le forze dell’ordine sia stato il marito perché lei non lo faceva entrare in casa», spiega Teresa, un’abitante del luogo. Una scena che si è ripetuta con esiti ben più dolorosi ieri, intorno all’ora di pranzo, quando la figlia dei coniugi, di ritorno da scuola, non è potuta entrare in casa, secondo il racconto dei vicini. Niente aveva turbato il pomeriggio soleggiato di fine estate, nessun rumore sospetto, ma «siccome nessuno la apriva, né rispondeva, la ragazza si è preoccupata e ha attirato l’attenzione della gente». È un abitante della zona, Nicola, ad accorrere e intuire la necessità di chiamare i carabinieri. «Non poteva mica rompere la porta…», commenta Teresa.

“Ho ucciso mia moglie, voleva separarsi” confessione choc dell’agricoltore
Ha parlato, ha confessato, ha detto di aver ucciso la moglie perché colto da un raptus

Primi, drammatici sviluppi del delitto di Elvira Ciampi, la donna di 49 anni massacrata martedì a coltellate dal marito al culmine dell’ennesimo litigio nella loro abitazione di San Giorgio del Sannio, località Cesine. Pasquale Mastroianni, 52 anni, ieri è stato interrogato per circa due ore: si trova ricoverato piantonato all’ospedale Rummo dopo aver tentato di togliersi la vita. È in stato di fermo con l’accusa di omicidio. «Ho ucciso mia moglie, lei voleva separarsi. Ho cercato negli ultimi giorni di farle cambiare idea ma non ci sono riuscito – ha detto al pm Flavia Felaco – Accecato dall’ira l’ho colpita con il coltello». La confessione è stata resa alla presenza, oltre che del pm, anche dell’avvocato difensore di Mastroianni, Carmelina Romano e del tenente dei carabinieri del reparto operativo Vicenzo Pappalardo. «È stato un raptus – ha aggiunto l’uxoricida – quando mi sono reso conto di averla uccisa ho cercato di togliermi la vita prima cercando d’impiccarmi poi ingerendo un pesticida. Alla fine mi sono inferto una coltellata alla gola».
Nelle prossime ore l’interrogatorio anche davanti al gip per la convalida del fermo.  Per ora Mastroianni è ancora in prognosi risevata ma le sue condizioni sono buone. Ieri vi sono state anche perquisizioni nella casa di San Giorgio. Casa, posta sotto sequestro giudiziario, in esecuzione dell’ordinanza firmata dal giudice delle indagini preliminari. Gli inquirenti, infatti, sono impegnati ad accertare se l’omicida abbia utilizzato o meno uno o più coltelli per massacrare la moglie al piano terra della casa di campagna di via Cesine. Le indagini però vanno anche ben oltre i rilievi scientifici sul luogo del crimine e sull’arma del delitto. Sono le testimonianze dirette, quelle dei familiari e degli ambienti frequentati dalla coppia che vengono raccolte in queste ore per individuare con certezza il movente. Nei prossimi giorni dovrebbe essere effettuato l’esame autoptico sul corpo della vittima da parte del medico legale Monica Fonzo. Solo dopo sarà autorizzato l’interro e quindi si saprà qualcosa di certo sul giorno e l’ora delle esequie. I due figli maggiorenni della coppia, residenti fuori San Giorgio, sono giunti in paese e hanno raggiunto la sorella minore che vive, in queste ore di assurda tragedia, protetta dall’affetto dei nonni. I tre figli erano legatissimi alla mamma: i due che erano fuori casa la sentivano spesso al telefono, anche più volte al giorno. Ora sono smarriti, confusi e sconvolti rispetto al dramma che li ha colpiti negli affetti più cari. Nessuno di loro sarebbe finora andato in ospedale a trovare il padre. Un incontro che di certo non sarà facile.
Un uomo, Pasquale Mastroianni, gran lavoratore, operaio tutto fare – come lo ricordano i conoscenti – sempre pronto a dare una mano, sempre disponibile a qualsiasi impegno pur di portare avanti la famiglia.
Nei pressi dell’abitazione di via Cesine si registra un via vai di automobili e di persone, una sorta di «processione della curiosità» che spinge tutti a guardare nel dramma del vicino.

ELVIRA CIAMPI / La storia della donna di Benevento uccisa a coltellate dal marito. Il processo e la condanna (Amore Criminale, puntata 5 ottobre 2015)
A breve ricomincia l’appuntamento di Rai 3 con le storie sulle violenze alle donne: arriva Amore Criminale, con al timone Barbara De Rossi come di consueto. Questa sera verrà raccontata la storia di Elvira Ciampi, l’accoltellata a morte dal marito, con un mistero che un anno fa è stato risolto quasi immediatamente con la confessione del marito. L’indagine si è basata sulle perquisizioni effettuate subito dopo la scoperta del gesto, per poter valutare una eventuale premeditazione e, in sede processuale, ci si è basati sulle confessioni rilasciate dall’imputato prima al pm Felaco, poi al gip Sergio Fezza. La Procura, quindi, ha richiesto il giudizio immediato, a cui era seguito il rito abbreviato proposto dal difensore dell’uomo, l’avvocato Vincenzo Speranza. In sede di giudizio, è stata, quindi, esclusa la premeditazione proposta dalla parte civile, costituita dai 3 figli, i quali sono stati rappresentati dall’avvocato Angelo Leone. La sentenza, letta dal gip Roberto Melone ha condannato l’uomo a sedici anni di reclusione. L’avvocato Leone, durante il dibattito processuale, ha cercato di insistere sul punto della premeditazione, adducendo che l’uomo era venuto a conoscenza della decisione della moglie di separarsi, già qualche settimana prima tramite uno dei figli. L’iter processuale però, ha evidenziato come l’uomo, avesse accettato, in precedenza, di compiere dei lavori nel vicinato, da cominciare il giorno stesso dell’omicidio e per i quali aveva già incassato un anticipo. Il rapporto, tutto sommato tranquillo tra i due, era testimoniato anche dal fatto che la donna non gli avrebbe mai consentito di entrare in casa, se non si fosse fidata di lui. Una volta dentro però, e preso atto, solo in quel momento, che era stato avviato un iter di separazione a cui non poteva più porre rimedio, è scattata la follia nella mente dell’uomo. Esclusa in maniera definitiva, quindi, la premeditazione, la condanna esemplare a sedici anni è stata, inoltre, seguita da una provvisionale, immediatamente esecutiva, di liquidazione, da parte del condannato, delle tre parti civili di una somma di 30 mila euro ciascuna e il risarcimento dei danni, da quantificarsi in altra sede.


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