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Caterina Tugnoli, 42 anni, funzionaria Arpa, mamma. Uccisa con tre colpi di pistola dall’ex

San Giorgio di Piano (Bologna), 25 ottobre 2010

Lei non lo voleva più incontrare, non si fidava di lui. Allora lui l’ha aspettata sotto casa e le ha sparato tre colpi in faccia poi si è sparato baciandola.

Stefano Vistola, 40 anni, agente di polizia penitenziaria. Estroverso, pieno di interessi, aveva facilità a legare con le donne. Chi poteva pensare che arrivasse a questo punto?

 Figli di Caterina: 2 ragazze di 17 e 20 anni

Titoli & Articoli

Repubblica

Caterina e quella serratura cambiata – La vittima temeva la reazione dell’ex compagno e aveva cercato di proteggere la sua casa. Il dolore dei colleghi dell’Arpa: “Dopo lo choc del matrimonio fallito, aveva sofferto di depressione, ma si era ripresa. Sul lavoro era una tipa tosta, quasi tignosa, impiegata come vigile sanitario dal ’97”

“Noi donne siamo stufe di questa violenza” sbotta Adelaide Corvaglia, direttrice della sezione Arpa di Bologna, capo ufficio di Caterina Tugnoli uccisa dall’ex convivente a San Giorgio di Piano. Negli uffici, tra i compagni di lavoro, si respira rabbia e sconforto di fronte a una vicenda che ha lasciato sgomenti. Ma forse più di un collega temeva il tragico epilogo di ieri mattina avendo raccolto le paure della donna dopo la decisione di lasciare l’agente di polizia penitenziaria con cui aveva una relazione da circa tre anni. “Temeva le sue reazioni” conferma Corvaglia che a sua volta aveva captato le confidenze di Caterina in ufficio. Paure che si erano tradotte in alcune precauzioni a partire dal cambio delle serrature della casa … “E pensare che la storia con quell’uomo, almeno all’inizio, sembrava averla rigenerata” continua Corvaglia. “Dopo lo choc del matrimonio fallito, Caterina era precipitata in una sorta di depressione e si era lasciata un po’ andare, ma la nuova relazione le aveva restituito il gusto per la vita”.

Caterina lavorava all’Arpa … aveva optato per la tutela ambientale ed era entrata a far parte del gruppo dei “tecnici di vigilanza”, quelli che un po’ di tempo fa venivano chiamati i “vigili sanitari”. I colleghi la giudicavano una tosta, persino “tignosa”, ma in senso positivo, vale a dire un tipo preciso, tenace, di quelli che fanno rispettare la legge fino a passare per troppo intransigenti. “Era molto appassionata del suo lavoro – riprende Corvaglia – e puntava molto su di esso, al punto che gli unici momenti di tensione che ho avuto con lei erano dovuti al fatto che non si sentiva abbastanza valorizzata anche se poi noi tutti vedevamo in Caterina uno dei pilastri della nostra organizzazione. Ma erano solo momenti che testimoniavano il suo grande coinvolgimento nel lavoro”.

Il ritratto di Caterina che traspare dal ricordo dei colleghi è quello di una donna molto sensibile reduce da un durissimo momento di sofferenza a partire dalla separazione dal marito oltre quattro anni fa. Una prova che l’aveva prostrata, benché non fosse rimasta sola avendo accanto le due figlie, ora di 17 e 20 anni.

“La violenza è sempre inconcepibile, ma sembra ancora più incredibile quando ci sfiora così da vicino colpendo una persona con cui hai condiviso tanto tempo” scuote la testa Corvaglia ricordando tanti interventi compiuti fianco a fianco. “Anch’io avevo percepito qualche timore da quando aveva deciso di lasciare quell’uomo – confida infine – ma chi poteva pensare che si arrivasse a questo punto?”

di Valerio Varesi

Gazzetta di Modena

Lasciato, la uccide e si spara – Agente carcerario 40enne non ha retto alla rottura della relazioneUn piccolo androne, pochi metri quadri tra la strada e la porta a vetri che conduce al giardino sul retro. È in quello spazio angusto che ieri mattina, poco dopo le otto, la vita di Caterina Tugnoli, 42 anni, è stata spenta con tre colpi di pistola. La stessa che un attimo dopo il suo assassino, Stefano Vistola, ha rivolto contro di sè.

L’ennesimo omicidio-suicidio scaturito da una storia d’amore finita. Qualche settimana fa la donna aveva deciso di interrompere la relazione.  Lui, 40 anni, da sedici in servizio come agente di polizia penitenziaria … ieri mattina l’ha attesa sotto casa, un palazzone … Conosceva alla perfezione gli orari dell’ormai ex compagna, … Sapeva che sarebbe scesa, puntuale, poco prima delle 8 per andare al lavoro.

Vistola, originario di San Severo (Foggia), era appena rientrato da una settimana di ferie. Il 19 ottobre era partito per Fermo, nelle Marche, dove abitano la sua ex moglie e la loro bimba di 11 anni. Ma il periodo di riposo non aveva fatto altro che acuire il tormento che lo stava consumando da alcune settimane, da quando Caterina aveva deciso di troncare la loro relazione, cominciata tre anni prima: una decisione che non era stato in grado di accettare e rispettare.  Vistola era rientrato da Fermo domenica sera: a quanto sembra aveva contattato Caterina per cercare di convincerla a tornare insieme, e sarebbe nata una discussione. Il mattino dopo si è appostato sotto casa di lei, armato della pistola d’ordinanza. L’omicidio si è consumato in pochi istanti, e non ha avuto testimoni. Un agguato di fronte al quale la vittima non ha avuto possibilitá di difesa. Caterina ha fatto appena in tempo a varcare la porta a vetri del vano scale del condominio e uscire nel piccolo androne, quando è stata freddata dal suo ex con tre colpi di pistola che l’hanno raggiunta al collo e al volto, uccidendola all’istante. Poi l’omicida si è inginocchiato accanto al cadavere della sua vittima, l’ha abbracciata e si è sparato alla tempia. Una sequenza scandita senza un grido, solo quattro spari ravvicinati che hanno interrotto il silenzio di un lunedì mattina, in una strada fuori mano del paese.

È stato un anziano pensionato che vive nello stesso palazzo a scoprire l’omicidio-suicidio pochi minuti più tardi. Stava accompagnando a scuola il nipotino quando si è imbattuto nei due cadaveri. «Sono rimasto impietrito dal terrore – ha mormorato al citofono – poi ho chiamato i carabinieri».  Sul posto sono arrivati subito i militari del Norm di San Giovanni in Persiceto e una pattuglia della stazione di San Giorgio di Piano, insieme alle ambulanze dell’emergenza sanitaria. Nè i primi, nè i secondi, in realtá, hanno potuto intervenire nel dramma che si era appena consumato. I medici non hanno potuto fare altro che constatare il decesso della coppia; per i carabinieri non c’è stato alcun giallo da risolvere, nè assassini da arrestare. L’intera vicenda era giá racchiusa in quell’abbraccio senza vita.

In casa, ancora addormentata, in quel momento c’era la figlia maggiore di Caterina, una ragazza di 21 anni avuta dall’ex marito.  La figlia più piccola, diciassettenne, era giá uscita per andare a scuola, dove poco dopo è stata informata della morte della mamma. In via Cassino è arrivato anche l’ex marito di Caterina, che si è trattenuto a lungo nell’appartamento per confortare le figlie disperate. Una famiglia che nonostante la separazione, avvenuta diversi anni fa, aveva mantenuto forti legami. Sul campanello, accanto al nome di Caterina e delle figlie, compare ancora quello dell’ex marito.

di Alessandra Mura

Repubblica

Aspetta la ex sotto casa le spara e si toglie la vita …

Si erano laciati poco fa. Entrambi con un matrimonio alle spalle e figli da crescere, per loro era il secondo fallimento di una storia d’amore.

… Stefano Vistola …  ha ucciso questa mattina la sua ex amante, Caterina Tugnoli, di tre anni più grande … I due si erano lasciati da qualche settimana dopo che lei aveva deciso di troncare la relazione

”I colleghi – ha affermato in una dichiarazione il segretario generale aggiunto del Sappe, Giovanni Battista Durante – lo ricordano come una persona responsabile e vicino alla sua bambina che andava spesso a trovare nel paese d’origine. Lo ricordano anche come una persona equilibrata e seria. Svolgeva la sua attività lavorativa al nucleo traduzioni e piantonamenti del carcere di Ferrara”, ha aggiunto Durante, che ha espresso ”profondo cordoglio alla famiglia di questo collega ed in particolare alla figlia”.

Il Resto del Carlino

Agente spara all’ex, la madre: ‘Sentivo che era in pericolo’

“Qualche giorno fa- ha raccontato la madre di Caterina Tugnoli, uccisa dall’ex compagno-  si era fatta cambiare le serrature di casa. E domenica lui l’ha tempestata di telefonate“«UNA MAMMA certe cose le capisce prima». E mamma Olga aveva intuito i rischi a cui andava incontro la figlia … Da appena tre settimane la donna aveva lasciato il compagno … Con lui aveva avuto una relazione durata tre anni; con lui aveva convissuto nell’appartamento … E’ NELL’ATRIO del palazzo che l’uomo l’ha attesa, forse già consapevole che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro.

Quando lei, alle 8, è uscita per andare al lavoro, l’ha freddata con tre colpi di pistola al volto, come per cancellare anche il suo ricordo; poi si sarebbe disteso accanto al corpo senza vita della donna, infine si è sparato alla tempia con la Beretta 92 d’ordinanza. Entrambi avevano matrimoni falliti alle spalle: le figlie della donna vivevano con lei, l’ex moglie dell’uomo e la figlia di 11 anni abitano invece nel Fermano.

Pochi giorni fa Caterina, per tutti Catia, aveva cambiato le serrature dell’appartamento, segno che non era tranquilla. «La fine di questa relazione era stata serena da parte di mia figlia ma lui era un po’ troppo insistente — dice la madre della donna —. Il cambio delle serrature lo abbiamo deciso insieme». Vistola avrebbe raggiunto il punto di rottura nella giornata di domenica.

«MIA FIGLIA era a pranzo da me e lui non ha fatto altro che telefonarle — ricorda Olga —. Insisteva per andare a casa di Caterina e lei ha risposto di no. Lui le ha chiesto ‘perché?’ e mia figlia gli ha risposto ‘perché non mi fido di te’. ‘Ti puoi fidare’, ha replicato.

Invece questa mattina (ieri; ndr) l’ha aspettata sotto casa: questo lo fanno i vigliacchi». «Mia figlia — aggiunge la mamma — era una donna onesta, corretta e una grande lavoratrice, ma un vigliacco me l’ha portata via a 43 anni». Olga conosceva il compagno di Caterina e qualcosa in lui la preoccupava: «Una mamma certe cose forse le capisce prima ma io non mi sono mai intromessa nella sua vita privata, era una donna adulta. Il rapporto tra di noi era come tra due sorelle». Per questo, l’aveva messa in guardia ma non è bastato.

L’EX MARITO Gianpiero Ferrara ieri mattina si è precipitato nella casa di via Cassino, dove è rimasto per tutto il giorno con le figlie. «Era una donna piena di voglia di vivere, una lavoratrice infaticabile, ma ha incontrato un delinquente — si è sfogato — perché un uomo che arriva a fare questo è un delinquente». …

La presenza dei corpi nel corridoio al piano terra è stata scoperta da un anziano residente dello stabile, che stava uscendo per accompagnare un nipote all’asilo: «Ho visto la signora e l’uomo distesi a terra. La testa di lui era appoggiata su quella di lei. In un primo momento ho pensato a due persone che si stavano baciando, ma poi mi sono avvicinato e ho visto il foro sulla tempia dell’uomo e la pistola ancora nella mano. Allora ho gridato a mia moglie di non scendere e ho chiamato i soccorsi».

Entrambi erano già morti e l’intervento del 118 è stato vano. Le labbra dell’uomo erano ancora appoggiate sulla guancia della vittima: chi ha visto la terribile scena ha avuto l’impressione che l’omicida abbia voluto baciarla per l’ultima volta. Ma non era più amore, era solo morte.

(agi)

Repubblica

Lei lo lascia, lui la uccide e poi si spara

La nuova Ferrara

Stefano non era stressato dal lavoro» Omicidio-suicidio. Il comandante del carcere Battaglia: una tragedia che ha altre cause  …

«Il nostro è un lavoro usurante, è vero, ed è anche vero che abbiamo bisogno di una preparazione sempre più aggiornata, ma non credo proprio che in questo caso si possa chiamare in causa il disagio lavorativo». Giuseppe Battaglia, comandante del personale in forza al carcere dell’Arginone, fornisce questa lettura in risposta ai dubbi sollevati dal segretario nazionale del Sappe, Donato Capece, secondo cui molte delle tragedie di cui sono vittime e protagonisti gli agenti di polizia penitenziaria sono riconducibili anche allo stress lavorativo.

Per Battaglia, almeno stavolta, si può affermare con la dovuta sicurezza che è altrove che vanno cercate le cause che hanno indotto Stefano Vistola a sparare alla ex compagna Caterina Tugnoli e poi a rivolgere l’arma, la Beretta 92 che aveva in dotazione, contro di sè.«A Stefano – dice Battaglia – piaceva il lavoro che faceva, aveva chiesto lui di entrare nel nucleo traduzioni …

Dal carcere si conferma che nessuno si aspettava da Vistola una simile esplosione di violenza e di disperazione. Il suo carattere estroverso, i suoi variegati interessi, la facilità di entrare in rapporto con gli altri, la capacità di legare con le donne erano caratteristiche che sembravano metterlo al riparo da cedimenti.

A San Severo, dove Stefano Vistola, era andato per passare qualche giorno con la famiglia d’origine aveva parlato della decisione di Caterina di troncare la loro relazione che durava da tre anni. I familiari l’avevano trovato giù di morale, ma – come ha detto la sorella Franca – nemmeno lontanamente pensavano che Stefano potesse arrivare a tanto.

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