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Antonia Bianco, 43 anni, ex imprenditrice, bidella, mamma. Presa a calci e uccisa con una stilettata al cuore dall’ex già denunciato più volte per stalking, maltrattamenti e minacce

San Giuliano Milanese (Milano), 13 Febbraio 2012


Titoli & Articoli

Uccisa per strada con una stilettata al cuore – Ex compagno indagato per omicidio volontario (Corriere della Sera – 29 febbraio 2012)
L’uomo aveva precedenti per stalking nei confronti della vittima, una donna di 43 anni
Qualche passo traballante, una mano stretta al petto e l’altra contro i muri della casa per cercare di non cadere. Inutilmente. Eccoli gli ultimi istanti di vita di Antonia Bianco, 43 anni, uccisa da una micidiale stilettata al cuore in mezzo alla strada. Pochi minuti prima con lei c’era l’ex compagno. Un amore iniziato con un figlio e finito a minacce e sberle in faccia, il loro. Tirate di capelli, denunce per lesioni e stalking.
E quel giorno, il 13 febbraio scorso, era per parlare «da amici» che i due s’erano dati appuntamento. Ma quando l’hanno soccorsa, Antonia, una donna piccina e magra, non aveva più voce, il volto pallido, gli occhi spalancati e la bocca contorta in una smorfia di dolore. Voleva parlare, non ci riusciva. Si è accasciata sul marciapiede lasciando cadere la borsetta che reggeva sull’avambraccio sinistro e dove aveva appena infilato il telefono cellulare dopo avere chiamato i carabinieri: «Correte, sto male, mi ha picchiata ancora…». Il suo addio alla vita è tutto in quelle sei o sette parole. Poi, il silenzio. Il mistero.
Inutile la corsa a sirene spiegate verso l’ospedale di San Donato. Al pronto soccorso Antonia è arrivata morta. Crisi cardiaca, hanno sospettato. Lo schianto del cuore per colpa della litigata e delle botte, si sono detti. Anche perché sui vestiti e sul corpo della poverina non c’era una sola goccia di sangue, nulla che facesse pensare a quell’ago acuminato che le aveva bucato il petto e spaccato un ventricolo. Eppure uno dei medici che aveva cercato di ridarle fiato e colore ha intuito che qualcosa di strano c’era. Ha guardato meglio e ha notato, all’altezza del cuore, un’impercettibile puntura. Da lì la salma è stata portata a Melegnano, al centro autoptico. Eppure nemmeno questo è bastato a scoprire che Antonia era morta ammazzata e non d’infarto.
Qualche giorno più tardi saranno la testardaggine dell’avvocato della donna e i dubbi di un bravo carabiniere a portare alla verità
. E così, a due settimane da quel maledetto pomeriggio e dopo una seconda autopsia, ora si viene a sapere che Antonia Bianco l’hanno ammazzata per strada. Presa a calci e infilzata con uno spillone, come fosse un vecchio fantoccio da esorcizzare. «Ci sono testimoni, stiamo lavorando», tagliano corto i carabinieri. L’ex compagno, inizialmente indagato solo per lesioni e stalking, mercoledì è stato iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di omicidio volontario.


La tragica fine di Antonia Bianco/Le minacce di Carmine Buono – video (Quarto Grado Mediaset Infinity – 24 novembre 2017)
Storia di una donna che ha trovato l’amore che le ha spezzato la vita


La battaglia di Assunta: “Ha ucciso mia sorella ma è ancora libero” (il Giorno – 25 dicembre 2017)
La sua battaglia è iniziata due anni fa, quando il (presunto) carnefice di sua sorella è tornato in libertà nonostante l’ergastolo confermato in Appello e un’altra condanna per stalking. OraAssunta Bianco, sorella minore di Antonia, aspetta con ansia la decisione della Cassazione che il 5 dicembre potrebbe mettere la parola fine sul caso che ha stravolto per sempre la sua vita. Carmine Buono, 59 anni, idraulico di San Giuliano Milanese, accusato di aver ucciso il 13 febbraio 2012 la ex Antonia Bianco, italoargentina di 43 anni, madre di tre figli, è libero.
Scarcerato per decorrenza dei termini a novembre 2015, Buono, a luglio, aveva picchiato anche un’altra donna. A denunciarlo per maltrattamenti era stata la compagna. Così era stato costretto dal gip di Lodi ad allontanarsi dall’abitazione per assicurare tranquillità alla famiglia. Sull’omicidio di Antonia Bianco, l’ultima sentenza è del 21 giugno 2016: la seconda Corte d’Assise d’Appello di Milano aveva confermato per l’artigiano la condanna al carcere a vita. L’uomo avrebbe ucciso con un’arma appuntita – con ogni probabilità uno stiletto, mai trovato -. L’uomo si professa innocente.

La figlia di Antonia Bianco: “Per noi orfani di femminicidio finora solo promesse” (il Giorno – 12 febbraio 2022)
La rabbia di Florencia, la cui madre fu uccisa con una stilettata dall’ex dieci anni fa. “L’aveva denunciato tre volte”
Nella vita di ciascuno di noi esistono date importanti. Quelle che ti segnano, nel bene e nel male, un cambiamento profondo. E senza dubbio per Florencia, per tutti “Flo“, dopo il 13 febbraio 2012 nulla è stato più come prima. Quella sera di dieci anni fa, quando Flo aveva appena dodici anni, sua madre Antonia Bianco, 43enne italoargentina, venne ammazzata per strada a San Giuliano Milanese con una stilettata al cuore dal suo ex compagno che aveva lasciato. L’uomo, Carmine Buono, idraulico oggi 60enne, dal 2017 in carcere, sta scontando l’ergastolo.
Una tragedia che ha condizionato in maniera devastante la vita dei tre figli di Antonia. Florencia oggi vive in Toscana con la nonna, dove si è diplomata e dove lavora, non distante abitano suo fratello maggiore Maximiliano, 30enne, e il più piccolo, oggi adolescente, che vive con una nuova famiglia, in cui sembra essere felice.
Florencia, cosa ricorda della sera della tragedia?
“Di quella maledetta sera ricordo tutto il dolore che avevo provato quando mi avevano avvisato della morte di mia madre. Ero solo una bambina di 12 anni. Dopo quella sera ero diventata improvvisamente una donna già piegata dalle sofferenze. Sono stati anni difficili segnati dal dover imparare a sopravvivere”.
Qual è l’ultimo ricordo che ha di sua madre?
“Il giorno prima che mia madre morisse eravamo andati a fare una gita. Ricordo il suo sorriso, la sua gioia. Io sento ancora il suo profumo. Per fortuna a casa ho ancora i suoi vestiti, che non ho mai lavato”.
Come è cambiata la sua vita dopo la tragedia?
“È cambiata per sempre, in maniera devastante. Ho imparato a convivere con un senso di ingiustizia e dolore soffocante. Mi sono sentita abbandonata. Non è stato facile ripartire”.
Cosa prova ancora oggi?
“Oggi, dopo dieci anni, vorrei iniziare a essere felice. Provo ancora rabbia e delusione. Soprattutto sentendo tanti casi di femminicidio, ancora oggi”.
Crede che sua madre si sarebbe potuta salvare?
“Assolutamente sì. Mia madre aveva denunciato tre volte quello che sarebbe diventato il suo assassino. La vicenda di mia madre non doveva accadere”.
Sono anni che si sta impegnando per far riconoscere i diritti degli orfani di femminicidio: a che punto siamo?
“Oggi si parla molto di più di orfani di femminicidio. Il dolore e le difficoltà che chi, come me, ha perso una madre troppo presto, non deve essere nascosto o dimenticato. La vita quando si perde una madre diventa una montagna con una salita ripidissima”.
Crede che siano stati fatti passi avanti nella lotta ai femminicidi?
“Il Codice rosso e le nuove leggi sicuramente hanno accelerato tutto. Ma ci sono ancora troppe donne che vengono ammazzate da persone che dicevano di amarle. A questo poi si aggiungono i problemi per noi orfani di femminicidio. Il Governo finora ha fatto solo promesse. Per noi esiste un fondo, per aiutarci ad andare avanti. Ma le procedure sono ancora troppo lunghe per poter accedere un sussidio. I requisiti sono complicati. Serve meno burocrazia”.

 


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