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Antonella Russo, 23 anni, laureanda. Uccisa con sette colpi di pistola dall’ex convivente della mamma, già denunciato per maltrattamenti

Solofra (Avellino), 20 Febbraio 2007


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In memoria di

Onoreficienze Presidenza della Repubblica

In ricordo di Antonella Russo, l’Unisa le concede la laurea alla memoria (Salerno Today – 25 novembre 2015)
Per la prima volta nella sua storia, l’Ateneo salernitano assegna il riconoscimento a un suo studente scomparso prematuramente
Un simbolo. Una donna coraggio. Un modello da seguire. Antonella Russo è questo e molto altro ancora. Uccisa barbaramente a Solofra il 20 febbraio 2007, la studentessa universitaria vedrà coronare il suo sogno, di conseguire la laurea, il prossimo lunedì 30 novembre. Nell’Aula Cilento del campus di Fisciano, dalle 10.30, è in programma l’incontro dal titolo “Custodire la memoria per contrastare la violenza di genere”, alla presenza del Rettore Aurelio Tommasetti e della vice presidente del Senato Valeria Fedeli. Modera il giornalista Mariano Ragusa. Nel corso del convegno si svolgerà la cerimonia di conferimento della laurea ad memoriam ad Antonella. Il primo cittadino di Solofra Michele Vignola consegnerà una targa ricordo al Rettore.
“Siamo davvero felici per questo riconoscimento ad Antonella – afferma il sindaco Vignola –. Abbiamo lavorato intensamente con l’Università affinché venisse assegnata la laurea alla nostra concittadina. Tutto è iniziato ad ottobre 2014 quando, insieme alla mamma della ragazza, la signora Lucia De Stefano e all’assessore Pasquale D’Onofrio, inviammo formale richiesta al Rettore Tommasetti e al Direttore del Dipartimento di studi umanistici dell’Ateneo (Dipsum), Sebastiano Martelli”. Il Dipsum e l’Osservatorio interdipartimentale per la diffusione degli studi di genere e la cultura delle pari opportunità (Ogepo), diretto dalla professoressa Maria Rosaria Pelizzari, si sono impegnati a portare avanti l’iter burocratico che si è concluso, su impulso del Rettore, lo scorso 24 novembre, con l’approvazione del Senato Accademico della proposta di conferimento ad Antonella della laurea alla memoria.
“Per la nostra comunità – aggiunge il sindaco – Antonella, è esempio di coraggio, dedizione, legalità, valori di cui spesso la società attuale è carente. Vittima di un vile atto di “femminicidio”, è simbolo, suo malgrado, della lotta alla violenza contro le donne. Antonella non ha avuto paura di denunciare chi, poi, l’avrebbe uccisa. Ha sempre saputo quale fosse la cosa giusta da fare.Il nostro Comune ogni anno la ricorda con una iniziativa volta a sensibilizzare la cittadinanza sull’argomento. E per non dimenticare il suo sacrificio”. Quando è stata uccisa Antonella era in procinto di laurearsi in Lingue e Letterature straniere e il suo nome era inserito nella seduta di laurea prevista per la fine di marzo 2007. La tesi, dal titolo “Il turismo culturale in Francia: il caso Normandia”, era pronta. “La nostra amministrazione ha raccolto una serie di informazioni al fine di dare un importante contributo in merito alla vicenda – spiega l’assessore D’Onofrio – Altri Atenei italiani, negli anni, hanno conferito la laurea alla memoria a studenti prematuramente scomparsi. Ringrazio il Rettore e la professoressa Pelizzari per la sensibilità mostrata e l’impegno profuso per quello che è un gesto di profonda umanità che rende giustizia ad una ragazza coraggiosa e leale che, nel 2007, fu insignita, dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, della Medaglia d’oro al valore civile alla memoria. Per Antonella la laurea rappresentava la crescita personale e culturale, ma anche il desiderio di onorare al meglio i sacrifici della cara mamma”.“Sono contentissima ed emozionata, finalmente mia figlia si laurea – diceLucia De Stefano -. Penso ai tanti sacrifici fatti da Antonella che, spesso, mi coinvolgeva, facendomi assistere ai suoi esami. Dedico questo riconoscimento a lei e a quelle donne che hanno visto interrotto, da una mano assassina, il loro percorso di studi”.
“Ricordo personalmente Antonella e i suoi profondi occhi azzurri – conclude la professoressa Pelizzari – La ragazza, che ha sostenuto due esami con me, era una delle studentesse più attente e partecipi agli incontri formativi, organizzati dall’Ogepo sulle pari opportunità, per sensibilizzare gli studenti contro ogni tipo di discriminazione. Il nostro Ateneo vuole conservare memoria dell’atto di coraggio di Antonella e la laurea rappresenta l’impegno dell’Università di Salerno nel campo delle pari opportunità e, soprattutto, in quello del contrasto alla violenza sulle donne e sui bambini” .

 

Lucia e sua figlia vittime dello stesso assassino: «Nessuno mi restituirà Antonella ma la sua morte salverà altre donne. Denunciate subito» (Ortica Lab – settembre 2016)
Sta per aprire le sue porte all’Irpinia la prima casa rifugio della provincia per donne vittime di violenza in una struttura messa a disposizione dal Comune di Ospedaletto d’Alpinolo. Il progetto, voluto da Casa sulla Roccia, è intitolato alla memoria di “Antonella Russo”, la 23enne uccisa nel 2007, a Solofra, da Antonio Carbonara, il compagno di sua madre.
«Due anni fa sono stata interpellata dall’avvocato Forgione che mi ha parlato del progetto della casa rifugio e mi ha informata della volontà di intitolarla a mia figlia Antonella»: a parlare è proprio la mamma della giovanissima vittima, Lucia De Stefano. «E’ un onore che la memoria di mia figlia riviva in questo luogo. Sono commossa: è un’iniziativa importante e proprio per la vicenda che ho vissuto sulla mia pelle posso dire che si tratta di una conquista fondamentale per questo territorio. E’ capitato spesso, in questi anni, che delle donne mi chiamassero per cercare conforto e consigli, per capire come affrontare e uscire da storie di violenza. La casa rifugio potrebbe dare sicurezza e speranza a chi vuol denunciare. Perché denunciare non basta: ci vuole un progetto che sia di supporto a quante trovano il coraggio di parlare. Forse non ci si rende conto che prendere una decisione simile è molto difficile e l’aiuto da parte di persone qualificate, come psicologi e avvocati, può essere determinante».
La legge italiana non riesce ancora a tutelare a sufficienza le donne vittime di violenza. Il processo burocratico è lento e necessita di un iter complesso: occorrono tempo e troppi elementi prima che venga garantito il giusto livello di protezione alle vittime che denunciano. E’ per questo motivo che ancora moltissime donne sono reticenti a compiere questo passo e preferiscono subire nella quotidianità: «E’ sbagliato convincersi che le cose possano migliorare: fin dai primi segnali o comportamenti strani bisogna rivolgersi a chi di competenza e chiedere aiuto. Una donna deve capire che non può essere lei ad aiutare un compagno, un marito, un fidanzato, un uomo, insomma, che ha evidenti problemi e che può rappresentare per lei un pericolo».
Bisogna essere attente e vigili, consapevoli che, talvolta, neanche questo può essere sufficiente. «Nel mio caso non bastò la prima denuncia. Ricordo perfettamente che la sera prima che Antonella venisse uccisa, io e le mie figlie andammo dai Carabinieri proprio per denunciare le violenze e le minacce subite e per avvertire che Antonio Carbonara fosse in possesso di una pistola. I Carabinieri non poterono fare molto: verificarono che l’uomo si trovava a Nusco e non a Montoro e cercarono di tranquillizzarci. Come poi sono andate effettivamente le cose è fatto noto».
Nonostante gli anni trascorsi, Lucia conserva nella sua mente ricordi chiari e nitidi di quanto accaduto e sente dentro di sé forte il desiderio di fare un appello affinché la mentalità, in tema di violenza, cominci a cambiare. «Bisogna cominciare dai bambini: educarli per farne degli adulti consapevoli. C’è ancora molto lavoro da fare rispetto alla concezione della donna, sia nei piccoli centri che nelle grandi città. La donna, oggi, viene ancora punita da uomini che, magari, non accettano un rifiuto o la fine di una relazione; perché non vuole sottostare al volere o alla gelosia di un compagno che ha travisato il concetto di amore. La strada è lunga e costellata di difficoltà a partire dall’isolamento vissuto da quante subiscono violenze. Mi chiedo ancora se le cose sarebbero andate diversamente se quella notte i Carabinieri avessero avuto l’autorizzazione a controllare l’abitazione di Antonio e i suoi spostamenti».
Due ordini di problemi restano quindi aperti. Da un lato una legislazione che non tutela adeguatamente le vittime una volta che hanno denunciato, scoraggiando chi intende farlo, dall’altro una giustizia che lascia solo chi resta, coloro che Lucia chiama «vittime eterne»: sono i familiari e i compagni, le persone come Lucia che non rivedranno più i loro cari. «Antonio è stato condannato a 30 anni, ma con molta probabilità, grazie a sconti di pena, uscirà prima e riotterrà la sua libertà: potrà vivere una vita normale. A me Antonella nessuno può ridarmela: nessuno può restituirle la vita che non vivrà mai».


Salerno, sorge una piazza in memoria di Antonella Russo (Occhio Notizie – 24 novembre 2022)
La ragazza fu uccisa dal compagno della madre nel 2007
Una piazza per Antonella Russo Salerno. La giunta comunale, infatti, ha approvato la delibera per intitolare alcune nuove aree della città che sorgeranno nella zona orientale e lungo il Trincerone Est come riportato dal quotidiano Le Cronache. Ad Antonella Russo sarà intitolare la zona che sorgerà tra Via Picenza, Via Remo Tagliaferri e Via Raffaella La Crociera. La giovane, studentessa di Solofra iscritta alla facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università degli Studi di Salerno, fu uccisa dal compagno della madre nel 2007.
L’omicidio di Antonella Russo
Quando la madre, dopo diversi anni di vedovanza, conobbe Antonio Carbonara, di Nusco, anch’egli vedovo e padre di tre figli, intraprese una relazione con lui. Carbonara si rivelò ben presto ossessivamente geloso e violento. Antonella cercò a più riprese di difendere la madre e, dopo un’ennesima aggressione, denunciò l’uomo. Convinse la madre a lasciare il compagno, arrivando ad accompagnarla al lavoro per scongiurare il pericolo di aggressioni da parte di Carbonara che, effettivamente, cominciò a pedinare la sua ex compagna. La mattina del 20 febbraio 2007, dopo che Antonella Russo aveva accompagnato la madre sul posto di lavoro, una conceria poco distante da casa, Antonio seguì l’auto di Antonella e a contrada Sant’Agata scese dalla macchina e avvicinandosi a quella di Antonella le esplose contro sei colpi di pistola, di cui quattro fatali; due di questi la raggiunsero al volto.